Titolo originale | Ansisung |
Anno | 2018 |
Genere | Storico, Azione |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 135 minuti |
Regia di | Kwang-shik Kim |
Attori | In-sung Jo, Joo-Hyuk Nam, Kim Seol-Hyun, Sung Dong-Il, Park Sung-woong Seong-woo Bae, Oh-seong Yu, Eun-chae Jung, Tae-goo Eom, Dae-hwan Oh, Byeong-eun Park, Stephanie Lee (II), Nazeeh Tarsha, Joo Suk-tae, Park In-Soo, Jung Taek-Hyun, Myung-Joon Kim, Won-jung Kim, Jung-rae Yoo. |
Tag | Da vedere 2018 |
MYmonetro | 3,54 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 30 aprile 2019
La strenua battaglia di Yang Man-chun e le sue truppe per difendere la Fortezza Ansi dall'assedio nemico.
CONSIGLIATO SÌ
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The Great Battle sfoglia una pagina non ancora letta del grande libro di storia appartenente alla Corea: nel 645 d.C.: l'imperatore Taizong, dopo aver lasciato dietro di sé morte e distruzione, prosegue la sua marcia inarrestabile verso la capitale del regno di Gogureyo (regione a nord del territorio coreano) in testa a un esercito di oltre cinquecentomila unità, ma lungo il percorso deve prima conquistare la fortezza di Ansi. Ciò che, nei progetti iniziali dell'imperatore, doveva essere soltanto un piccolo ostacolo ad un ambizioso progetto espansionistico, si trasforma in una durissima battaglia di ben ottantotto giorni contro l'esigua ma ferrea resistenza della città, organizzata dal comandante Yang Man-Chun.
Al di là di una gestione dei mezzi spaventosamente sapiente e di una conoscenza, teorica e pratica, dei più vari tecnicismi di messa in scena per rendere al meglio le sequenze di combattimento (si passa con disinvoltura dall'alternanza di rallenty e velocizzazioni al long-take con camera a mano fino al montaggio iper-cinetico), il maggior pregio del film di Kim Kwang-sik è la voglia di raccontare che cosa sia il vero intrattenimento e il sincero bisogno di spettacolo tramite il valore propedeutico della storia.
Lontanissimo dall'essere un'incolore lezione fatta di nomi e date, di cause e conseguenze, The Great Battle pesca dal cilindro memoriale fatti e personaggi reali, modellati seguendo licenze probabilmente fantasiose e libresche, e affida loro slanci di eroismo e di assimilazione comportamentale che non sanno di retorica, ma di necessità storica. Il principio alla base è lo stesso che governa il cinecomic, quello cioè per cui divertimento e morale vanno a braccetto, quello per cui ad una azione muscolare corrisponde sempre una reazione etica: ma nella poetica di Kwang-sik l'action, vorticoso e implacabile, non solo riempie gli occhi e fa crescere verticalmente il tasso di adrenalina, ma sussiste in quanto testimonianza. Ed ecco che il sacrificio di un gruppo di minatori diventa una lezione di civiltà, ecco che lo sguardo di un comandante ai suoi uomini prima dello scontro definitivo si accende di umanità. Ecco che un arco leggendario, teso con l'aiuto spirituale degli antenati e degli dei, si evolve in momento di profonda implicazione cinematografica.