marymary
|
sabato 5 gennaio 2019
|
da vedere
|
|
|
|
|
|
[+] lascia un commento a marymary »
[ - ] lascia un commento a marymary »
|
|
d'accordo? |
|
lbavassano
|
sabato 5 gennaio 2019
|
turbandoci. emozionandoci
|
|
|
|
"Quasi mi dispiace di aver ricominciato a dipingere; avrei dovuto rinunciarvi, perché non vedo come me la potrei cavare. Non è possibile dipingere senza colori, i colori costano cari".
Non possono lasciare indifferenti queste parole scritte da Vincent van Gogh al fratello Théo, non possono lasciare indifferente chiunque conosca l'importanza del colore nell'arte di van Gogh, chiunque, per altro verso, conosca le quotazioni che hanno raggiunto le opere di van Gogh. Le parole di un artista disposto a rinunciare all'uso del colore perché "i colori costano cari", parole che molto ci dicono sulle leggi del mercato.
Anche su questo sfondo può essere letto il film di Julian Schnabel, che il colore, e la luce, nel suo incontro drammatico ed esaltato con la materia, rende protagonisti assoluti, che, grazie all'interpretazione di Willem Dafoe, di van Gogh ci mostra corpo e anima, tenebra e candore, e demoni.
[+]
"Quasi mi dispiace di aver ricominciato a dipingere; avrei dovuto rinunciarvi, perché non vedo come me la potrei cavare. Non è possibile dipingere senza colori, i colori costano cari".
Non possono lasciare indifferenti queste parole scritte da Vincent van Gogh al fratello Théo, non possono lasciare indifferente chiunque conosca l'importanza del colore nell'arte di van Gogh, chiunque, per altro verso, conosca le quotazioni che hanno raggiunto le opere di van Gogh. Le parole di un artista disposto a rinunciare all'uso del colore perché "i colori costano cari", parole che molto ci dicono sulle leggi del mercato.
Anche su questo sfondo può essere letto il film di Julian Schnabel, che il colore, e la luce, nel suo incontro drammatico ed esaltato con la materia, rende protagonisti assoluti, che, grazie all'interpretazione di Willem Dafoe, di van Gogh ci mostra corpo e anima, tenebra e candore, e demoni. Turbandoci. Emozionandoci.
(D'eccellenza anche la colonna sonora).
[-]
|
|
[+] lascia un commento a lbavassano »
[ - ] lascia un commento a lbavassano »
|
|
d'accordo? |
|
claudio s.
|
sabato 5 gennaio 2019
|
quasi impresentabile
|
|
|
|
Avete presente Val Waxman: il regista cieco interpretato da Woody Allen? Qualcuno deve averlo ingaggiato per dirigere questo lungometraggio senza anima. Si perché, riprese caotiche e continui close-up rischiano di provocare il voltastomaco agli spettatori. Fotografia mediocre, musiche ripetitive e monocorde fanno da cornice a una storia tutto sommato anche ben raccontata. Nota veramente positiva è l'interpretazione magistrale di Dafoe. Per il resto i soldi del biglietto sprecati
|
|
[+] lascia un commento a claudio s. »
[ - ] lascia un commento a claudio s. »
|
|
d'accordo? |
|
|
sabato 5 gennaio 2019
|
profondità persa
|
|
|
|
Disprezza e appiattisce Van Gogh
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
fulviowetzl
|
sabato 5 gennaio 2019
|
dentro gli occhi di van gogh
|
|
|
|
Un pittore che descrive un pittore "dal di dentro", facendoci entrare nei suoi occhi ingombri di lacrime, o intorpiditi dall'assenzio, in soggettive in cui la metà inferiore dello schermo è sfocata, oppure facendoci correre a perdifiato, con tutti i sobbalzi della macchina a mano, senza la melassa della steadycam, per campi di girasoli che svettano morti e desolati, o affondare scarpe sfondate nel fango in passi frenetici e ossessivi o in chiese dove enormi pilastri rotondi, millenari come querce, si inoltrano nel buio delle volte, o facendoci rotolare su pietre tombali dove Van Gogh si rotola, noncurante di segnare ulteriormente la sua pelle segnata da mille rughe, o immergere in campi incolti di erba alta, a farsi abbracciare dalla terra, e riempire gli occhi di giallo di sole e blu cobalto di cielo, per placare la febbre interiore, la ricerca inesausta d'amore.
[+]
Un pittore che descrive un pittore "dal di dentro", facendoci entrare nei suoi occhi ingombri di lacrime, o intorpiditi dall'assenzio, in soggettive in cui la metà inferiore dello schermo è sfocata, oppure facendoci correre a perdifiato, con tutti i sobbalzi della macchina a mano, senza la melassa della steadycam, per campi di girasoli che svettano morti e desolati, o affondare scarpe sfondate nel fango in passi frenetici e ossessivi o in chiese dove enormi pilastri rotondi, millenari come querce, si inoltrano nel buio delle volte, o facendoci rotolare su pietre tombali dove Van Gogh si rotola, noncurante di segnare ulteriormente la sua pelle segnata da mille rughe, o immergere in campi incolti di erba alta, a farsi abbracciare dalla terra, e riempire gli occhi di giallo di sole e blu cobalto di cielo, per placare la febbre interiore, la ricerca inesausta d'amore. Willem Dafoe è straordinario, si immerge nel ruolo della vita, poco importa se 62enne a interpretare un 37enne, Van Gogh sarà giunto cosi al termine della sua breve vita, i veri solchi della faccia di Dafoe che procedono paralleli a segmentarne il volto, coincidono con le linee vorticose del vento nei cieli stellati, nelle radici contorte a riempire le sue tele fino a cacciarne i tronchi, e il suo occhio di bambino implorante affiora a cercare il nostro, commovente. Julian Schnabel, pittore magmatico di tele enormi, bistrattate da colori e segni, dove il gesto deve essere uno ed uno solo, quello, a metà sentiero tra Jackson Pollock e Van Gogh appunto, ci fa vivere un'esperienza emotiva e tattile, come già aveva fatto con Basquiat, ma là descriveva un fratello di strada, bruciante e bruciato, qui entra letteralmente nel corpo e nella mente emaciata e delirante di Vincent, e ci fa sobbalzare e stremare e soffrire con lui, a cercare di schivare i colpi di incomprensione e di pistola dei suoi concittadini sordi, cinici e opachi. Van Gogh - Sulla Soglia dell'Eternità , è un'esperienza totalizzante, un vero trip come si diceva nei Juke Box all'idrogeno, On the road che aleggiavano intorno a Schnabel, negli anni '80. E gli scarni ma preziosi dialoghi di Jean-Claude Carrière, lo sceneggiatore dei fascini discreti, dei fantasmi di libertà, degli oscuri oggetti del desiderio buñueliani, ci guidano inesorabili ma semplici a dipanare la matassa interiore, a decrittare il fascino angosciante ma imprescindibile che esercitano ancora su di noi le tele convulse di Vincent, salvo poi placarci anche noi nel giallo che invade, dopo i titoli di coda, per due minuti lo schermo. Il film è arricchito ancor più da preziosi camei, della locandiera di Emanuelle Seigner, ignara che il libro bianco da lei regalato a Vincent era riempito da 65 disegni, scoperti solo nel 2016, del reduce da Saint Quentin impazzito e tatuato di Niels Arestrup, dal sornione dottor Gachet di Mathieu Amalric, ma soprattutto dal prete scettico e sibillino di Madds Mikkelsen, nel dialogo memorabile in cui Vincent e lui si confrontano, sull'arte, sulla fede, sull'anima, di fronte ad un piccolo quadro di uccellini in un nido, sparuti come Van Gogh ora di fronte all'autorità ecclesiastica, alla sorda diffidenza della sua epoca.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fulviowetzl »
[ - ] lascia un commento a fulviowetzl »
|
|
d'accordo? |
|
roberto s.
|
sabato 5 gennaio 2019
|
cinepresa? no, pennello.
|
|
|
|
Solo nelle mani di un pittore, come il regista Schnabel, la cinepresa poteva trasformarsi in pennello. Ogni sequenza, ogni inquadratura di questo film è un quadro. Non un freddo fotogramma, ma, appunto, un quadro di luce e di calore. Non un quadro qualunque, ma un quadro di Van Gogh, perché la pastosità e lo spessore dei colori sono non solo custoditi, ma esaltati. Mai visto prima qualcosa del genere. Puro godimento. Dallle vicende umane testimoniate, estraggo il rapporto tra Vincent e Theo. Un legame di intensa tenerezza e vicinanza, come raramente è dato riscontrare perfino in legami vissuti con ben maggiore intensità: figliolanza, coppia, genitorialità, amicizia.
[+]
Solo nelle mani di un pittore, come il regista Schnabel, la cinepresa poteva trasformarsi in pennello. Ogni sequenza, ogni inquadratura di questo film è un quadro. Non un freddo fotogramma, ma, appunto, un quadro di luce e di calore. Non un quadro qualunque, ma un quadro di Van Gogh, perché la pastosità e lo spessore dei colori sono non solo custoditi, ma esaltati. Mai visto prima qualcosa del genere. Puro godimento. Dallle vicende umane testimoniate, estraggo il rapporto tra Vincent e Theo. Un legame di intensa tenerezza e vicinanza, come raramente è dato riscontrare perfino in legami vissuti con ben maggiore intensità: figliolanza, coppia, genitorialità, amicizia. Quanto a Vincent, lui incarna l'Idiota di Dostoevskij. Il film propende per la tesi dell'incidente, anziché del suicidio, non saprei su quali basi.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a roberto s. »
[ - ] lascia un commento a roberto s. »
|
|
d'accordo? |
|
inesperto
|
venerdì 4 gennaio 2019
|
il giallo è vita
|
|
|
|
Pellicola molto lenta ed intimista. La soggettiva vuol farci osservare l'evolversi della vita di Vincent Van Gogh dal suo proprio punto di vista. Una vita in povertà, problematica, che trova il suo unico sfogo nell'opera pittorica. In film di questo genere, l'attività per cui è celebre l'individuo che si intende biografare è solitamente posta in secondo piano rispetto alle peripezie di vario tipo che egli si trova ad affrontare. In questo, invece, la pittura è posta sullo stesso piano del pittore, in relazione stretta, ed è sicuramente una nota di merito. A livello interpretativo, il film raggiunge il suo picco più elevato nel duetto tra Dafoe e Mikkelsen: un momento eccezionale.
[+]
Pellicola molto lenta ed intimista. La soggettiva vuol farci osservare l'evolversi della vita di Vincent Van Gogh dal suo proprio punto di vista. Una vita in povertà, problematica, che trova il suo unico sfogo nell'opera pittorica. In film di questo genere, l'attività per cui è celebre l'individuo che si intende biografare è solitamente posta in secondo piano rispetto alle peripezie di vario tipo che egli si trova ad affrontare. In questo, invece, la pittura è posta sullo stesso piano del pittore, in relazione stretta, ed è sicuramente una nota di merito. A livello interpretativo, il film raggiunge il suo picco più elevato nel duetto tra Dafoe e Mikkelsen: un momento eccezionale. Willem Dafoe si conferma un interprete dinamico con un talento straordinario.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a inesperto »
[ - ] lascia un commento a inesperto »
|
|
d'accordo? |
|
|
venerdì 4 gennaio 2019
|
il disturbo mentale e la genialità artistica
|
|
|
|
Vincent Van Gogh. Uno spettacolo sull'amore di un artista immerso nella natura, la sua luce, le sue forme, i suoi colori, e da questi dipendente. Per il suo carattere introspettivo e per il suo distaccarsi e calarsi nella natura, egli è stato isolato, talora svilito e deriso dalla comunità e la sua eccelsa arte apprezzata solo tardivamente. È un arte che interpreta la realtà in modo nuovo, bizzarro e romantico, con enfasi dei colori e di dettagli apparentemente insignificanti, quasi infantile, diverso, che rende l'idea di una visione del mondo originale, spesso eccentrica e forse alterata, ma ricca di poesia e tenerezza mista ad inquietudine, incompresa ai più. Il disagio mentale nel film viene posto in primo piano già dalle prime inquadrature della scena iniziale.
[+]
Vincent Van Gogh. Uno spettacolo sull'amore di un artista immerso nella natura, la sua luce, le sue forme, i suoi colori, e da questi dipendente. Per il suo carattere introspettivo e per il suo distaccarsi e calarsi nella natura, egli è stato isolato, talora svilito e deriso dalla comunità e la sua eccelsa arte apprezzata solo tardivamente. È un arte che interpreta la realtà in modo nuovo, bizzarro e romantico, con enfasi dei colori e di dettagli apparentemente insignificanti, quasi infantile, diverso, che rende l'idea di una visione del mondo originale, spesso eccentrica e forse alterata, ma ricca di poesia e tenerezza mista ad inquietudine, incompresa ai più. Il disagio mentale nel film viene posto in primo piano già dalle prime inquadrature della scena iniziale. Riprese in soggettivo mosse intenzionalmente, e ripetute con tormento per tutta la durata del film; primissimi piani con dettagli espressivi esasperati, scarsa importanza dei panorami stupendi, a favore del personaggio in pena; commento sonoro angosciante di un pianoforte che suona di continuo tre note ripetute ossessivamente; interminabili scene in assenza di parlato. William è magistrale e la sua somiglianza impressionante. Per me è essenzialmente un film sull'isolamento a cui viene condotto un uomo con disturbo mentale, che gli ha consentito di assurgere ai piu alti livelli della genialità artistica. Un'altro film che ti dice che un grande artista ha un malessere interiore, di qualsiasi genere, che lo guida nelle espressioni esteriori. Film complessivamente noiosamente interessante, non adatto ai bambini sensibili al tedio. L'ho visto il primo giorno di programmazione in un impeto di trasporto: non commetteró lo stesso errore in futuro e andrò a vedere solo film di cui potro valutare i pareri di amici che lo hanno già visto. Da vedere solo di pomeriggio dopo un buon caffè e prima di una pizza serena tra amici.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
gian
|
mercoledì 2 gennaio 2019
|
dove lo trasemetteranno
|
|
|
|
in campania dove sarò possibile vederlo?
|
|
[+] lascia un commento a gian »
[ - ] lascia un commento a gian »
|
|
d'accordo? |
|
taty23
|
giovedì 27 dicembre 2018
|
van gogh alla ricerca dell'essere
|
|
|
|
“Van Gogh: sulla soglia dell’eternità” racconta l’ultimo periodo di vita del pittore.
Nel film “Van Gogh: sulla soglia dell’eternità” la narrazione si sviluppa attraverso momenti chiave dell’esistenza dell’artista. L’incontro tra Van Gogh (William Defoe) e Gauguin (Oscar Isaac) e il loro soggiorno ad Arles, il ricovero al manicomio di Saint-Rémy e la permanenza del pittore ad Auvers chiusasi con la sua misteriosa morte.
[+]
“Van Gogh: sulla soglia dell’eternità” racconta l’ultimo periodo di vita del pittore.
Nel film “Van Gogh: sulla soglia dell’eternità” la narrazione si sviluppa attraverso momenti chiave dell’esistenza dell’artista. L’incontro tra Van Gogh (William Defoe) e Gauguin (Oscar Isaac) e il loro soggiorno ad Arles, il ricovero al manicomio di Saint-Rémy e la permanenza del pittore ad Auvers chiusasi con la sua misteriosa morte.
Sempre costante il viscerale rapporto che c’era tra Van Gogh e suo fratello Theo(Rupert Friend), convinto sostenitore dell’arte di Vincent che lo supportò fino alla fine dei suoi giorni.
Un film come un dipinto
La pellicola “Van Gogh: sulla soglia dell’eternità” è un biopic essenziale, un film interiore che sottolinea l’importanza sia del silenzio sia delle parole.
Il registro e il ritmo del lungometraggio cambiano a seconda dei personaggi.
Se Gauguin si porta dietro un continuo brusio, l’allegra ed insaziabile voglia di andare oltre ed essere sempre in movimento; per Van Gogh si predilige il silenzio, il continuo logorio di un lavorio dell’anima, una sofferenza che man mano viene accettata, ma che nasconde una grande fragilità e solitudine.
Per il ruolo di Van Gogh è stato scelto Willem Dafoe che, con un’interpretazione totalizzante, riesce a trasmettere l’anima dannata del protagonista. Alterna stati d’angoscia a stati di lucidità con lo sguardo affamato di sapere, rivolto ad una realtà che non lo comprende.
Oscar Isaac convince nel ruolo di Paul Gauguin e Rupert Friend gestisce il ruolo di Theo Van Gogh con decisa pacatezza.
Interessante e significativo il dialogo che il pittore intratterrà con due personaggi secondari. Il primo un prete nella clinica di Saint-Rémy interpretato da Mads Mikkelsen, il secondo un medico interpretato da Mathieu Amalric.
Dopo il film “Basquiat” il regista Julian Schnabel torna dietro la macchina da presa per dirigere “Van Gogh: sulla soglia dell’eternità”, un film dedicato al genio incompreso di un maestro senza tempo.
Lo fa prevalentemente con l’occhio dell’artista, facendo scelte registiche particolari, utilizzando il punto di vista del pittore per creare un’esperienza quasi immersiva da parte del pubblico.
Come le pennellate di Van Gogh, il colore è un altro elemento fondamentale per questa pellicola che respira e si interroga come il protagonista.
[-]
[+] sulla soglia dell'anima di van gogh
(di antonio montefalcone)
[ - ] sulla soglia dell'anima di van gogh
|
|
[+] lascia un commento a taty23 »
[ - ] lascia un commento a taty23 »
|
|
d'accordo? |
|
|