anglee
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sabato 17 gennaio 2015
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tanto potenziale per lasciarci solo un' "idea"
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Il percorso su cui ci guida James Marsh comincia nel 1963, università di Cambridge, dove studia il matematico, cosmologo e astrofisico britannico Steven Hawking, che sta ancora cercando un'unica semplice equazione che spieghi l'universo tutto e l'origine di esso. In questa sua ricerca quasi esistenziale è presente Jane Wild, una studentessa universitaria destinata a diventare sua moglie e madre di tre figli. I due si innamorano e la loro storia è persino fiabesca, se non fosse per la malattia degenerativa che condannerà il celebre cosmologo a una decadenza fisica e, al peggio, alla perdita della voce.Una bella prova per tutti, in primis per Stephen, poi per Jane, che sente il peso di quella faticosa quotidianità e guarderà all'uomo che offrirà loro aiuto come un'utopia che non le appartiene, l'amore che pensa di meritare, dopo che la sopravvivenza di Hawking diventa stabile e può non riguardarle più.
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Il percorso su cui ci guida James Marsh comincia nel 1963, università di Cambridge, dove studia il matematico, cosmologo e astrofisico britannico Steven Hawking, che sta ancora cercando un'unica semplice equazione che spieghi l'universo tutto e l'origine di esso. In questa sua ricerca quasi esistenziale è presente Jane Wild, una studentessa universitaria destinata a diventare sua moglie e madre di tre figli. I due si innamorano e la loro storia è persino fiabesca, se non fosse per la malattia degenerativa che condannerà il celebre cosmologo a una decadenza fisica e, al peggio, alla perdita della voce.Una bella prova per tutti, in primis per Stephen, poi per Jane, che sente il peso di quella faticosa quotidianità e guarderà all'uomo che offrirà loro aiuto come un'utopia che non le appartiene, l'amore che pensa di meritare, dopo che la sopravvivenza di Hawking diventa stabile e può non riguardarle più. INNEGABILE è l' interpretazione mozzafiato dei due attori protagonisti, le fondamenta che hanno dato credibilità a questo film e che ci hanno trasmesso momenti decisamente toccanti. L'intero film, tuttavia, non è compatto, anzi, totalmente frammentato e non convincente in alcune sequenze. Affrontata forse in modo eccessivamente approssimativo e banale la storia d'amore, il ritmo rallenta in alcune scene specifiche emozionanti come quella in cui Stephen cerca di salire le scale, mentre una camera da presa posta ovunque non si perde il minimo dettaglio, il minimo movimento o la minima prospettiva. James Marsh ha sfruttato al meglio le potenzialità di cui disponeva il film, armonizzando il gioco di inquadrature e la scala di note che accompagnano le scene. Forse il punto debole va ricercato nella sceneggiatura che, supportata da una regia e da un'interpretazione tali, ha lasciato più un'IDEA amara che un blocco unico e compatto impresso nella mente. E una semplice "idea" fa riflettere, si, persino piangere al momento della visione. Ma nulla di più. Credo che una sceneggiatura più precisa, compatta, con delle rapide temporali più azzeccate, avrebbe valorizzato ancor di più la qualità recitativa e registica che questo film ha avuto.
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donato prencipe
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sabato 17 gennaio 2015
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“finchè c'è vita c'è speranza”
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L'origine dell'universo, tra stelle e buchi neri, valicando i confini di un tempo che ha avuto un inizio ed avrà la sua fine. Siamo nell'universo di Stephen Hawking, l'astrofisico che ha elaborato e confutato teorie che hanno cambiato il modo di intendere l'intera concezione della vita. Il fascino e la bellezza delle sue teorie vengono raccontate, così come la sua storia personale, per la prima volta sul grande schermo, e a realizzarlo è il regista James Marsh, noto soprattutto per i suoi documentari, come “Man on wire”, che gli valse l'oscar nel 2008. Il film è basato sulla biografia “Travelling to infinity: my life with Stephen” di Jane Wilde Hawking, attuale ex moglie del noto fisico, interpretata per l'occasione da Felicity Jones (The amazing spider-man 2) capace di proporre, nonostante quel suo viso così candido e dolce, un ruolo molto forte e caparbio, ma al tempo stesso di grande tenerezza.
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L'origine dell'universo, tra stelle e buchi neri, valicando i confini di un tempo che ha avuto un inizio ed avrà la sua fine. Siamo nell'universo di Stephen Hawking, l'astrofisico che ha elaborato e confutato teorie che hanno cambiato il modo di intendere l'intera concezione della vita. Il fascino e la bellezza delle sue teorie vengono raccontate, così come la sua storia personale, per la prima volta sul grande schermo, e a realizzarlo è il regista James Marsh, noto soprattutto per i suoi documentari, come “Man on wire”, che gli valse l'oscar nel 2008. Il film è basato sulla biografia “Travelling to infinity: my life with Stephen” di Jane Wilde Hawking, attuale ex moglie del noto fisico, interpretata per l'occasione da Felicity Jones (The amazing spider-man 2) capace di proporre, nonostante quel suo viso così candido e dolce, un ruolo molto forte e caparbio, ma al tempo stesso di grande tenerezza. Un ruolo senza dubbio di non facile interpretazione riuscitole alla grande. L'annotazione da dieci in pagella per essersi identificato, con assoluta perizia, nelle gesta di Stephen Hawking va ad Eddie Redmayne (Les misérables), il quale ci fornisce un interpretazione magistrale e davvero emozionante, toccandoci nel più profondo della nostra sensibilità. La trama si sviluppa incentrando il tema del discorso, dapprima sul conseguimento del dottorato di Hawking a Cambridge e l'incontro con la sua futura moglie, per poi focalizzarsi sul drastico cambiamento nel modo di vivere che ne consegue da quando gli viene diagnosticata una patologia invalidante che colpisce i motoneuroni, ovvero quei neuroni che controllano la muscolatura volontaria come il respiro, la parola, il camminare ecc. e che causa una morte prematura. Ma nonostante le mille avversità riesce ad andare avanti nel suo scopo e dimostrare le sue teorie, conseguendo tantissimi encomi da tutto il mondo. La sua vita privata, ovviamente, subisce uno scossone al momento del suo declino fisico, però con l'enorme aiuto della moglie, spinta dall'amore nei suoi confronti, affronta con grande tenacia e sacrificio la complessa situazione ed insieme danno alla luce tre figli, andando, dunque, ben oltre le aspettative di vita che gli erano state paventate. Nel cast anche Emily Watson che interpreta la mamma di Hawking e Charlie Cox nel ruolo di Jonathan Jones, un maestro di piano che si presta con molta gentilezza e compassione ad aiutare la coppia nelle problematiche quotidiane. Jonathan, così come Elaine (Maxine Peake), l'infermiera che inizierà a prendersi cura di Hawking, saranno la ragione della separazione consensuale della coppia. La sensazione di angoscia nella quale veniamo avvolti durante il film è da imputare di certo al tema trattato, però il regista ci mette del suo per renderlo ancor più angoscioso con scene che non lasciano nulla all'immaginazione. Naturalmente il tutto ci spinge a meravigliarci ancor di più del talento di questo “piccolo” grande uomo, per aver avuto la forza di giungere a risultati cosi sorprendenti e illuminanti malgrado il suo notevole handicap. Confortante ed ammirevole il suo discorso finale, quando esorta tutti a non abbandonare mai i propri scopi, poiché chiunque possiede in se la forza e le capacità per giungere al traguardo dei propri ideali...”finchè c'è vita c'è speranza!”.
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gio campo
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sabato 17 gennaio 2015
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the theory of cinema
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La teoria del tutto è riassunta nel cinema: il tempo.
Proprio il tempo scandisce una serie di fotogrammi senza sosta che si susseguono nello sguardo dolce e delicato di Stephen William Hawking, superbo Eddie Redmayne.
L’anima di Redmayne prende vita in un uomo che sogna di volare nello spazio infinito del tempo ma addirittura portarlo indietro, per vivere.
Felicity Jones accompagna quell’uomo che dovrà spiccare il volo proprio da quella “sedia parlante”: Jane Wilde, la signora Hawking è il ritratto dell’amore con le sue sfumature, ma di carattere rosso intenso.
James Marsh ha capito come posizionarsi con la camera: attraverso i tocchi, le emozioni, lo sguardo.
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La teoria del tutto è riassunta nel cinema: il tempo.
Proprio il tempo scandisce una serie di fotogrammi senza sosta che si susseguono nello sguardo dolce e delicato di Stephen William Hawking, superbo Eddie Redmayne.
L’anima di Redmayne prende vita in un uomo che sogna di volare nello spazio infinito del tempo ma addirittura portarlo indietro, per vivere.
Felicity Jones accompagna quell’uomo che dovrà spiccare il volo proprio da quella “sedia parlante”: Jane Wilde, la signora Hawking è il ritratto dell’amore con le sue sfumature, ma di carattere rosso intenso.
James Marsh ha capito come posizionarsi con la camera: attraverso i tocchi, le emozioni, lo sguardo.
Lo sguardo deve essere fondamentale in questo quadro: attraverso lo sguardo, Hawking prende vita.
La Teoria del Tutto, è un’equazione biografica ben risolta.
Il cinema non ha confini, e questo cinema, questo racconto ci fa capire quante volte nella vita si nasca e si muoia come una stella, ma che si rinasca come essere umano privo di ogni risposta, ma pieno nella consapevolezza di creare sempre.
Jóhann Jóhannsson ha orchestrato il tutto con la Teoria della Musica: archi, violini, e tutto ciò che può condurre ad un Valzer, e quindi ad un abbraccio. Ma anche ballate, sospiri, e delicate armonie, convergono nella speranza.
La sospensione del dialoghi, mai troppi, mai banali. Un ritmo e un procedere soffuso, che non stanca.
L’amore per la musica, per la vita, la determinazione a non mollare e a contare sulle proprie forze, con il coraggio di dire “grazie” e di chiedere “aiuto”.
Ci sono tutti gli elementi per rappresentare la vita di un sorriso su un evidente stato d’impossibilità fisica, ma mai mentale, sempre di cuore.
La non accettazione umana iniziale, ma stato superiore dopo, in quello spazio-cinema chiamato tempo.
Finché c’è vita, c’è speranza. Finché c’è tempo, c’è cinema.
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fabriziog
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sabato 17 gennaio 2015
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capolavoro di vita, amore e coraggio
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Ci sono alcuni film che sono imperdibili, che è obbligatorio gustarli.
Uno di questi è “La teoria del tutto” (“The Theory of Everything”) di James Marsh (nomination per il Premio Oscar 2015 come miglior regista, miglior film, migliore sceneggiatura non originale e migliore scenografia) sulla vita del geniale fisico, astrofisico e cosmologo britannico Stephen Hawking (interpretato da un i-n-f-i-n-i-t-a-m-e-n-t-e bravo Eddie Redmayne (nomination come migliore attore protagonista e già vincitore del Golden Globe 2015) e di quel gigante di donna che era sua moglie, Jane Wilde-Hawking (le cui vesti cinematografiche sono ricoperte da una commoventemente sublime Felicity Jones, candidata all’Oscar come migliore attrice protagonista), autrice della biografia da cui è tratta la pellicola: “Travelling to Infinity: my life with Stephen” (“Verso l’infinito”).
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Ci sono alcuni film che sono imperdibili, che è obbligatorio gustarli.
Uno di questi è “La teoria del tutto” (“The Theory of Everything”) di James Marsh (nomination per il Premio Oscar 2015 come miglior regista, miglior film, migliore sceneggiatura non originale e migliore scenografia) sulla vita del geniale fisico, astrofisico e cosmologo britannico Stephen Hawking (interpretato da un i-n-f-i-n-i-t-a-m-e-n-t-e bravo Eddie Redmayne (nomination come migliore attore protagonista e già vincitore del Golden Globe 2015) e di quel gigante di donna che era sua moglie, Jane Wilde-Hawking (le cui vesti cinematografiche sono ricoperte da una commoventemente sublime Felicity Jones, candidata all’Oscar come migliore attrice protagonista), autrice della biografia da cui è tratta la pellicola: “Travelling to Infinity: my life with Stephen” (“Verso l’infinito”).
Questa opera parla dell’Amore, quello con la A maiuscola, della forza della Vita, del Coraggio, e dell’Amore e del Coraggio che insieme abbattono ogni ostacolo e non consentono in alcun modo alla Vita di soccombere.
Stephen Hawking è una mentre eletta e il suo intelletto è imprigionato in un corpo devastato da una patologia inarrestabile. A Hawking hanno dato spietatamente solo due anni di vita da vegetale nel lontano 1963 in quel di Cambridge. Stephen Hawking ha oggi 72 anni ed è ancora in vita, arricchendo l’Umanità con le sue teorie sul tempo, sul suo inizio e la sua fine, donando ad essa un traguardo: scoprire una “sola, semplice, elegante formula che raccolga il tutto e tutto spieghi”.
Stephen è un uomo che in nome del neo umanitarismo avrebbe dovuto cessare la sua incredibile esistenza in modo medicalmente assistito, se non si fosse interposta la volontà indomita nella fede della moglie, perché questo è un capolavoro sulla Scienza e sulla Fede, su Dio e la sua negazione.
Denso, intenso, drammatico, “La teoria del tutto” è avvolto nel fascino dell’Universo, nel mistero della sua nascita e della sua fine, della sua capacità di espandersi e di ridursi, sino all’ultima particella, fino al buco nero che lo ha partorito.
Fabrizio Giulimondi
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lucrezia bordi
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giovedì 15 gennaio 2015
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la teoria del tutto : l'amore
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Scritto da Lucrezia Bordi :
1962, Università di Cambridge. Durante una festa Stephen (Eddie Redmayne), brillante studioso di cosmologia, incontra Jane (Felicity Jones), studentessa di lettere ed appassionata di poesia spagnola. Tra loro vi è subito intesa. Le loro vite si intrecciano sempre più intimamente e tutto sembra andare per il meglio, ma all’età di 21 anni, Stephen scoprirà di avere una malattia incurabile, quella del motoneurone, che neutralizza le cellule responsabili del movimento ed atrofizza i muscoli.
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Scritto da Lucrezia Bordi :
1962, Università di Cambridge. Durante una festa Stephen (Eddie Redmayne), brillante studioso di cosmologia, incontra Jane (Felicity Jones), studentessa di lettere ed appassionata di poesia spagnola. Tra loro vi è subito intesa. Le loro vite si intrecciano sempre più intimamente e tutto sembra andare per il meglio, ma all’età di 21 anni, Stephen scoprirà di avere una malattia incurabile, quella del motoneurone, che neutralizza le cellule responsabili del movimento ed atrofizza i muscoli. Il giovane diviene un malato terminale e gli vengono dati solo due anni di vita. Adesso solo l’amore e la forza di una donna dall’enorme coraggio, potranno forse portare i due a vincere un conflitto prospettatosi come una sconfitta inevitabile.
Affascinante storia vera di una delle menti più eccelse ancora in vita, La Teoria del Tutto, non tratta solo dell’esistenza del brillante astrofisico Stephen Hawking, ma anche e soprattutto di ciò che vi è dietro : l’amore della moglie Jane Wilde che sacrificò la sua vita per far trascorrere nel migliore dei modi quella del marito tanto amato. La pellicola è tratta dal memoir “Travelling to Infinity: My Life with Stephen”, scritto da Jane Hawking, ed è diretta dal regista premio Oscar James Marsh seguito da un cast straordinario tra cui spiccano nomi, oltre quelli dei già citati protagonisti, come David Thewlis (il Remus Lupin di Harry Potter), Emily Watson (Le onde del destino di Lars Von Triar) e Charlie Cox (Boardwalk Empire).
“La storia di Stephen Hawking, anche se dolceamara, non è una tragedia anche se una malattia quasi fatale che colpisce un giovane uomo abile di belle speranze ne ha tutti gli elementi. E’ il personaggio di Stephen che fa sì che non lo sia; la sua resistenza alla malattia con umorismo, perseveranza e determinazione rende questa storia, alla fine, il contrario di una tragedia” Afferma il regista che è stato preso in modo incredibile dalla vita di Hawking che, continua, “è ancora vivo”. Ed è attorno a questo che ruota l’intero film, attorno alla tenacia di due persone che lottano incessantemente contro qualcosa di, apparentemente, molto più grande e forte di loro. La straordinarietà con la quale Hawking nonostante le diagnosi mediche riuscì a sopravvivere e ad essere ancora oggi tra noi, è sconvolgente. Esempi come questi, donano al mondo la speranza e la convinzione che per quanto la vita possa essere dura e dolorosa, può esistere comunque un rimedio al male e che mai dovremmo abbatterci davanti agli ostacoli che si pongono sul nostro cammino. La storia di uno come Stephen, è una storia a lieto fine : il cammino di qualcuno che nonostante la disgrazia che la vita gli ha riservato, ha comunque condotto un’esistenza felice, ha raggiunto la fama, ha avuto la fortuna di avere ben tre figli e di essere addirittura decorato all’onore dalla Regina D’Inghilterra.
La Teoria del tutto è un film che trasporta lo spettatore in un’altra dimensione in cui si è impassibili ma si partecipa al dolore ed anche alla gioia dei personaggi. Il regista ha saputo valorizzare la bravura dei due protagonisti proponendo spesso inquadrature solo del viso, perché il volto è il co-protagonista di Hawking, su cui sono proiettate mille emozioni ed espressioni, lo stesso viso che lentamente sarà immobilizzato dalla malattia ma che tuttavia continuerà a trasmettere anche solo tramite gli occhi. Per questo motivo e poiché si aveva bisogno di un’interpretazione minuziosamente studiata seppur faticosa, Eddie Redmayne sostiene di aver dovuto lavorare su di sé affiancato dalla coach vocale Julia Wilson Dickson ed il regista del movimento Alex Reynolds. Egli inoltre dice : “Quando ho conosciuto Stephen, ho notato come il “sì” sia una sorta di sorriso e il “no” quasi una smorfia che in lui si manifestano solo con un paio di muscoli facciali che io ho imparato a isolare”. Redmayne, nonostante lo sforzo, si mostra all’altezza del ruolo, grazie al quale si è aggiudicato il Golden Globe come miglior attore. Quest’ultimo però non ruba la scena all’altra protagonista della storia, la tenace Jane Hawking, interpretata dalla meritevole Felicity Jones che i filmmaker hanno rintracciato poiché convinti che sarebbe stata in grado di affrontare al meglio le difficoltà a livello psicologico. La Jones interpreta la donna in modo autentico, valorizzando la sua tipica forza nascosta dietro l’immagine di una persona tanto fragile. Anche l’attrice ha avuto l’onore di poter conoscere il personaggio da lei interpretato e questo sicuramente ha giocato a suo favore, si è immedesimata perfettamente nei panni di Jane. Per quanto riguarda la location, di sfondo a questa storia troviamo la splendida città di Cambridge con la sua bellezza tipica e l’architettura medievale, luogo in cui gli Hawking hanno vissuto la loro vita e dove lo stesso Stephen ha potuto partecipare come spettatore alle riprese del film.
La storia tra i due dal primo giorno in cui si incontrano alle diagnosi ospedaliera, dalle nozze alle prime e strazianti difficoltà, dal primo figlio ai successivi due, si muove senza lasciare lo spettatore annoiato. Chi si trova davanti al grande schermo è spinto sempre più a scoprire come volgeranno al termine le vicende dei due, inizialmente parallele ma che poi sembrano dirigersi in direzioni opposte. La Teoria del tutto pone di fronte chiunque a quella che è la vita di un uomo che ha lottato, suo malgrado, contro qualcosa di inarrestabile. Davide che tenta di sconfiggere Golia e che, nonostante le certezze, vince. Sì, perché Stephen Hawking ha vinto, contro quel tempo che gli è sempre stato avverso e che non ha mai potuto godersi fino all’ultimo secondo. Il tempo, quello su cui egli basò la sua tesi di laurea ed il medesimo che lo distrugge giorno dopo giorno, ma a cui tuttavia deve ogni cosa che ha e a cui dedica il suo libro A Brief History of Time, che ha venduto più di 10 milioni di copie in tutto il mondo. Tutto è curato in modo attento e dettagliato dalla regia e la produzione(Anthony McCarten), alla musica (Jóhann Jóhannsson) che accompagna fino alla fine del film facendo ripercorrere all’indietro, come in un sogno, la vita di Hawking sulle note di Arrival of the Birds.(My Reviews.it)
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[+] uno dei migliori film dell’anno. brava lucrezia
(di antonio montefalcone)
[ - ] uno dei migliori film dell’anno. brava lucrezia
[+] gran film ed eccellente recenzione
(di eden artemisio)
[ - ] gran film ed eccellente recenzione
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mirror
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lunedì 5 gennaio 2015
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non male
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un film che consiglierei se non altro per avvicinarsi alle tematiche scientifiche, e non, riguardanti la nascita dell'universo. Interessante anche la vita di Hawking, con attori di alta levatura, un plauso particolare al protagonista
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ile97
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domenica 4 gennaio 2015
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la dolcezza e l'amore di un genio.
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Si condensano la storia pubblica e quella privata del celebre astrofisico Stephen Hawking in questo film magistralmente diretto da James Marsh,regista premio Oscar per Man on Wire-Un uomo tra le torri (2008) e basato sul romanzo di Jane Hawking dal titolo "Travelling to infinity:my life with Stephen".
Viene raccontata,in primo piano,la sua storia d'amore con la prima moglie Jane Hawking dalle origini fino alla fine e al secondo matrimonio;parallelamente a questa storia troviamo quella della carriera scientifica di Hawking,la sua teoria del tempo e dei buchi neri.
Si parte dal college,Hawking è un ragazzotto vivace e curioso di scoprire un'equazione che possa spiegare l'intero Universo e il suo evolversi.
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Si condensano la storia pubblica e quella privata del celebre astrofisico Stephen Hawking in questo film magistralmente diretto da James Marsh,regista premio Oscar per Man on Wire-Un uomo tra le torri (2008) e basato sul romanzo di Jane Hawking dal titolo "Travelling to infinity:my life with Stephen".
Viene raccontata,in primo piano,la sua storia d'amore con la prima moglie Jane Hawking dalle origini fino alla fine e al secondo matrimonio;parallelamente a questa storia troviamo quella della carriera scientifica di Hawking,la sua teoria del tempo e dei buchi neri.
Si parte dal college,Hawking è un ragazzotto vivace e curioso di scoprire un'equazione che possa spiegare l'intero Universo e il suo evolversi. In questo ambiente conosce una studentessa,Jane,con cui fin da subito si ritrova in perfetta sintonia. Da qui ha origine la storia tra i due che ci accompagnerà per tutto il film. Ancora al college,Stephen scopre la sua malattia e gli vengono dati due anni di vita;decide di isolarsi dal mondo e rompere ogni rapporto per paura di ferire con la sua stessa malattia. Jane non lo accetta e insiste per continuare a stargli vicino. Seguono il matrimonio,la nascita dei figli e soprattutto il peggioramento della salute di Stephen,sempre meno autonomo,che di conseguenza spezza a poco a poco anche la vita di Jane,costretta a stare al passo della malattia del marito. Un punto di svolta arriva quando Jane comincia a riaprirsi pian piano alla vita concedendosi un piccolo impegno nella corale della chiesa;qui conosce un uomo,Jonathan,a cui si avvicina;lui la aiuta nell'assistenza di Stephen ed è proprio quest'ultimo a rendersi conto del fatto che Jane e Jonathan stiano molto bene insieme. Dopo la perdita della voce,Stephen viene assistito da una donna,Elaine,con cui decide di ri-sposarsi. Così facendo Stephen non smette di amare Jane,che rimarrà la donna della sua vita (come testimonia il fatto che la voglia accanto alla fine,quando viene convocato dalla regina d'Inghilterra) ma semplicemente le concede la libertà di cui per anni era stata priva.
Il film è diretto in modo strabiliante,i paesaggi inglesi rendono l'atmosfera suggestiva e perfetta,gli attori sono degni di nota dal primo all'ultimo. Le due interpretazione che senz'altro spiccano sono quelle dei due protagonisti,EDDIE REDMAYNE(Stephen) e FELICITY JONES(Jane),eccellenti nei loro ruoli. Il primo in particolare è dotato anche di una fisionomia che lo avvicina notevolmente a quella del vero Hawking e inoltre,grazie all'incontro con Stephen stesso e allo studio peculiare della malattia, è stato in grado di calarsi nel ruolo donandogli una profondità senza precedenti. Il rapporto tra Stephen e Jane è descritto nei particolari,tormentato al punto giusto, permette di capire in modo esaudiente i punti di vista di entrambi e non risulta assolutamente troppo ingombrante da nascondere e sottovalutare il ruolo di ogni altro personaggio che entri in scena durante la storia,poichè tutti coloro che vediamo contribuiscono in parti maggiori o minore alla vita di Hawking.
E' insomma un film che merita di essere visto,un film che descrive non tanto la vita di un genio quanto la vita di un uomo,un dramma molto toccante.
E non posso che concludere con una citazione di Hawking: 'Where there's life,there's hope'.
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eugenio
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giovedì 4 dicembre 2014
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una formula matematica per l'amore
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Quando il cinema si abbandona a biografismi il rischio di incorrere in un prodotto non all’altezza è sempre in agguato. Il regista deve saper evitare abusati clichè dando il più possibile risalto alla vita dell’individuo che vuole descrivere mantenendo comunque vivo nello spettatore magari, poco avvezzo, l’interesse. Se poi la durata supera abbondantemente le due ore, il rischio si tramuta in gravoso pericolo per la pazienza.
La teoria del tuttobasata sulla vita di una delle più grandi menti viventi del mondo, il rinomato astrofisico Stephen Hawking, ci insegna tuttavia che c’è sempre un’eccezione in qualunque regola.
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Quando il cinema si abbandona a biografismi il rischio di incorrere in un prodotto non all’altezza è sempre in agguato. Il regista deve saper evitare abusati clichè dando il più possibile risalto alla vita dell’individuo che vuole descrivere mantenendo comunque vivo nello spettatore magari, poco avvezzo, l’interesse. Se poi la durata supera abbondantemente le due ore, il rischio si tramuta in gravoso pericolo per la pazienza.
La teoria del tuttobasata sulla vita di una delle più grandi menti viventi del mondo, il rinomato astrofisico Stephen Hawking, ci insegna tuttavia che c’è sempre un’eccezione in qualunque regola.
E’ un film, quello del documentarista James Marsh che travalica la ben semplice (per quanto dettagliata e curata) ricostruzione storica, mettendo in luce la forte connotazione amorosa, il puro sentimento che Stephen prova per Jane, sua futura moglie, con tutti gli alti e bassi arrecati dalla malattia che segnerà per tutta la vita l’astrofisico.
Dall’università di Cambridge nell’anno 1963, osserviamo dietro le spesse lenti del futuro scienziato, la passione del giovane Stephen per la cosmologia -quella che lui definisce "la religione per atei intelligenti"- cui si unisce l’inaspettato colpo di fulmine per Jane studentessa di Lettere con specializzazione in francese e spagnolo,amante della poesia iberica e conosciuta a una festa della quale si innamora ricambiato.
Stephen, ambizioso negli studi, quanto ironico nella vita, ci viene presentato ai nostri occhi come una persona vitale inizialmente incerta per gli studi che desidera intraprendere, poi,via via, sempre più decisa, appassionata di buchi neri e big bang, di teorie relativistiche proprio per comprendere e spiegare il senso del tempo, l’origine del mondo attraverso una formula matematica concisa e scientificamente inappuntabile che traduca il “pensiero di Dio” nell’intero creato.
E’ un film di contrasti quello del regista premio Oscar per il documentario Man of wire che sfrutta una narrazione pulita e inappuntabile per far risaltare il comportamento delle due anime partecipi: la dolce quanto cattolica Jane dalla profonda fede in Dio e il creativo agnostico Stephen votato solo alla realtà dimostrabile matematicamente. Ed è di contrasti che si nutre tutto il loro profondo amore in una storia che fa del tempo il protagonista assoluto e invidiabile.
Il tempo, quello meramente fisico, lo scorrere delle ore, quasi morte, imperscrutabili a seguito della sclerosi laterale amiotrofica che lenta si insinuerà come un verme in Stephen piegandolo ma mai vincendo la sua forte anima costantemente perseguita alla ricerca di un obiettivo scientifico in grado di spiegare il mondo. A tale filone si accosta senza mai intersecarlo, come un binario parallelo, il tempo dell’anima, quello relativo, affettivo, del profondo amore per i figli e per la moglie in grado di abbattere grazie alla forza dell’unione, il muro del decadimento psico-fisico.
Non solo: Marsh inserisce anche il tema dell’amicizia (prima) e del sentimento poi, di Jane con “l’uomo di chiesa”, Jonathan, vicino alla famiglia nei momenti di appello a Dio. Ed è da questo momento che la costruzione si affatica aggravandosi dell’ahimè comune spaccato del melo’ indotto dal peggioramento delle condizioni di Stephen. Quasi come se il legame fosse conseguente “all’abbandono” anche solo per due giorni della moglie per una breve vacanza con l’uomo di Chiesa e i figli di lei, lo scienziato risente di una profonda ricaduta che ha come limite anche quello di intaccare la sua capacità verbale già compromessa.
La sedia a rotelle e il sintetizzatore vocale saranno poi le dirette conseguenze di una lotta contro la malattia vinta con la forza dell’amore malgrado la notorietà rivoluzionaria e i progressi scientifici che lo porteranno all’apice di una fama internazionale ancora oggi lungi dall’affievolirsi.
Nel doppio filone del sentimento forte come l’amore quasi in contrasto con una materia apparentemente arida come la fisica, troviamo la perfomance che eleva il film dal clichè documentaristico-melò di Eddie Redmayne abile nell’interpretare con cura movimenti e parlato del grande scienziato, quasi empatico nella comunicazione al pubblico del grande male con cui lotta. Anche Jane gli tiene testa dignitosamente grazie alla piacevole abilità di Felicity Jones, incerto giano bifronte, legata al marito da un amore quasi simbiotico in grado di non conoscere limiti, neppure quelli dettati dall’abbandono.
Due ore abbondanti traducono lo sforzo di oltre venticinque anni di teorie, di buchi neri e tentativi nel voler comprendere l’universo matematicamente nel decadimento fisico e nell’eccellenza accademica ma si rivela in esso una certa staticità comportamentale figlia di un buco nero affettivo amoroso.
Un intenso quanto potente wormohole che come una supernova esplode in note di toccante dramma al culmine, esausta della sua brillantezza ma mai amara, incurante dei limiti dell’amore e dell’universo stesso.
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gaiart
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venerdì 28 novembre 2014
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la teoria del tutto: quando vivere è più forte.
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La teoria del tutto
(The Theory of Everything)
Dopo Einstein c’è Stephen Hawking.
Per chi non lo conoscesse, il secondo è un fisico, matematico, cosmologo e astrofisico britannico, fra i più importanti e conosciuti del mondo, noto soprattutto per i suoi studi sui buchi neri e l'origine dell'universo.
The Theory of Everything (2014)è un film biografico sulla sua storia, (no NON uso il termine BIOPIC perché lo odio) diretto da James Marsh e interpretato magistralmente da Eddie Redmayne, nei panni del giovane genio, di sicuro in odore da Oscar.
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La teoria del tutto
(The Theory of Everything)
Dopo Einstein c’è Stephen Hawking.
Per chi non lo conoscesse, il secondo è un fisico, matematico, cosmologo e astrofisico britannico, fra i più importanti e conosciuti del mondo, noto soprattutto per i suoi studi sui buchi neri e l'origine dell'universo.
The Theory of Everything (2014)è un film biografico sulla sua storia, (no NON uso il termine BIOPIC perché lo odio) diretto da James Marsh e interpretato magistralmente da Eddie Redmayne, nei panni del giovane genio, di sicuro in odore da Oscar.
Nel 1963, a 21 anni, Hawking ha scoperto di essere malato del motoneurone, una malattia la cui diagnosi con atrofia muscolare progressiva, secondo i medici, gli lascia due anni di vita. (In realtà, vive ancora oggi, a 72 anni).
Ciò nonostante va a Cambridge, diviene un brillante ricercatore e Professore nello stesso posto che fu di Isaac Newton nel 1663. Sposa una giovane studentessa che, a discapito della malattia, si prende cura di lui e ci fa tre figli.
La sceneggiatura di Anthony McCarten è stata sviluppata nell'arco di dieci anni di lavoro, Hawking ha impiegato tre anni per farsi convincere a fare un film su di se e, quando ha scritto il libro, Breve teoria sul tempo, venduto in 10 milioni copie, ha forse sbagliato aggettivo.
Jokes apart, il film è intensissimo e direttamente proporzionale all’intelligenza e dolcezza di colui a cui è capitata questa vita.
Sebbene a tratti sembri un po’ melensa per la convenzionalità dei rapporti, specialmente con la moglie, forse un po’ fasulla, e costruita con metodo, la pellicola si nutre di dialoghi intensi, intelligenti che valgono tutto il biglietto. Ilare e drammatica, molto commovente, la storia insegna che, dove c’è sofferenza, c’è genialità e questo basterebbe a gratificarne gli autori.
Altro ulteriore guadagno, interiore, si ha a livello morale, nell’insegnamento tratto dalla forza e tenacia di questo essere umano, prima che genio. Per non parlare della consapevolezza che diffonde sulla SLA, Sclerosi Laterale Amiotrofica, il terribile impietoso Morbo di Lou Gehrig, e la malattia degenerativa neuronale.
Hawking, che non rinuncia a esprimere le sue originali e avanguardistiche idee, a causa di una tracheotomia, è costretto a comunicare con un sintetizzatore vocale con sole 15 parole al minuto, metodo con cui riesce a compiere le sue pubblicazioni.
E pensare che, per dire stupidaggini a oltranza, c’è gente che non deve nemmeno sintetizzare!
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