andrejuve
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martedì 23 febbraio 2016
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il concetto di morale è soggettivo
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“Irrational man” è un film del 2015 diretto da Woody Allen. Abe Lucas è un docente di filosofia che insegna presso un’Università nel Rhode Island. Abe è un uomo fortemente depresso e riversa la sua infelicità nell’alcool. Conosce la professoressa Rita Richards, la quale è fortemente attratta da lui, e instaura inoltre un rapporto di amicizia con Jill Pollard, una brillante studentessa fidanzata con Roy. Jill è affascinata dalla figura enigmatica di Abe tanto da innamorarsene. Abe però sembra non attribuire alcun senso alla propria esistenza e non riesce a creare alcun tipo di legame con le altre persone. Un giorno, mentre si trova al bar assieme a Jill, ascolta causalmente la storia di una donna la quale è disperata, in quanto è convinta che il giudice Thomas Spangler assegnerà la custodia dei suoi figli al marito a causa dell’amicizia che intercorre tra il giudice e l’avvocato del marito della donna.
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“Irrational man” è un film del 2015 diretto da Woody Allen. Abe Lucas è un docente di filosofia che insegna presso un’Università nel Rhode Island. Abe è un uomo fortemente depresso e riversa la sua infelicità nell’alcool. Conosce la professoressa Rita Richards, la quale è fortemente attratta da lui, e instaura inoltre un rapporto di amicizia con Jill Pollard, una brillante studentessa fidanzata con Roy. Jill è affascinata dalla figura enigmatica di Abe tanto da innamorarsene. Abe però sembra non attribuire alcun senso alla propria esistenza e non riesce a creare alcun tipo di legame con le altre persone. Un giorno, mentre si trova al bar assieme a Jill, ascolta causalmente la storia di una donna la quale è disperata, in quanto è convinta che il giudice Thomas Spangler assegnerà la custodia dei suoi figli al marito a causa dell’amicizia che intercorre tra il giudice e l’avvocato del marito della donna. Da quel momento in poi la vita di Abe cambierà in quanto riesce a ritrovare un senso alla propria esistenza nel progettare minuziosamente l’omicidio del giudice Spangler al fine di aiutare quella donna che, molto probabilmente, rischierebbe di non ricevere un giusto trattamento a livello processuale. La pellicola incentra l’attenzione sulla caratterizzazione di quattro personaggi, con particolare riferimento ad Abe Lucas. Quest’ultimo è un uomo sconfortato, solo, insoddisfatto, ansioso e sfiduciato nei confronti della vita. Egli è alla continua infruttuosa ricerca di un significato da attribuire ad un’esistenza che considera inutile e vuota. Quando l’uomo è depresso mantiene un costante ed esponenziale senso di tristezza che gli pervade la mente, rendendolo apatico e insensibile nei confronti della realtà circostante, considerata inanimata e priva di qualsiasi emozione. La gioia viene considerata come un’entità quasi utopica e, laddove si manifestasse, sarebbe considerata solamente come effimera ed illusoria. Inoltre viene maturato un senso di sfiducia e di diffidenza nei confronti di una società superficiale, cinica, crudele, malvagia e spietata. L’altruismo e la solidarietà costituiscono dei valori ormai sconosciuti e accantonati in favore dell’egoismo, dell’opportunismo e del perseguimento del profitto economico. Il materialismo e la spietatezza dell’uomo creano una sensazione di sconforto nei confronti delle future generazioni alle quali dovrebbe essere affidato il compito di cambiare questa triste realtà. Questa preoccupante constatazione lo inquieta e lo terrorizza fortemente. Di conseguenza prevale l’intenzione di porre fine ad un’esistenza considerata priva di fondamento e portatrice esclusivamente di delusioni e di problematiche. Jill invece è una ragazza estroversa, vivace, allegra e gioiosa. Ama la vita che conduce ed è alla ricerca di nuove esperienze utili per arricchire il suo bagaglio esistenziale e per non vivere nel rimpianto e nel rimorso. Non ama seguire un percorso predefinito e imposto, ma piuttosto preferisce rendere percorribili e aperte tutte le strade che la vita può offrire, senza precludere alcuna possibilità e cercando di assaporare ogni singolo momento di felicità. Infatti Jill ritiene che il suo legame con Roy non possa essere duraturo nel tempo e che essi non possano reciprocamente sentirsi vincolati e imprigionati. Jill tenta di aiutare Abe e di convincerlo a cambiare la sua tetra e cupa prospettiva di vita. Il legame instauratosi con Abe potrebbe rivelarsi rischioso e pericoloso, ma tutta questa situazione la intriga e la incuriosisce. Rita invece è una donna insoddisfatta della monotonia della sua routinaria vita e cerca di esulare dalla snervante quotidianità intrattenendo una relazione extraconiugale con Abe. Infine Roy incarna pienamente la razionalità e la concretezza, in quanto il suo realismo prevale rispetto a qualsiasi fantasia o illusione. Per mutare la propria esistenza è sufficiente che accada anche il più insignificante avvenimento che possa infondere la motivazione per vivere e per assaporare pienamente ogni sfaccettatura all’interno di una vita sino a quel momento considerata insignificante. Abe ritrova la voglia di vivere nella consapevolezza di poter aiutare un altro essere umano, rendendosi utile e riuscendo a donare un concreto contributo. Egli stesso è conscio del fatto che le teorie e le congetture che insegna e che concernono domande esistenziali che l’uomo nel corso dei millenni si è sempre posto senza mai riuscire a darsi alcuna risposta, appartengono solo al mondo astratto e sono prive di qualsiasi utilità a livello pratico. L’uomo deve essere in grado di vivere istintivamente esternando pienamente le sue emozioni, senza porsi continuamente dubbi che condizionano e limitano l’esistenza creando barriere mentali insormontabili che rendono difficoltose anche le azioni più naturali ed elementari. Cosi facendo l’essere umano non vive ma semplicemente sopravvive cercando di rendere meno amara possibile una vita paragonata ad un macigno insostenibile. Questa situazione è comune all’interno della realtà moderna in cui i gesti più semplici non vengono apprezzati e l’inappagamento prevale. Bisogna quindi essere capaci di rischiare, tentare e reagire a questa situazione insostenibili, senza ricorrere all’inutile e controproducente autocommiserazione. Abe riesce cosi a cambiare la sua prospettiva di vita, riuscendo ad instaurare rapporti affettivi e sentimentali grazie ad un’ondata di ottimismo e di felicità improvvisa e inaspettata. L’uomo non si accontenta di ciò che possiede e ricerca la linfa vitale ricorrendo anche ad azioni sadiche e macabre come quella di uccidere un altro simile. E’ inquietante pensare che a causa dell’incapacità di affrontare le difficoltà e di assumersi le proprie responsabilità si cerchi assiduamente il conforto ricorrendo ad azioni disdicevoli, crudeli e becere che eccitano l’uomo, alleviando la sua noia, il suo senso di costante insoddisfazione e il suo male di vivere. Inoltre viene sottolineato come il concetto di moralità, più volte affrontato da Abe all’interno delle sue lezioni, sia sfuggente e sfumato. Infatti la moralità non è altro che un concetto relativo e soggettivo. La moralità non è oggettiva e assoluta, ma varia in relazione alla concezione che ognuno di noi ha di essa. E’ morale uccidere un soggetto considerato immorale pensando che la sua morte possa migliorare il mondo in cui viviamo?. Tutto questo rappresenta un evidente controsenso e un’illogica contraddizione, e tale atteggiamento è rispecchiato pienamente da Abe, il quale incarna l’irrazionalità dell’uomo citata all’interno del titolo della pellicola. E’ lodevole e nobile la solidarietà nei confronti delle altre persone purché non vengano violate le libertà e le vite altrui al solo scopo di conquistare un’egoistica felicità. In sostanza nell’arco di tutta la pellicola emerge una forte diffidenza e sfiducia nei confronti dell’essere umano il quale, per raggiungere i propri scopi personali, è capace di compiere qualsiasi azione, anche la più spietata e cinica. Ma è la stessa regola non scritta della morale a stabilire che coloro che compiono azioni disdicevoli e crudeli non saranno indenni da conseguenze che potrebbero subire nella maniera più inaspettata e inusuale. Infatti anche la casualità e l’imprevedibilità rappresentano una componente fondamentale all’interno del complesso e indecifrabile quadro della vita. Woody Allen riesce a dirigere con maestria una brillante e divertente commedia che, nell’arco della seconda parte del film, diventa amara e descrive con macabra ironia un evento tanto sadico e tragico quanto paradossale e bizzarro. Attraverso la figura di Abe Lucas, che rappresenta un alter ego del regista, viene effettuata un’efficace analisi antropologica e filosofica. Inoltre sembra evidente il riferimento di Hitchcockiana memoria nei confronti dell’orrenda esaltazione del “delitto perfetto”, considerato come una vera e propria arte. Ottime le interpretazioni di tutti gli attori tra i quali spiccano il grande Joaquin Phoenix, nei panni di Abe Lucas, e la sempre più convincente Emma Stone, in quelli di Jill Pollard. Un bel film assolutamente da vedere perché unisce l’ilarità e il divertimento alla profonda riflessione.
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oldboy muzza
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giovedì 7 aprile 2016
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finalmente (di nuovo) un buon woody
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Che il miglior Woody Allen (quello vero?) sia qualcosa che appartiene al passato, è ormai risaputo. Se in Blue Jasmine a sorreggerlo in una trama zoppicante fu l'ottima interpretazione di una Blanchett in stato di grazia, in Magic in the Moonlinght sembrava di assistere al necrologio del grande regista che fu. I tempi di Match Point sono lontani e anche solo la surreale piacevolezza di Midnight in Paris è ormai solo un ricordo, ma con questo film Allen ci mostra sprazzi della sua tragica ironia, del suo modo sprezzante di intendere la vita e anche della sua capacità di coniugare più generi all'interno di una sola pellicola. Parte dal cliché di una studentessa che si prende una cotta per il professore affascinante ma sbandato (Phoenix sempre credibile in ogni suo ruolo) per snodarsi attraverso la ricerca di se stesso da parte di un uomo disilluso.
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Che il miglior Woody Allen (quello vero?) sia qualcosa che appartiene al passato, è ormai risaputo. Se in Blue Jasmine a sorreggerlo in una trama zoppicante fu l'ottima interpretazione di una Blanchett in stato di grazia, in Magic in the Moonlinght sembrava di assistere al necrologio del grande regista che fu. I tempi di Match Point sono lontani e anche solo la surreale piacevolezza di Midnight in Paris è ormai solo un ricordo, ma con questo film Allen ci mostra sprazzi della sua tragica ironia, del suo modo sprezzante di intendere la vita e anche della sua capacità di coniugare più generi all'interno di una sola pellicola. Parte dal cliché di una studentessa che si prende una cotta per il professore affascinante ma sbandato (Phoenix sempre credibile in ogni suo ruolo) per snodarsi attraverso la ricerca di se stesso da parte di un uomo disilluso. Molti punti in comune con la storica figura letteraria di Raskolnikov ma qui, a differenza che in altri film simili (il già citato Match point, Crimini e misfatti, Sogni e Delitti) i riferimenti a Dostoevskij sono ben apertamente definiti e l'epilogo vede finalmente i colpevoli puniti per quanto di male hanno fatto.
Insomma, non il vero Woody ma qualcosa di simile. Di questi tempi, può bastare.
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enrico danelli
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sabato 13 agosto 2016
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se un uomo non è disposto a lottare ....
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... per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla o non vale nulla lui. Questo deve aver pensato il maturo professore di filosofia Abe Lucas, che dopo anni se non decenni, di parole ha deciso di passare all'azione. Al diavolo Kant e la sua ideale perfezione che costringerebbe a denunciare Anna Frank ai nazisti per evitare di mentire. Le parole e le paranoie stanno a zero. Si deve mettere in pratica quel poco di buono che rimane dopo anni di rimuginamenti e ripensamenti. Chi non ha vissuto una situazione del genere ? Non solo il problematico e geniale regista newyorkese vive da anni (probabilmente dalla nascita) tale situazione in questo film impersonata da Abe Lucas, ma senz'altro ognuno di noi, anche i più superficiali, si può immedesimare.
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... per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla o non vale nulla lui. Questo deve aver pensato il maturo professore di filosofia Abe Lucas, che dopo anni se non decenni, di parole ha deciso di passare all'azione. Al diavolo Kant e la sua ideale perfezione che costringerebbe a denunciare Anna Frank ai nazisti per evitare di mentire. Le parole e le paranoie stanno a zero. Si deve mettere in pratica quel poco di buono che rimane dopo anni di rimuginamenti e ripensamenti. Chi non ha vissuto una situazione del genere ? Non solo il problematico e geniale regista newyorkese vive da anni (probabilmente dalla nascita) tale situazione in questo film impersonata da Abe Lucas, ma senz'altro ognuno di noi, anche i più superficiali, si può immedesimare. Quindi film tematico, eterno e universale oltre che esteticamente piacevole e raffinato. Mai banale o noioso se non per la reazione isterica e scomposta della giovane compagna di Lucas, che forse era una ottima amante, ma sicuramente si rivela una pessima discepola. Dispiace ovviamente una conclusione così tragica e umiliante per il nostro eroe (sicuramente più cerebrale che fisico), ma si inquadra perfettamente nell'esuberante masochismo ateo di Woody Allen che volutamente evita qualsiasi giudizio morale stucchevole o scontato. Lunga vita al regista.
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francesco2
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domenica 30 luglio 2017
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allen non eccezionale,ma...........
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C’è un filo che lega il protagonista maschile di questo nuovo Allen e Jasmine, nel bellissimo film
di quattro anni fa.
Entrambe sono figure la cui moralità ci pone varie, interessanti questioni, per esempio : cos’è l’etica ?
E chi la « contravviene » per davvero ? Loro, o piuttosto personaggi più convenzionali le cui scelte, a
conti fatti, appaiono più discutibili ?
Con una differenza non da poco, tuttavia. Jasmine attraversava il film come un enigma irrisolto, e
probabilmente irrisolvibile, che infatti l’ultima scena non scioglieva assolutamente Abe, invece, è
un personaggio divorato dai conflitti, siano essi esistenziali o fin troppo quotidiani, che trova il suo
« contraltare » nel personaggio della Stone, giovane di buona famiglia, non ancora abbastanza avvezza
alla vita concreta.
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C’è un filo che lega il protagonista maschile di questo nuovo Allen e Jasmine, nel bellissimo film
di quattro anni fa.
Entrambe sono figure la cui moralità ci pone varie, interessanti questioni, per esempio : cos’è l’etica ?
E chi la « contravviene » per davvero ? Loro, o piuttosto personaggi più convenzionali le cui scelte, a
conti fatti, appaiono più discutibili ?
Con una differenza non da poco, tuttavia. Jasmine attraversava il film come un enigma irrisolto, e
probabilmente irrisolvibile, che infatti l’ultima scena non scioglieva assolutamente Abe, invece, è
un personaggio divorato dai conflitti, siano essi esistenziali o fin troppo quotidiani, che trova il suo
« contraltare » nel personaggio della Stone, giovane di buona famiglia, non ancora abbastanza avvezza
alla vita concreta.
Tale personaggio, quando si fa strada in lei la sconvolgente teoria che ovviamente non rivelo, diviene
la vera protagonista di un’opera ametà tra esistenzialismo e giallo ( chi scrive NON ha visto « Misterioso
omicidio » ……. , ma chissà che Allen non ne abbia tratto spunto), che si concluede insegnandoci su un
piano pratico la tesi che Abe propugnava teoricamente, ovverosia l’inutilità della « cultura dei libri »,
lui professore di filosofia(………).
Film dunque non brutto né privo di significato, ma che mi lascia dubbi sul pistolotto su cui si fonda,
Come assunto teorico e come –discontinuo- svolgimento. Comunque, gli metto ugualmente tre stelle.
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giovanni morandi
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lunedì 26 agosto 2024
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una sorte malevola
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Chi ama Woody sa anche che riesce a creare atmosfere avvolgenti, che fanno dimenticare la noia dei dialoghi serrati presenti nei suoi film; anche questa volta ci riesce, ma solo in parte, anche perché sono appesantiti dal racconto, fuori campo, dei protagonisti.
Anche in questa pellicola Allen gioca con la sorte, stavolta malevola nei confronti del protagonista (anziché nel caso di Match Point).
Abe Lucas, un professore di filosofia in piena crisi esistenziale, si trasferisce nel Rhode Island per lavorare nel college Braylin, dove conoscerà Rita, collega sposata con cui inizierà una relazione, e Jill, una studentessa che si innamorerà di lui.
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Chi ama Woody sa anche che riesce a creare atmosfere avvolgenti, che fanno dimenticare la noia dei dialoghi serrati presenti nei suoi film; anche questa volta ci riesce, ma solo in parte, anche perché sono appesantiti dal racconto, fuori campo, dei protagonisti.
Anche in questa pellicola Allen gioca con la sorte, stavolta malevola nei confronti del protagonista (anziché nel caso di Match Point).
Abe Lucas, un professore di filosofia in piena crisi esistenziale, si trasferisce nel Rhode Island per lavorare nel college Braylin, dove conoscerà Rita, collega sposata con cui inizierà una relazione, e Jill, una studentessa che si innamorerà di lui. Anche se quest'ultima è già fidanzata con Roy, viene irresistibilmente attratta dal cinismo del professore.
Ma a parte la storia d'amore, anche qui, come in Match Point c'è il giallo (l'omicidio di un giudice corrotto), di cui, ovviamente, non racconterò la trama e l'esito strano e rimesso, come nel film citato, al caso. Il tutto condito da filosofia, tra Kant e Kierkegaard.
Ottima l'interpretazione di Phoenix e la colonna sonora (un piano jazz che ritma bene la storia).
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lucaguar
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mercoledì 2 aprile 2025
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che filosofo sei?
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Woody Allen ci presenta una storia un po' stereotipata, il classico clichè del professore di filosofia affascinante che finisce per mettersi con una delle sue studentesse, sulle quali esercita tutto il suo fascino di "bello e impossibile". Le citazioni filosofiche sono abbastanza superficiali, non lo ritengo (da professore di filosofia) un film sulla filosofia o sulla figura del filosofo, e se lo fosse sarebbe un fallimento. "Irrational Man" è piuttosto un film su una persona malata di nichilismo o, dal punto di vista psicologico, semplicemente depressa, disillusa e delusa dalla propria vita. Paradossalmente, essendo un filosofo, la risposta del protagonista alle sue sofferenze è quella di uno scadimento nell'irrazionale, nell'esaltazione dell'"istinto" e della morale del sentire (malato).
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Woody Allen ci presenta una storia un po' stereotipata, il classico clichè del professore di filosofia affascinante che finisce per mettersi con una delle sue studentesse, sulle quali esercita tutto il suo fascino di "bello e impossibile". Le citazioni filosofiche sono abbastanza superficiali, non lo ritengo (da professore di filosofia) un film sulla filosofia o sulla figura del filosofo, e se lo fosse sarebbe un fallimento. "Irrational Man" è piuttosto un film su una persona malata di nichilismo o, dal punto di vista psicologico, semplicemente depressa, disillusa e delusa dalla propria vita. Paradossalmente, essendo un filosofo, la risposta del protagonista alle sue sofferenze è quella di uno scadimento nell'irrazionale, nell'esaltazione dell'"istinto" e della morale del sentire (malato). Il finale è anch'esso un po' visto e rivisto, in cui il Caso, coerentemente con la visione che il protagonista ha dell'esistenza, pone fine alla sua vita, anche se in raltà non è stato il "Caso" a portarlo sino a quel punto, ma la sua stessa morale (o anti-morale) irrazionale e folle. In generale si può dire che "Irrational man" è un film complesso, sulla scia di "Match point" di dieci anni prima, ma gli è inferiore praticamente in tutto: la protagonista femminile è peggio caratterizzata e non ha il fascino della Scarlett Johansson di "Match Point", la sceneggiatura è molto più debole e superficiale, è un film un po' troppo pretenzioso a livello di concetto, mentre "Match point" era decisamente più lineare, chiaro e alla fine efficace nel trasmettere l'intreccio della storia. Certo questo è un film nel complesso interessante, che può spingere a riflettere sul tema del Caso e della morale, della filosofia e del confine tra amore e follia irrazionale, ma il risultato è nel complesso inferiore anche ai film successivi di Allen, su tutti Cafè Society.
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goldy
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sabato 19 dicembre 2015
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nulla di nuovo
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Il film mi è piaciuto per le solite motivazioni che mi fanno amare Woody Allen: il ritmo, la fluidità , le battute sullo sfondo di un mondo spogliato da ideologie , moralismi o illusioni. Lavorando sempre in un identico contesto Allen ha ormai raggiunto la perfezione narrativa. Profondamente convinto che viviamo in un mondo vuoto di significato mi sembrava che con il suo film del 2009 "Basta che funzioni" fosse arrivato a un traguardo definitivo dove morale, filosofia, significato, senso trovavano una sua definitiva affermazione nella conclusione: tutto va bene se ci rende felici, e sereni ma smettiamola di cercare significati.
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Il film mi è piaciuto per le solite motivazioni che mi fanno amare Woody Allen: il ritmo, la fluidità , le battute sullo sfondo di un mondo spogliato da ideologie , moralismi o illusioni. Lavorando sempre in un identico contesto Allen ha ormai raggiunto la perfezione narrativa. Profondamente convinto che viviamo in un mondo vuoto di significato mi sembrava che con il suo film del 2009 "Basta che funzioni" fosse arrivato a un traguardo definitivo dove morale, filosofia, significato, senso trovavano una sua definitiva affermazione nella conclusione: tutto va bene se ci rende felici, e sereni ma smettiamola di cercare significati. Mi sembrava un messaggio da condividere , liberatorio.
Con Irrational man ribadisce il già detto e ridetto , mette in evidenza la dicotomia e l'inconciliabilità tra teoria filosofica e realtà riferendosi esplicitamente a Hegel.
Quindi il suo personaggio (che è lui) fa un passo avanti e d è pronto per affrontare la morte che vive come atto finale che porta a conclusione tutti i conflitti che non ci è dato poter risolvere altrimenti. Insomma esorcizza la paura e sono molto convinta che abbia ragione.-
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francismetal
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venerdì 8 dicembre 2017
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cliché, plagio, però ben realizzato.
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Riprende dei temi molto classici, abusati e stereotipati: il professore di filosofia balordo che parla di cose considerate "campate in aria", la filosofia che viene vista come astratta e non concreta, il professore di filosofia che si innamora di una ragazzina, la ragazzina che rimane affascinata dal professore di filosofia, molto molto più grande di lei...
Inoltre la filosofia dell'omicidio è un tema copiato da "Rope" di Hitchcock.
Il finale è meritato... non me l'aspettavo ma non è nulla di elaborato.
Nonostante questi problemi nel soggetto, il film è realizzato bene, è godibile, Emma Stone è bellissima, la recitazione è buona, le musiche sono belle, la fotografia è buona, l'atmosfera è leggera e piacevole, nonostante si parli di tradimento, filosofia esistenzialista e filosofia morale, e soprattutto di omicidio.
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Riprende dei temi molto classici, abusati e stereotipati: il professore di filosofia balordo che parla di cose considerate "campate in aria", la filosofia che viene vista come astratta e non concreta, il professore di filosofia che si innamora di una ragazzina, la ragazzina che rimane affascinata dal professore di filosofia, molto molto più grande di lei...
Inoltre la filosofia dell'omicidio è un tema copiato da "Rope" di Hitchcock.
Il finale è meritato... non me l'aspettavo ma non è nulla di elaborato.
Nonostante questi problemi nel soggetto, il film è realizzato bene, è godibile, Emma Stone è bellissima, la recitazione è buona, le musiche sono belle, la fotografia è buona, l'atmosfera è leggera e piacevole, nonostante si parli di tradimento, filosofia esistenzialista e filosofia morale, e soprattutto di omicidio.
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maria antonietta tomassetti
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domenica 20 dicembre 2015
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deja vu
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Ottima l'interpretazione dei due attori principali, bella la colonna sonora, buono il ritmo del film che tiene viva l'attenzione dello spettatore per tutta la sua durata, ben delineata la psicologia dei personaggi, nessuna grande novità però a mio avviso nel modo di trattare i temi cari al regista che si evidenzia particolarmente quando si arriva alla scena finale in cui torna immediatamente alla memoria "match point" uno dei film di Allen a me più cari (anello-pila). Mi aspettavo dunque qualcosa di più da questo film che ho comunque guardato piacevolmente.
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(di gpistoia39)
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francesca romana cerri
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sabato 26 dicembre 2015
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massimi sistemi e vita
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Un film che vede protagonista un professore di Filosofia, materia cara ad Allen , materia che ci dà modo di speculare sul
Senso della Vita. Ed è proprio il Senso della Vita che sembra smarrito nel professore fascinoso corteggiato dalle donne senza quasi che ne abbia più domanda. Notiamo subito che il professore è un bevitore, scherza sulla sua morte facendo una pericolosissima roulette russa, notiamo che quest'uomo nonostante ispira tanto fascino sulle donne per la sua grande sicurezza, esperienza, cultura è molto aggressivo con se stesso.
Ma lo spettatore in questo geniale film fà il percorso conoscitivo insieme alle protagoniste del film che adorano il professore. Prima lo ammira, poi comincia a notare dei problemi irrisolti troppo grandi e dopo un pò lo teme.
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Un film che vede protagonista un professore di Filosofia, materia cara ad Allen , materia che ci dà modo di speculare sul
Senso della Vita. Ed è proprio il Senso della Vita che sembra smarrito nel professore fascinoso corteggiato dalle donne senza quasi che ne abbia più domanda. Notiamo subito che il professore è un bevitore, scherza sulla sua morte facendo una pericolosissima roulette russa, notiamo che quest'uomo nonostante ispira tanto fascino sulle donne per la sua grande sicurezza, esperienza, cultura è molto aggressivo con se stesso.
Ma lo spettatore in questo geniale film fà il percorso conoscitivo insieme alle protagoniste del film che adorano il professore. Prima lo ammira, poi comincia a notare dei problemi irrisolti troppo grandi e dopo un pò lo teme.
Quando il professore deciderà di uccidere un Giudice come uno scarafaggio che non è degno di vivere e qui il noto romanzo Delitto e castigo è citato e ripreso , il professore riprende a vivere , sembra anche innamorato.
In questo punto la platea può spaccarsi in due, chi lo vede già folle e da rifiutare e chi invece approva l'idea facendosi sedurre dalle teorie sulla vita del professore.
Ma c'è qualcosa che vale più delle teorie, dei pensieri ben confenzionati e sono le emozioni, lo stomaco, la pancia, Allen autore che ha fatto molta analisi non può che dar ragione al corpo più che alla mente. La ragazza che frequenta il professore una volta scoperto l'omicidio sente con lo stomaco che così non può andare avanti che ci vuole giustizia , che le teorie non sono sufficienti a scusare. Quanti fascinosi uomini hanno incantato donne che poi hanno dovuto far parlare il loro corpo per comprendere che spesso chi ha meno fascino ne ha molto di più. Ottimo film!
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