Lo Studio apre al digitale, tecnica che sembra al momento incompatibile con la poesia delle sue eroine dai grandi occhi brillanti e le gonne a balze. Da mercoledì 21 luglio al cinema.
di Marzia Gandolfi
Adattamento del romanzo omonimo di Diana Wynne Jones, autrice inglese che aveva già ispirato Il castello errante di Howl di Hayao Miyazaki, Earwig e la strega è una rivoluzione estetica per la Ghibli.
Figlio e co-fondatore del celebre studio giapponese, Goro Miyazaki ritorna nove anni dopo La collina dei papaveri con un film d’animazione digitale. Come in numerose opere di suo padre, Earwig e la strega ha per eroina una ragazzina dal carattere temprato, spigoloso e temerario. Fatta della stessa determinazione di Kiki, coltiva come lei il desiderio di fare stregonerie e amicizia con un gatto nero che parla. Poche cose la spaventano e forse è questo il limite dello script, la mancanza di reazione del personaggio davanti ai prodigi che scoprirà progressivamente nella casa di Bella Yaga e Mandragora.
Se il digitale sembra per il momento, e in questo primo esperimento, incompatibile con la poesia delle eroine Ghibli dai grandi occhi brillanti e le gonne a balze, il mondo di Erica Wigg sortirà tuttavia il medesimo effetto: piacere ai bambini.