figliounico
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lunedì 12 giugno 2023
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personaggi poco credibili
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Quasi un film tv questo Curve insidiose di Iain Softley con un cast mediocre che sembra sforzarsi di rendere poco credibili i personaggi che interpreta. Nonostante i colpi di scena, il racconto piatto e la trama prevedibile rendono l’ennesimo film sui serial killer americani appena guardabile. Forse funziona meglio come survival movie, nella lunga parentesi girata tutta nell’auto cappottata, che come thriller.
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luciano donatone
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sabato 10 giugno 2023
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stupido film americano
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Di tanto in tanto gli americani sfornano dei film così stupidi che uno si domanda: Ma veramente sono fatti così gli americani?
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elgatoloco
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giovedì 17 febbraio 2022
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non molto originale
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"Curve"(Isain SOftley, scritto da Kimberley Lofstrom e da Lee Patterson, 2005), contaminazione di thriller e horror, racconta di una donna, alla vigilia delle nozze , che con la macchina(un fuoristrada, invero)del promesso sposo percorre vie impervie per riflettere sul suo futuro-decisamente siamo in un"no-man's land"dove no si vede praticamente anima viva-e, quando il motore entra in crisi, viene aiutata da uno sconosciuto che, dopo aver mostrato il suo volto gentile, si rivela invece cattivo, dominante e anche pericoloso, tanto da provocare un incidente ad arte, dal quale usciranno vivi entrambi-lei più ammmaccata ma salva, lei comunque in una condzione brutta ma da persona braccata che scopre di sappersi difendere.
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"Curve"(Isain SOftley, scritto da Kimberley Lofstrom e da Lee Patterson, 2005), contaminazione di thriller e horror, racconta di una donna, alla vigilia delle nozze , che con la macchina(un fuoristrada, invero)del promesso sposo percorre vie impervie per riflettere sul suo futuro-decisamente siamo in un"no-man's land"dove no si vede praticamente anima viva-e, quando il motore entra in crisi, viene aiutata da uno sconosciuto che, dopo aver mostrato il suo volto gentile, si rivela invece cattivo, dominante e anche pericoloso, tanto da provocare un incidente ad arte, dal quale usciranno vivi entrambi-lei più ammmaccata ma salva, lei comunque in una condzione brutta ma da persona braccata che scopre di sappersi difendere.... Decisamente un film che, non certo senza ricorrere a sequenze"gore"(anzi a un certo punto arriva ad abusarne, quasi)crea una rensione spasmodica, ma tutto, volendo, si ferma là, salvo un finale che sarebbe stato interessante se, senza usare troppe parole e troppe immagini, il regista e gli sceneggiatori ci avessero fatto capire qualcosa d'altro e questo qualcosa invece manca. Essere ellittici va anche bene, ma bisogna saperlo fare e qui Softley rischia francamente di essere banale lavorando troppo in"levare".... Gli interpreti protagonisti, ossia Julianne Hough e Teddy Sears si muvono in maniera convenzionale, quadi da eterodiretti, più che da guidati dalla mano registica, a tratti(ma solo a tratti, appunto)anche convincente di Softley. El Gato
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gianleo67
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venerdì 10 febbraio 2017
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u turn: wrong way to denver
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In viaggio col fuoristrada del fidanzato e diretta a Denver alla vigilia delle nozze, la bionda Mallory decide di deviare dal suo percorso per riflettere sulla reale natura dei suoi sentimenti e sulla sua imminente scelta di vita. Un guasto meccanico la costringe ad accettare l'aiuto di un giovane e aitante autostoppista. Gentile e rassicurante sulle prime, l'uomo si rivelerà ben presto uno spietato e sadico serial killer.
Thriller on the road che comincia come un The Hitcher qualsiasi, prosegue come un survival drama alla Wrecked e si conclude come un revenge movie alla The Last House on the Left.
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In viaggio col fuoristrada del fidanzato e diretta a Denver alla vigilia delle nozze, la bionda Mallory decide di deviare dal suo percorso per riflettere sulla reale natura dei suoi sentimenti e sulla sua imminente scelta di vita. Un guasto meccanico la costringe ad accettare l'aiuto di un giovane e aitante autostoppista. Gentile e rassicurante sulle prime, l'uomo si rivelerà ben presto uno spietato e sadico serial killer.
Thriller on the road che comincia come un The Hitcher qualsiasi, prosegue come un survival drama alla Wrecked e si conclude come un revenge movie alla The Last House on the Left. Le tre anime sono ovviamente legate da una storia esile e pretestuosa della solita biondina in viaggio di riflessione con più di un conto in sospeso in famiglia (Wild) che finisce in un classico cul-de-sac da cui dovrà cavarsela da sola attingendo a risorse trofiche disgustose e ad inaspettate abilità chirurgiche (127 Hours). Va dà sè che si preme sul pedale di una moderata tensione alimentata da un numero limitato di twist e dalla tenzone psicologica e sessuale ingaggiata con un maniaco di bell'aspetto reduce da un'infanzia difficile. A discarico del buon Softley (Key Pax) possiamo dire che il prologo dall'ampio respiro, fatto di campi lunghi e di suggestivi paesaggi panoramici ad Est delle Rocky Mountains ricostruiti dalle parti di L.A., lascia ben presto tempo (15 minuti appena) agli angusti spazi scenografici di un abitacolo rovesciato in cui ambientare una lotta per la sopravvivenza a testa in giù ed uno scontro verbale fatto di umiliazioni morali ed angherie fisiche tanto risapute quanto rassicuranti, senza calcare troppo la mano sul patetico (giusto il tempo di un pizzino testamentario alla sorella) e puntando più agli espedienti di un gioco sadico che ci eviti l'abbiocco. Peccato poi si perda in un finale slapstick dove il classico maniaco delle Highways con la patente del Kansas ed un vissuto di abusi familiari, fa una 'strage dei Clutter' in qualche posto laggiù dalle parti di Denver, per farsi poi incastrare come un animale in trappola da una Diana rediviva, claudicante e con la tibia in frantumi. I protagonisti sono giovani e carini, ma non hanno molto da dirsi ed assolvono al loro compito senza l'ausilio di rilevanti figure di contorno e con la consueta inespressività di chi non vuole guastarsi la messa in piega. Le curve del titolo ovviamente si riferiscono a quelle della biondina protagonista: una composta e perfettina Julianne Hough che autocelebra la classe d'eta propria e del suo personaggio (1988) con il singolo dei Roxette tanto in voga quell'anno. Quando la riuscita di un film non dipende dai dettagli!
Produce la Blumhouse Productions e distribuisce la Universal Pictures; ma solo per il mercato on demand.
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