
Al Tokyo Film Festival un film dalla sincera attitudine punk rock. Nei cinema italiani dal 7 novembre.
di Emanuele Sacchi
Gli zombie sopravvivono. Persino al loro creatore, George Romero, che ha lasciato i suoi mostri in eredità a molteplici diramazioni e sviluppi. A volte veloci (The Walking Dead, 28 giorni dopo, Train to Busan), a volte lentissimi - come nella successione di Romero o nel classico Ho camminato con uno zombi di Jacques Tourneur - gli zombie si prestano costantemente a metafore socio-politiche sugli effetti del consumismo, sulla degenerazione della videodipendenza o su un neo-proletariato oppresso, ma silenziosamente inarrestabile. Tanto horror seriale e di conseguenza innumerevoli parodie, a partire da quella anni Ottanta di Dan O'Bannon, Il ritorno dei morti viventi, per arrivare alla farsa britannica di L'alba dei morti dementi.
Il giapponese Zombie contro zombie (guarda la video recensione) è stato un clamoroso incasso al botteghino, pari a 250 volte il budget speso (27 mila dollari) per realizzare il film.
Il piccolo grande caso di Shinichiro Ueda non potrebbe esistere senza tutti questi predecessori - tra cui non va dimenticato il nostro Lucio Fulci - ma riesce nell'impresa di non dipendere direttamente da nessuno di loro. Gli zombie, sfruttati e abusati in tutte le loro caratteristiche e possibilità, divengono terreno di studio per un sagace film-matrioska, che veste i panni della produzione di serie Z stile Troma ma nasconde un insospettabile cuore cinéphile.
Cercando il più possibile di evitare spoiler (ma per chi non ha visto il film meglio procedere con cautela), in Zombie contro Zombie si nascondono almeno un paio di narrazioni e di prospettive differenti. I primi 40 minuti scarsi sono dedicati a un horror meta-cinematografico girato in un unico piano sequenza, in cui una troupe si reca in un impianto di filtraggio dell'acqua abbandonato per girare un film ma si trova di fronte degli zombie autentici. Il seguito invece ribalta la prospettiva, con il personaggio del regista che, da cinico e spietato exploiter di una situazione quasi da snuff movie diviene padre di famiglia premuroso, obbligato a girare in condizioni impossibili dalla propria produzione.
Si aggiunge quindi un livello narrativo, quello del backstage di quanto visto sino ad ora: un mockumentary che approfondisce la psicologia dei personaggi e avvicina al senso ultimo dell'operazione Zombie contro zombie, un live streaming a zero budget che il regista ha cercato con ogni mezzo di trasformare in qualcosa di artistico e significativo.
Un giochino savant che però non ha neanche l'ombra di snobismo da esercizio cinéphile fine a se stesso. A guidare Ueda è una sincera attitudine punk rock, in cui sotto l'apparenza di trash movie si nasconde una riflessione sullo stato odierno dei media, espressa attraverso un mash up di generi sorprendente. È il cinema che si prende una rivincita sullo strapotere dello streaming e sulla dittatura della diretta, restituendo alla qualità il suo primato, anche se nei modi più inconsueti.
{{PaginaCaricata()}}