raysugark
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sabato 9 giugno 2018
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loro 1
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Una volta aver realizzato la serie The Young Pope, Paolo Sorrentino ritorna a realizzare una nuova pellicola. Concentrandosi sul decadentismo del potere politico, come si è visto nel quarto film di Paolo Sorrentino Il Divo. Questa volta su uno dei politici più discussi, ovvero Silvio Berlusconi. Dopo una lunga ed estenuante lavorazione, il regista con il cast e crew realizzano il film Loro, diviso in due parti ovvero Loro 1 e Loro 2. In Loro 1 viene mostrato come molte persone vedono Silvio Berlusconi (Toni Servillo), come una figura unica e ammirabile per arrivare al potere politico. Il personaggio Sergio Morra (Riccardo Scamarcio) prova in tutti i modi a conoscere Silvio Berlusconi, organizzando feste con le donne giovani come viene richiesto.
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Una volta aver realizzato la serie The Young Pope, Paolo Sorrentino ritorna a realizzare una nuova pellicola. Concentrandosi sul decadentismo del potere politico, come si è visto nel quarto film di Paolo Sorrentino Il Divo. Questa volta su uno dei politici più discussi, ovvero Silvio Berlusconi. Dopo una lunga ed estenuante lavorazione, il regista con il cast e crew realizzano il film Loro, diviso in due parti ovvero Loro 1 e Loro 2. In Loro 1 viene mostrato come molte persone vedono Silvio Berlusconi (Toni Servillo), come una figura unica e ammirabile per arrivare al potere politico. Il personaggio Sergio Morra (Riccardo Scamarcio) prova in tutti i modi a conoscere Silvio Berlusconi, organizzando feste con le donne giovani come viene richiesto. Proseguendo il percorso della pellicola si arriva a metà della storia, che mette in mostra il lato della decadenza di Silvio Berlusconi. La narrazione della pellicola di Sorrentino scorre fluidamente, senza storcere neanche le caratterizzazioni dei personaggi nella pellicola. La sequenza di apertura mostra che la capra muore improvvisamente, infatti la capra rappresenta il simbolo dell’innocenza che muore all’istante. Il personaggio Sergio Morra viene rappresentato in modo particolare da fare incuriosire il pubblico, quali sono le sue prossime scelte che prenderà per incontrare Berlusconi. Toni Servillo ha dato un’ottima performance nei panni del politico, attraverso le sue espressioni e i modi di parlare che riescono subito a catturare l’attenzione del pubblico.
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rob8
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venerdì 10 agosto 2018
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un’opera densa di suggestioni
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Paolo Sorrentino torna al cinema “politico”, ma lo fa esplorando i risvolti privati della parabola berlusconiana al suo declino. Esplorazione che prevede ampi giri di avvicinamento e tempi narrativi dilatati (e qui sembra influire l’esperienza di Young Pope).
Al di là della suddivisione in due parti (effettuata per esigenze di sala), l’opera va vista e giudicata nell’insieme: e si tratta ancora una volta di un’opera densa di suggestioni e spunti cinematografici di livello. Meno visionaria de La grande bellezza, ma ugualmente centrata sul concetto di decadenza: lì di una città e dei suoi salotti, qui di un uomo (politico) e del suo entourage.
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Paolo Sorrentino torna al cinema “politico”, ma lo fa esplorando i risvolti privati della parabola berlusconiana al suo declino. Esplorazione che prevede ampi giri di avvicinamento e tempi narrativi dilatati (e qui sembra influire l’esperienza di Young Pope).
Al di là della suddivisione in due parti (effettuata per esigenze di sala), l’opera va vista e giudicata nell’insieme: e si tratta ancora una volta di un’opera densa di suggestioni e spunti cinematografici di livello. Meno visionaria de La grande bellezza, ma ugualmente centrata sul concetto di decadenza: lì di una città e dei suoi salotti, qui di un uomo (politico) e del suo entourage.
Decadenza che culmina tra le macerie de L’Aquila: metafora della rovina delle promesse mancate. Cui s’oppone lo sguardo dolente ma fiero dei vigili del fuoco, raccolti nel finale a vegliare la speranza in una notte buia.
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tmpsvita
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martedì 1 maggio 2018
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interessante e coinvolgente ma per ora incompleto
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Sorrentino racconta con molta ironia sia satirica che grottesca ma anche con rispetto e molta stima la vita di Berlusconi, o meglio un periodo di essa, probabilmente quello più difficile, speculato, polemizzato e conosciuto della sua vita sia privata che politica e dunque pubblica.
Diviso in due parti, la seconda esce a poche settimane di distanza dalla prima, un film che ha fatto discutere già molto prima della sua uscita, all'inizio per via del suo tema estremamente delicato per quanto interessante e poi proprio per via di questa discutibile, anche se comprensibile, divisione in due film (sicuramente per motivi di durata della pellicola ma anche e soprattutto per ragioni economiche, visto che in questo modo potrebbe guadagnare quasi il doppio) che ha portato il film ad essere escluso dalla selezione ufficiale per i film in concorso alla prossima edizione del festival di Cannes, quindi è stata alla fine un'arma a doppio taglio.
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Sorrentino racconta con molta ironia sia satirica che grottesca ma anche con rispetto e molta stima la vita di Berlusconi, o meglio un periodo di essa, probabilmente quello più difficile, speculato, polemizzato e conosciuto della sua vita sia privata che politica e dunque pubblica.
Diviso in due parti, la seconda esce a poche settimane di distanza dalla prima, un film che ha fatto discutere già molto prima della sua uscita, all'inizio per via del suo tema estremamente delicato per quanto interessante e poi proprio per via di questa discutibile, anche se comprensibile, divisione in due film (sicuramente per motivi di durata della pellicola ma anche e soprattutto per ragioni economiche, visto che in questo modo potrebbe guadagnare quasi il doppio) che ha portato il film ad essere escluso dalla selezione ufficiale per i film in concorso alla prossima edizione del festival di Cannes, quindi è stata alla fine un'arma a doppio taglio.
Per quanto mi riguarda, in fin dei conti, ho apprezzato questa scelta, anche stilistica se vogliamo, perché ha reso il film, naturalmente più breve e quindi godibile, ma anche molto più leggero e con un rischio molto ridotto di annoiare il pubblico visto il ritmo, comunque, molto lento e calmo dell'intero film.
Infatti per quanto sia una commedia con delle sfumature drammatiche molto lenta, soprattutto nello sviluppo della trama che in questa prima parte sembra solo quasi accennata, non mi ha mai annoiato o disinteressato, anzi proprio grazie al grande talento di Sorrentino con il suo modo unico di inquadrare le cose e di rendere il tutto estremamente esagerato e bizzarro quasi al limite del realistico ma allo stesso tempo credibile perché inserito in un contesto anch'esso estremo; e grazie ad un montaggio elegante che conferisce il giusto ritmo al film e grazie ad una colonna sonora moderna molto curata e atmosferica, il film riesce a catturare, per tutta la sua durata, l'attenzione dello spettatore che ne rimane totalmente coinvolto.
Merito anche delle straordinarie interpretazioni in primis quella di Toni Servillo che continua di ruolo in ruolo a stupire per il suo talento innato che lo ha reso forse il miglior attore italiano di questi anni, ottimo anche Bentivoglio e a dir poco sorprendente Scamarcio.
Purtroppo alla fine resta comunque la sensazione di aver visto un film a metà che ha detto poco di quello che vuole dire e che non raggiunge mai un apice perché impossibilitato da un taglio troppo netto e forte che lo rende appunto incompleto e quindi poco gratificante, Sorrentino avrebbe dovuto addolcire meglio, rendere meno sentita questa divisione.
Insomma un piccolo dispiacere alla fine rimane ma al tempo stesso non vedo l'ora di guardare la seconda e ultima parte per vedere che strada prenderà questo interessante e singolare progetto.
Voto: 7+/10
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gnegrntfovol
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lunedì 2 luglio 2018
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dunque allegorico commento film.
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non sembra di gusto narrare storie del cavaliere
e non ricordarsi che a 34 anni quasi ha costruito un
piccolo capolavoro distante da ogni
catastrofe 44 sembra o 45 forse l'età della riscossa
e a 54 anni 55 anni scendendo in politica è assurto alle
cronache con notevole portamento;
se i giorni del cavaliere crendo nella democrazia
tali cose non piacciono, figurarsi chi preso per
sfizio dal barac ex presidente vuole
spiegare agli americani come si costruiscono
4,5 vetture utilitarie, creando un mostro che
vorrebbe fare quel che gli pare in
barba alle regole e alla legge comprando
dei poveri operai elargendo soldi straordinari e non suoi
sottoforma di autosponsorizzazioni occulte per il lavoro,
quel modo e molte altre, non ci è chiaro cmq, basta col
profittare delle masse e popoli per svolgere
funzioni personali e partiti stile
tifoserie senza pagare ne dare
contributi alla democrazia, nel film
sembrano narrarsi situazioni spesso
di altre persone, se i fronzoli non sono utili lo è
rivedere, non dopo 25 festini di chissàcchì
viste le presenze in minigonna di qualche
bonomo.
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non sembra di gusto narrare storie del cavaliere
e non ricordarsi che a 34 anni quasi ha costruito un
piccolo capolavoro distante da ogni
catastrofe 44 sembra o 45 forse l'età della riscossa
e a 54 anni 55 anni scendendo in politica è assurto alle
cronache con notevole portamento;
se i giorni del cavaliere crendo nella democrazia
tali cose non piacciono, figurarsi chi preso per
sfizio dal barac ex presidente vuole
spiegare agli americani come si costruiscono
4,5 vetture utilitarie, creando un mostro che
vorrebbe fare quel che gli pare in
barba alle regole e alla legge comprando
dei poveri operai elargendo soldi straordinari e non suoi
sottoforma di autosponsorizzazioni occulte per il lavoro,
quel modo e molte altre, non ci è chiaro cmq, basta col
profittare delle masse e popoli per svolgere
funzioni personali e partiti stile
tifoserie senza pagare ne dare
contributi alla democrazia, nel film
sembrano narrarsi situazioni spesso
di altre persone, se i fronzoli non sono utili lo è
rivedere, non dopo 25 festini di chissàcchì
viste le presenze in minigonna di qualche
bonomo... che voleva assurgersi al moralismo
spicciolo delle loro e guardacaso sue azioni...,
per poi a bocca sinistra e non più in quelle forme...
dinosaurizzarsi a parito preso e di parte,
e da dinosaurizzati romperci con
tali cose, come se al
loro... di comnado non vi fosse chi ne
deve rispondere altrettato;
dopo 25 anni, e poichè molte
altre persone peggio ne hanno in malomodo
tentato scoscienziati le stesse assurdità,
non però a casa loro... nel pubblico nello svolgere le
funzioni pubbliche la radio e la tv, come
se niente fosse, che per il
loro macabri spettacolini ipotetici propincuano qualche
e tra loro... invasore sgradito... l'ignobile pseudo profitto
secondo loro, senza regole ne democrazia, volendo parlare
di quel che loro parrebbe, senza sapere che
sparlare a piacimento comporta la par condicio, non hanno
la bacchetta del denigrare chicchessia a caso,
sennò gli operai denigrino e diano ordini al
loro padrone in fabbrica, se per l'ordine di quei
capi e padroni sperano di denigrare la democrazia e il cittadino, si
guardino anche il loro spettante per tal comportamento,
qualunque esso sia, le censure e sabotamento della
loro dittatura a pseudosamaritanismo non ci da quell'estasi,
specie assistendo alle
loro di partenze e ambizioni assurgendosi così e per fare
poi finta loro di non avere fatto
niente e che fosse solo il loro un bel comportamento,
dunque non ci pare il caso
di dipingerli tali film come se si trattasse di
qualche speciale capolavoro filmico e di holliwood.
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potassio2
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venerdì 27 aprile 2018
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"ho voglia di litigare!"
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Sorrentino fa un film su un uomo di potere che sa di essere detentore dello stesso e pretende intorno alla sua figura si crei una sorta di sacralità degna di devozione. Ma quest’ultima coordinata a chi è riferita? A Sorrentino o a Berlusconi? Fate un po’ voi!
Come il potere ha logorato Silvio sembra abbia logorato anche qualcun altro. Sembra che le parodie siano doppie: nel personaggio inquadrato e nel personaggio inquadrante. Sembra che il ricatto sia doppio: di chi il potere se l’è così costruito e di chi oggi vorrebbe pagassi 15 euro piuttosto che 7,50. E se fosse anche questo un artistico abuso di potere è legittimo che lo stesso film lo denunci? Era proprio necessario fare un film vuoto per parlare di vacuità? Proprio necessario un film ambizioso e megalomane per parlare di ambizioni e megalomania? Un film con tette e culi da Rete 4 per parlare di starlettine che vogliono sbarcare il lunario? Un film televisivo/trash per parlare della tv spazzatura del cavaliere? E poi questo Berlusconi dov’è? Capisco l’attesa ma conosco la noia.
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Sorrentino fa un film su un uomo di potere che sa di essere detentore dello stesso e pretende intorno alla sua figura si crei una sorta di sacralità degna di devozione. Ma quest’ultima coordinata a chi è riferita? A Sorrentino o a Berlusconi? Fate un po’ voi!
Come il potere ha logorato Silvio sembra abbia logorato anche qualcun altro. Sembra che le parodie siano doppie: nel personaggio inquadrato e nel personaggio inquadrante. Sembra che il ricatto sia doppio: di chi il potere se l’è così costruito e di chi oggi vorrebbe pagassi 15 euro piuttosto che 7,50. E se fosse anche questo un artistico abuso di potere è legittimo che lo stesso film lo denunci? Era proprio necessario fare un film vuoto per parlare di vacuità? Proprio necessario un film ambizioso e megalomane per parlare di ambizioni e megalomania? Un film con tette e culi da Rete 4 per parlare di starlettine che vogliono sbarcare il lunario? Un film televisivo/trash per parlare della tv spazzatura del cavaliere? E poi questo Berlusconi dov’è? Capisco l’attesa ma conosco la noia. Capisco la maestria dell’inganno ma riconosco la furbata commerciale. Se l’obiettivo era un lock in strategico mi sento in dovere di rompere le catene e non sottostare al ricatto: non andrò a vedere “Loro 2”. Citando il buon vecchio Nanni, al termine di questa proiezione: “ho voglia di litigare!!”
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loland10
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martedì 8 maggio 2018
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lui e loro, l'oro e altro
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“Loro 1” (2018) è l’ottavo lungometraggio del regista-sceneggiatore napoletano Paolo Sorrentino.
Film libero e commediante, dove il guru televisivo oltre che la piccola storia di debacle i istrioni, sono spalmati da un incipit promiscuo, lungo e carnevalesco. Tra figlie e figli, gnocche e super bonazzi presunti il nostro giro è quello sorrentiano inizia in quel di Taranto dove l'agente Morra futuro presenterà tutto e vuole arrivare a Roma per conoscere Lui.
Ecco che culi, tette, cocaina, polvere bianca, sniffa-moda, corruzione, appalti, corpi esposti, movenze allegoriche, bacini invogliati, peli, penetrazioni, succosi, linee atroci, balli e feste a iosa, ecco che questo è molto altro è parvenza di un buon mattino dove ogni aperitivo può essere una goduria con una femmina di turno.
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“Loro 1” (2018) è l’ottavo lungometraggio del regista-sceneggiatore napoletano Paolo Sorrentino.
Film libero e commediante, dove il guru televisivo oltre che la piccola storia di debacle i istrioni, sono spalmati da un incipit promiscuo, lungo e carnevalesco. Tra figlie e figli, gnocche e super bonazzi presunti il nostro giro è quello sorrentiano inizia in quel di Taranto dove l'agente Morra futuro presenterà tutto e vuole arrivare a Roma per conoscere Lui.
Ecco che culi, tette, cocaina, polvere bianca, sniffa-moda, corruzione, appalti, corpi esposti, movenze allegoriche, bacini invogliati, peli, penetrazioni, succosi, linee atroci, balli e feste a iosa, ecco che questo è molto altro è parvenza di un buon mattino dove ogni aperitivo può essere una goduria con una femmina di turno.
Tutto appare in eccesso e tutto non appare vero, quasi un falso d'autore (e il lancio allarga la visuale già tra vero e falso) , il girare dell'inquadratura tra corpi ammiccanti dentro, a fianco, sopra, sotto, vicino e allungati ad una piscina saettano il mondo icona di una voluttuosità macera e salutare, corposa e sincopata, leggera è accasciata da elucubrazioni di potere assortito.
L'invito al commensali-smo post-modernissimo di una festa ammaliante e priva di vita, monstre di schermo in piccolo, di abbassamento pubblicitario dove la TV non è dietro a noi ma dentro ogni rettangolo privo di parole. Feste orgiastiche senza scrupolo all uno dove la commedia all'italiana è priva di venature (anzi assente) frustanti e tiri di fionda...arriviamo ad un saporito piatto oltre l'allegoria, dove il piccolo escamotage va a finire a letto, su una barca, in un salone è vicino ad un divano. I sessi oltre misura per godere oltre al misero rimasuglio di soldi rimasti. E l'eccesso non è privo di un compiacimento che ti scivola via senza accorgerti.
Quando vedi Morra prendere da distrofia la solita femmina con un tatuaggio di Lui sulle parti basse e allora ridi, vedi, alzi, stizzisci e, magnanimo, ti guardi attorno. Ecco tutto sembra di altri....invece siamo noi che siamo dentro.
Non è Lui ma è tutto il resto i Loro che fanno paura, il berlusconismo in ogni anfratto, da Drive in al Mike nazionale, dai grattacieli impossibili ai quartieri romani di un neorealismo affranto è schiantato. È il cinema neo-torrentizio quasi vernacolo-ante e puttaniere. Non è lei una .....ma tu sei una...ecco come Silvio risponde a .....per salvarlo da una carriera politica ridotta al maschio da letto e corruttibile per una tetta. E naturalmente è fuori dal Suo giro. Che diatriba sembra di vederci quasi chiaro...
E la pecora ( non 'dolly') che si schianta in quel salone della villa dove un mega schermo tv è in programmazione tra futilità e pubblicità fino a quando il condizionatore arriva a zero. Ecco che zero è il livello di partenza del film. Le parti basse e il di dietro sono lì a mostrarsi e mostrarci la corruzione tutta. Quale vergogna o titubanza. Per avere appalti sicuri il Morra offre volentieri la sua gnocca di turno. Si eiacula senza vedere ma si immagina tutto il visibile.
Non si guarda inverecondi ed estasiati, si guarda divertiti in una blasfemia salutare di corpi in ogni punto: il vuoto non è qui o meglio tutto si deve riempire nel candore-sgusciante della ripresa del napoletano. Un strafottente mondo, come dire Terry Gilliam sovrastato da iconoclasti luoghi colorati, accesi, spinti e infuocati. Tutto sopra e sotto sopra.
‘Tutto non è abbastanza’. Ecco che quando il tutto non soddisfa figurarsi aver costruito tutto da se. Basta non alterarsi e pretendere di essere sopra perché 'dio' non è 'Lui'. Ecco cosa si fa per essere onnipotenti sopra e avere la crisi del settimo giorno per non essere al potere. 'Farò ancora il presidente del Consiglio' ama ripetere il Berlusa-Servillo a pochi intimi e alla cara (in tutti i sensi) moglie ( chi sa ancora per quanto tempo...) Veronica-Ricci. Basta ricordare il loro primo bacio e avere una 'domenica bestiale' con Fabio Concato che viene all'occorrenza per regalare un finalino di chiara fallace reminiscenza televisiva (la canzone di cui Mike...osannava in qualche suo quiz...uno dei tanti..). E Apicella-Servillo è uno spasso con camminate sul prato e erba rasa al suolo per una dedica sempre pronta...e un duetto quasi pronto…
Mario Monicelli, poco e già abbastanza per sbarcare il lunario: degli scapestrati, degli ultimi sono lì per poter racimolare danaro…E ne ‘I soliti ignoti’ è già abbastanza vedere i commedianti italici senza un giro di manovella. Ecco che in Paolo Sorrentino non è mai abbastanza vedere i ‘loro’ che succhiano a più non posso senza mai fermarsi. Il salto di qualità di ‘mezze cartucce’ che si rivendono in ogni gigiona sortita. Al veliero dell’isola che c’è…mai abbastanza e piena di gloria. Dal sorriso agrodolce al misto-fritto salato per molti.
Lui, si deve arrivare a Lui a qualunque costo. Lui il mestolo d'oro (e l'oro) che gira e rigira l'aperitivo bianco di polvere non offuscata
Orge, ornamenti, orpelli, onnipresente, omnia, onirico e ostinato. Non c'è verso alla Villa e lungo i piaceri succede di tutto alla luce del sole. Come non mai Lui.
Ricco....tutto non è abbastanza. Tutto e di più. Il viso posticcio di Servillo è un piacere visivo. Si ride senz'accorgersi che si ride di noi. Toni è prima e seconda, forse...già terza repubblica. Da Andreotti al Cavaliere, forse per arrivare al Politico in crescita or, ora..
Ombra di se stesso. Il regista si fa ombra, con acume solare, della sua bravura. Mai doma l'opera meritoria di saper riprendere ma in alcuni frangenti (e anche di più) siamo
1ecco come si sente. Unico. Il primo. Il nome di 'dio' appare vice. Una battuta sentita ai tempi (è in tempi non sospetti), l'autista del Cavaliere è il vice di cui sopra. Uno sberleffo alle feste normali, ma pi quali dove in un Paese ogni giorno è una compleanno con tavoli sovrappiù e pieni. Ma chi ha oltre e oltre cosa fa. Festini da Taranto a ‘Ville Smeralde’, da yacht a barche sovra-lusso, a bagni denudati e a pelurie ingombranti. È Lui che prende binocolo per quasi compiacersi dei contorni. Un Servillo a movenza gambe larghe, sorrisino petulante e linguaggio adescante. Il posticcio è arrivato da un po', è al potere. O meglio l’intorno, senza dire, è potere. Un certo regista americano disse 'siete arrivati all'entarteiment ' politico...siete arrivati come noi.....cioè alla schifezza senza sosta. Stiamo arrivando al pozzo nero o siamo già dentro.
Sorrentino ammalia e gira, rovescia e balla, illumina e spazza ogni idea di immagine pura, tutto oltre al quadrato, felliniano? O forse è solo un mentore vero di un colore posticcio tra Ligabue e Van Gogh dove lo spessore pare inutile e poco. E poi sono tanti i volti che in fondo è un continuo virtuale. 90121 (tipo telefilm) in quello di Roma o Sardegna con sesso spinto e sniffa-mento. I ragazzi sono evoluti.
Toni Servillo(Lui), guanciale, Riccardo Scamarcio (Sergio), cazzone, Elena Sofia Ricci (Veronica), amichevole, Fabrizio Bentivoglio (Santino), inginocchiato, Giovanni Esposito (Mariano), attaccato, Ugo Pagliai (Mike), afono, e Ricky Memphis (Riccardo), tonnato: tutti ammaestrati e fugaci, visionari e paludati, corporei e misti. E’ il lunario del set rovinato e scaduto, è la ripresa girotondo di un cinema che cala ogni ‘porcheria’ da racconto. La ‘vanità italica’ è sorrentiniana (per un cinema che può appesantirsi e stufare ad ogni sguardo). Fotografia di clamore e accessoria, da conclamare nella ‘bellezza’ dei vitalizi.
Regia giostrante e accademica, libera e autoreferenziale.
Voto: 6,5/10 (***)
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kimkiduk
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giovedì 26 aprile 2018
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quasi noioso
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Non amo Sorrentino. Dopo ogni suo film esco scontento.
Stilisticamente ottimo, musiche ottime, fotografia ottima, scelta degli attori ottima (devo dire anche Scamarcio evidentemente a suo agio in questo ruolo .... e forse non è un complimento), ma tutte le volte mi manca qualcosa.
Il film ha solo scheletro, mai cuore. E' sempre alla ricerca dell'Oscar per la grande bellezza o per lo scoop negli altri ... Il Divo ... Loro.
Si sa, parlare di Andreotti, il Papa dissacrante o Berlusconi, è facile fare attesa.
In più ci mettiamo .... Cannes si o no e anche due film a distanza di un mese Loro 1 e 2 come fosse Tarantino in Kill Bill.
Vabbè mi sa più di esperto di marketing che di regista.
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Non amo Sorrentino. Dopo ogni suo film esco scontento.
Stilisticamente ottimo, musiche ottime, fotografia ottima, scelta degli attori ottima (devo dire anche Scamarcio evidentemente a suo agio in questo ruolo .... e forse non è un complimento), ma tutte le volte mi manca qualcosa.
Il film ha solo scheletro, mai cuore. E' sempre alla ricerca dell'Oscar per la grande bellezza o per lo scoop negli altri ... Il Divo ... Loro.
Si sa, parlare di Andreotti, il Papa dissacrante o Berlusconi, è facile fare attesa.
In più ci mettiamo .... Cannes si o no e anche due film a distanza di un mese Loro 1 e 2 come fosse Tarantino in Kill Bill.
Vabbè mi sa più di esperto di marketing che di regista.
E poi se fai un film su Berlusconi o picchi duro o lascia stare. Tanto delle ..... donne facili .... delle feste ..... dei papponi .... dei politici al suo soldo e delle sue barzellette sappiamo tutto ... basta volerlo credere e sapere (purtroppo tanti ancora non lo credono evidentemente).
Non basta far fare qualche battutina al politico "inventato" (Bentivoglio) o alla moglie innamorata/cornuta per creare un film duro ed importante. Mi è sembrata più (almeno questo primo episodio) la storia di un arrivista idiota/cocainomane che cerca di mettersi in contatto con lui insieme ad un harem di donnette, associato al diverbio di una coppia di rincoglioniti depressi.
Anche stavolta tanto fumo e poco arrosto, forse addirittuta bruciato.
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cardclau
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martedì 8 maggio 2018
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che noia!
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Recensire un film è fantastico, perché permette di fare emergere opinioni anche diversissime, nel rispetto però di una seria riflessione. Il film Loro 1 di Paolo Sorrentino mi risulta clamorosamente noioso; non ho visto l'ora che finisse, sempre troppo lungo, e troppo prolisso. Sarà bravo il regista a delineare un potere depravato, senza mete apprezzabili o motivazioni un minimo vitali, che è interessato solo a certe cosette delle giovin signore, solo al denaro facile sempre guadagnato in modo illecito, a rapporti di forza solo sempre tristemente feudali, dove la cocaina scorre a gogò. Sarà bravo il regista a delineare solo femmine capaci a barattare a caro prezzo solo il loro corpo, e null'altro (le cortigiane savevano fare di meglio), ma attenzione, in una finestra temporale risicatissima, dove già a 30 anni si nota evidente la freschezza perduta.
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Recensire un film è fantastico, perché permette di fare emergere opinioni anche diversissime, nel rispetto però di una seria riflessione. Il film Loro 1 di Paolo Sorrentino mi risulta clamorosamente noioso; non ho visto l'ora che finisse, sempre troppo lungo, e troppo prolisso. Sarà bravo il regista a delineare un potere depravato, senza mete apprezzabili o motivazioni un minimo vitali, che è interessato solo a certe cosette delle giovin signore, solo al denaro facile sempre guadagnato in modo illecito, a rapporti di forza solo sempre tristemente feudali, dove la cocaina scorre a gogò. Sarà bravo il regista a delineare solo femmine capaci a barattare a caro prezzo solo il loro corpo, e null'altro (le cortigiane savevano fare di meglio), ma attenzione, in una finestra temporale risicatissima, dove già a 30 anni si nota evidente la freschezza perduta. Sarà bravo Toni Servillo a scimiottare, per carità in modo decisamente credibile, quella marionetta disperatamente assurda, ma capace di coagulare un ampio consenso, che è il Silvio per antonomasia. Ma volete mettere a paragone, e lo spessore, del Toni Servillo nel monaco di Le confessioni? Inoltre la storia "d'amore" tra Silvio e Veronica non è altro che una indecente e deprimente barzelletta. Niente di queste cose è minimamente eccitante, niente di queste cose riesce ad esprimere il senso della vita, nulla vale la pena. Tutto, a bersi in modo acritico il film, è perduto. Non rimarrebbe che farsi onorevolmente il seppuku tornati a casa, nel silenzio più totale. Il film gode solo delle tendenza voyeuristica della gente, abbacinata (a volte con invidia) dal mondo italianissimo del potere dei furbi. Ma non abbiamo assolutamente bisogno di questo squallore, abbiamo bisogno di vere motivazioni, di mettere il cuore in tutto quello che facciamo, anche quando facciamo all'amore con una ragazza.
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freerider
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venerdì 27 aprile 2018
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un mosaico ready-made
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Non è difficile comprendere perché Paolo Sorrentino abbia trovato interesse cinematografico in una figura pubblica ingombrante ma ormai in declino, nonostante al pubblico probabilmente non mancasse per nulla una versione del Cavaliere su grande schermo: verosimile che il regista abbia scorto nella variegata realtà che la cronaca ha negli anni disvelato attorno al noto personaggio l’universo (per non dire il pretesto) ideale per azionare il riavvio di una sarabanda di situazioni e fauna umana per nulla distanti da quelle che vorticavano nella Grande Bellezza: arrivisti, leccapiedi, intrallazzoni, galoppini, escort, aspiranti-qualsiasicosa disposte a qualsiasicosatutti brulicanti attorno a feste, festini, ville, piscine, sostanze chimiche, sport costosi, giardini all’inglese insomma tutto quel tipo di mondo con relativo decor vip-trash, quello che (fortunatamente) rispecchia la vita del 5 per mille dei cittadini italiani ma verso la cui rappresentazione il regista napoletano conferma particolare inclinazione.
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Non è difficile comprendere perché Paolo Sorrentino abbia trovato interesse cinematografico in una figura pubblica ingombrante ma ormai in declino, nonostante al pubblico probabilmente non mancasse per nulla una versione del Cavaliere su grande schermo: verosimile che il regista abbia scorto nella variegata realtà che la cronaca ha negli anni disvelato attorno al noto personaggio l’universo (per non dire il pretesto) ideale per azionare il riavvio di una sarabanda di situazioni e fauna umana per nulla distanti da quelle che vorticavano nella Grande Bellezza: arrivisti, leccapiedi, intrallazzoni, galoppini, escort, aspiranti-qualsiasicosa disposte a qualsiasicosatutti brulicanti attorno a feste, festini, ville, piscine, sostanze chimiche, sport costosi, giardini all’inglese insomma tutto quel tipo di mondo con relativo decor vip-trash, quello che (fortunatamente) rispecchia la vita del 5 per mille dei cittadini italiani ma verso la cui rappresentazione il regista napoletano conferma particolare inclinazione.
Loro1, per quanto si può giudicare senza aver visto Loro2, non ha certamente tra i suoi obiettivi la denuncia ma nemmeno l’analisi dei fatti realmente accaduti e ciò è evidente sia per il tono surreale della rappresentazione che per gli esigui elementi riconducibili alla cronaca (cronaca rosa più che politica o giudiziaria) che sono per l’appunto più che noti e acclarati e vertono soprattutto sull’aspetto privato e relazionale del protagonista e cioè il lato più agile da filmare e anche quello che riempie con più esuberanza lo schermo. Il film è di fatto un (altro) mosaico di (mala)vita capitolina, infatti nonostante il protagonista sia milanese e Servillo si sforzi di imitarne l’accento il regista si concentra sul capitolo politico e dunque romano della sua storia, ritagliandosi così nuovamente l’opportunità di muoversi negli ambienti con cui ha più familiarità. E’ così che con la consueta libertà di sceneggiatura, sempre in bilico tra estro e disimpegno, si aprono e si chiudono siparietti simbolisti, sequenze puramente vouyeristiche, scene che rigurgitano la nota volgarità televisiva senza una rielaborazione che possa dare un senso al ritrovarla anche qui, in poche parole un assemblaggio di estetica ready-made solo in apparenza audace ma a ben vedere ben attento a non correre nessun rischio. I personaggi si palesano immediatamente per ciò che devono rappresentare, didascalie di se’ stessi senza sfumature o sottintesi (le donne si insultano da sole, addirittura a un certo punto compare un cartellino segnaposto con nome e cognome nel dubbio che la somiglianza dell’attrice con la persona reale non fosse sufficiente) e come se non bastasse ogni concetto è spiegato e ribadito da dialoghi esplicativi e già comprensivi di autovalutazione: tutte le figure in scena sembrano consapevoli del giudizio che lo spettatore deve avere di loro e anzi, gli risparmiano la fatica di maturarlo da se’ anticipandoglielo a parole. Insomma, quel che attinge - copiato pari pari, o meglio servito su un piatto d’argento - alla realtà è stranoto e ormai inerte, tutto ciò che invece è aggiunto risulta talmente costruito che anche gli eccessi e le invenzioni si potrebbero susseguire all’infinito senza spostare di un millimetro il risultato dalla fotografia di scena di un sovraccarico allestimento.
Insomma, Sorrentino ha scelto la sezione della parabola italica del Cavaliere che sembra effettivamente fatta apposta per ridare vita alla corte dei miracoli in cui Toni Servillo ci aveva già guidati una volta nei panni di Jep Gambardella, quale sia il valore aggiunto di questa “nuova” operazione rimane al giudizio degli spettatori.
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angeloumana
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domenica 29 aprile 2018
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in attesa dell'epilogo
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Sarà stato un caso ma entrare al cinema di una città media alle 19 di un giovedì qualsiasi e trovarci 3 spettatori in tutto fa pensare che l'argomento non interessa più, non ci tocca: Lui, l'innominato innominabile, la brutta copia dell'italiano medio o la copia a cui l'italiano medio si è sempre ispirato non ci smuove più di tanto. Resta da chiedersi quale elettore (medio) gli ha prodotto il risultato del 14% alle ultime elezioni del 4/3/2018, forse un po' di suoi coetanei che pensano ai passati “successi”, gente che in lui si è identificata come in un campione che ha fatto della sua vita ciò che essi sognavano; o forse molti suoi feudatari interessati e dall'ometto beneficiati, che sperano di partecipare ancora un po' alle scorpacciate di cui hanno ricordo.
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Sarà stato un caso ma entrare al cinema di una città media alle 19 di un giovedì qualsiasi e trovarci 3 spettatori in tutto fa pensare che l'argomento non interessa più, non ci tocca: Lui, l'innominato innominabile, la brutta copia dell'italiano medio o la copia a cui l'italiano medio si è sempre ispirato non ci smuove più di tanto. Resta da chiedersi quale elettore (medio) gli ha prodotto il risultato del 14% alle ultime elezioni del 4/3/2018, forse un po' di suoi coetanei che pensano ai passati “successi”, gente che in lui si è identificata come in un campione che ha fatto della sua vita ciò che essi sognavano; o forse molti suoi feudatari interessati e dall'ometto beneficiati, che sperano di partecipare ancora un po' alle scorpacciate di cui hanno ricordo. Và detto che l'uomo del fare ,così si definisce il Tony Servillo che gli dà le sembianze esagerate grottesche e caricaturali, un po' di profitto lo ha arrecato: oltreché ai suoi feudatari e cortigiani ai tanti giornalisti scrittori e creatori di programmi mediatici che ne hanno scritto, per informarci o per compiacerlo. Insomma l'uomo del faresi è dato da fare e nemmeno a 82 anni puo' starsene con le mani in mano: con la scusa del Paese che amo vuole risultare presente, ricorda l'ex giovane sindaco di Firenze che gli tributò un viaggio ad Arcore e i tanti che non possono vivere senza stare in scena.
Per il resto il film sembra una continuazione de La grande Bellezza con qualche scena di Youth, il Jepp Gambardella attorniato da un mondo di comparse in cerca di carriera o comparsate – in tv o in politica - è sempre lì, lì nel mezzo(da Luciano Ligabue). Sorrentino non può fare a meno delle maschere, degli animali umani o reali di cui popola i suoi film: una rappresentazione grottesca della nostra italietta. Meraviglia il numero di comparse che lo popolano come in uno stadio, dove le avrà trovate? E in larga maggioranza ragazze e fustacchioni ben fatti, tutti a proporsi al drago pur di apparire e sopravvivere, e fu come allontanarsi un po' la pistola di un mattino(da Roberto Vecchioni), la pistola dell'oblìo (vedi l'igienista dentale Minetti o il fine dicitore Bondi, qui impersonato da Fabrizio Bentivoglio, o un “trota” o una Ruby qualsiasi). E per qualche chiappa di sedere femminile dev'essere stato un punto d'arrivo tatuarsi il faccione ghignante dell'idolo, per esporlo alla vista dell'utilizzatore finaledi turno.
Un pizzico di umanità è dato da Riccardo Scamarcio, che dà voce e immagine a Gianpi Tarantini in attesa di conoscere “Lui” per sfondare nel mondo degli affari, e che si preoccupa dei risparmi che sta investendo in quell'impresa e che stanno per finire. Altro tocco umano è la comparsa nel film di Fabio Concato, che improvvisamente appare nel giardino di Villa Certosa in Sardegna (però, che bravo è stato il Belluscone imprenditore...e quante ville, anche rubate), e canta alla coppia B.-Lario Che domenica bestiale, la canzone del loro primo appuntamento, in attesa che il ciarpame senza pudore, di cui la “poveretta” si accorse solo dopo 26 anni di matrimonio, inondi le residenze private dell'ometto coi tacchi. La cosa avverrà prevedibilmente in Loro2 del quale l'andamento un pochino “sbadiglioso” diLoro1fa pensare a un epilogo definitivo di quella vita che ha solo dato spettacolo furbo.
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[+] meglio un vecchio capace che un giovane incapace
(di robertols)
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