umberto
|
giovedì 23 gennaio 2020
|
tale quale craxi
|
|
|
|
Il voto lo fa tutto Pierfrancesco Favino autore di un'interpretazione magistrale dell'ultimo leader del Partito Socialista. Ne è praticamente il clone, soprattutto nei gesti e nella voce. Per il resto Gianni Amelio riesce nel suo intento di raccontarci il lato più intimo del Craxi dell'ultimo periodo e ci fa anche riflettere su un periodo cruciale della storia politica italiana. Non capisco bene il senso della scena comica in stile Bagaglino, ma, nonostante questo piccolo neo, rimane un ottimo film.
Voto: 9
|
|
[+] lascia un commento a umberto »
[ - ] lascia un commento a umberto »
|
|
d'accordo? |
|
fabriziog
|
giovedì 23 gennaio 2020
|
favino scompare...craxi redivivo
|
|
|
|
“Hammamet” di Gianni Amelio non è un film. “Hammamet” è il film. Pierfrancesco Favino non è un attore. Pierfrancesco Favino è l’attore. Favino non interpreta Craxi. Favino è Craxi. Favino si indentifica in Craxi e in esso scompare (trucco extra ordinem di Andrea Leanza e Federica Castelli). Il pubblico non osserva un artista che riveste i panni di un personaggio evocandone la corporeità e l’anima, bensì scruta un interprete che si trasforma nel personaggio evaporando in esso. Il Giulio Andreotti della pellicola di Paolo Sorrentino “Il divo” è Toni Servillo che rimanda magistralmente all’esponente scudocrociato, ma lo spettatore si ferma ad ammirare il Premio Oscar partenopeo.
[+]
“Hammamet” di Gianni Amelio non è un film. “Hammamet” è il film. Pierfrancesco Favino non è un attore. Pierfrancesco Favino è l’attore. Favino non interpreta Craxi. Favino è Craxi. Favino si indentifica in Craxi e in esso scompare (trucco extra ordinem di Andrea Leanza e Federica Castelli). Il pubblico non osserva un artista che riveste i panni di un personaggio evocandone la corporeità e l’anima, bensì scruta un interprete che si trasforma nel personaggio evaporando in esso. Il Giulio Andreotti della pellicola di Paolo Sorrentino “Il divo” è Toni Servillo che rimanda magistralmente all’esponente scudocrociato, ma lo spettatore si ferma ad ammirare il Premio Oscar partenopeo. In “Hammamet” le movenze, l’andamento claudicante, il vezzo di toccarsi spesso gli occhiali rossi, la tonalità della voce, la parlata attenta e pensata, le movenze, la mimica, la gestualità, non ricordano Bettino Craxi ma sono Craxi, un Craxi oramai gravemente diabetico, cardiopatico e malato di tumore in “esilio” ad Hammamet. Il metodo Stanislavskij irrompe prepotentemente sul set, ossia nell’autentica villa tunisina, ben lontana dalle false rappresentazioni compiute dai rabbiosi rotocalchi del tempo.
Storia di tenera e commovente devozione della figlia Stefania (nel film Anita), sul rapporto travagliato con il figlio Bobo, affettuoso con il giovanissimo nipote e fantasioso con il figlio di Vincenzo Balsamo, segretario amministrativo del PSI, invero non morto suicida ma di infarto. Storia di riappropriazione di affetti, come con la moglie, in sempiterna sintonizzazione sui programmi televisivi italiani, e di sentimenti che non si cancellano, come quelli con le amanti.
La narrazione inanella fictio, suggestioni e nascondimenti, ove i personaggi che si susseguono, al pari dei parenti, si intuiscono, non si esplicitano. Lo stesso Craxi è citato con la sigla “C”.
Una coralità di attori di ampio respiro recitativo incollano lo sguardo allo schermo: Livia Rossi, Luca Filippi, Silvia Cohen, Roberto De Francesco, Omero Antonutti, Giuseppe Cederna, Renato Carpentieri, Claudia Gerini.
Una riflessione sulla tragica sorte dei potenti che cadono in disgrazia e che – come è consuetudine in Italia – vedono mutare in forme ectoplasmatiche i leccapiedi del giorno prima.
Un lavoro che dovrebbe indurre a meditare un Popolo in eterna negazione di se stesso: mai stato fascista, mai stato democristiano, mai stato berlusconiano e, probabilmente, mai stato leghista.
Un film sull’amore filiale, sugli inganni del potere e sulla sua caducità, sul senso di onnipotenza che obnubila le menti degli uomini di successo che perdono l’orizzonte dei limiti umani; un film sulla falsità, sulla viltà e sulla slealtà ma anche sugli affetti più autentici che sono quelli familiari, presenti non solo nella luce che svanisce nel crepuscolo.
Nella penombra del racconto v’è un interrogativo e un “memo”: perché non vi sono stati processi, condanne e galera (4000 arresti, 1000 condannati: e i 3000 che si sono fatti la prigione come forma di pressione e, quindi, di tortura?) per gli esponenti del Partito Comunista Italiano percettori per lustri e decenni di immani fondi dal nemico n. 1 dell’Occidente, la tirannica, imperiale e comunista Unione Sovietica? Sotto la Presidenza del Consiglio di Bettino Craxi l’Italia divenne la quinta potenza mondiale.
Buona obbligatoria visione!
Fabrizio Giulimondi
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fabriziog »
[ - ] lascia un commento a fabriziog »
|
|
d'accordo? |
|
meuricof1
|
mercoledì 22 gennaio 2020
|
per chi vuole capire
|
|
|
|
Al di là del bene o del male, questo film mette in luce la straordinaria umanità del personaggio Craxi e la complessa personalità di un leader rimasto nella storia politica dell'Italia come un grande innovatore, per alcuni, come manutengolo per altri, Ma credo che, anche grazie all'opera di Amelio, nell'immaginario collettivo prevarrà la figura di un politico di razza.
|
|
[+] lascia un commento a meuricof1 »
[ - ] lascia un commento a meuricof1 »
|
|
d'accordo? |
|
vibierre
|
martedì 21 gennaio 2020
|
craxi uomo e politico
|
|
|
|
È il primo film che ha come argomento la vita politica italiana recente ,non ma non recentissima Quel poco di distanza che consente una certa pacatezza. Craxi è stato un uomo politico importante,durante il suo mandato l'economia,la politica estera erano di tutto rispetto Poi sono arrivate le tangenti, la gestione scorretta e le monetine sono state la metafora della nostra delusione Lo giudico un film interessante che rappresenta con forza un personaggio molto discusso
|
|
[+] lascia un commento a vibierre »
[ - ] lascia un commento a vibierre »
|
|
d'accordo? |
|
vibierre
|
martedì 21 gennaio 2020
|
il nostro passato politico recente
|
|
|
|
È la prima volta che il cinema di occupa di un passato recente e discusso della vita politica italiana Lo fa per così dire di striscio perché si parla di Craxi uomo che a ben guardare è inscindibile dall'"animale" politico Per tutti coloro che,come me hanno votato Craxi con convinzione il film è stato interessante Durante il governo Craxi:economia italiana non sfigurava in Europa ,alcuni ministri erano di buon livello,la nostra politica estera era di tutto rispetto Dopo tanti governi balneari avevamo un governo dalla normale durata Poi sono arrivate le tangenti e le monetine che erano la metafora della delusione
|
|
[+] lascia un commento a vibierre »
[ - ] lascia un commento a vibierre »
|
|
d'accordo? |
|
domenico maria
|
domenica 19 gennaio 2020
|
tutto sarà diverso ma tutto sarà peggiore.
|
|
|
|
Dai titoli di coda, in una sala muta di un silenzio claustrale, mi torna a martello in testa la frase che nel "Gattopardo" viscontiano, Don Fabrizio(Lancaster) dice allo speranzoso Chevallier, sceso in Sicilia da Torino per proclamare che la Sicilia è una "parte libera di un libero stato". Quei 15 minuti di conversazione non sono solo il cuore più intimo del film e del suo protagonista, ma continuano a essere lo spettro oscuro della nostra nazione. Quasi 60 anni dopo. Favino mi ha convinto di più quì che non come Buscetta. Ma ritrovo lo stesso "buco" contenutistico. Per eccellente che sia il suo trasformismo attoriale e una grande attendibilità con la "persona" Craxi, come ben dice "giajr", non viene detto nulla di importante di nuovo di inedito, anzi, allo spettatore viene bellamente fatta ingoiare la scena finale dove un molto bravo Luca Filippi, nemico/complice del protagonista(avete notato lo sguardo? Non ricorda il Malcom McDowell di "Arancia Meccanica"?), consegna alla figlia un nastro facendo esplicito riferimento ai segreti più oscuri e indicibili di cui egli stesso è parte(vittima?).
[+]
Dai titoli di coda, in una sala muta di un silenzio claustrale, mi torna a martello in testa la frase che nel "Gattopardo" viscontiano, Don Fabrizio(Lancaster) dice allo speranzoso Chevallier, sceso in Sicilia da Torino per proclamare che la Sicilia è una "parte libera di un libero stato". Quei 15 minuti di conversazione non sono solo il cuore più intimo del film e del suo protagonista, ma continuano a essere lo spettro oscuro della nostra nazione. Quasi 60 anni dopo. Favino mi ha convinto di più quì che non come Buscetta. Ma ritrovo lo stesso "buco" contenutistico. Per eccellente che sia il suo trasformismo attoriale e una grande attendibilità con la "persona" Craxi, come ben dice "giajr", non viene detto nulla di importante di nuovo di inedito, anzi, allo spettatore viene bellamente fatta ingoiare la scena finale dove un molto bravo Luca Filippi, nemico/complice del protagonista(avete notato lo sguardo? Non ricorda il Malcom McDowell di "Arancia Meccanica"?), consegna alla figlia un nastro facendo esplicito riferimento ai segreti più oscuri e indicibili di cui egli stesso è parte(vittima?). Almeno, dopo le tonnellate di materiale raccolto da Oliver Stone in JFK, esci, quantomeno con la chiara consapevolezza che la morte del presidente americano è stata voluta in primis all'interno dei grandi produttori di petrolio, dei grandi fabbricanti di armi, dei vertici militari, di parte dei vertici politici e di parte dei Servizi. Certamente i nomi non li sapremo mai, ma almeno abbiamo inquadrato i pricipali(ma non soli)protagonisti. Da questo film si esce frustrati. Per la nostra sicurezza nazionale siamo tutti condannati a essere struzzi con la testa sempre sotto la sabbia? Sempre a essere intronati e distratti da notizie che devono seppellirne sempre altre, più indicibili,troppo imbarazzanti?Sempre avvolti da mura di silenzio e da uno smemoramento generalizzato?Io credo che Craxi sia stato,contemporaneamente l'ultimo grande leader politico in ordine di tempo, è il primo(ovviamente non unico) responsabile del degrado del paese. E' una figura estremamente divisiva ma, con 1 miliardo di difetti, resta sempre un grandissimo personaggio.Favino e in misura minore il bravo Filippi possono valere il film. La scelta di Amelio non tocca le sue grandi capacità, ma contenutisticamente,delude. O fai il ritratto puramente intimo avulso in toto dalla politica, o racconti questa sua, ultima e disperata, battaglia. Questa via di mezzo irrita e delude. Ultima provocazione. Il politico dei tempi nuovi, nel Gattopardo è Calogero Sedara(sublime Paolo Stoppa)...e non vi pare che la perfetta nullità umana in "Tolo Tolo", che diviene Ministro degli Interni a fine film non sia altro che l'ultima depravazione politica? In confronto lo squallido e opportunista Don Calogero sembra Giuseppe Garibaldi!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a domenico maria »
[ - ] lascia un commento a domenico maria »
|
|
d'accordo? |
|
|
domenica 19 gennaio 2020
|
bruttissimo deludente
|
|
|
|
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
jaylee
|
domenica 19 gennaio 2020
|
il crepuscolo della prima repubblica
|
|
|
|
Chissà se un millennial capirà veramente la controversa figura di Bettino Craxi, il più ammirato, influente ed odiato politico degli anni ’80, insieme probabilmente a Giulio Andreotti. Nelle barzellette era spesso l’Uomo Più Intelligente d’Italia, per Grillo fu l’uomo che lo sbattè fuori dalla televisione per le battute dei socialisti, per Berlusconi l’uomo a cui probabilmente deve tanta della propria fortuna, almeno ad inizio carriera.
Per tanti versi, fu il Politico che rappresentò meglio la Prima Repubblica, quella che inizia nel Dopoguerra della miseria, attraversa il boom economico degli anni ’60 fino all’Italia quinta potenza del Mondo di fine anni’80, e che si chiude con Mani Pulite, inchiesta degli anni ’90 che scoperchia definitivamente il marciume e la corruzione della politica, a favore di una Seconda Repubblica, altrettanto marcia e corrotta, ma politicamente e culturalmente infintamente più rozza.
[+]
Chissà se un millennial capirà veramente la controversa figura di Bettino Craxi, il più ammirato, influente ed odiato politico degli anni ’80, insieme probabilmente a Giulio Andreotti. Nelle barzellette era spesso l’Uomo Più Intelligente d’Italia, per Grillo fu l’uomo che lo sbattè fuori dalla televisione per le battute dei socialisti, per Berlusconi l’uomo a cui probabilmente deve tanta della propria fortuna, almeno ad inizio carriera.
Per tanti versi, fu il Politico che rappresentò meglio la Prima Repubblica, quella che inizia nel Dopoguerra della miseria, attraversa il boom economico degli anni ’60 fino all’Italia quinta potenza del Mondo di fine anni’80, e che si chiude con Mani Pulite, inchiesta degli anni ’90 che scoperchia definitivamente il marciume e la corruzione della politica, a favore di una Seconda Repubblica, altrettanto marcia e corrotta, ma politicamente e culturalmente infintamente più rozza.
Gianni Amelio sceglie di rappresentare un Craxi ormai esiliato dopo l’asilo politico ottenuto in Tunisia, ma sempre con la testa nella politica; i rapporti con la figlia e le brevi visite del figlio di un vecchio compagno di partito (suicidatosi per la vergogna), di un avversario presumibilmente democristiano, e della sua amante sono il fil rouge di queste due ore, intimiste, sottotraccia, che non prendono posizione sul Craxi politico. Il fatto che tutti i personaggi, inclusi i familiari, abbiano dei nomi di immaginazione già in qualche modo lascia presupporre una dimensione non documentaristica, più immaginata, del rapporto del Craxi uomo a tirare le somme al crepuscolo della sua vita.
Ad interpretarlo, un Pierfrancesco Favino che non sembra Craxi, E’Craxi. La Prostetica certo aiuta, ma la voce, il modo affannato con cui parla, i suoi manierismi sono assolutamente impressionanti. Non crediamo onestamente si possa superare, a memoria, solo Val Kilmer riuscì ad essere così identico a Jim Morrison in The Doors di Oliver Stone.
Favino non solo è Craxi, E’ il film. Alla fine, questo è il grande limite del film di Amelio, che un po’ ci ha ricordato Il Traditore di Marco Bellocchio, stesso protagonista, stessi pregi, stessi difetti, tutto accentuato, anzi. Sembra quasi che quando il regista si trovi un inteprete di questo tipo, si dimentichi di tutto il resto. Un Po’ come se ti trovassi Cristiano Ronaldo in squadra e sacrifichi tutto, altri giocatori, schemi di gioco, per metterlo al centro dell’attenzione.
E’ tutto in secondo piano. Un teatro fatto di sagome, gli altri attori (in particolare i familiari e il figlio dell’amico scomparso) assolutamente anonimi e poco credibili, come personaggi di un presepe intorno al Bambino, (vedi la scena della festa di Pasqua con tutti gli amici e il penoso pezzo alla chitarra del figlio). Leggermente meglio Renato Carpentieri (il Politico Democristiano) e Claudia Gerini (l’Amante); ma gli unici passaggi interessanti sono il Congresso Socialista del 1989 e soprattutto il “sogno” di Craxi tra i tetti del Duomo, l’incontro col padre e il cabaret/giudizio finale. Curioso perché questo pezzo surreale è il tono che fu scelto per Andreotti, che ebbe da Sorrentino un film pop, lisergico, esagerato (ma bello e interessante) con Il Divo; quasi a dire: politica e farsa funziona meglio come abbinamento, almeno in Italia.
Questa soluzione di Amelio, invece, suscita più di uno sbadiglio. Tanto valeva portare Craxi con un monologo a teatro di un’oretta, sarebbe stato decisamente più efficiente. E Favino si sarebbe visto lo stesso. (www.versionekowalski.it)
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jaylee »
[ - ] lascia un commento a jaylee »
|
|
d'accordo? |
|
giajr
|
domenica 19 gennaio 2020
|
poca storia per un film che non racconta
|
|
|
|
Se fosse per gli attori, la fotografia, il trucco e le ambientazioni si dovrebbe recensire questo film con il massimo. Purtroppo, è la storia che dice poco, o meglio, che poco aggiunge a quanto già si conosce.
Un ritratto impietoso, ma vero, di Bettino Craxi; di un uomo arrogante in cui i valori umani sono descritti come sensibilmente flebili; un uomo che, non più di altri, ha bellamente usato il suo ruolo e la sua posizione non solo per far politica, ma, piuttosto, per trarne vantaggi diretti per sé stesso e per la sua cricca; quella che, come è poi emerso, gli ha girato le spalle e lo ha abbandonato al suo declino.
Questo film non è sicuramente un film dossier e nemmeno documentario.
[+]
Se fosse per gli attori, la fotografia, il trucco e le ambientazioni si dovrebbe recensire questo film con il massimo. Purtroppo, è la storia che dice poco, o meglio, che poco aggiunge a quanto già si conosce.
Un ritratto impietoso, ma vero, di Bettino Craxi; di un uomo arrogante in cui i valori umani sono descritti come sensibilmente flebili; un uomo che, non più di altri, ha bellamente usato il suo ruolo e la sua posizione non solo per far politica, ma, piuttosto, per trarne vantaggi diretti per sé stesso e per la sua cricca; quella che, come è poi emerso, gli ha girato le spalle e lo ha abbandonato al suo declino.
Questo film non è sicuramente un film dossier e nemmeno documentario... la trama è vaga nella sua ricostruzione e l'enorme occasione che poteva avere questo film di scuotere il mondo politico degli anni '90 è stata persa. Un vero peccato. Qualche richiamo a personaggi reali, che ben mimetizzati compaiono nel film, è solo un soffio (Sandra Milo? Andreotti? Di Pietro?).
Ci si sarebbero aspettate "rivelazioni" importanti o verità scomode, non tutte ma almeno alcune, che potessero far luce su chi Bettino Craxi volesse tutelare con il suo silenzio.
È da sempre noto che Craxi si sacrificò per qualcuno... e questo film nulla dice.
In sintesi: si tratta di una pellicola politicamente corretta. Ma, come tutti sappiamo, il politicamente corretto non piace a molti, o meglio annoia. www.giajr.com
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giajr »
[ - ] lascia un commento a giajr »
|
|
d'accordo? |
|
vittorio
|
sabato 18 gennaio 2020
|
bravo il truccatore e l'interprete
|
|
|
|
Ho visto il film, mi sono annoiato da morire, molto pesante, mi aspettavo un racconto di craxi più approfondito e che parlasse della sua vita politica dal suo inizio alla fine, film molto noioso senza nulla togliere all'interprete, con chi unque ne ho parlato ho consigliato di non andare a vederlo, senza togliere la grandezza del truccatore e dell'interprete. Se avessero fatto vedere soltanto come avveniva il lavoro del trucco e le movenze e il parlato dell'attore, il film sarebbe stato molto più bello.
|
|
[+] lascia un commento a vittorio »
[ - ] lascia un commento a vittorio »
|
|
d'accordo? |
|
|