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Ultimo aggiornamento venerdì 8 luglio 2016
L'adattamento dell'omonimo romanzo di John le Carrè, maestro indiscusso del genere spy-thriller. In Italia al Box Office Il traditore tipo ha incassato 356 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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Una coppia inglese fa amicizia, durante una vacanza a Marrakech, con un uomo d'affari russo, Dima, che si rivela un mafioso e un riciclatore di denaro sporco. All'insaputa della moglie Gail, l'uomo della coppia, Perry, decide di aiutare Dima a consegnare delle informazioni confidenziali al MI6, una volta tornato a Londra. È solo l'inizio, per i due inglesi, di un coinvolgimento sempre più attivo e pericoloso per cercare di mettere in salvo il russo e la sua famiglia dalle intenzioni omicide del nuovo boss dell'Est.
Il traditore tipo è un Le Carrè moderno e politico, come di prassi negli ultimi romanzi, che fotografa l'impatto morale del declino dell'Inghilterra contemporanea rispetto alla posizione occupata un tempo al centro dello scacchiere mondiale. Lo sceneggiatore Hossein Amini amplifica le possibili risonanze della storia impostando un richiamo con L'uomo che sapeva troppo (non solo il Marocco, ma il marito e la moglie che indagano in prima persona, a margine rispetto al volere dell'Intelligence inglese) e raccontando, contemporaneamente, il ritrovarsi dei protagonisti, come persone (specie Perry) e come coppia.
La visione dell'Intelligence occidentale di Le Carré non potrebbe essere più lontana da quella patriottica che è stata a lungo di casa a Hollywood: è una visione scura, antieroica e controversa. In questo caso, è così cupa da lasciare a un paio di uomini soltanto l'onere dell'azione, quasi che la deviazione fosse la loro, rispetto ad una regola di obbedienza alle lusinghe della politica.
In un mondo in cui le mafie, le banche e i parlamenti spostano a loro piacimento cifre a moltissimi zeri, la moneta più rara, pressoché introvabile sul mercato, è quella della lealtà: ad un giuramento professionale, ad un coniuge, persino ad un estraneo nel momento del bisogno.
Non tutto è perfettamente verosimile, nel film della White, nonostante il tenore degli eventi sia sempre alla portata degli everymen coinvolti e il conflitto si giochi con le armi della tensione prima di tutto, ma lo è la cosa più importante, ovvero il coinvolgimento di Perry, il personaggio interpretato da Ewan McGregor. Professore di poetica, Perry vive dentro un mondo che è ancora capace di visioni: seguire Dima significa sì addentrarsi nei gironi di un inferno dantesco quale quello richiamato durante la sua lezione (prima quelli della decadenza delle feste violente dei miliardari russi, poi quello crudele della realpolitik e degli interessi finanziari sulla pelle degli esseri umani), ma anche seguire un germe di poesia e di vita in un tempo di omologazione e sterilità.
Per la maggior parte del tempo, la regia di Susanna White asseconda il racconto senza imporsi, scegliendo bene gli ambienti e contando su attori incisivi. Alza la voce solo nel prologo, costruito come una fiaba nera, insistendo anche troppo sul destino di sangue della "principessa", e sul finale, con l'inquadratura, che funziona come un verso, di un uomo soltanto, che incede contro corrente sul ponte di Londra.
Un inizio che può sembrare sopra le righe ma effettivamente in un' ambiente come quello della mafia russa i guanti bianchi non sono una prassi . Poi il film prende una sua forma facendo prevalere , fino alle scene finali , più la dialettica che l'azione . Non adagiandosi quindi nello strausato clichè dei film dove l'azione anche quando non è [...] Vai alla recensione »
Sorvoliamo sulla storia, uno spy-thriller tratto da un romanzo di Le Carré, giocato tra mafia russa, servizi segreti inglesi, politici corrotti e una ignara pedina finita nel gioco suo malgrado, ma alla fine decisiva nello scioglimento della vicenda, un professore universitario di letteratura, evocativo, manco a dirlo, di Indiana Jones.
Non è il classico da thriller che lascia con il fiato sospeso eppure l'ho seguito ben volentieri fino alla fine. L'atmosfera è accattivante complici ambientazioni di ottimo livello e giochi di luce curati nei dettagli. Il cast è di prima qualità e soprattutto mcgregor ci regala un personaggio convincente. Combattuto tra il bene e il male si affiderà al [...] Vai alla recensione »
Puro film d’azione, tratto da un romanzo di Le Carrè e adattato per il cinema dallo sceneggiatore iraniano Hossein Amini, che, pur avvalendosi di un cast di ottimi attori, non va al di là del classico giallo spionistico, con tutti gli stereotipi richiesti dalla filmografia di genere, dalla contrapposizione dell’integerrimo agente dei servizi segreti, isolato e nevrotico, [...] Vai alla recensione »
Servizi segreti britannici contro mafia russa, ed in mezzo un docente universitario di letteratura inglese che si trova, del tutto casualmente, a fare prima da intermediario, e poi da “protettore”, nei confronti di un boss del riciclaggio internazionale di denaro sporco, minacciato da un principe russo al vertice del potere mafioso. Il “Nostro traditore tipo”, scritto [...] Vai alla recensione »
Secondo me per sceneggiare una storia tratta da un libro di Le Carrè occorre più che una laurea in lettere o in cinematografia, una in ingegneria meccanica perché le trame, sempre deliziosamente complicate, necessitano di una vera abilità tecnica per fare funzionare l'intricato meccanismo. Ecco, Hossein Amini (anche regista, tra l’altro, del pessimo I [...] Vai alla recensione »
"Our Kind of Traitor"(2016, Susanna White, dal romanzo di John Le Carrè)è un thriller spionistico, dove la fonte letteraria illustre è stata penalizzata(non ho letto l'oper omnia di Le Carré, ma varie opere s', tra cui non questa, devo confessarlo, ma lo"sprito"delle sue opere è diverso da quello di questo film di produzione britannica, [...] Vai alla recensione »
Un thriller senza suspense, storia piuttosto scontata con finale iperprevedibile, non mi è piaciuto particolarmente.
Nelle sale in questi giorni è presente il film Il traditore tipo, diretto da Susanna White, sceneggiato da Hossein Amini, attori Ewan McGregor e Stellan Skarsgård. Tratto da un romanzo di John Le Carré.
Ci sono autori della carta e del cinema, che nel tempo si sono accreditati come "sicurezze". Arrivano i loro libri e film e ne prendiamo atto. Nei termini del gradimento, e della cultura del nostro tempo e dei numeri, quei libri vengono letti e quei film vengono visti. È quasi obbligatorio.
Il concetto vale, facendo i debiti distinguo di target, per registi come Allen, Tarantino, Eastwood, i Coen, un generico Disney, Spielberg e non molti altri. Dei nostri cito i diversi, quasi opposti, Moretti e Zalone, e il "di moda adesso" Sorrentino. Poi ci sono i fuoriclasse, che fanno parte della Storia, e qui parlo di scrittura. I romanzieri, viventi, che si sono accreditati come "quelli che vanno letti" non sono poi molti. Alcuni firmano prodotti letterari sapendo che poi diventeranno film, come King, Clancy, per esempio. Ma trattasi di "prodotti", appunto. Poi ci sono scrittori veri, titolari di cifra letteraria alta, che prevarrà anche sull'opera filmica che ne verrà tratta. Spesso questi autori sono anche inventori. E allora la chimica è davvero perfetta per la loro assunzione nella zona di quelli "obbligatori", appunto.
Un eroe in questo senso è senz'altro John Le Carré, il grande scrittore inglese. La sua carriera non è tanto diversa da quella di Ian Fleming, l'inventore di James Bond: studi e azione che sembravano preludere a un destino che poi si è realizzato: la spy story, scritta e vissuta. L'attitudine di "avventuroso studioso" di John si manifesta subito. E certo vale la nascita, nel senso che devi partire bene, da un privilegio di famiglia a di casta. È un carattere cosmopolita, parte dall'università di Berna, poi è al Lincoln College di Oxford, dove si laurea in letteratura tedesca. Poi è docente a Iton, la fucina dei rampolli del Regno Unito. E quando passa al Foreign Office, il Ministero degli Esteri britannico, il suo destino è ormai prefigurato. Quel contesto è una piattaforma perfetta per tutte le informazioni e i contatti indispensabili per le sue storie. Tutti i suoi romanzi appartengono al filone della spy detta sopra e del thriller. Ma sempre con implicazioni importanti legate alla situazione politica, e alla Storia. Il tutto nobilitato, ribadisco, da una scrittura di altissimo livello. Molti dei libri firmati da Le Carré fanno parte della memoria della letteratura e anche della memoria popolare. Libri e film.
È una sicurezza il fascino di Le Carré. Questo romanzo è del 2010. Per capirne meglio lo spirito va letta l'intervista di Irene Bignardi (La Repubblica 22-10-2010, la trovate alla voce Il nostro traditore tipo su Wikipedia). Il film racconta con minime variazioni come la Russia post guerra fredda sia ancora una minaccia. Diversa: non più confronto tra spie rappresentanti due modelli alternativi.
Un altro romanzo di John Le Carré che finisce al cinema, in cifre come sempre molto plausibili e ben architettate in funzione delle tensioni che debbono suscitare nello sfondo dei riciclatori di denaro sporco per la mafia russa. Si comincia però da due coniugi inglesi naturalmente innocenti, lui Perry, lei Gail. Sono aMarrakechper tentare, lontani da Londra, di dare un senso nuovo al loro matrimonio [...] Vai alla recensione »
A trasporre per il cinema un bel libro - e, pur non rientrando nella lista dei capolavori di John Le Carrè, Il nostro traditore tipo lo è - si rischia; e infatti il film di Susanna White disattende le aspettative. A essere in questione è la scelta, rafforzata dalla morbida patina fotografica, di levigare il racconto, annacquandone tensione e spessore amaro.
In vacanza a Marrakech, una coppia inglese, in crisi, fa amicizia con Dima, boss che ricicla denaro della mafia russa. Spaventato per la sorte che potrebbe toccare alla sua famiglia, Dima chiede aiuto ai coniugi, dicendosi disposto a dare informazioni preziose ai servivi segreti inglesi, in cambio della sicurezza per i suoi cari. I russi, però, non staranno a guardare.