Loro 1

   
   
   

Sorrentino ci dipinge a suo modo il decandentismo berlusconiano

di LucaScialo


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lunedì 21 maggio 2018

Se dieci anni fa con Il Divo, Paolo Sorrentino ci ha dipinto, col suo stile pittoresco e stucchevole, ma allo stesso tempo realista e riuscito, gli ultimi anni della carriera politica del personaggio più controverso della Repubblica italiana, con questa pellicola ci fa immergere nel decadentismo berlusconiano. Quello consumatosi nella seconda metà degli anni 2000, fatto di festini a luci rosse con ragazze assoldate per far divertire "Lui" e chi gli sta intorno, lacchè, arrivisti, ville sfarzose, fiumi di droga.
Sorrentino pone in primo piano "loro" appunto, quelli che circondano "Lui". Un imprenditore di successo pieno di sé, prestatosi alla politica per non lasciare il Paese ai "comunisti", i quali però gli hanno scippato il governo, che va assolutamente riconquistato. Così come va riconquistata sua moglie, ferita nell'orgoglio dai suoi atteggiamenti superficiali e tradimenti. Lo sfarzo e quel mondo dorato non le fanno più effetto. Ciò che cerca è quella sincerità e consistenza nel loro rapporto ormai perduta da tempo.
La prima ora è dunque dedicata a questi "loro", così arrivisti e buffi, affannati nel loro mondo fatto di cose materiali, superficiali, perversioni. Sorrentino utilizza gli stessi pastelli de La grande bellezza, quelli che non riesce più a mollare dopo l'Oscar e che sono diventati un marchio di fabbrica. Proprio come capitò al suo mentore Fellini dopo il capolavoro La dolce vita. Che, di fatto, non gli faranno più fare un film dello stesso spessore. Qui agli sfarzi de La grande bellezza, il regista napoletano aggiunge scene di sesso esplicito. Caricando ancora più la mano sulle tinte del decadentismo più becero e squallido.
A manovrare ragazze disposte a vendere il proprio corpo per raggiungere il proprio scopo è Sergio Morra, interpretato da Riccardo Scamarcio, l'imprenditore di Taranto che procurava la "carne fresca ai potenti di turno in cambio di favori. Con l'ambizione di arrivare tra la gente che conta, stanco di restare confinato a Taranto. Viene disprezzato perfino dal padre, che non ha mai vinto un appalto, ma almeno agiva onestamente.
C'è anche un personaggio al di sopra di "Lui", che non a caso viene definito Dio e del quale non viene celata l'identità. Si vede solo un uomo con un asciugamani sulla faccia parlare con un microfono. Per non farsi riconoscere la voce.
Dopo questa prima ora da Sodoma e Gomorra, perversione misto ad arrivismo, appare Lui, Silvio Berlusconi. Nella sua sontuosa villa in Sardegna. Ad interpretarlo l'istrionico e camaleontico Tony Servillo. Da anni fedele compagno di viaggi di Sorrentino. L'interpretazione è inutile dirlo ottima, sebbene il trucco non sia riuscitissimo. C'è anche il fedele menestrello, Mariano Apicella, utilizzato come fosse un Juke Boxe da Lui. Mentre Veronica Lario è interpretata da una azzeccatissima Elena Sofia Ricci. Appare anche Noemi Letizia, il cui scandalo finirà per essere la punta di un gigantesco iceberg.
Insomma, tra personaggi reali, verosimili ed inventati, questo primo episodio ci accompagna così a ciò che sarà il secondo. Se con Il Divo Sorrentino ha cercato di rendere concreti e reali i tanti sospetti che hanno ruotato per anni intorno ad Andreotti, con Loro 1 e Loro 2 il regista napoletano si limita a trasporre ciò che sappiamo già. Una realtà già di per sé così eccentrica da rendere questa trasposizione colorita pure superflua e disinnescata dal suo intento. Berlusconi e i suoi vizi sono già storia raccontata a dovere da cronache e inchieste giornalistiche. Tanto da essere loro stessi già un film narrato. Un pò quanto accadde con Il Caimano di Nanni Moretti, il quale però quanto meno costruì intorno al racconto sull'ascesa al potere del Cavaliere, una storia gradevole ed inventata.
Sorrentino, quindi, ci dice quello che conosciamo già. E dunque nella fattispecie, la sua regia sontuosa ed esasperata, appare ancor di più superflua, autoreferenziale, se non fuorviante.

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