Fantasie

Sei episodi che affrontano diverse fantasie sessuali che vanno dall'eccitarsi per il pianto a quello per i decessi passando per i ruoli di finzione e la passione irresistibile per la sorella della propria amata.

Gli spunti iniziali di ogni episodio non vengono quasi mai sfruttati in maniera adeguata.

Alle origini c'è The Little Death, un film australiano del 2014 di Josh Lawson. Il titolo faceva esplicito riferimento alla definizione che in francese si dà del post orgasmo cioè petite mort. Questo deve aver interessato, seppur tardivamente, i produttori Eric e Nicolas Altmayer invogliandoli a proporre ai fratelli Foenkinos di realizzare non un remake ma un film che si ispirasse all'originale mutando però la tipologia delle fantasie erotiche. Qui sta forse il problema. Lawson offriva al film un'unità di luogo (Sydney) che qui viene a mancare e la sceneggiatura voleva essere decisamente più hard.

I Foenkinos ne hanno fatto un'operazione ricca di star del cinema d'Oltralpe che però purtroppo presenta una sostanziale debolezza di scrittura che invece dovrebbe costituire il punto di forza di episodi che altro non sono se non cortometraggi legati da escamotage visivi. La struttura del film a episodi potrebbe davvero essere quella giusta per circoscrivere in tempi brevi una situazione e portarla a compimento. Non è ciò che accade in questo caso. I nomi delle fantasie stesse offrono da soli un'occasione di curiosità. Infatti ci si può chiedere quali fantasie erotiche nascondano i termini Ludofilia, Dacrifilia, Sorofilia, Tanatofilia, Hipofilia e Antagonistofilia.

Il problema nasce dal fatto che i registi/sceneggiatori si trovano davanti un cast davvero stellare (perlomeno per gli spettatori francesi) ma finiscono per sottoutilizzarlo. Se è piacevole l'idea del passaggio da un episodio all'altro grazie alla continuità data da un gesto o da un colore, non altrettanto lo è il vedere idee cariche di potenzialità spegnersi come un fuoco d'artificio bagnato dalla pioggia.

Episodi come Sorofilia o Hipofilia godono del guizzo finale che ravviva l'azione e la porta ad un originale compimento che giustifica l'evolversi dell'azione. Tanatofilia si avvale di due attrici (Carole Bouquet e Monica Bellucci) impegnate in un rapporto lesbico che sanno reggere. Non c'è però molto di più. Ludofilia è invece abbastanza banale e Antagonistofilia, dopo averci riservato una piccola sorpresa, finisce in un modo che vorrebbe essere allusivo. Dacrifilia invece non regge non solo sul piano della scrittura ma anche su quello della recitazione del coprotagonista maschile che ha reazioni decisamente così sopra le righe da risultare finte.

È come se da un lato ai due fratelli mancasse un punto di vista femminile sull'erotismo e le relative fantasie e dall'altro non avessero il coraggio di osare come il loro modello australiano. Si ha l'impressione (anche qualcosa di più di un'impressione) che si volesse trattare una materia erotica pensando però da subito alla fruizione televisiva senza tagli. Così si è fatta un'autocensura preventiva. Il risultato purtroppo si vede. 