umanista
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martedì 7 febbraio 2017
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vortice frammentato di violenza e negazione di sé
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Il rapporto dialettico tra la fredda mentalità borghese e l'istintiva e raggelante drammaturgia del negato si risolve in un contorto vortice senza una vera risoluzione chiarificatrice
Ho letto diverse recensioni su questo film, a mio parere confuso, frammentato e pretestuoso come pochi. Le musiche, le riprese panoramiche e certe inquadrature simboliche (quella dell'acqua che sembra sangue ne è un esempio) sono ben inserite nella pellicola, ma il resto è un'accozzaglia di elementi dal vago sapore tarantiniano e un'atmosfera alla "Gone girl" che fa della freddezza e della inepressività, recitativa e narrativa (si salva Michael Shannon) il suo fragilissimo zenit.
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Il rapporto dialettico tra la fredda mentalità borghese e l'istintiva e raggelante drammaturgia del negato si risolve in un contorto vortice senza una vera risoluzione chiarificatrice
Ho letto diverse recensioni su questo film, a mio parere confuso, frammentato e pretestuoso come pochi. Le musiche, le riprese panoramiche e certe inquadrature simboliche (quella dell'acqua che sembra sangue ne è un esempio) sono ben inserite nella pellicola, ma il resto è un'accozzaglia di elementi dal vago sapore tarantiniano e un'atmosfera alla "Gone girl" che fa della freddezza e della inepressività, recitativa e narrativa (si salva Michael Shannon) il suo fragilissimo zenit. I personaggi entrano ed escono di scena, senza una risoluzione drammaturgica che ne determini la loro storia e il loro ruolo, in modo del tutto casuale e senza un minimo approfondimento psicologico. I rapporti tra i personaggi sono accennati e forzatamente contorti. Una delle inquadrature più suggestive compare in una scena dove lo sfondo violento e rosso (Fauves), nella galleria d'arte dove lei lavora, sottolinea la connessione tra lei e il suo lavoro, ormai macchiato e colorato del sangue che la connette al racconto che sta leggendo, il quale le evoca profondi sensi di colpa.
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andrea alesci
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lunedì 6 febbraio 2017
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nella dolente spirale di tre vite sovrapposte
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Le vite in trasparenza, collegate, immaginate. Le vite riportate a galla come un corpo che emerge da una vasca. Quelle concatenate da Tom Ford in una storia già intricata nel suo originale spunto letterario: Tony & Susan di Austin Wright, anno 1993. Ed è come se ventitré anni dopo si completasse il quadro narrativo.
Una trasposizione che fonde e confonde i piani. Meglio, li fa scivolare come sulla superficie di un’elica che dia il la all’azione. Ci ritroviamo così dentro la vita di Susan Morrow (Amy Adams), gallerista di Los Angeles che vive in una villa con vista sulle luci della città, eppure ha un’ineliminabile tristezza nello sguardo.
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Le vite in trasparenza, collegate, immaginate. Le vite riportate a galla come un corpo che emerge da una vasca. Quelle concatenate da Tom Ford in una storia già intricata nel suo originale spunto letterario: Tony & Susan di Austin Wright, anno 1993. Ed è come se ventitré anni dopo si completasse il quadro narrativo.
Una trasposizione che fonde e confonde i piani. Meglio, li fa scivolare come sulla superficie di un’elica che dia il la all’azione. Ci ritroviamo così dentro la vita di Susan Morrow (Amy Adams), gallerista di Los Angeles che vive in una villa con vista sulle luci della città, eppure ha un’ineliminabile tristezza nello sguardo.
Uno sguardo testato su chi osserva: sugli spettatori di un film (orchestrato da Ford) e di una mostra (orchestrata da Susan). Corpi nudi di donne obese volteggiano con movenze sexy, mentre la mano del regista li sovrappone in un caleidoscopio di pinguedini in movimento. E capiamo di essere dentro il film e dentro la mostra: la flaccida bruttezza contro la lucidità dei belli.
Funziona così il meccanismo di Ford: per sovrapposizioni. L’esistenza di Susan corre senza interferenze ed emozioni, finché a casa non arriva la bozza di un romanzo: sulla copertina c’è scritto Animali notturni, di Edward Sheffield (suo ex marito); la dedica: A Susan. Vita presente su vita passata attraverso una storia di carta.
E nell’inchiostro del libro che Susan legge nelle sue notti insonni vediamo Tony Hastings (Jake Gyllenhaal) in viaggio notturno lungo le strade del Texas con la moglie Laura (Isla Fisher) e la figlia India (Ellie Bamber), diretti alla loro casa delle vacanze. Poi, l’incidentale incontro con i tre sbandati Ray Marcus (Aaron Taylor-Johnson), Lou (Karl Glusman) e Turk (Robert Aramayo), e un destino comune che si spezzerà.
Lo stile essenziale di Ford incardina le situazioni con l’eleganza formale propria della sua professione da stilista: stacchi netti come un respiro spezzato saldano tempi e luoghi d’azione: l’immersiva lettura di Susan; i flash della sua vita infelice con Hutton (Armie Hammer); i ricordi del suo matrimonio con Edward e quell’incapacità di credere in lui come scrittore; infine, la storia di Tony Hastings, padre di famiglia incapace di proteggere la sua famiglia dal massacro di un manipolo di derelitti.
Pezzi saldati con precisione, ma è come se fossimo dentro la stessa storia, grazie anche all’intuizione di Ford di dare a Edward le fattezze fisiche di Tony: il corpo dell’attore Jake Gyllenhaal, come fosse una proiezione della mente di Susan. Il libro Animali notturni dirige ogni cosa, e mentre fuggiamo tra carta e realtà sostenuti dalla vibrante colonna sonora di Abel Korzeniowski, siamo lì con Tony che nella polvere texana cerca di rintracciare i colpevoli del delitto insieme al tenente Bobby Andes (Michael Shannon), condannato da un tumore a non aver nulla da perdere.
Siamo avvitati lungo una spirale che fa di tre vite una soltanto, che assomma la violenta vendetta di Tony Hastings, le incomprensioni che frantumano il matrimonio di Edward e Susan, l’insonnia che incupisce Susan. Siamo dentro una storia la cui legge è quella della giustizia a ogni costo, in cui chi ha commesso un peccato viene punito, senz’eccezione, fino all’ultima cieca pagina di sangue sul corpo morente di Edward. Sino alle lacrime asciutte di Susan. Sino alla muta malinconia di chi aspetta il fantasma di una verità dimenticata. E finiamo sospesi là dove tutto era iniziato: nello sguardo dolente di due occhi tristi.
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(di obiwankenobi1960)
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gustibus
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domenica 5 febbraio 2017
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regia con i fiocchi
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Davvero un bel film che si regge su una regia da OSCAR come da tempo non si vedeva(fa ricordare i nostri migliori REGISTI anni 70/80)....ATTORI tutti bravi con una menzione al poliziotto che indaga in fin di vita...ECCEZZIONALE!...MA su un ottima trama fluttuante dall'horror allo chic sofisticato....spicca la regia di Tom Ford..proprio BRAVO...con sceneggiatura...montaggio...e musica che si nota oltre la media..peccato PERCHE' il tutto se lo prende al90% il musical noto a tutti...qui si paga il prezzo che il film non e'per famiglie!..dimostra che gli incassi non hanno decollato..da noi quasi ignorato..avete sbagliato a non vederlo..E'UNO splendido FILM!
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gufetta76
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sabato 4 febbraio 2017
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sconclusionato e noioso
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La storia è raccontata in maniera lenta, alcune scene sono superflue. I contenuti sono farragnosi e anche le scene d'azione sono noiose. Tutto il film si regge su Amy Adams ma non è sufficiente. Il regista voleva fare qualcosa di elegante e sofisticato ma è un enorme polpettone. Non sprecati a guardarlo è una perdita di tempo.
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nalipa
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mercoledì 1 febbraio 2017
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tanto urticante quanto bello.....
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Dalla prima inquadratura all'ultima!
Tom Ford ha realizzato un'ottima seconda opera.
Storia non convenzionale, ben calibrata e resa benissimo dal superbo cast.
Un film difficile da catalogare: Thriller? Ma forse tendente all' Horror... non saprei .... ma credo che si tratti di un film che rimarra' nella storia.
Da vedere e riflettere su come l'animo umano possa virare in situazioni di sofferenza estrema o di pazzia insomma; gli animali (notturni o neno) sono gli uomini in preda agli istinti provocati dai sentimenti: odio, rancore, vendetta, depravazione e perversione.
E' terribile ma alla fine della vicenda, non si vede chi agisce per far giustizia o chi agisce per altro .
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Dalla prima inquadratura all'ultima!
Tom Ford ha realizzato un'ottima seconda opera.
Storia non convenzionale, ben calibrata e resa benissimo dal superbo cast.
Un film difficile da catalogare: Thriller? Ma forse tendente all' Horror... non saprei .... ma credo che si tratti di un film che rimarra' nella storia.
Da vedere e riflettere su come l'animo umano possa virare in situazioni di sofferenza estrema o di pazzia insomma; gli animali (notturni o neno) sono gli uomini in preda agli istinti provocati dai sentimenti: odio, rancore, vendetta, depravazione e perversione.
E' terribile ma alla fine della vicenda, non si vede chi agisce per far giustizia o chi agisce per altro .... si vede invece l'uomo che messo alle strette non si controlla piu' diventando in modo evidente un animale.
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no_data
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lunedì 30 gennaio 2017
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micidiale
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Un film bello, disturbante, coinvolgente, spietato, in cui si intrecciano mille mondi e le loro disillusioni. In cui il rango famigliare ti viene a trovare e cala la lama sul tuo presente. Un film dalla linea narrativa lucidissima, nonostante i vari piani di racconto. Tom Ford non ha pietà per nessuno che sappia scavare nella propria anima. Meravigliosente micidiale.
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halfdutch
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lunedì 9 gennaio 2017
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stupendo
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deborahm
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venerdì 30 dicembre 2016
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due storie che viaggiano parallele
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“Animali Notturni” è un film che consiglio? Domanda difficile alla quale rispondere. Siamo di fronte al secondo film di Tom Ford, dopo sette anni dalla sua opera prima. Nonostante il tempo passato però, l’inesperienza col mezzo cinematografico resta e traspare inevitabilmente nel corso del film.
“Animali Notturni” ci immerge in una duplice storia dall’aspetto tetro, oscuro, al limite del grottesco, soprattutto nella fase introduttiva del film. La prima linea narrativa tratta le vicende della bella Amy Adams nelle vesti di Susan Morrow, proprietaria di una prestigiosa galleria d’arte, la quale riceve un manoscritto intitolato “Animali Notturni”, unica opera realizzata dall’ex marito Edward (Jake Gyllenhaal) ed elemento che darà il via alla seconda linea narrativa del film.
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“Animali Notturni” è un film che consiglio? Domanda difficile alla quale rispondere. Siamo di fronte al secondo film di Tom Ford, dopo sette anni dalla sua opera prima. Nonostante il tempo passato però, l’inesperienza col mezzo cinematografico resta e traspare inevitabilmente nel corso del film.
“Animali Notturni” ci immerge in una duplice storia dall’aspetto tetro, oscuro, al limite del grottesco, soprattutto nella fase introduttiva del film. La prima linea narrativa tratta le vicende della bella Amy Adams nelle vesti di Susan Morrow, proprietaria di una prestigiosa galleria d’arte, la quale riceve un manoscritto intitolato “Animali Notturni”, unica opera realizzata dall’ex marito Edward (Jake Gyllenhaal) ed elemento che darà il via alla seconda linea narrativa del film.
Sola nel suo letto Susan si immerge nella lettura violenta e devastante del manoscritto, lasciandosi trasportare al punto tale da rivedere nello sfortunato protagonista del libro la figura del marito. La storia prende vita nella sua testa e lo spettatore segue le vicende narrate nel manoscritto, traghettato dalle fantasie e i pensieri della protagonista. Questa lettura riavvicinerà la protagonista all’ex marito, portandola a scoprire il suo stato d’animo e le sue angosce, convincendola a tornare sui suoi passi.
Vediamo la protagonista totalmente presa dalle vicende del manoscritto a tal punto da esser perseguitata da incubi e visioni, una donna che perde le sue forze, in preda all’ansia e all’abbandono. La seconda storia, però, si sovrappone alla prima quasi egoisticamente, come se il regista sapesse quale delle due è più entusiasmante e nega allo spettatore di assistere ad un continuum regolare e senza intoppi.
La conclusione del libro si contrappone a quella del film, svelando l’aspra vendetta di Edward nei confronti dell’ex moglie, che la ridurranno da eccentrica ad una maschera squallida e deplorevole, provata dal totale fallimento delle proprie decisioni. In Susan si risveglierà la capacità di amare che credeva perduta, ma allo stesso tempo scoprirà la sensazione di totale abbandono inferto all’ex marito.
Ad ogni modo è un film che si gusta tranquillamente e di facile comprensione. Le vicende narrate nel manoscritto, essendo sviluppate meglio, sono molto più appassionanti della storia principale del film che, purtroppo, a mio avviso manca di continuità.
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emanuele 1968
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giovedì 29 dicembre 2016
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bo?
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<<non ho capito niente>> ridendo mi ha risposto << non sei l'unico >>
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ralphscott
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mercoledì 28 dicembre 2016
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camaleonte di nome adams
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Tre stelle e mezza. Esco dalla sala e leggo il film in un modo,il mio amico in uno diverso. Già questo è il polso di una storia stimolante,per come ci viene presentata. Finzione nella finzione. Il paragone con "A single man" ci scappa. Se quello mi era sembrato più un esercizio di stile,questo ha più corpo,meno patina. Mi sorprende la protagonista:sarà il trucco,sarà la luce,sarà la voce (doppiata),ma i salti temporali che la riguardano sono comprensibili e non ne resto spiazzato,non arranco dietro alle tante sfumature di una notevole A. Adams. Qua tutto risulta sorprendentemente fluido,come se non fossimo davanti ad una messa in scena particolarissima. La passività del mite personaggio di Gyllenhaal è irritante.
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