Anno | 2020 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Palestina, Francia, Germania, Portogallo, Qatar |
Durata | 87 minuti |
Regia di | Tarzan Nasser, Arab Nasser |
Attori | Salim Daw, Hiam Abbass, Maisa Abd Elhadi, George Iskandar . |
Tag | Da vedere 2020 |
MYmonetro | 3,17 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 4 settembre 2020
Un uomo cerca di dichiararsi all'amata ma nel frattempo trova un importante tesoro.
CONSIGLIATO SÌ
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Il pescatore sessantenne celibe Issa Nasser è segretamente innamorato della sarta vedova Sihan. Un giorno le sue reti portano in superficie una statua greca di un Apollo nudo ed in erezione. Questo ritrovamento sarà la causa di più di un problema.
I fratelli Nasser realizzano un film in cui attribuiscono al loro protagonista il loro stesso cognome e la dedica finale chiarisce il senso di questa scelta.
Date le premesse e in altre mani la loro sceneggiatura avrebbe potuto dare origine ad una commediola volgare in cui le allusioni sessuali dominassero. Invece ci troviamo di fronte alla delicata narrazione di un amore over sessanta in cui l'uomo, che afferma di essere stato un dongiovanni in gioventù, ha tutte le ingenuità e i pudori di un ragazzino inesperto mentre lei, Sihan (interpretata da Hiam Abbass attrice che ha attraversato molto cinema palestinese arrivato sui nostri schermi giungendo anche ad avere un ruolo in Blade Runner 2049) è molto più provata dalla vita. Non solo è vedova ma ha una figlia studentessa e già divorziata che convive con difficoltà con lei. In tutto ciò la statua assume un'altra funzione che non è appunto quella para boccaccesca che ci si potrebbe aspettare. È infatti il mezzo per mettere in luce ciò che non va a Gaza (non solo per colpa degli israeliani). I poliziotti di Hamas non fanno una bella figura fermando e indagando il pescatore per il suo possesso così come i dirigenti, che non capiscono nulla d'arte e sono interessati solo a quantificarne il valore per poterla vendere. La televisione in sottofondo assume un ruolo non secondario. Vi assistiamo a soap operas arabe ma anche a una denuncia sul fondamentale disinteresse dei vertici nei confronti del popolo che soffre. Un popolo che si divide tra chi è ciecamente ortodosso ed afferma che definire dio Apollo è un peccato, chi cerca di andarsene in Europa e chi, come Issa, ricorda il mare di quando era giovane. Quando cioè non era ancora un mare di 5 chilometri.
Diciamolo subito, il lungometraggio dei palestinesi Tarzan e Arab Nassar non colpisce come le prime due pellicole - quella greca (Mila) e quella iraniana (The Wasteland) - che hanno aperto la Sezione Orizzonti a Venezia 77. Non colpisce, ma fa respirare più lentamente. Almeno per un po’. Eppure i fratelli cineasti hanno portato nell’attuale edizione del Festival una pellicola [...] Vai alla recensione »
Gaza. Oggi. Attraverso due personaggi, il pescatore Issa e la sarta Siham, si entra nella vita quotidiana della Striscia, le piccole attività commerciali, i discorsi con gli amici, le solitudini e gli incontri, e la possibilità di un nuovo amore tra chi da tempo l'amore non lo cerca più. Gaza mon amour (in Orizzonti) è il secondo lungometraggio dei gemelli palestinesi, nati a Gaza nel 1988, Arab e [...] Vai alla recensione »
Gaza esiste! Sembra ovvio dirlo, ma quella striscia di terra imprigionata tra Israele e Egitto è, oggi, tra i luoghi più noti e, contemporaneamente, tabù al mondo. A parte i razzi e la guerra continua, cosa accade a Gaza? Chi ci vive cosa fa per vivere? Il cinema ha questo potere, quello di portare fuori, anche dai luoghi più impensabili, film che narrino di uomini, fatti, cose per mostrarle agli [...] Vai alla recensione »
Da qualche tempo il cinema palestinese, pur nelle mille difficoltà produttive che affronta e a dispetto di trovarsi a raccontare uno dei luoghi più tormentati del mondo (e della storia) contemporaneo, si affida sempre più spesso alla commedia. Sarà forse l'influenza, autorevole e fondamentale, di Elia Suleiman o una certa consapevolezza comune a tanti giovani registi, convinti di potere raccontare [...] Vai alla recensione »
Vedendo il finale iper-romantico e decisamente riuscito di Gaza mon amour, presentato in concorso nella sezione Orizzonti a Venezia 77, vien quasi da pensare che i fratelli Nasser abbiano voluto costruire tutto il film attorno a quell'immagine conclusiva, allo stesso tempo commoventemente sentimentale, politica e anche visionaria. Immagine che ovviamente non raccontiamo, ma basti dire che ci pare che [...] Vai alla recensione »