hitchcock_91
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lunedì 20 novembre 2017
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la ribalta del cinema indipendente
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Dopo "Rasputin" e "Il Mistero di Dante", il regista torinese Louis Nero torna sullo scenario italiano con The Broken Key (La chiave spezzata); un film ambizioso sia nella scelta del cast (da Rutger Hauer a Franco Nero e ancora Christopher Lambert, Geraldine Chaplin, Kabir Bedi) sia nella scelta delle tematiche, apparentemente ostiche per il pubblico italiano generalista
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La fabula di Nero si destreggia tra simbolismi e lontani riferimenti letterari e non (Dante, Tesla, Bosch e molti altri) sullo sfondo di una Torino futurista (o futuribile) in cui possedere e scrivere su carta è proibito (citazione di 1984 e Fahrenheit 451). Suggestione è la parola chiave per un'opera dal comparto tecnico di riguardo (dalla colonna sonora fino alla fotografia) che accompagna coraggiosamente lo spettatore nella ricerca di se stessi.
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Dopo "Rasputin" e "Il Mistero di Dante", il regista torinese Louis Nero torna sullo scenario italiano con The Broken Key (La chiave spezzata); un film ambizioso sia nella scelta del cast (da Rutger Hauer a Franco Nero e ancora Christopher Lambert, Geraldine Chaplin, Kabir Bedi) sia nella scelta delle tematiche, apparentemente ostiche per il pubblico italiano generalista
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La fabula di Nero si destreggia tra simbolismi e lontani riferimenti letterari e non (Dante, Tesla, Bosch e molti altri) sullo sfondo di una Torino futurista (o futuribile) in cui possedere e scrivere su carta è proibito (citazione di 1984 e Fahrenheit 451). Suggestione è la parola chiave per un'opera dal comparto tecnico di riguardo (dalla colonna sonora fino alla fotografia) che accompagna coraggiosamente lo spettatore nella ricerca di se stessi.
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fr�931
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lunedì 20 novembre 2017
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il film è interessante
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Avendo visto il film posso dire che The Broken Key è un vero e proprio viaggio attraverso il tempo e lo spazio, attraverso la storia e le citazioni di altri film, di letteratura e di arte. Come le tele di Bosch, le cui opere sono proposte come studio de i sette peccati capitali e come chiave di lettura della pellicola. Il "Canone di Torino", un papiro che è stato trovato a Ghiza nei primi anni dell'800, esiste veramente!!! Attorno ad esse si è costruita una storia stupenda e interessante che si muove fra fantascienza e realtà. Amando questo genere posso dire che, per chi come me è affascinata dal mistery , il film è interessante.
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Avendo visto il film posso dire che The Broken Key è un vero e proprio viaggio attraverso il tempo e lo spazio, attraverso la storia e le citazioni di altri film, di letteratura e di arte. Come le tele di Bosch, le cui opere sono proposte come studio de i sette peccati capitali e come chiave di lettura della pellicola. Il "Canone di Torino", un papiro che è stato trovato a Ghiza nei primi anni dell'800, esiste veramente!!! Attorno ad esse si è costruita una storia stupenda e interessante che si muove fra fantascienza e realtà. Amando questo genere posso dire che, per chi come me è affascinata dal mistery , il film è interessante. Una sfida allo spettatore che proverà piacere a risolvere gli enigmi e gli indizi presenti nel film. Ognuno di essi corrisponde ad una nuova soluzione, una nuova chiave (appunto) che andrà ricostruita. Un puzzle da ricomporre per scoprire l’immagine del quadro, la soluzione del mistero, il senso del film. Parlando delle locations e delle scenografie posso dire che sono rimasta molto colpita per come hanno trasformato Torino e diversi paesi del Piemonte: le ambientazioni hanno uno stile cyberpunk che unisce il classico al moderno, al prossimo futuro. Anche i costumi sono una citazione del genere. Da vedere.
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themix
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giovedì 23 novembre 2017
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la verità non esiste
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Ho visto la pellicola al cinema e la rivedrò quando me ne capiterà l'occasione per andare a fondo su alcuni dettagli contenutistici da scandagliare con maggiore calma. Concordo con chi rileva alcune apparenti ingenuità narrative, ma i pregi del film superano di gran lunga i difetti. Non solo Nero ha diretto in modo umile e onesto alcuni grandissimi attori ma ne ha anche armonizzato la recitazione con un cast di attori meno noti ma non per questo meno efficaci. Effetto rimasticatura Da Vinci-Matrix-Blade sotto la Mole: si, è vero, ma è proprio lì il divertimento. Perché è evidente che la storia si rivolge principalmente a tutti coloro che seguono un percorso, che non è quello di un solo 'Ordine' (ne esistono a bizzeffe grazie al Cielo e ognuno è libero di scegliere di farne parte o meno), ma quello - universale ed eterno - dentro se stessi.
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Ho visto la pellicola al cinema e la rivedrò quando me ne capiterà l'occasione per andare a fondo su alcuni dettagli contenutistici da scandagliare con maggiore calma. Concordo con chi rileva alcune apparenti ingenuità narrative, ma i pregi del film superano di gran lunga i difetti. Non solo Nero ha diretto in modo umile e onesto alcuni grandissimi attori ma ne ha anche armonizzato la recitazione con un cast di attori meno noti ma non per questo meno efficaci. Effetto rimasticatura Da Vinci-Matrix-Blade sotto la Mole: si, è vero, ma è proprio lì il divertimento. Perché è evidente che la storia si rivolge principalmente a tutti coloro che seguono un percorso, che non è quello di un solo 'Ordine' (ne esistono a bizzeffe grazie al Cielo e ognuno è libero di scegliere di farne parte o meno), ma quello - universale ed eterno - dentro se stessi.
Quindi ambizioso, visionario, ricco di suggestioni utili alla propria ricerca interiore, invidiabile nel dispiego di mezzi tecnici, in una parola: uscirete dal cinema - che il film vi sia piaciuto o meno - un pò cambiati 'dentro' e questo è uno dei principali scopi dell'Arte.
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itsiouras
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lunedì 20 novembre 2017
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un film eccellente, un capolavoro!
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Un film giallo thriller storico fantascientifico con un cast d'eccezione.
Il film è ambientato nella città di Torino, la città magica, esoterica e visionaria, nell'anno 2033.
L’umanità corre un pericolo che è quello del monopolio della carta. La carta è un bene raro. Stampare è reato. In questo contesto il ricercatore Arthur J. Adams viene spinto all’avventura dal padre putativo, il professor Moonlight.
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Un film giallo thriller storico fantascientifico con un cast d'eccezione.
Il film è ambientato nella città di Torino, la città magica, esoterica e visionaria, nell'anno 2033.
L’umanità corre un pericolo che è quello del monopolio della carta. La carta è un bene raro. Stampare è reato. In questo contesto il ricercatore Arthur J. Adams viene spinto all’avventura dal padre putativo, il professor Moonlight. La soluzione si trova in un papiro, il Canone di Torino. Dal papiro manca il frammento più importante. Questo frammento è protetto dalla misteriosa confraternita dei seguaci di Horus. La ricerca viene ostacolata con una serie di omicidi legati ai 7 Peccati Capitali, ma l’eroe riuscirà attraverso le 7 Arti Liberali a trovare il frammento perduto, la conoscenza perduta e a ricomporre la chiave.
L'allegoria che si nasconde nel film è di alto valore simbolico.
La chiave spezzata è la perdita della conoscenza e della consapevolezza. Il ricercatore (l'uomo) ha perso la conoscenza, ha perso la fiducia in sé, ha perso il Sé! Si scontra con la sua coscienza negativa. Fa di tutto per emergere e per salvarsi; ma i vizi, le difficoltà del nostro tempo, la paura per la morte e i problemi quotidiani glielo impediscono.
Deve ricorrere, perciò, alle 7 Arti Liberali e con la conoscenza, la volontà e l’apprendimento riesce a superare le sue paure e trasformare i vizi in virtù.
L'uomo conquista la conoscenza, la fiducia in sé, “conosce se stesso”. La via del ritorno alla sapienza e alla nostra casa nel cielo.
Conosci te stesso e conoscerai il tuo Dio!
La chiave, che è la spina dorsale di ogni individuo, rimane “spezzata”finché non sia completata l'“Unione” tra tutti i gangli che forniscono la “spinta energetica” all'apertura di altrettante dimensioni di coscienza.
UN FILM DA VEDERE IN ASSOLUTO!
ATTENZIONE, NON VA BENE PER CHI HA PAURA DELLA CONOSCENZA!
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mercoledì 15 novembre 2017
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privo di sostanza
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È davvero complicato seguire la trama di questo film. non solo per la sua intrinseca complessità, ma anche per una infinità di elementi che vengono via via aggiunti alla narrazione disarticolandone la struttura, anziché arricchendola: salti temporali e spaziali, cambi di contesto, incursioni di nuovi personaggi, digressioni e così via.
Dall’alto del proprio pulpito il regista dispensa in continuazione citazioni misteriose e solenni, sentenze e verità rivelatrici (fra il mistico, lo spirituale ed il teologico). Una caligine di informazioni ed informazioni costantemente nebulizzate sul film che ostacolano l’immersione nella storia e l’empatia coi personaggi.
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È davvero complicato seguire la trama di questo film. non solo per la sua intrinseca complessità, ma anche per una infinità di elementi che vengono via via aggiunti alla narrazione disarticolandone la struttura, anziché arricchendola: salti temporali e spaziali, cambi di contesto, incursioni di nuovi personaggi, digressioni e così via.
Dall’alto del proprio pulpito il regista dispensa in continuazione citazioni misteriose e solenni, sentenze e verità rivelatrici (fra il mistico, lo spirituale ed il teologico). Una caligine di informazioni ed informazioni costantemente nebulizzate sul film che ostacolano l’immersione nella storia e l’empatia coi personaggi.
Personaggi, poi, davvero poco strutturati, ai minimi termini in quanto a caratterizzazione.
un fatto che non deve aver aiutato gli attori nella loro interpretazione che risulta sempre stereotipata, quando non fastidiosamente retorica.
se questa è una pecca per i personaggi minori, lo è ancora di più per i tanti cammei di guest star presenti nel film (l’unico che si è distinto è Michael Madsen) e molto più grave per i protagonisti, decisamente privi di spessore, di carisma, di colori, interpretati da attori cui forse, oltre ad un adeguato talento, è mancata una guida.
Il gusto visivo di Nero, la fotografia e l’effettistica dovrebbero essere il fiore all’occhiello di questa produzione.
Non sono poche le inquadrature intriganti, qualche volta anche maestose.
Tuttavia si segnalano anche significative cadute qualitative che tengono lontano il film dagli standard cui sembra ambire.
al di la dei difetti, lo stile è formalmente ricercato ma arido, poco personalizzato, elaborato più su processi imitativi che su una vera e personale ispirazione estetica.
il discorso si può estendere anche ai costumi e il trucco: l’impegno è notevole per una produzione non certo hollywoodiana, ma privo di quella originalità e fantasia necessari, proprio ad una realtà minore, per distinguersi. tutto è molto, troppo, già visto, costellato da clichés rubati all’immaginario collettivo del cinema di genere, in alcuni casi vecchio di 30 anni.
Le musiche invece meritano un discorso a parte. Un accompagnamento musicale azzeccato può aiutare e non di poco. In certi casi può persino cambiare le sorti di un film. e invece al Nero va male pure qui: raramente ho assistito a una colonna sonora tanto invadente e sconnessa, “scollata” dal senso delle scene. Un percorso sonoro che sembra andare per i fatti propri, raccontando raramente qualcosa di coerente con le immagini e quasi sempre altro. Imbarazzante.
Mi fermo qui anche se ci sarebbe ancora altro. Insomma credo che il Nero, oramai giunto al suo settimo film, sia ben consapevole dei propri limiti artistici e che in realtà, anche se tutto farebbe pensare al contrario, non nutra sincere ambizioni artistiche.
I suoi progetti sono furbe operazioni commerciali, finalizzate a promuovere se stesse. Tutti gli elementi, da quelli filmici a quelli distributivi, dalla scelta degli attori ai contributi della Film Commission piemontese, sono architettati per fare funzionare la propaganda fino all’ingresso in sala, non un passo dentro.
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ferdinando
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lunedì 20 novembre 2017
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chiave spezzata dalla visione concreta del mondo
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La chiave spezzata dall’umana visione concreta del mondo che incarcera l’anima? Questo è l’interrogativo che tenta di porre il film inevitabilmente utilizzando il linguaggio esoterico? Quando si tenta di varcare la soglia dell’immanenza delle cose è inevitabile ritrovarsi nell’irrisolto, l’interrogativo ritorna su se stesso soltanto rimanendo la storia che l’ha suscitato all’interno del contrapporsi della trama delle immagini, a volte esse definendo un favorevole a volte uno sfavorevole, comunque i due fronti pronti alla battaglia cruenta ove la conquista è la propria anima libera (l’interprete del film più volte appare a se stesso incarcerato), allora l’interrogarsi abbandonando la ricerca d’una risposta ma essendo soltanto preludiare di qualcos’altro più profondamente incisivo che il film The Broken Key di Louis Nero cerca in qualche modo di suscitare definendo una continuità tra l’antico simbolismo egiziano e quello della religione cristiana (Iside, l’ank, la croce, San Michele, Lucifero), definendola in fotogrammi secondo un’intricata logica che chiama in causa figure della scienza, dell’arte e della letteratura (Nikola Tesla, Dante Alighieri, Hieronymus Bosch) ma proiettiva di senso al punto d’appropriarsi dei contorni d’un satellite artificiale.
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La chiave spezzata dall’umana visione concreta del mondo che incarcera l’anima? Questo è l’interrogativo che tenta di porre il film inevitabilmente utilizzando il linguaggio esoterico? Quando si tenta di varcare la soglia dell’immanenza delle cose è inevitabile ritrovarsi nell’irrisolto, l’interrogativo ritorna su se stesso soltanto rimanendo la storia che l’ha suscitato all’interno del contrapporsi della trama delle immagini, a volte esse definendo un favorevole a volte uno sfavorevole, comunque i due fronti pronti alla battaglia cruenta ove la conquista è la propria anima libera (l’interprete del film più volte appare a se stesso incarcerato), allora l’interrogarsi abbandonando la ricerca d’una risposta ma essendo soltanto preludiare di qualcos’altro più profondamente incisivo che il film The Broken Key di Louis Nero cerca in qualche modo di suscitare definendo una continuità tra l’antico simbolismo egiziano e quello della religione cristiana (Iside, l’ank, la croce, San Michele, Lucifero), definendola in fotogrammi secondo un’intricata logica che chiama in causa figure della scienza, dell’arte e della letteratura (Nikola Tesla, Dante Alighieri, Hieronymus Bosch) ma proiettiva di senso al punto d’appropriarsi dei contorni d’un satellite artificiale. Il film attuandosi in un tecnologico futuro prossimo ma su quel piano metafisico ove morire è soltanto morire alla vecchia nozione di se stessi e gli angeli possono diventare realtà, non disdegnando neppure richiami alla propria storia: le sequenze finali si svolgono nella Mole Antonelliana torinese sede museale del cinema e l’ultimo varco che conduce l’interprete innanzi all’accidia, personificata dalla magistralmente scarna Geraldine Chaplin, è tra le gambe d’un moloch richiamante quello di Cabiria che lì si trova realmente) e nel fine di suscitare sentimenti che varcano concrete porte sette che concreti attori incarnano nel simbolismo dei sette pianeti del sistema solare e dei sette peccati capitali (Franco Nero, Kabir Bedi, Christoff Lambert, Rutger Hauer, Michael Madsen, William Baldwin, Geraldine Chaplin). La logica è espressione di concretezza e allora non potendosi seguire sino in fondo nell’abbraccio con la fantasia come, invece, fanno gli hollywoodiani films a cui sembrerebbe ammiccare (Il Codice da Vinci, Angeli e Demoni) e che soltanto sanno far guardare gli occhi, ogni contaminazione deve essere possibilmente abbandonata e soltanto la si deve sfiorare, il pubblico coinvolto intimamente (la colonna sonora risultando assecondante nel fine), le immagini subite per lasciarle gravitare nel loro limbo ove fermentano, questa appare essere l’ambiziosa proposta del regista sceneggiatore Louis Nero. Dunque il film ambendo a stabilire una catarsi, su ogni porta che apre togliendo un velo allo spettatore che abbia avuto il coraggio di lasciarsi coinvolgere, ripetendo l’antico percorso di salvezza iniziatica dell’eroe, la chiave ricomposta sulla Sagra di San Michele alla fine offertagli affinché s’apra un futuro migliore per tutti.
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hitchcock_91
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giovedì 30 novembre 2017
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un film per andare oltre
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Dopo "Rasputin" e "Il Mistero di Dante", il regista torinese Louis Nero torna sullo scenario italiano con The Broken Key (La chiave spezzata); un film ambizioso sia nella scelta del cast (da Rutger Hauer a Franco Nero e ancora Christopher Lambert, Geraldine Chaplin, Kabir Bedi) sia nella scelta delle tematiche, apparentemente ostiche per il pubblico italiano generalista
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La fabula di Nero si destreggia tra simbolismi e lontani riferimenti letterari e non (Dante, Tesla, Bosch e molti altri) sullo sfondo di una Torino futurista (o futuribile) in cui possedere e scrivere su carta è proibito (citazione di 1984 e Fahrenheit 451). Suggestione è la parola chiave per un'opera dal comparto tecnico di riguardo (dalla colonna sonora fino alla fotografia) che accompagna coraggiosamente lo spettatore nella ricerca di se stessi.
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Dopo "Rasputin" e "Il Mistero di Dante", il regista torinese Louis Nero torna sullo scenario italiano con The Broken Key (La chiave spezzata); un film ambizioso sia nella scelta del cast (da Rutger Hauer a Franco Nero e ancora Christopher Lambert, Geraldine Chaplin, Kabir Bedi) sia nella scelta delle tematiche, apparentemente ostiche per il pubblico italiano generalista
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La fabula di Nero si destreggia tra simbolismi e lontani riferimenti letterari e non (Dante, Tesla, Bosch e molti altri) sullo sfondo di una Torino futurista (o futuribile) in cui possedere e scrivere su carta è proibito (citazione di 1984 e Fahrenheit 451). Suggestione è la parola chiave per un'opera dal comparto tecnico di riguardo (dalla colonna sonora fino alla fotografia) che accompagna coraggiosamente lo spettatore nella ricerca di se stessi.
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carlino
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martedì 21 novembre 2017
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tutto si svela a chi ha voglia di "capire"
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Ho assistito ad uno spettacolo estremamente stimolante! Certo, la sceneggiatura impone massima attenzione ed una base di "cultura esoterica" che ritengo sia propria di una minoranza dei potenziali spettatori, ma è anche vero che, lasciandosi guidare dal messaggio delle immagini e dei dialoghi, i dubbi e le lacune si sciolgono progressivamente. E' un film che va seguito e "rispettato"; tutto si svela a chi ha voglia di "capire ". Nel contempo le musiche ti incalzano, forse fin troppo, la simbologia si svela e la lotta tra il bene ed il male ti impone di essere estremamente attento. Ho trovato molto toccante rivivere una gioventù ormai appassita riscoprendo vere e proprie icone della storia del cinema: in particolare la Chaplin, Hauer, Lamberte Kabir Bedi mi hanno proiettato in un passato, certo non eccessivamente remoto, ma che comunque mi emoziona non poco.
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Ho assistito ad uno spettacolo estremamente stimolante! Certo, la sceneggiatura impone massima attenzione ed una base di "cultura esoterica" che ritengo sia propria di una minoranza dei potenziali spettatori, ma è anche vero che, lasciandosi guidare dal messaggio delle immagini e dei dialoghi, i dubbi e le lacune si sciolgono progressivamente. E' un film che va seguito e "rispettato"; tutto si svela a chi ha voglia di "capire ". Nel contempo le musiche ti incalzano, forse fin troppo, la simbologia si svela e la lotta tra il bene ed il male ti impone di essere estremamente attento. Ho trovato molto toccante rivivere una gioventù ormai appassita riscoprendo vere e proprie icone della storia del cinema: in particolare la Chaplin, Hauer, Lamberte Kabir Bedi mi hanno proiettato in un passato, certo non eccessivamente remoto, ma che comunque mi emoziona non poco. I giovani protagonisti sono stati bravi ma devono rimanere umili e, soprattutto, accrescere la loro personalità con grinta e determinazione. Vorrei chiudere questa "passeggiata" in The Broken Key con un ringraziamento a prescindere: grazie ragazzi per aver realizzato uno splendido "spot" per Torino. Torino e' la mia città , una città meravigliosa che, grazie al vostro lavoro, esternerà la sua invidiabile bellezza a tutta Italia e, spero, a tutto il mondo. Carlino
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maury
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sabato 18 novembre 2017
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sprecato
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Un'altra occasione sprecata, come si direbbe a Torino. Da buon piemontese ho aspettato pazientemente l'uscita del film preceduto da una promozione degna di
Blade Runner 2049 (che del resto non ne aveva bisogno), ma entrando in sala già prevenuto, avendo letto quà e là qualcosina, la senzione che mi ha dato il film man mano che
procedeva è quella di una famosa pubblicità di qualche anno fa, credo ricorderete, di una nota auto francese, in cui uno sfigato ma ingegnoso indiano a suon di mazzate
trasforma una carretta di macchina facendola assomigliare alla berlinetta francese. Un film neanche troppo sfigato, se vogliamo, ma non di certo ingegnoso e che vuole
assomigliare a cosa? Gli oltre 20 film citati, o saccheggiati (il Dracula di Coppola impera, insieme ai vari Dan Brown), cozzano fra di loro, neanche legati da un sottile fil rouge.
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Un'altra occasione sprecata, come si direbbe a Torino. Da buon piemontese ho aspettato pazientemente l'uscita del film preceduto da una promozione degna di
Blade Runner 2049 (che del resto non ne aveva bisogno), ma entrando in sala già prevenuto, avendo letto quà e là qualcosina, la senzione che mi ha dato il film man mano che
procedeva è quella di una famosa pubblicità di qualche anno fa, credo ricorderete, di una nota auto francese, in cui uno sfigato ma ingegnoso indiano a suon di mazzate
trasforma una carretta di macchina facendola assomigliare alla berlinetta francese. Un film neanche troppo sfigato, se vogliamo, ma non di certo ingegnoso e che vuole
assomigliare a cosa? Gli oltre 20 film citati, o saccheggiati (il Dracula di Coppola impera, insieme ai vari Dan Brown), cozzano fra di loro, neanche legati da un sottile fil rouge.
Fantascienza, gotico, metafisica e fantasia letteraria danzano a suon di battute nemmeno contestualizzate alla storia. Col rispetto dovuto al lavoro del regista e al cast tecnico,
la mescolanza di generi e attori ricordano gli esperimenti di un artista in erba, quando l'inesperienza lo portano a mettere in un'opera un pò di questo e un pò di quello
"Mettilo dai, che fa bello, anche se non c'entra niente..." Troppa carne al fuoco in un contesto come Torino e il Piemonte che ben si prestano al racconto simil-gotico, ma che
renderebbero meglio con un'interpretazione più sobria e minimalista. Salvo qualche plauso a qualche effetto visivo, alle luci raffinate e alle scenografie dignitose, anche gli
attori sembra si trovino a disagio, smarriti come i loro personaggi, star internazionali comprese, a parte un sempre solido Rutger Hauer doppiato da un impeccabile e penetrante
Dario Penne in sapor di Hannibal... Citazioni artistiche a parte (andate a vedere il film doc in uscita sulla vita e le opere di Bosch, così vi schiarirete le idee) il finale ambientato
nel cuore del simbolo di Cabiria, (il primo Kolossal italiano, prodotto a Cinecittà quando era ancora di stanza a Torino), è appunto la miscela di tutti questi elementi che confonde
le idee, percezione amplificata dalla martellante e fuori luogo colonna sorora (scaricata da internet?). Peccato, con meno idee ma più ragionate poteva essere un'opera
interessante nel contesto italiano. Mi stanno bene le citazioni, un cinefilo si sente a casa, ma osare di più con una storia che viva di vita propria lo ritengo anche doveroso
nei confronti di una terra come l'Italia, che offre spunti interessanti e intelligenti ovunque cada l'occhio.
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dalilav.
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lunedì 20 novembre 2017
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gran bel film!
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Film che si presta a diversi livelli di lettura. Un thriller avvincente con grandi attori internazionali del passato (l’androide di Blade Runner, la figlia di Chaplin, la Iena di Tarantino e l’Immortale di Highlander) che ad un pubblico attento e curioso parla del percorso di crescita di ognuno di noi. Arthur, al pari di Dante guidato da Virgilio, cresce insieme allo spettatore, risalendo dall’Inferno al Paradiso (il regista rende evidente questo aspetto attraverso la variazione del colore dell’iride del protagonista, segno del cambiamento).
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Film che si presta a diversi livelli di lettura. Un thriller avvincente con grandi attori internazionali del passato (l’androide di Blade Runner, la figlia di Chaplin, la Iena di Tarantino e l’Immortale di Highlander) che ad un pubblico attento e curioso parla del percorso di crescita di ognuno di noi. Arthur, al pari di Dante guidato da Virgilio, cresce insieme allo spettatore, risalendo dall’Inferno al Paradiso (il regista rende evidente questo aspetto attraverso la variazione del colore dell’iride del protagonista, segno del cambiamento).
Molto apprezzate le scenografie e le ambientazioni cyberpunk che ricordano capolavori come Brazil ed il Quinto Elemento.
Sicuramente un’ottima pubblicità per la città di Torino che non in molti conoscono come Città Magica.
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