lama
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mercoledì 25 aprile 2018
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ormai sempre più la caricatura di se stesso
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Un film banale, che non ha nemmeno quella bellezza estetica che generalmente hanno gli altri film di Sorrentino. Tratta la storia di Berlusconi in modo assolutamente superficiale e non si capisce, davvero, cosa voglia raccontare. Ormai Sorrentino sembra sempre più la caricatura di se stesso. Il regista sentiva il bisogno di un film del genere? Secondo me no, nemmeno lui.
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roberteroica
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mercoledì 25 aprile 2018
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paolo sorrentino: consegnarsi al disastro
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Durante la presentazione di un suo libro, all’intervistatore, Paolo Sorrentino dichiarò senza mezzi termini che Giulio Andreotti era un uomo che aveva sempre ammirato. Da qui l’idea di realizzare “Il divo”, con cui decollò di fatto la sua carriera come “autore”. Lì per lì rimanemmo di stucco cercando di infondere un nuovo senso alle immagini di quel racconto grottesco della fine della Prima Repubblica, che ci sembrò sbalorditivo. La parafrasi di quella affermazione si trova tutta nell’ultimo film del regista, “Loro 1”. Dove il potere berlusconiano è raccontato con compiacimento senza distanza, ma anche senza poesia o volontà di trasfigurare la realtà in qualcosa di diverso che aiuti a comprenderla meglio.
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Durante la presentazione di un suo libro, all’intervistatore, Paolo Sorrentino dichiarò senza mezzi termini che Giulio Andreotti era un uomo che aveva sempre ammirato. Da qui l’idea di realizzare “Il divo”, con cui decollò di fatto la sua carriera come “autore”. Lì per lì rimanemmo di stucco cercando di infondere un nuovo senso alle immagini di quel racconto grottesco della fine della Prima Repubblica, che ci sembrò sbalorditivo. La parafrasi di quella affermazione si trova tutta nell’ultimo film del regista, “Loro 1”. Dove il potere berlusconiano è raccontato con compiacimento senza distanza, ma anche senza poesia o volontà di trasfigurare la realtà in qualcosa di diverso che aiuti a comprenderla meglio. Un Potere a cui l’occhio del regista sembra aderire quasi con bramosia e dove, ridicolmente, i rapporti di forza sembrano essere solo un domino sessuale. Ci sono personaggi veri in “Loro”: Berlusconi, Veronica, Apicella e altri che suonano come una rappresentazione verosimile ma non dichiarata (Santanchè, , la Minetti, Noemi Letizia, perfino Balotelli, ma soprattutto Tarantini per non parlare del personaggio di Bentivoglio, una sorta di Bondi + Fini + Vittorio Dotti): il cortocircuito è ridicolo e non aiuta. Anche perché dopo una storia iniziale di tangenti, l’obiettivo dichiarato è solo sniffare coca, ballare quasi nudi e cercare la “figa perfetta”. E la tecnica di girare tanti videoclip con il ralenti e la “profondità” musicale questa volta fa sempre cilecca. Le ragazze che si dimenano durante il party in Sardegna sono degne del porno soft anni 70 di Cesare Canevari e Brunello Rondi: un bel tuffo all’indietro (e senza l’ingenuità di quei prodotti, a loro modo dignitosi perché sinceri) Intanto passano pecore che muoiono dal freddo, rinoceronti che scappano da un circo, topi che provocano disastri automobilistici, senza che le immagini significhino nulla. La scena dell’incontro con il personaggio che si fa chiamare “dio” è di raro squallore e, nell’allusione ad una certa metafisica del comando, del tutto inutile. Poi dopo un’ora abbondante la maschera di Silvio inonda lo schermo come una gigantografia di cartapesta. E allarga la distanza tra la volgarità di chi lo idolatra e le responsabilità dirette che sembrano minimizzate e ridotte ad una mera storia di corna. Una tesi da respingere, ma che Sorrentino evidentemente abbraccia. Era da anni che al cinema non si provava più un sentimento così sano. Grazie Sorrentino per averci fatto riscoprire la rabbia. E per farci risparmiare il costo del biglietto di “Loro 2”.
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(di siebenzwerg)
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fabiotramell
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martedì 1 maggio 2018
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godibile ma ti sa di già visto
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Questo 1 capitolo è una preparazione a quello che accadrà nella parte 2, o almeno credo. Qui il vero protagonista è l'attore Riccardo Scamarcio, che da puro arrampicatore sociale vuole raggiungere l'Olimpo italiano, si costruisce una squadra di squillo che festino dopo festino raggiunge esponenti sempre più importanti dell'alta società romana, con il solo abiettivo di arrivare a "LUI"... Una caccia al tesoro che più ad arrivare a "LORO" e una vera e propria corsa a "L'ORO". L'interpretazione di Toni Servillo è molto buona, anche se appare solo nella seconda parte del film, che è molto similare alle scene de "La Grande Bellezza" e "Youth" per fare un paragone allo stile, di spunto Felliniana per dirla grossa, risalto di un lusso sfrenato corniciato da una malinconica solitudine, mentre la parte iniziale e in quelle dove prevalentemente c'è Scamarcio, sono molto alla "The Wolf of Wall Street" in versione maccheronica, però è stata forse la sorpresa, perchè chi sorprende è proprio Scamarcio che come Di Caprio in quel film, esegue un'interpretazione veramente molto buona.
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Questo 1 capitolo è una preparazione a quello che accadrà nella parte 2, o almeno credo. Qui il vero protagonista è l'attore Riccardo Scamarcio, che da puro arrampicatore sociale vuole raggiungere l'Olimpo italiano, si costruisce una squadra di squillo che festino dopo festino raggiunge esponenti sempre più importanti dell'alta società romana, con il solo abiettivo di arrivare a "LUI"... Una caccia al tesoro che più ad arrivare a "LORO" e una vera e propria corsa a "L'ORO". L'interpretazione di Toni Servillo è molto buona, anche se appare solo nella seconda parte del film, che è molto similare alle scene de "La Grande Bellezza" e "Youth" per fare un paragone allo stile, di spunto Felliniana per dirla grossa, risalto di un lusso sfrenato corniciato da una malinconica solitudine, mentre la parte iniziale e in quelle dove prevalentemente c'è Scamarcio, sono molto alla "The Wolf of Wall Street" in versione maccheronica, però è stata forse la sorpresa, perchè chi sorprende è proprio Scamarcio che come Di Caprio in quel film, esegue un'interpretazione veramente molto buona. Discreta anche la parte di Kasia Smutniak, molto bella e seduttiva nel suo ruolo di femme fatale, mentre anche Bentivoglio fa la sua figura nel ruolo del politico bambinone e sporcaccione. In conclusione questo film si può valutare solo in parte, perchè non è completo e bisognerà aspettare il capitolo 2, ma il messaggio più grande che per me vuole dare il regista, non sono gli sfarzi e le trasgressioni delle feste ma la vera e propria ossessione che avevano le persone ad arrivare a incontrarlo.
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folignoli
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mercoledì 25 aprile 2018
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retorico
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Ci si aspettava di più, dal genio Sorrentino, capace di raccontare personaggi dissoluti come Titta di Girolamo, apatico commercialista confinato in Svizzera o Andreotti ne il Divo, per poi passare all' ultimo The Young Pope, il Papa giovane. La solita tecnica elegante , questa volta (ricalcando La grande Bellezza) è un susseguirsi di spettacolini più o meno interessanti, balli di gruppo, corpi nudi esibiti senza ritegno (Kasia Smutniak si vede in un nudo integrale) e ritmo frenetico. Scamarcio Tarantini, appare come un simpatico ragazzone pugliese, bello e con tanta voglia di emergere. Sua moglie che non lo ha mai tradito, si concede quasi per gioco a Bondi, squallido uomo in cerca di sesso.
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Ci si aspettava di più, dal genio Sorrentino, capace di raccontare personaggi dissoluti come Titta di Girolamo, apatico commercialista confinato in Svizzera o Andreotti ne il Divo, per poi passare all' ultimo The Young Pope, il Papa giovane. La solita tecnica elegante , questa volta (ricalcando La grande Bellezza) è un susseguirsi di spettacolini più o meno interessanti, balli di gruppo, corpi nudi esibiti senza ritegno (Kasia Smutniak si vede in un nudo integrale) e ritmo frenetico. Scamarcio Tarantini, appare come un simpatico ragazzone pugliese, bello e con tanta voglia di emergere. Sua moglie che non lo ha mai tradito, si concede quasi per gioco a Bondi, squallido uomo in cerca di sesso. Tutto viene tratteggiato in maniera approssimativa in un turbinio di personaggi che si fatica a collocare. I primi 70 minuti scorrono così, con Servillo assente. All'improvviso il film cambia. Appare Lui, mascherato da Odalisca che porge un dono alla sua Veronica, costantemente depressa (ma sarà veramente così Veronica Lario?). Berlusconi è saggio, si fa ben volere, non è il caimano che abbiamo conosciuto nelle sue scelleratezze politiche. Sorrentino ce lo fa quasi amare. Il film a questo punto acquista una sua profondità. Scompaiono tutte le comparse ed entra prepotentemente in campo Servillo. Come quando in una partita di calcio fai entrare in campo il fuoriclasse, il Maradona di turno e la partita cambia. "Loro" a questo punto colpisce l'immaginario collettivo. La villa in Sardegna metafora di una vita confinata lontano dal potere, dalla gioia. Come quando Berlusconi e Veronica stanno mangiando nella loro nave, e nella noia di una giornata senza cellulare, Lui vede in uno yacht poco distante, decine di ragazze seminude ballare e fare il bagno. La vita è lì, la vita è quella , non certo mangiare aragosta insieme ad una triste donna di mezza età. A cosa serve essere l'uomo più potente del mondo se non si può ottenere ciò che c'è di più bello per un uomo? Come ne La grande bellezza avrei eliminato troppe scene inutili, concentrando il plot del film sul personaggio. Delle 4 ore di film, probabilmente ne sarebbero venute 2 e 30 ed il film sarebbe tornato in una dimensione più "commerciale" ed appetibile ad un pubblico, che ormai appare assuefatto ad un Sorrentino che sta diventando troppo personaggio e caricatura di se stesso.
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vincenzoambriola
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venerdì 27 aprile 2018
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lui, sempre lui, solamente lui
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Mezzo film, mezzi pensieri, molto negativi, molto tristi. Una figura politica che ha cambiato l'Italia, presentata nella sua infantile e inutile solitudine. Inaccessibile a tanti e vittima di pochi, anzi, poche persone. Sorrentino è riuscito a parlare di Lui, mostrando ombre al posto di personaggi, squallide figure che a fatica respirano e danno segni di vita cerebrale. Sorrentino non è riuscito a raccontarlo, nella sua vera foga, nel suo delirio di potere, di disordine morale. Non è però Sorrentino il colpevole, il responsabile di questa piatta pellicola. E' Lui, sempre Lui, solamente Lui.
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(di angeloumana)
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goldy
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mercoledì 25 aprile 2018
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la forza del dileggio
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Di fronte a un personaggio come Berlusconi la scelta stilistica per definirlo si impone in modo inequivocabile. E per un regista come Sorrentino che ha fatto del ricorso al grottesco la cifra caratteristica del suo cinema è stato come invitare un’oca a bere. Solo il grottesco permette di confinare il personaggio nella categoria che gli compete senza cadere in un greve quanto stucchevole moralismo retorico. E’ bene che la condanna sia totale evitando di entrare nel merito del suo agire come uomo politico. Il peggio che si possa riservare a un uomo che avrebbe voluto essere ricordato per i suoi meriti come capo di stato che ha dimostrato di non saper essere.
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Di fronte a un personaggio come Berlusconi la scelta stilistica per definirlo si impone in modo inequivocabile. E per un regista come Sorrentino che ha fatto del ricorso al grottesco la cifra caratteristica del suo cinema è stato come invitare un’oca a bere. Solo il grottesco permette di confinare il personaggio nella categoria che gli compete senza cadere in un greve quanto stucchevole moralismo retorico. E’ bene che la condanna sia totale evitando di entrare nel merito del suo agire come uomo politico. Il peggio che si possa riservare a un uomo che avrebbe voluto essere ricordato per i suoi meriti come capo di stato che ha dimostrato di non saper essere.
Neppure ci tenta Sorrentino, non ne vale la pena. E lo fa con toni mansueti, mai sgradevoli mai eccessivi. Di eccessivo e amaro rimane la sintesi dell’ agire politico di Berlusconi. Ha fatto emergere il peggio che è in molti di noi e ammesso che esista una condanna capace di punire questo suo peccato mortale la si ravvisa nella derisione: la forma più paventata da potenti e mafiosi. Se questo , come credo, era l’intento del regista ebbene c’è riuscito.
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kiki
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venerdì 27 aprile 2018
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simbolismo a casaccio
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Regia sempre potente, per carità, fotografia e alcune immagini bellissime, con attori bravi (bentivoglio a parte in questo caso, che spesso cade nella macchietta a mio parere) ma non basta a distrarre dall'uso smodato, inutile e irritante di simboli che sembrano solo una masturbazione mentale del regista. Speravo in un racconto più concreto sugli inizi del Berlusconi che "ha fatto tutto da solo", ma pare che proprio nessuno ne abbia il coraggio...
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