alberto
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sabato 18 gennaio 2020
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oltre a favino c'è poco
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Film statico come la sua ambientazione, il titolo è calzante, per tutta la durata del film non si esce dalla villa di Hammamet, dove si ha solo un susseguirsi di dialoghi tra familiari ed ospiti appena accennati che poi scompaiano nella scena successiva. Tantii episodi della nostra storia contemporanea vengono appena introdotti in delle conversazioni per poi svanire in poche battute senza se si capisca se le frasi di Craxi siano una difesa falsa o un sentire sincero della persona.
Non c'è nessuna evoluzione nel corso del film, se non quello dello stato fisico del protagonista.
Alla fine, forse, l'unica cosa che aveva a cuore il regista era il rapporto padre-figlia e padre-figlio, figli in cui matura un crescendo di vittismo e di rancore verso l'Italia per la situazione del loro padre.
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Film statico come la sua ambientazione, il titolo è calzante, per tutta la durata del film non si esce dalla villa di Hammamet, dove si ha solo un susseguirsi di dialoghi tra familiari ed ospiti appena accennati che poi scompaiano nella scena successiva. Tantii episodi della nostra storia contemporanea vengono appena introdotti in delle conversazioni per poi svanire in poche battute senza se si capisca se le frasi di Craxi siano una difesa falsa o un sentire sincero della persona.
Non c'è nessuna evoluzione nel corso del film, se non quello dello stato fisico del protagonista.
Alla fine, forse, l'unica cosa che aveva a cuore il regista era il rapporto padre-figlia e padre-figlio, figli in cui matura un crescendo di vittismo e di rancore verso l'Italia per la situazione del loro padre. Mentre la figura di Bobo Craxi viene ridicolizzata più volte, quella di Stefania viene esaltata dipengendola come figlia che dedica la vita a prestare una attenzione devota e sincera al padre.
Sul tutto emerge la grandezza dell'attore Favino, il trucco favoloso, ma questo è l'unica cosa che si pensa durante tutto il film...
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franco fedeli
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sabato 18 gennaio 2020
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qualche volta ritornano
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Potevamo aspettarci un film "politico" nella sua accezione più pura? Probabilmente non era il caso. Eppure, un giudizio storico complessivo emerge a chiare note, alla fine del film, nella visione onirica dello sguaiato cabaret che fa satira da caserma sull'uomo politico morente, mentre il padre stesso -alla fine- sembraquasi avallare e divertirsi.
L'universo "Craxi" è un terribile pantano politico che potrebbe far tremare i polsi a chi volesse rimetterci le mani; è una ferita mai sanata della politica italiana, è una macchia che non si deterge, è un sistema di corrotti e corruttori che non smette di fare scuola; eppure, Amelio riesce a rievocarlo scegliendo il momento più "intimista" del uomo/presidente; è il momento del redde rationem, sono le ore che precedono l'estrema unzione, la resa dei conti.
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Potevamo aspettarci un film "politico" nella sua accezione più pura? Probabilmente non era il caso. Eppure, un giudizio storico complessivo emerge a chiare note, alla fine del film, nella visione onirica dello sguaiato cabaret che fa satira da caserma sull'uomo politico morente, mentre il padre stesso -alla fine- sembraquasi avallare e divertirsi.
L'universo "Craxi" è un terribile pantano politico che potrebbe far tremare i polsi a chi volesse rimetterci le mani; è una ferita mai sanata della politica italiana, è una macchia che non si deterge, è un sistema di corrotti e corruttori che non smette di fare scuola; eppure, Amelio riesce a rievocarlo scegliendo il momento più "intimista" del uomo/presidente; è il momento del redde rationem, sono le ore che precedono l'estrema unzione, la resa dei conti. Ma anche davanti al momento estremo, l'uomo Craxi non riesce a scindersi dal politico, non c'è ammenda, non c'è la ben che minima, sincera autocritica. Il modus operandi era quello, la giustificazione è bella che pronta: la politica ha un costo, il pil sale, la "Milano da bere" assurge a metafora sistemica di un ingranaggio che sembra perfetto e muove ogni giorno la classifica. La barca va! Questo è -sembra leggersi nel suo pensiero- questo è stato; questo sarà ancora, perchè un "leader" deve essere anche un "lader", se vuole sfondare. La politica non è appannaggio dei poveri, la politica promuove i "bravi" se si allineano, perchè è don Rodrigo che detta legge. Chi non ci sta, chi fa il don Abbondio a mezzo servizio, può fare solo timida, fragile, nostalgica opposizione. O gettarsi da una finestra.
A chi ha trovato la pellicola "lenta" o "scarsamente avvincente" replico, ma è solo un mio giudizio, che il film ha una sua logica andatura senza scosse, senza picchi, come il traffico di Hammamet. Il frastuono c'è e c'è stato altrove; da quel congresso che lo ha portato ai vertici della scena politica, il volume della storia è sempre stato al massimo. Adesso, nella finta pace tunisina, la biglia scorre lenta sul biliardo, ma la buca è a pochi centimetri; giusto il tempo per rivedere appunti, programmare qualche ipotetica intervista, tentare perorazioni di parte, e forse auto-commiserarsi. I problemi fisici e di salute sono per il titolare già una sorta di assoluzione, qualora se ne sentisse la necessità.
Sulla interpretazione di Favino, invece, riesco a spendere solo una parola: stratosferico!
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rosalba corti
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venerdì 17 gennaio 2020
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elegante e umanamente strepitoso
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Film a mio parere stepitoso nell'interpretazione, pieno d'anima e ricco di punti di riflessione. Incantata dall'atmosfera amara e uscendo dal cinemati resta addosso qualcosa di impalpabile, qualcosa che l'interpretazione di Favino trasmette. Unico davvero da Oscar queto attore!
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flaw54
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giovedì 16 gennaio 2020
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one man show
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Un grandissimo Favino fa rinascere Craxi. Gli ultimi giorni di Craxi tra reminiscenze politiche e questioni familiari. Film pesante, ma da vedere. Emerge tutto il carattere del grande statista italiano che volenti o nolenti ha condizionato un lungo periodo della storia italiana. Con tutti i suoi lati positivi e negativi.
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fabrizio russo
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giovedì 16 gennaio 2020
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film mediocre sorretto da favino
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Il film è incentrato più sul profilo e sul carattere,testardo e mai domo, dell'ex onorevole e capo del PSI italiano in esilio ad Hammamet. Non vi è nessun flashback di rimando alla situazione politica Italiana e nessun accenno al periodo storico.Il film è tedioso, stucchevole ed è retto dal solo e grande Pierfrancesco Favino, iccommensurabile attore(a mio avviso il migliore attore italiano degli ultimi 20 anni ...e son 20 anni che lo dico) che riesce a dare volto e voce (particolare già la sua) a Bettino Craxi. Appare assai fuori luogo,avvolta quasi da aurea mistica,la scena finale in cui il regista fa vedere Craxi che da morto ,finalmente, torna nella sua Milano,laddove,sulle guglie alte del Duomo,passeggia a piedi scalzi( omaggio al collega Bellocchio in Buongiorno notte?) ed incontra il padre.
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Il film è incentrato più sul profilo e sul carattere,testardo e mai domo, dell'ex onorevole e capo del PSI italiano in esilio ad Hammamet. Non vi è nessun flashback di rimando alla situazione politica Italiana e nessun accenno al periodo storico.Il film è tedioso, stucchevole ed è retto dal solo e grande Pierfrancesco Favino, iccommensurabile attore(a mio avviso il migliore attore italiano degli ultimi 20 anni ...e son 20 anni che lo dico) che riesce a dare volto e voce (particolare già la sua) a Bettino Craxi. Appare assai fuori luogo,avvolta quasi da aurea mistica,la scena finale in cui il regista fa vedere Craxi che da morto ,finalmente, torna nella sua Milano,laddove,sulle guglie alte del Duomo,passeggia a piedi scalzi( omaggio al collega Bellocchio in Buongiorno notte?) ed incontra il padre...scontato è poi , come nella maggior parte dei film di Amelio, il rimando al proprio vissuto adolescenziale che è stato privo della figura paterna.
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eden artemisio
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giovedì 16 gennaio 2020
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hammamet: quando un re non è più un re
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La monarchia, è noto, ha trovato fondamento e linfa vitale nell’investitura divina; e quando l’investitura divina è stata messa in discussione è venuta meno la sua legittimazione. Il resto è conseguenziale. Il potere dei re era originariamente sacro e, in tempi lontani, era anche frequente la figura del re sacerdote. Questo breve richiamo vuole sottolineare che la dedizione di un uomo all’esercizio di una funzione sovrana, la sua consacrazione all’esercizio del potere (l’unto del Signore), lo rende sacro. Il termine sacro, però, senza indugiare troppo sui significati dei termini, può indicare anche, più banalmente, la separazione, la semplice e profana distinzione tra ordinario e straordinario.
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La monarchia, è noto, ha trovato fondamento e linfa vitale nell’investitura divina; e quando l’investitura divina è stata messa in discussione è venuta meno la sua legittimazione. Il resto è conseguenziale. Il potere dei re era originariamente sacro e, in tempi lontani, era anche frequente la figura del re sacerdote. Questo breve richiamo vuole sottolineare che la dedizione di un uomo all’esercizio di una funzione sovrana, la sua consacrazione all’esercizio del potere (l’unto del Signore), lo rende sacro. Il termine sacro, però, senza indugiare troppo sui significati dei termini, può indicare anche, più banalmente, la separazione, la semplice e profana distinzione tra ordinario e straordinario. E’ questo concetto di separazione dall’ordinario che perpetua, in modo latente, l’antica legittimazione divina negli statisti moderni, il potere dei quali deriva invece dalla elettiva volontà popolare.
Quando il livello dell’uomo politico diventa considerevole e lo statista si trova a vivere una quotidianità che diventa eccezionale, la mente dell’uomo può subire una metamorfosi. Cosi, una forte personalità, una fortissima volontà, animata è sostenuta da grandi ideali politici e, più generalmente, umani, può anche ritenere insindacabile ogni suo operato e rivendicare in toto le prerogative sovrane, quelle dei re e pretendere che le sue scelte siano insindacabili, ritenendole giustificate da un fine superiore. Tutto questo può anche essere definito con l’espressione “ragion di Stato”.
Quando una figura carismatica cade in disgrazia e perde il suo potere cosa può accadere?
In realtà la situazione non è dissimile da quella in cui viene tolto il trono ad un re, dalla situazione in cui un re detronizzato vive la sua vita di uomo comune, con la consapevolezza e il rancore causati dalla perdita del potere che non potrà più avere.
In tempi meno recenti, quando era in auge la tragedia, la situazione descritta sarebbe stata terreno fertile per quel genere letterario. Una personalità forte e idolatrata che perde tutto, anche la considerazione del mondo, ricorda il Saul morente dell’Alfieri. Chi legge scusi la citazione, ma rivela tanto e, per questo motivo, voglio qui riportare poche parole suggerite dall’Alfieri: “Eccoti solo, o re; non un ti resta dei tanti amici, o servi tuoi… Veggo, e le spade a mille… - empia Filiste, me troverai, almen da re, qui … morto”
Si può ipotizzare che l’ultimo periodo della vita di Craxi, quello vissuto ad Hammamet, per evitare le conseguenze delle condanne giudiziarie, sia animato da tanti ricordi, rancori e delusioni e ospitato da tanti fantasmi del passato. E’ questo che ho visto nel film di Amelio, interpretato magnificamente da Favino.
Il regista ha più volte ripetuto di non essere interessato a proporre giudizi sullo statista e sull’uomo. Credo che ci sia riuscito. Il pregio più grande di Hammamet è proprio quello di non osare, né pretendere di riscrivere la Storia.
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emanuele 1968
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giovedì 16 gennaio 2020
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bello
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Bello, pulito, scorrevole, bravo Favino, truccatori, ambientazioni, regista, cast di tutto e di piu,
Forse manca qualche immagine dell'epoca.
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shawn wayne
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mercoledì 15 gennaio 2020
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una cagata pazzesca
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Dopo due ore e dieci di film mi viene solo una cosa da dire: “Una cagata pazzesca!”
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mercoledì 15 gennaio 2020
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interpretazione
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Recensione molto articolata e profonda, su cui condivido meno che su un punto: l'interpretazione di Luca Filippi non mi sembra fragile, perché è aderente alla fragilità di un ragazzo disadattato, per cui lo sguardo fisso e allucinato e l'immobilità della mimica facciale mi sembrano del tutto giuste per rendere espressivamente la sua tipologia.
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dave57
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mercoledì 15 gennaio 2020
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film maledettamente utile
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In un Italia assordata dal clangore di pigmei della politica, piu che un libro, che pochi leggerebbero, un film come questo è occasione di meditazione sul nostro recente passato. Un film che si guarda provando dolore.
Un dolore che bisogna provare, per capire meglio da dove veniamo e dove stiamo andando.
Truccatori e Favino da Oscar: non occorre ribadirlo.
E G. Amelio col rigore di un F. Rosi.
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