
Titolo originale | El Pepe, una vida suprema |
Titolo internazionale | El Pepe: A Supreme Life |
Anno | 2018 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Argentina, Uruguay, Serbia |
Durata | 74 minuti |
Regia di | Emir Kusturica |
Attori | Pepe Mujica . |
Uscita | domenica 13 ottobre 2019 |
Distribuzione | I Wonder Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,66 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 21 ottobre 2019
La storia della vita di José 'Pepe' Mujica l'ex membro dei Tupamaros. In Italia al Box Office Pepe Mujica - Una vita suprema ha incassato 78,4 mila euro .
CONSIGLIATO NÌ
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“Il Che Guevara senza sigaro”, “il Presidente più povero del mondo”, “El Pepe”. Come raccontano i suoi tanti soprannomi, José Mujica non ha bisogno di presentazioni: è personaggio noto e amatissimo dal suo popolo e non solo. Ciononostante, un ritratto un po’ meno superficiale non avrebbe guastato, e l'uomo davanti all'obiettivo se lo sarebbe meritato.
Per il suo piccolo film sull’ex presidente uruguaiano, Kusturica sceglie la via della conversazione informale, e non potrebbe fare altrimenti con un soggetto come Mujica, che apostrofa le platee ai suoi comizi affermando che dovrebbero scambiarsi il posto: il popolo sul palco e lui, il suo rappresentante, di sotto ad ascoltarlo.
Ma è una conversazione che stenta ad animarsi e non si fa mai abbastanza interessante. Kusturica sorseggia il mate, bevendo dalla stessa cannuccia utilizzata dal “Pepe” per prepararlo, e soffia il fumo del suo sigaro, per darsi un tono da Che Guevara a sua volta, ma non favorisce mai la parola, figuriamoci la provocazione, anche positiva. Niente di tutto ciò: Mujica è raccontato nei suoi caratteri più nobili, che sono però giustamente già noti. La fattoria nella periferia di Montevideo, dove lavora guidando lui stesso il trattore, facendosi bastare uno stipendio minimo, adesso come prima, quando era al vertice dello Stato.
Il maggiolino del 1987, che si rifiuta di vendere. Il passato guerrigliero, il presente da marito e sostenitore di Lucia Topolansky (numero due del governo attuale), l’utopia socialista mai abbandonata, mai nemmeno troppo riformulata. E non basta la ripresa dell’ex Presidente in mutande (che sa tanto di bella pensata prodotta a tavolino), né la confessione di un sincero rimpianto – non aver avuto figli- per poter dire di aver colto la persona dietro al personaggio.
L’impressione è che Kusturica abbia raccolto l’occasione senza mettersi granché d’impegno e che quello che il film regala di più stimolante sia un’utile ripetizione di alcuni argomenti cari a Mujica, sui quali si è espresso anche altrove.
L’idea che a formare il suo pensiero e il suo modo di porsi, così lontani dall’immagine contemporanea dei capi di stato, non siano stati i successi elettorali e nemmeno le lotte di gioventù, ma piuttosto il lungo periodo di carcere, la solitudine ad esso collegata e l’introspezione a cui è stato forzato. In quel tempo, duro ma prezioso, ha capito che la vanità non è mai giustificata, né utile ad alcun pro.
Se Kusturica lo avesse ascoltato meglio, forse avrebbe fatto un film meno vano, meno concentrato sul primo piano di se stesso e più aperto ad una visione del mondo realmente differente. La storia è piena di piccoli film con grandi contenuti, ma non è questo il caso.