Il primo Re

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bacieabbracci domenica 3 febbraio 2019
una nuova forza nella rappresentazione di un mito Valutazione 5 stelle su cinque
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Il cinema italiano ha creato un prodotto fuori dai suoi schemi tradizionali, potente e innovativo. Matteo Rovere ha sicuramente dedicato una grande energia a questa realizzazione. Il mito della nascita di Roma è stato reinterpretato in modo originale per arrivare alla tragica conclusione che tutti conosciamo. Un'attenzione particolare all'autenticità di tutti gli elementi del film: la location nelle vicinanze della città eterna, l'utilizzo esclusivo della luce naturale, uno studio meticoloso delle caratteristiche dei suoni, e soprattutto l'uso del protolatino sottotitolato per i dialoghi (come in The Passion e Apocalypto, film che avevo ammirato). Certo si rimane colpiti dall'aspetto "primitivo" delle popolazioni della narrazione, anche se i guerrieri di Alba appaiono più vicini alle rappresentazioni tradizionali. [+]

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uppercut domenica 3 febbraio 2019
un'impresa regale Valutazione 4 stelle su cinque
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Il primo re è innanzitutto un grandissimo lavoro. "Grande" sia per quantità che per qualità. Si coglie in ogni fotogramma uno sforzo professionale generosissimo da parte di ogni componente del cast, sia tecnico che artistico. Si coglie, però, anche una irrefrenabile voglia di arrivare al set, vero cerchio del fuoco in cui sprigionare ogni energia creativa. A discapito, forse, di un tempo di pensiero in più in fase di scrittura. L'idea è potente, assimilabile a Gangs of New York di Martin Scorsese. Ma lo sviluppo è un po' rattrappito. Alla faccia della dirompente spettacolarità di esondazioni, battaglie, duelli, il racconto gira un po' su se stesso. [+]

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elgatoloco giovedì 17 ottobre 2019
da accogliere com'è Valutazione 0 stelle su cinque
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In questo"IL primo re"(2019, Matteo Rovere)troviamo elementi tipici di una cultura e di forme espressive(intendendo non solo e neppure primariamente la lingua, ma gestualità, mimica, prossemica)che si basano fortemente sulla ritualità, sulla sacralità .dove vale la frase posta come incipit di Somerset Maugham secondo la quale"Un dio che può essere compreso non è tale", ma aggiungerei anche il"mysterium tremendum et ineffabile"di Rudolf Otto, grande storico delle religioni), in un tempo(753 a.C., secundum traditionem), nel quale questi elementi, tra i quali è ancora invalsa la violenza rituale fino all'omicidio rituale(Romolo e Remo, un patto problematico ma comunque concluso-"sancito"come tale), dove valgono naturalmente le interpretazioni classiche e in qualche modo "inamovibili" del tribalismo e del totemismo di Freud e di Leo Frobenius, senza che vi si possa aggiungere molto. [+]

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lbavassano domenica 3 febbraio 2019
ambizioso Valutazione 0 stelle su cinque
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 L'impasto di fango e di sangue da cui scaturisce una civiltà millenaria, la violenza che ne costituisce le fondamenta, l'orrore ed il terrore del sacro e del fato. Alieno però, almeno apparentemente, alle speculazioni filosofiche, occultate nella materia della narrazione, nei clichè dello splatter, nell'enfasi, a tratti imbarazzante, della recitazione. Volutamente sgradevole nelle parti migliori, perchè non può non essere sgradevole l'esplorazione delle nostre radici, del nostro essere umani. Ottima, al di là di ogni dubbio, la fotografia di Daniele Ciprì, francamente banale, ridondante, e brutta, la colonna sonora. [+]

[+] sgodevole (di dan84imola)
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inesperto lunedì 4 febbraio 2019
quello giusto era remo... Valutazione 5 stelle su cinque
44%
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Quest'opera imperiosa è prodotta dal cinema italiano. Siamo tutti abituati a guardare con ammirazione alle grandi produzioni americane e britanniche. Ebbene, qui siamo di fronte a qualcosa che travalica i nostri confini, che strappa rispetto alla nostra ormai stanca tendenza di darci alle sole commedie perchè in altro non siamo bravi. Noi siamo bravi, e lo siamo tanto. Forse siamo poveri, e anche pigri, ma abbiamo qualità notevoli. Interamente recitate in un linguaggio proto-latino, punto di gran merito per gli attori, le vicende che si trovano ad affrontare i celebri fratelli sono vive e fortemente incisive. La colonna sonora che le accompagna è intensa ed emozionante. [+]

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angeloumana domenica 17 febbraio 2019
credere e non credere Valutazione 4 stelle su cinque
38%
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 Una forse personalissima lettura del film Il Primo Re lo fà leggere, letteralmente, come un film religioso, o delle religioni, del credere e non credere, che Lassù qualcuno mi ama e quaggiù ci protegga. Quello era un altro film, ma anch'esso parlava della forza e delle decisioni dell'uomo, il suo riscatto, la sopravvivenza (si trattava di Paul Newman alias Rocky Graziano). Sovvengono le parole di Margherita Huck, e di chissà quanti altri scienziati, che la religione aiuta a, o finge di, dare delle risposte che la scienza non è ancora riuscita a dare.


Più di questo si tratta che dell'epopea della nascita di Roma nel 753 a. [+]

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zanmar sabato 16 marzo 2019
una rivisitazione deludente Valutazione 1 stelle su cinque
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Pur recatomi al cinema animato da grande interesse e curiosità, il film ha in buona parte deluso le attese. Prima di sedermi in sala, non riuscivo a capacitarmi del fatto che, al giorno d'oggi, qualcuno avesse voluto riprendere un tema come quello della fondazione di Roma.
Il film, tecnicamente interessante, ma dialetticamente molto inadeguato, è la triste immagine culturale dell’Italia contemporanea e del main stream cultural-intellettualoide che sa trasformare in letame storia, tradizioni e mito.
Sul principio il ricorso alla lingua latina nella sua pronuncia scientifica e l’assenza di illuminazione artificiale affascinano. Tuttavia, scemata quella fascinazione, l’aver ridotto i pre-romani a qualcosa di simile a uomini del Paleolitico, dai quali si distinguono solo per il fatto di possedere armi ben forgiate, è una squallida operazione. [+]

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lorenzo perrucci martedì 5 febbraio 2019
"il primo re": la rinascita del cinema italiano Valutazione 5 stelle su cinque
42%
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Il Primo Re è un film del 2019 diretto da Matteo Rovere (regista di "Veloce come il vento").
La pellicola racconta la storia di due fratelli: Romolo e Remo. Dalla loro rivalità nascerà uno degli imperi più importante al mondo: Roma.
Alessandro Borghi (Remo) e Alessio Lapice (Romolo) sono calati perfettamente nella parte, come TUTTO il cast. OGNI attore è calato nella parte perfettamente, dai co-protagonisti alle semplici comparse, tutti si sono impegnati perché si sentivano parte di un qualcosa di grande.
In particolare Borghi offre una prova attoriale difficile, perché è un personaggio estremamente forte, sfuggevole e grintoso. Entra a contatto con la natura, il fango, la pioggia. [+]

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michelecamero giovedì 7 febbraio 2019
e se fosse da oscar? Valutazione 4 stelle su cinque
42%
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 Mentre scorrevano le immagini del film di Rovere, non riuscivo a non pensare a REVENANT ed al termine della proiezione mi son chiesto: “perché no?” Voglio dire che, se si riuscisse a sostenere questa pellicola come merita, perché escluderla dalle opportunità dell’Oscar per il prossimo anno?  Il film, nel quale gli attori recitano in latino arcaico con sottotitoli (anche questo potrebbe aiutare nel percorso verso Los Angeles) è molto bello, ruvido, primitivo. Ha alla base una sua intelligente lettura della leggenda di Romolo e Remo con la raffigurazione di quel contrasto ancora oggi così attuale nella storia dell’umanità, tra l’affidare il destino degli uomini a sé stessi, al proprio valore, alla propria forza oppure porsi sotto il manto della divinità, della religione qui impersonata dalla natura con la sacralità del fuoco e da una vestale resa sullo schermo magnificamente da Tania Garribba. [+]

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dariobottos giovedì 7 febbraio 2019
la fascinazione del mito Valutazione 4 stelle su cinque
41%
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Una volta nei film “peplum” la critica e gli spettatori si divertivano a cercare gli anacronismi, per esempio un orologio indossato da una sbadata comparsa-centurione, e cose simili. Questo film non è un peplum, per riconoscimento unanime: è un film epico che intende tradurre in immagini il mito (quindi la narrazione, il racconto) della fondazione di Roma, ed è una ricostruzione accettabile, attendibile, dal punto di vista storico e antropologico. Non nel senso che storicizza il mito, ma che gli dà uno scenario storico credibile per quanto ne sappiamo sull’ VIII secolo a.C. nel Lazio. Però un anacronismo “ideologico” molto forte lo contiene: un uomo di quel tempo, imbevuto di quella religiosità animistico-politeistica che permea quell’umanità arcaica, e che il film ben rappresenta, non dirà mai “non c’è alcun dio” come a un certo punto prorompe Remo al culmine della hybris che preannuncia la tragedia. [+]

[+] diventare re (di eden artemisio)
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