“Van Gogh: sulla soglia dell’eternità” racconta l’ultimo periodo di vita del pittore.
Nel film
“Van Gogh: sulla soglia dell’eternità” la narrazione si sviluppa attraverso momenti chiave dell’esistenza dell’artista. L’incontro tra
Van Gogh (William Defoe) e
Gauguin (Oscar Isaac) e il loro soggiorno ad
Arles, il ricovero al manicomio di
Saint-Rémy e la permanenza del pittore ad
Auvers chiusasi con la sua misteriosa morte.
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“Van Gogh: sulla soglia dell’eternità” racconta l’ultimo periodo di vita del pittore.
Nel film
“Van Gogh: sulla soglia dell’eternità” la narrazione si sviluppa attraverso momenti chiave dell’esistenza dell’artista. L’incontro tra
Van Gogh (William Defoe) e
Gauguin (Oscar Isaac) e il loro soggiorno ad
Arles, il ricovero al manicomio di
Saint-Rémy e la permanenza del pittore ad
Auvers chiusasi con la sua misteriosa morte.
Sempre costante il viscerale rapporto che c’era tra
Van Gogh e suo fratello
Theo(Rupert Friend), convinto sostenitore dell’arte di Vincent che lo supportò fino alla fine dei suoi giorni.
Un film come un dipinto
La pellicola
“Van Gogh: sulla soglia dell’eternità” è un biopic essenziale, un film interiore che sottolinea l’importanza sia del silenzio sia delle parole.
Il registro e il ritmo del lungometraggio cambiano a seconda dei personaggi.
Se
Gauguin si porta dietro un continuo brusio, l’allegra ed insaziabile voglia di andare oltre ed essere sempre in movimento; per
Van Gogh si predilige il silenzio, il continuo logorio di un lavorio dell’anima, una sofferenza che man mano viene accettata, ma che nasconde una grande fragilità e solitudine.
Per il ruolo di Van Gogh è stato scelto
Willem Dafoe che, con un’interpretazione totalizzante, riesce a trasmettere l’anima dannata del protagonista. Alterna stati d’angoscia a stati di lucidità con lo sguardo affamato di sapere, rivolto ad una realtà che non lo comprende.
Oscar Isaac convince nel ruolo di Paul Gauguin e
Rupert Friend gestisce il ruolo di Theo Van Gogh con decisa pacatezza.
Interessante e significativo il dialogo che il pittore intratterrà con due personaggi secondari. Il primo un prete nella clinica di Saint-Rémy interpretato da
Mads Mikkelsen, il secondo un medico interpretato da
Mathieu Amalric.
Dopo il film “Basquiat” il regista
Julian Schnabel torna dietro la macchina da presa per dirigere
“Van Gogh: sulla soglia dell’eternità”, un film dedicato al genio incompreso di un maestro senza tempo.
Lo fa prevalentemente con l’occhio dell’artista, facendo scelte registiche particolari, utilizzando il punto di vista del pittore per creare un’esperienza quasi immersiva da parte del pubblico.
Come le pennellate di Van Gogh, il colore è un altro elemento fondamentale per questa pellicola che respira e si interroga come il protagonista.
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