Border - Creature di confine

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Un film di Ali Abbasi. Con Eva Melander, Eero Milonoff, Jörgen Thorsson, Ann Petrén.
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Titolo originale Gräns. Fantastico, Ratings: Kids+13, durata 108 min. - Svezia, Danimarca 2018. - Wanted uscita giovedì 28 marzo 2019. - VM 14 - MYMONETRO Border - Creature di confine * * * - - valutazione media: 3,42 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Border: Varcando il Confine. Valutazione 4 stelle su cinque

di Ashtray_Bliss


Feedback: 29534 | altri commenti e recensioni di Ashtray_Bliss
martedì 28 maggio 2019

Border si presenta come un ottimo lungometraggio, un prodotto finemente stratificato e curato nei minimi dettagli, capace di trasportare lo spettatore nel vivo di questa storia strana e peculiare, così lontana dal nostro vissuto eppure, in qualche modo, concretamente vicina a noi. Agassi avvalendosi anche del fascino malinconico e talvolta tetro generato dal panorama scandinavo oscuro, freddo e misterioso, crea la giusta atmosfera nella quale siamo invitati ad immergerci, confezionando un'opera narrativamente articolata, complessa ed interessante ma accessibile a tutti, dove il simbolo, la metafora, l'allegoria prendono vita e costruiscono una fiaba eterodossa e singolare in grado di spiazzarci emotivamente e portarci in terreni inesplorati. Il costante uso della simbologia e della metafora costituisce la vera colonna portante del film che ci chiede di mettere da una parte le nostre certezze, i nostri pregiudizi, e varcare quel confine invisibile oltre il quale c'è "l'altro", quella potente e ricorrente figura narrativa che si contrappone al "noi" e rappresenta il mistero, l'oscuro, l'ignoto e spesso il nemico. Perchè l'altro rappresenta a prescindere la diversità nella sua accezione più ampia e la quale diventa, a discrezione dell'ottica in cui viene inquadrata e analizzata, un ostacolo o una minaccia da mantenere sotto controllo con ogni mezzo possibile (inclusa la repressione) oppure una scoperta, curiosa e intrigante che induce al contatto, alla conoscenza dell'altro, all'abbattimento dei confini spesso mentali e illusori che ci imponiamo, che ci spinge a scoprire somiglianze, identificare punti in comune ed infine accettare e rendere possibile una convivenza armoniosa. Noi umani, istintivamente agiamo in entrambi i modi e se dapprima risulta un'istinto o un riflesso naturale quello di opporci a ciò che riteniamo diverso ed estraneo a noi, per preservare le nostre abitudini ed usanze, è altrettanto vero che la diversità esercita una forza magnetica, ci chiama e ci invita a conoscere una parte nuova di noi stessi e del mondo. Ci invita quindi ad abbattere i muri e attraversare i confini grazie ai quali è possibile raggiungere una nuova consapevolezza.
Ed è esattamente su questo aspetto che investe Agassi proponendoci di lasciarci andare e trasportare in questo perturbante racconto, questa fiaba nera che rappresenta una storia di scoperta delle proprie origini, un'orgogliosa riaffermazione e rivendicazione della propria identità e appartenenza (minoritaria) ma anche una riflessione crudele e intesa su ciò che contraddistingue l'essere umano dalla bestia, la moralità e il senso di giustizia dalla pericolosa deriva di dissolutezza e perversione che infestano il nostro mondo.
In questo modo, grazie ad un abile incastro di ogni singolo tassello che compone la storia, Agassi ci porta all'interno di questo mondo fiabesco, magico ed etereo ma anche concretamente sinistro al tempo stesso, invitandoci a familiarizzare con Tina e Vore, quei protagonisti così diversi da noi ma simili l'uno all'altra; protagonisti che faticano a inserirsi nella nostra società e ne restano ai margini volontariamente o meno, indipendentemente dall'approccio in cui scelgono di affrontarla. Dall'aperto e inequivocabile disprezzo e rinnego che Vore nutre nei confronti degli esseri umani e della società in generale, agli inutili sforzi di preservare un'apparente normalità, socialmente imposta ma fragile e fittizia, come nel caso di Tina (e del suo rapporto inesistente e via-via incrinato con Roland). Vore infatti, non solo accetta pienamente la sua natura e la sua consapevole diversità lasciandosi guidare dai suoi istinti, da quelle pulsioni inconsuete e devianti secondo la nostra ottica, ma il suo ultimo scopo in realtà è assai più inquietante, crudele e diabolico poichè prevede la vendetta, e contemporaneamente la punizione, degli umani servendosi nonostante tutto degli stessi per attuare il suo malevolo piano. Tina, invece, si sforza ad adattarsi a un concetto di normalità che le sta stretto ma nel quale è cresciuta, vive e lavora, nonostante capisca che con Vore ha finalmente trovato l'anima gemella con la quale può sentirsi libera di esprimersi ed esplorare liberamente senza remore, vergogna o inibizioni la propria natura, riscoprendo il suo "io" e trovando risposta a tutti quegli interrogativi rimasti in sospeso nel corso della vita. Sentendosi ormai libera e rinata, finalmente appartenente ad una comunità e avendo trovato il suo posto nel mondo, un mondo tanto nuovo quanto inesplorato, Tina si lascia abbagliare dal fascino oscuro di Vore, tanto da rischiare di intralciare il suo coinvolgimento in una sensibilissima indagine di polizia alla quale partecipa grazie ad una sua peculiare caratteristica; l'olfatto. Un senso talmente sviluppato in grado di smascherare colpe e vergogne indicibili e che le permette di svolgere impeccabilmente il proprio lavoro arrivando persino a prestare il suo aiuto per una delicata indagine di pedofilia. Il suo carisma, quella caratteristica così intrinseca che indirettamente rimanda gli spettatori sin dalle prime sequenze alla diversità di Tina e la sua appartenenza più al regno animale che quello umano, la rendono una protagonista perspicace, audace e coraggiosa, un'antieroina la cui storia incuriosisce e affascina. E laddove la sua ritrovata vitalità ed energia sprigionata dal lato intimo della sua relazione con Vore s'intreccia indissolubilmente con l'indagine dai risvolti inquietanti, i tasselli del puzzle entrano al loro posto e i nodi vengono al pettine. Il ruolo di Vore verrà rivelato e la sua presenza nella vita di Tina risulterà tutt'altro che accidentale. Allora emergono anche i ponderanti quesiti e le delicate questioni sollevate dal regista stesso: Cos'è che ci rende effettivamente umani? Quali sono i reali limiti, e talvolta sottili confini, tra la compassione, la moralità, il senso del giusto e la bestialità, la grettezza e l'amoralità più dissoluta? Sono veramente caratteristiche proprie di una specie e non di altre? La diversità è imputabile soltanto alle caratteristiche fisiche, e magari all'appartenenza ad una specie diversa oppure l'unica vera differenza che conta e dovrebbe contare riguarda l'assenza di empatia, umanità, moralità ? Ovvero di quelle caratteristiche che indiscutibilmente ci differenziano dalle bestie guidate soltanto dalle loro primitive pulsioni e bisogni.

E in questa sublime favola nera non vi è nulla di scontato, di bianco o nero; i confini tra coppie di opposti come "buono e cattivo", "umano e disumano" sono labili e sfuggenti, indefiniti. Il codice di valori che ogni protagonista decide di adottare e seguire, a seconda del suo condizionamento, è un'immensa zona grigia ricca di sfumature e contrasti dove scegliere da che parte schierarsi, chi aiutare e chi tradire, è tutt'altro che semplice. Ancor di più se si tratta della ormai sicura e rinata Tina che si vedrà posta davanti a un bivio dalle notevoli implicazioni. Quello tra il scegliere le sue origini, la sua specie e seguire il sentimento più forte di tutti, l'amore, oppure se porsi con logica e distacco dinanzi ai fatti, espliciti, brutali e inequivocabili e scegliere la strada della giustizia. Il finale comunque non risulta affatto banale o scontato ma funzionale e coerente col racconto costruito, fine a ristabilire gli equilibri e l'armonia tra il nostro mondo e il loro facendo risaltare il senso di giustizia per entrambe le parti in causa. 
Resta così l'impressione di aver assistito ad un prodotto suggestivo, dirompente, incisivo e potente, un'armonica miscela tra dramma, fantasy, poliziesco e thriller. Un film magistralmente supportato dalle avvolgenti atmosfere fiabesche, magiche e oniriche, misteriose e talvolta primordiali ma sempre eloquenti costituite da foreste (sempre portatrici di simbologie mistiche ed evocative), muschi, stagni, piogge e incontri inconsueti con bellissimi animali, i veri abitanti di questi luoghi incantati, quali volpi, alci, cervi.
Tutto volto a ricordarci che la natura di per sè contiene qualcosa di magico e mistico che ci incanta e ci appartiene, ma anche e sopratutto fine a ricollegare puntualmente il racconto alla sua dimensione fantastica e surreale. La meraviglia ha il sopravvento anche in una storia d'amore atipica e singolare dove regna la divergenza, la bruttezza, la diversità in ogni sua singola declinazione ma che spinge contemporaneamente noi spettatori e protagonisti a varcare il confine delle nostre certezze e cogliere la vera bellezza laddove, superficialmente, non c'è. La bellezza della scoperta delle proprie origini e radici, il raggiungimento della piena consapevolezza di sè, il ritrovarsi con un partner che ti capisce e ti accetta per come sei, il rendersi finalmente partecipi del sentimento più potente di tutti che da solo risulta un'esperienza travolgente e devastante per Tina (come per ognuno di noi che si innamora per la prima volta). 
Una storia unica, affascinante, amara, cinica e stratificata che conquista per l'eloquenza delle bellissime immagini e per la sua trama cosi cupa e tetra che si sviluppa all'interno di un ambiente da sogno. Nota di merito, oltre che al regista, va certamente agli attori i quali abilmente "deformati" grazie a trucchi prostetici trasmettono tutta la gamma di emozioni provate dai loro personaggi senza, è il caso di dirlo, sfigurare. Imperdibile: 4,5/5.

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