qisoneb
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martedì 9 ottobre 2018
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non si vergognino essere filoamericano, film.
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ci sono tante brave persone il mondo ne è pieno, in
quegli anni il marziano martin luther king, col suo passo
felpato e la voglia di rottamizzazine del questioni umane salì sul
pulpito del palcoscenico e la sorte che gli
riservò ancora per l'ennesima l'america
fu quella kennedyanica, incredibile, il pragmatismo americano,
ma cosa aveva fatto quell'alieno, senza voti, senza essere presidente
di niente, niente, faceva comizi di sua iniziativa, forse
profittando delle frizioni e tentativi per levigarle dei grandi mitici politici
di allora, tipo kennedy, e al popolo americano non piacevano certe
cose astratte, le chiacchiere il sogno di vedere orizzonti.
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ci sono tante brave persone il mondo ne è pieno, in
quegli anni il marziano martin luther king, col suo passo
felpato e la voglia di rottamizzazine del questioni umane salì sul
pulpito del palcoscenico e la sorte che gli
riservò ancora per l'ennesima l'america
fu quella kennedyanica, incredibile, il pragmatismo americano,
ma cosa aveva fatto quell'alieno, senza voti, senza essere presidente
di niente, niente, faceva comizi di sua iniziativa, forse
profittando delle frizioni e tentativi per levigarle dei grandi mitici politici
di allora, tipo kennedy, e al popolo americano non piacevano certe
cose astratte, le chiacchiere il sogno di vedere orizzonti...,
o l''infinito appunto, forse perchè 'musulmano' e non integrato coi miti
delle razze e delle grandezze popolari, parlando di
anziani profughi, clandestini, musulmani, senza ascoltarli pensava di poter
fare quel che voleva, e di parlare e andare con le barche, a dire che non
dovevano andare coi charter, e di governare se ne erano capaci, però l'america
indigesta digerisce male tali cose, e dimostrò di nuovo la capacità
sbigottente il mondo, quasi a dire, qui siamo in america, abbiamo vinto la
seconda guerra monndiale con sacrifici, e se sbuca qualche
cretino ritardato o dittatura a norma di democrazia,
se i popoli e le cronache non sanno provvedere come col
nazismo e il fascismo alle problematiche, che sia
selma o martin luther king, we have a dream even us,
anche noi abbiamo un sogno, e non siamo su
marte, vendicando quel kennedy che
non volle ascoltare consentendo a
persone del genere di tirare alla ruota della fortuna
senza averci messo niente... anzi addirittura
togliendo o tentando di togliere articolo e diritti a altre
persone, forse disse così l'americano, amico degli
indiani delle tribù, riservando un altrettanto trattamento a
tali figure, ma non possiamo criticare l'america che
ci ha tramandato i costumi la
cultura, e storie di democrazia più grande, di progresso, di tenacia, di vittoria,
e di perdite in divagazioni... non ne abbiamo viste, grazie america,
e forse non dovevi fare così, però grazie america per molte
cose che comprendiamo
solo a distanza di anni, per averci regalato a suo modo un'altra statua della libertà,
fregatura forse e per molte persone e cammino di pace e libertà per altre, un film
non di action però di consolidazione di avamposto, col meglio e più che fa e di holliwood.
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renatoc.
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mercoledì 9 maggio 2018
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bel film biografico
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Bel film su Martin Luther King a 50 anni dalla sua morte, purtroppo per assassinio! Il film non tratta di tutta la vita del grande leader ma solo il periodo degli anni '60 in cui faceva le grandi marce da Selma a Montgomery per ottenere dal presidente Lyndon Johnson il diritto di voto per le minoranze di colore negli stati del sud! Johnson aveva già fatto approvare la legge sui diritti civili (preparata da Kennedy), però esisteva ancora la non possibilità di voto per le minoranze nel sud, e specialmente nell' Alabama governata dal razzista Geoge Wallace! Comunque anche se confinato in un periodo limitato, il film mostra ampiamente la personalità del leader dei diritti civili, le sue certezze ed i suoi timori! Amava la vita, ma era pronto a rischiar
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Bel film su Martin Luther King a 50 anni dalla sua morte, purtroppo per assassinio! Il film non tratta di tutta la vita del grande leader ma solo il periodo degli anni '60 in cui faceva le grandi marce da Selma a Montgomery per ottenere dal presidente Lyndon Johnson il diritto di voto per le minoranze di colore negli stati del sud! Johnson aveva già fatto approvare la legge sui diritti civili (preparata da Kennedy), però esisteva ancora la non possibilità di voto per le minoranze nel sud, e specialmente nell' Alabama governata dal razzista Geoge Wallace! Comunque anche se confinato in un periodo limitato, il film mostra ampiamente la personalità del leader dei diritti civili, le sue certezze ed i suoi timori! Amava la vita, ma era pronto a rischiarla per i diritti del fratelli neri, e purtroppo l'ha persa proprio nell'ambito di queste lotte! Certo che la polizia dell'Alabama non ci pensava due volte a pestare anche mortalmente i manifestanti e Giorge Wallace è raffigurato proprio come un personaggio odioso! Destino volle che anche lui fosse vittima di attentato durante la campagna presidenziale del 1972, non morirà ma resterà paralizzato in sedia a rotelle! Raffigurata bene la personalità di Lyndon Johnson, aperto e progressista con la gente di colore ma troppo impegnato nella guerra del Vietnam e quindi tendente a rinviare leggi e decisioni sulle minoranze!
Un bel quadro che rispecchia quei tragici tempi!
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laurence316
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mercoledì 27 settembre 2017
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discreto film storico, ma niente di eccezionale
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Cronaca dell'ultimo periodo nella vita di Martin Luther King, quando ha già pronunciato il suo storico discorso al Lincoln Memorial (I Have a Dream), quando ha già ricevuto il Premio Nobel per la Pace e quando la sua forma di protesta non-violenta (probabilmente, anzi quasi sicuramente, derivata dagli insegnamenti di Gandhi) ha già cominciato, lentamente, a dare i suoi frutti. Narra dei mesi appena antecedenti il suo omicidio nel 1968, quando aveva (come recitano anche i titoli di coda) appena 39 anni.
E' uno spaccato di una società, di una nazione, l'America, fondata sul sangue e la diseguaglianza, ancora tremendamente retrograda, ma anche una riflessione che si rispecchia nel presente in cui la questione razziale torna a farsi prominente e cruciale.
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Cronaca dell'ultimo periodo nella vita di Martin Luther King, quando ha già pronunciato il suo storico discorso al Lincoln Memorial (I Have a Dream), quando ha già ricevuto il Premio Nobel per la Pace e quando la sua forma di protesta non-violenta (probabilmente, anzi quasi sicuramente, derivata dagli insegnamenti di Gandhi) ha già cominciato, lentamente, a dare i suoi frutti. Narra dei mesi appena antecedenti il suo omicidio nel 1968, quando aveva (come recitano anche i titoli di coda) appena 39 anni.
E' uno spaccato di una società, di una nazione, l'America, fondata sul sangue e la diseguaglianza, ancora tremendamente retrograda, ma anche una riflessione che si rispecchia nel presente in cui la questione razziale torna a farsi prominente e cruciale.
Non è una biografia (come invece è il Malcolm X di Spike Lee), ma una lezione di Storia, un film che trae e molto beneficio dall'ottima interpretazione di Oyelowo, dalla colonna sonora e da alcune, efficaci sequenze (come quella ambientata al Edmund Pettus Bridge, intervallata da immagini televisive reali).
Ben diretto dalla DuVernay (che non è un esordiente, ma i cui precedenti film, Middle of Nowhere e I Will Follow, sono entrambi inediti in Italia), Selma trova la sua forza proprio nelle immagini, più che nella sceneggiatura che troppo spesso si perde in inutili divagazioni. E la struttura è alquanto convenzionale, alcuni momenti si sarebbero tranquillamente potuti tagliare (in particolare quelli riguardanti la vita privata di King) e l’intento educativo è evidente tanto quanto il risultato è, spesso, didascalico. Ideale per le rassegne scolastiche, Selma non è sempre efficace, ma comunque un film da vedere. Soprattutto nel caso in cui non si sia del tutto a corrente della vicenda, riguardante una delle più importanti battaglie per la civiltà e l'uguaglianza del Novecento.
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francesco2
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domenica 18 giugno 2017
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qualche impressione
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Forse avrei dovuto seguirlo con maggiore attenzione, ma mi è parso un film piuttosto schematico e didascalico. I tentativi, veri o presunti, di regia "asciutta" non lo
rendono necessariamente interessante.
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g_andrini
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mercoledì 24 agosto 2016
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buon film
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Ha una semplicità espositiva molto apprezzabile, senza complicazioni di trama inutili al fine della comprensione. La vicenda è nota, e si ricollega ai fatti che avvengono ultimamente negli Stati Uniti. La libertà è cosa apprezzabile, ma ciò non deve significare violenza. La convivenza tra razze diverse è sempre problematica, perché ognuno cerca di prevalere sull'altro.
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elgatoloco
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mercoledì 6 aprile 2016
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a great movie
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Veramente un grande film, "Selma", film biografico e storico(nel senso che la vicenda di M.L.King s'intreccia con la storia USA e mondiale), nel quale la documentazione minuziosa, attenta alla storia senza arbitrarie"invenzioni"e"ricostruzioni"ridà un'esperienza di vita, ma anche etica e politica di grande importanza. Senza retorica(retoriche)sulla nonviolenza, questa come proposta etica e di azione politica è senz'altro presente in maniera importante, diremmo anche fondamentale, dove il problema è naturalmente l'acquisizione di diritti(degli Afroamericani)ma anche la messa in discussione dell'imperialismo yankee in Vietnam.
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Veramente un grande film, "Selma", film biografico e storico(nel senso che la vicenda di M.L.King s'intreccia con la storia USA e mondiale), nel quale la documentazione minuziosa, attenta alla storia senza arbitrarie"invenzioni"e"ricostruzioni"ridà un'esperienza di vita, ma anche etica e politica di grande importanza. Senza retorica(retoriche)sulla nonviolenza, questa come proposta etica e di azione politica è senz'altro presente in maniera importante, diremmo anche fondamentale, dove il problema è naturalmente l'acquisizione di diritti(degli Afroamericani)ma anche la messa in discussione dell'imperialismo yankee in Vietnam. Nonviolenza applicabile negli USA(con risposte tutt'altro che"nonviolente"in Alabama e in altri stati del Sud, da parte del"Ku-Kux-Clan")ma non universalizzabile, come provano anche esperienze recenti... Si parte con le dichirazioni di fondo: Edgar J.Hoover, razzista aprioristicamente nemico di King, l'allora presidente Lindon B.Johnson, un"attendista"troppo attento al voto bianco-razzista del Sud, lo stesso Martin Luther King, Coretta(non sottacendo le tensioni tra i due coniugi), tutte più che solamente attendibili... Film"politically correct"?No, storicamente attendibile e credibile, con interpretazioni tutte degne di grande attenzione nonché di premi, che probabilmente non sono stati assegnati a sufficienza... El Gato
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giulio strata
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lunedì 11 maggio 2015
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le parole che illuminano la storia di king
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SELMA - La strada per la libertà, narra la storia di Martin Luther King e dei suoi sforzi per far approvare una più giusta legge elettorale, in difesa dei suoi fratelli neri, vittime di continui soprusi e inermi davanti alla vioelnza ceca ed edendemica del Sud. Selma assomiglia per certi aspetti ad un altro film, del 2012, che riguardava anch’esso l'approvazione di una legge nella turbolenta storia degli stati uniti d'america, Lincoln di Steven Spielberg. Se non altro, per come cerca di intrecciare la Storia con la S maiuscola con le vite private dei protagonisti più o meno centrali, e per come sono mostrati gli scambi politici tra le varie fazioni.
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SELMA - La strada per la libertà, narra la storia di Martin Luther King e dei suoi sforzi per far approvare una più giusta legge elettorale, in difesa dei suoi fratelli neri, vittime di continui soprusi e inermi davanti alla vioelnza ceca ed edendemica del Sud. Selma assomiglia per certi aspetti ad un altro film, del 2012, che riguardava anch’esso l'approvazione di una legge nella turbolenta storia degli stati uniti d'america, Lincoln di Steven Spielberg. Se non altro, per come cerca di intrecciare la Storia con la S maiuscola con le vite private dei protagonisti più o meno centrali, e per come sono mostrati gli scambi politici tra le varie fazioni. Entrambi sono anche due grandi film di parola, nel senso in cui, è proprio quest'ultima la motrice e la rivelatrice della personalità dei due protagonisti. Se per certi versi Spielberg riesce in modo più eloquente e sfaccettato a mostrare il primo aspetto, questa pellicola è riuscita in modo più implacabile, a creare un equilibrio parole-immagini; questo film parolo-centrico riesce in effetti ad essere efficace più per cosa e come mostra rispetto a ciò di cui parla, a livello di dialoghi: senz'altro un merito. La dualità tra ombra ed oscurità, in cui sono condannati a vivere i neri, fanno il pari con l'immensa ed accecante luce del giorno al quale Martin Luther King li spinge ad agire, a costo di tornare nell'eterno abisso. È un film soprattutto riuscito, perchè permette allo spettatore di uscire dalla sala con la sensazione che la rabbia e l'odio che si covano dentro per le ingiustizie, sono oltrepassabili e possibili da sconfiggere, con una non-violenza, ed una determinazione, di cui non solo Martin Luther King è portatore, ma propria di tutti coloro che decidono di partecipare alla sua causa, in particolare, l'83enne che riesce a votare: i temi, le sensazioni, e una buona fotografia rendono questo film non banale e stimolante. Un film necessario, beh, sì!
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salvatore scaglia
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mercoledì 1 aprile 2015
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violenza e odio senza volto
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Girato in Alabama, il film narra i fatti di Selma, nello stato degli USA in cui si svolge una delle lotte più decisive del pastore nero Martin Luther King (David Oyelowo).
Il clima di odio verso i neri, specialmente nel Sud del paese, è ben descritto dalla cineasta DuVernay anzitutto con l’attentato dinamitardo in una chiesa di Birmingham, dove, nel 1963, sono massacrate quattro bambine afroamericane. Il reverendo sceglie così di recarsi a Selma, quale simbolo delle amministrazioni locali controllate da soggetti come lo sceriffo Clark, segregazionista e contrario ai raduni dei neri. In queste amministrazioni, inoltre, alle persone di colore è impedita la registrazione per il voto, trasformando la teorica verifica che esse sappiano leggere e scrivere in un impedimento di fatto alla registrazione stessa.
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Girato in Alabama, il film narra i fatti di Selma, nello stato degli USA in cui si svolge una delle lotte più decisive del pastore nero Martin Luther King (David Oyelowo).
Il clima di odio verso i neri, specialmente nel Sud del paese, è ben descritto dalla cineasta DuVernay anzitutto con l’attentato dinamitardo in una chiesa di Birmingham, dove, nel 1963, sono massacrate quattro bambine afroamericane. Il reverendo sceglie così di recarsi a Selma, quale simbolo delle amministrazioni locali controllate da soggetti come lo sceriffo Clark, segregazionista e contrario ai raduni dei neri. In queste amministrazioni, inoltre, alle persone di colore è impedita la registrazione per il voto, trasformando la teorica verifica che esse sappiano leggere e scrivere in un impedimento di fatto alla registrazione stessa.
Quando, perciò, King e i suoi arrivano a Selma la violenza si intensifica, com’è rappresentato dalla scena del locale in cui riparano tre neri dopo una manifestazione pacifica, bagnata di sangue da un pestaggio sbirresco: il più giovane dei tre viene ucciso impunemente da agenti con casco, dai volti sfumati, inquadrati sfuggentemente dalla macchina da presa e che vanno via ripresi di spalle: la violenza è dunque senza volto. Non solo perché non è sanzionata con la giusta punizione dei suoi responsabili, ma anche perché sfigura la dignità della persona umana: di chi la violenza subisce, ma soprattutto di chi la attua.
Il clima teso è icasticamente dipinto anche dalla frequente alternanza di scene buie e luminose, tra le quali ultime quella dell’obitorio, piastrellato di bianco, in cui King visita il cadavere del ragazzo appena assassinato.
Sullo sfondo si muovono un timido e opportunista Presidente Lyndon Jonhson (Tom Wilkinson), che King accusa di spendere milioni di dollari al giorno per la libertà nel lontano Vietnam, ma di non fare altrettanto nella sua America; la CIA, capeggiata dal potente Edgar Hoover, che tenta di fomentare le tensioni coniugali tra Martin e Coretta (Carmen Ejogo) per isolare il leader nero; ma anche le contraddizioni in seno agli stessi afroamericani (il comitato di Selma non appoggia la protesta; Malcolm X usa i metodi della forza; King medesimo non è esente da scoramenti).
Il movimento di King riesce, tuttavia, ad organizzare diverse marce pacifiche da Selma a Montgomery. La prima è subito dispersa dalla polizia a suon di manganello e pistola (il 7 Marzo 1965, bloody Sunday). La seconda si chiude rapidamente con la ritirata di polizia e manifestanti, con King in chiesa - con una grande Croce luminosa alle spalle - che giustifica la sua scelta: « preferisco che siate tutti arrabbiati con me più che feriti o morti » (a dimostrazione della responsabilità, illuminata dalla fede cristiana, che lo anima). La terza però, quella trionfale, è autorizzata da un Giudice bianco, accompagnata dalla promozione, ad opera di Johnson, della legge federale contro i limiti razziali al voto e addirittura protetta dall’esercito americano.
La pellicola non mostra esplicitamente la ferale conclusione della vita di King, ucciso nel 1968, ma la fa presagire abilmente allo spettatore prospettando i sacrifici affrontati dalla famiglia: la casa, infatti, è in affitto e senza comodità. A ciò la moglie si è ormai abituata, benche non riesca ad accettare - dice - « la presenza costante della morte » violenta: il prezzo che pagherà il marito. Che, però, come ammonisce un suo stretto collaboratore, frenando le tentazioni di vendetta di uno dei dimostranti, ha inteso « vincere in un altro modo »: con la nonviolenza.
“La strada per la libertà”, sottotitolo del film, è quindi anche questa.
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miguel angel tarditti
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venerdì 27 marzo 2015
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una discriminaciòn vale por toda discriminacion
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Una discriminaciòn vale por todas las discriminaciones.
“SELMA, el camino para la libertad”
Un film di Ava DuVernay
Me habìa prometido no ver mas filmes donde se maltrata y segrega la gente de color.
Es un tipo de segregaciòn que me hace mal. En realidad todas me hacen mal, por supuesto, pero ver negros apaleados, o injustamente separados por tener un color oscuro, es salgo que no resisto.
Pude ver hace un tiempo con admiraciòn el film MILK, que habla de la segregaciòn y maltrato de la comunidad gay, y admito que la lucha por los derechos civiles y humanos de ese movimento me llenaron de emociòn, pero no sentì la emarginaciòn homosexual como la de dèbiles, es mas, la vivì como de una gran fuerza.
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Una discriminaciòn vale por todas las discriminaciones.
“SELMA, el camino para la libertad”
Un film di Ava DuVernay
Me habìa prometido no ver mas filmes donde se maltrata y segrega la gente de color.
Es un tipo de segregaciòn que me hace mal. En realidad todas me hacen mal, por supuesto, pero ver negros apaleados, o injustamente separados por tener un color oscuro, es salgo que no resisto.
Pude ver hace un tiempo con admiraciòn el film MILK, que habla de la segregaciòn y maltrato de la comunidad gay, y admito que la lucha por los derechos civiles y humanos de ese movimento me llenaron de emociòn, pero no sentì la emarginaciòn homosexual como la de dèbiles, es mas, la vivì como de una gran fuerza.
Los filmes sobre el holocausto y los del maltrato a las poblaciones indigenas, exterminadas, me resultan igualmente insoportables
La lucha centernaria de los hombres de color, esclavizados, maltratados, apaleados, asesinados por la prepotencia de la “superioridad” del blanco americano del norte, me supera, me desarma.
Miraba “Selma”, y me preguntaba como el hombre podìa ejercer tanta crueldad contra el mismo hombre.
Me venìa en mente un libro de Rousseau che se llama justamente “El origen de la desigualdad del hombre”, donde sostiene, como buen catòlico converso que era, que el hombre nace bueno, y que el mal aparece con la socializaciòn, por ese sentimiento innato de codicia de la propiedad del otro, una envidia y necesidad de apropiarse. Apoderarse de la vida del otro, en el caso de la esclavitud, no?
No solo codicia de lo material, tambien codicia del alma del otro?
Quizà porque quien realiza una acciòn tan ruìn, tan miserabile, tan irracional, carece de un alma propia y quiere tenerla apropiandose de la de otro hombre (Fausto?), a quien paradojalmente desprecia.
Otros pensadores como Hobbes y Mandeville, no consideraron que el hombre nace bueno como dice Rousseau, todo el contrario, lo consideran como un lobo, o con una condiciòn de egocentrismo absoluto y empedernido.
No lo se. Pero viendo este film senti pena (y terror!) por la condiciòn humana de aquellos que con prepotencia y armas, someten, discriminan, se siente con poderes sobrenaturales para querer anular la diversidad de quienes, paradojalmente otra vez, son sus similes.
El film tiene varios premios, y tendrà muchos otros seguramente, porque mejor realizado no puede estar. Martin Luther King, en la piel de David Oyelowo, y el presidente Lyndon Johnson en la cualidad de Tom Wilkinson, junto con el resto del cast, hacen de este film britanico una buena propuesta que nos desafia a controlar, en cada uno de nosotros, nuestras pequeñas posibles discriminaciones de todos los dias.
“Free at last”reza sobre la tumba de Martin Luther King lider de la lucha contra estos cànceres de la sociedad y en pos de una autentica libertad del ser humano.
Su asesinato por suerte el film no lo muestra, porque sucediò en 1968 y el relato de DuVernay llega al 1965. Gracias!, hubiera sido otro golpe nefasto a mi alma.
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nanni
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lunedì 9 marzo 2015
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selma
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Negli ultimi due – tre anni l’industria cinematografica americana ha sentito l’urgenza di dare il suo proprio contributo alla causa dell’integrazione, ( gli innumerevoli fatti di cronaca denunciano come ancora negli Stati Uniti i neri siano largamente discriminati) ) con una produzione, secondo me non casuale, che ha visto sfornare da “ Django unchained “ a “The Butler” passando per “12 anni schiavo” fino all’ultimo, appunto “Selma”.
Mostrandoci il recente passato questo lavoro ha il merito, non solo di vivificare la memoria ma anche e soprattutto di indicarci quale e quanto sia ancora lunga la strada da percorrere a favore dell’integrazione e contro il razzismo.
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Negli ultimi due – tre anni l’industria cinematografica americana ha sentito l’urgenza di dare il suo proprio contributo alla causa dell’integrazione, ( gli innumerevoli fatti di cronaca denunciano come ancora negli Stati Uniti i neri siano largamente discriminati) ) con una produzione, secondo me non casuale, che ha visto sfornare da “ Django unchained “ a “The Butler” passando per “12 anni schiavo” fino all’ultimo, appunto “Selma”.
Mostrandoci il recente passato questo lavoro ha il merito, non solo di vivificare la memoria ma anche e soprattutto di indicarci quale e quanto sia ancora lunga la strada da percorrere a favore dell’integrazione e contro il razzismo.
Dunque, un film militante nell’accezione più nobile del termine.
Il film sugli scontri drammatici , tra neri e polizia della citta di Selma , che hanno portato alle straordinaria vittorie per il diritto al voto dei neri, ci narrano un Martin Luther King politico ed intimo.
Consapevole e risoluto, poco più che trentenne ,nell’affrontare una vecchia volpe come Lyndon B. Johnson.
Incerto, a tratti, nel valutarsi all’altezza del ruolo che quella battaglia richiedeva.
Nella narrazione Il piano politico e quello intimo risultando sempre fortemente equilibrati e danno così vita un lavoro bello ed efficace.
Da non perdere
ciao Nanni
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