Le molteplici declinazioni della malattia mentale, da Psyco a Solo gli amanti sopravvivono.
di Bianca Delpiano, vincitrice del Premio Scrivere di Cinema
Marlo, una casalinga in crisi depressiva di esaurimento pre e post-parto, con un marito assente e mediocre e due altri figli (oltre al neonato) problematici e faticosi, si lascia naufragare in una realtà che ormai la porta avanti per inerzia, in un'oppressiva routine dai ritmi sfiancanti, senza quasi rendersi conto di ciò che la circonda, e senza volere nulla di ciò che fa o di ciò che le capita. Marlo riprende le redini della sua vita con l'aiuto di una tata provvidenziale, Tully, che viene di notte a prendersi cura del neonato e della madre stessa; si tratterebbe dunque di un messaggio fiducioso di speranza?
L'approccio cinematografico alla depressione, e più in generale alla malattia mentale nelle sue molteplici declinazioni, si è articolato secondo due grandi filoni.
Uno - che affonda le radici in Psyco - detto "finalistico", ovvero che utilizza tali disagi a scopi narrativi (come, ad esempio, in Memento o ne Il cigno nero, entrambi brillantemente congegnati), e uno che si potrebbe definire "etico", ovvero che cerca di indagare il disagio stesso (filone cui aderiscono il delicato Interiors, o la convulsione di Synecdoche, New York).
In questo panorama il ruolo di Tully (guarda la video recensione) si fa ambiguo: sembra infatti incanalarsi nella corrente "etica", specialmente nella prima parte, grazia alla caratteristica - frequente nei film di questo genere - di adottare un forte punto di vista soggettivo. Le scene sono infatti tutte viste come le vede Marlo, e nell'intreccio vengono anche inclusi i suoi stessi sogni (a occhi chiusi e aperti).
Eppure il fatto che si viva la depressione insieme a lei non significa che l'analisi di tale depressione sia il fine stesso del film; in Solo gli amanti sopravvivono, ad esempio, nonostante la forte soggettività di certe scene, Jarmusch non aveva impiegato una storia per raccontare il particolare stato d'animo del personaggio di Adam, ma al contrario: tale stato d'animo era sfruttato per raccontare una storia, e il risultato finale era di ampio respiro, più che analitico. Allo stesso modo Tully fa leva sulla malattia mentale, ma punta ad altro. Però, mentre la pellicola di Jarmusch crea a pennellate sottili l'atmosfera in cui vuole immergere il personaggio, Marlo si ritrova buttata bruscamente nella sua condizione, e si ritrova strumento nelle mani di uno sceneggiatore che sta costruendo una storia tale da risultare interessante al suo pubblico.