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benderball
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sabato 7 marzo 2015
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l'altro sguardo di ava
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La Storia diventa la materia dei sogni quando viene raccontata di nuovo , i personaggi di ieri diventano immortali quando vengono dati al mondo .
Queste sono le premesse per ogni Biopic che si rispetti ed è quello che ci si aspetterebbe se non fosse per il modo incerto di raccontarlo dato da Ava Duvernay in questa , fondamentalmente , biografia di persone su un ponte, più ,come magari ci si aspetterebbe , che una biografia del reverendo King , la vista che ci riserva è tutta addosso agli attori è soffocata dall'insicurezza di non saper forse spaziare ampiamente su un avvenimento che non risponde a regole "dogmatiche" , però se fosse questo lo sguardo che ci vuole dare se fosse questa la sua cifra stilistica se la prolissita di molti passaggi fosse solo un indugiare sulle persone sulla scena se lo stargli addosso quasi riempendo lo schermo con ogni loro dettaglio quasi come se fossimo noi ad ascoltarli a parlargli a combatterli se fosse tutto questo che è Selma sarebbe uno dei capolavori del decennio eppure è proprio per il fatto che non scioglie questo dubbio e magari non è sufficientementte spalleggiata dalla materia che maneggia che nel dubbio la Duvarnay resta per il momento sospesa a mezz'aria in un fermoimmagine che non rende nota la sua sorte.
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benderball
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martedì 3 marzo 2015
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certi ricordi....
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Non credo sia difficile trovare modo di fare un bel film utilizzando la storia di un grande personaggio come il reverendo King ma nel cinema bisogna avere anche la mano e l'occhio per far si che la magia si sveli e non rimanga tutto un monologo ben illuminato o paesaggi mozzafiato , la regia della Duvernay è molle e insiicura sembra non avere conoscenza della macchina e della sua potenza un uso continuato di primi e primissimi piani che alla fine soffocano il respiro epico che certi Biopic regalano , certi ricordi sono preziosi e bisogna sempre utilizzarli al meglio in questo caso la scelta della regia spazza dal campo le tese interpretazioni che gli attori per cognizione di causa cercano di infondere nel Signor King e compagni e rimangono per costrasto solo i vari cameo buttati un po' per i prati , una possibilità (se poi c'era ) buttata.
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dave69
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lunedì 2 marzo 2015
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un'occasione mancata
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Un film caratterizzato da qualche pregio e da parecchi difetti: ad un'accurata e puntigliosa ricostruzione storica, ad una buona prova di recitazione (in particolar modo da parte del protagonista, David Oyelowo, davvero bravo), fa, haimè, da contraltare una sceneggiatura piuttosto debole, priva di momenti di vero pathos, con molte pause e - soprattutto -- con dialoghi troppo verbosi. Certo è lodevole l'impegno con cui il cinema americano degli ultimi anni si stia prodigando per mostrare il "lato oscuro" del razzismo USA nei confronti delle persone di colore, ma l'opera dell'afro-americana Ava DuVernay non è purtroppo destinata ad esser ricordata tra le migliori.
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Un film caratterizzato da qualche pregio e da parecchi difetti: ad un'accurata e puntigliosa ricostruzione storica, ad una buona prova di recitazione (in particolar modo da parte del protagonista, David Oyelowo, davvero bravo), fa, haimè, da contraltare una sceneggiatura piuttosto debole, priva di momenti di vero pathos, con molte pause e - soprattutto -- con dialoghi troppo verbosi. Certo è lodevole l'impegno con cui il cinema americano degli ultimi anni si stia prodigando per mostrare il "lato oscuro" del razzismo USA nei confronti delle persone di colore, ma l'opera dell'afro-americana Ava DuVernay non è purtroppo destinata ad esser ricordata tra le migliori. Ed è un vero peccato: dato il tema e le situazioni a cui si riferisce il film, si tratta di un'occasione davvero mancata.
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filippo catani
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domenica 1 marzo 2015
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in marcia per il voto
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1965. Negli USA è praticamente impossibile per la popolazione di colore esercitare il diritto di voto. Martin L. KING decide allora di organizzare a Selma in Alabama una grande marcia di protesta non violenta per fare sentire le proprie ragioni.
Gli Usa quando vogliono sanno ancora produrre film belli e politicamente impegnati e finalmente arriva al cinema una delle figure simbolo del Novecento e cioè Martin L. King. La pellicola ha sicuramente tanti meriti e il primo e più importante è quello di concentrarsi su un singolo evento su una singola e decisiva battaglia portata avanti dal reverendo per il diritto di voto. All'atto della registrazione nelle liste elettorali era praticamente una passeggiata per i funzionari bianchi escludere le persone di colore.
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1965. Negli USA è praticamente impossibile per la popolazione di colore esercitare il diritto di voto. Martin L. KING decide allora di organizzare a Selma in Alabama una grande marcia di protesta non violenta per fare sentire le proprie ragioni.
Gli Usa quando vogliono sanno ancora produrre film belli e politicamente impegnati e finalmente arriva al cinema una delle figure simbolo del Novecento e cioè Martin L. King. La pellicola ha sicuramente tanti meriti e il primo e più importante è quello di concentrarsi su un singolo evento su una singola e decisiva battaglia portata avanti dal reverendo per il diritto di voto. All'atto della registrazione nelle liste elettorali era praticamente una passeggiata per i funzionari bianchi escludere le persone di colore. Il tutto mentre il presidente Johnson, che già era riuscito a fare approvare diversi provvedimenti a favore dei neri, è stretto tra le pressioni di King e della comunità internazionale e quelle del suo elettorato e dell'opposizione. Molto crude ma significative le immagini delle manifestazioni represse con la forza per ordine del viscido governatore dell'Alabama (un mefistofelico Roth che si regala uno dei suoi migliori ruoli). Come se non bastasse vi erano le pressioni del terribile direttore dell'FBI Hoover e l'affermarsi di nuovi e più violenti leader della protesta afroamericana quale ad esempio Malcolm X. Molto azzeccata la scelta del cast con Oyelowo perfettamente calato nella parte di King. Insomma un'ottima ricostruzione storica per un film ben recitato e bisogna fare i complimenti anche ai produttori e achi ha creduto nel progetto come Oprah che recita una piccola parte (dopo The Butler) ma anche Brad Pitt che dopo 12 Anni schiavo firma anche questa produzione senza in questo caso comparire in video. Emozionante e commovente insomma da vedere.
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evildevin87
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martedì 24 febbraio 2015
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niente di che
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Ennesimo film dalle nobili intenzioni che nulla aggiunge e nulla toglie alle già numerose pellicole che trattano il tema del razzismo in maniera assai cerchiobottista con quel tanto di retorica che basta per accaparrarsi simpatie e vincere premi su premi. Il film ogni tanto prova a colpire ma non ci riesce: quando può sbilanciarsi, subito dopo fa un passo indietro. E questi film a mio parere non devono farti uscire dalla sala col sorriso sulla faccia come fa questo Selma, ma bensì svuotarti l'anima nel farti vedere quanto il razzismo sia crudele, dannoso e imbecille.
A livello di regia e scrittura raggiunge a malapena la sufficienza. La recitazione comunque è molto buona.
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Ennesimo film dalle nobili intenzioni che nulla aggiunge e nulla toglie alle già numerose pellicole che trattano il tema del razzismo in maniera assai cerchiobottista con quel tanto di retorica che basta per accaparrarsi simpatie e vincere premi su premi. Il film ogni tanto prova a colpire ma non ci riesce: quando può sbilanciarsi, subito dopo fa un passo indietro. E questi film a mio parere non devono farti uscire dalla sala col sorriso sulla faccia come fa questo Selma, ma bensì svuotarti l'anima nel farti vedere quanto il razzismo sia crudele, dannoso e imbecille.
A livello di regia e scrittura raggiunge a malapena la sufficienza. La recitazione comunque è molto buona.
Guardabile, ma niente di più, ho apprezzato molto soltanto la parte delle immagini di repertorio. Ad essere sincero comunque, nulla che non mi aspettassi dopo la visione del trailer.
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jacopo b98
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lunedì 23 febbraio 2015
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potente e ispirato: semplicemente grandioso!
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Nel 1964 Martin Luther King (Oyelowo), già premio Nobel per la pace, si reca a Selma, Alabama, per inscenare una protesta non violenta per il diritto delle persone di colore di votare, cosa di per sé già possibile grazie a una legge, ma in pratica osteggiata da tutti. Su sceneggiatura di Paul Webb, la regista di colore Ava DuVernay ha deciso di portare al cinema per la prima volta il personaggio di Martin Luther King. Non un’impresa facile: il tema pur non direttamente è stato trattato molte volte, il rischio di scivolare su un terreno come questo era altissimo, eppure la DuVernay non si è lasciata prendere la mano e con Selma ha realizzato uno dei migliori film dell’anno.
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Nel 1964 Martin Luther King (Oyelowo), già premio Nobel per la pace, si reca a Selma, Alabama, per inscenare una protesta non violenta per il diritto delle persone di colore di votare, cosa di per sé già possibile grazie a una legge, ma in pratica osteggiata da tutti. Su sceneggiatura di Paul Webb, la regista di colore Ava DuVernay ha deciso di portare al cinema per la prima volta il personaggio di Martin Luther King. Non un’impresa facile: il tema pur non direttamente è stato trattato molte volte, il rischio di scivolare su un terreno come questo era altissimo, eppure la DuVernay non si è lasciata prendere la mano e con Selma ha realizzato uno dei migliori film dell’anno. Difatti la sceneggiatura di Webb è perfetta, documentaristica, ma ha il grande pregio di non fermarsi solo al lato prettamente storico della vicenda, ma di andare a fondo nello studio dei personaggi e dei loro rapporti interpersonali, del conflitto psicologico, delle tensioni interne alle varie fazioni, ecc. E la DuVernay di suo mette una regia di rara potenza, capace davvero di emozionare e colpire per la sua precisione, la sua energia, la sua velocità e vitalità, per la sua straordinaria capacità di utilizzare davvero tutti i mezzi che il cinema mette a disposizione (ralenty, uso insolito della musica, ecc.). E il merito di una potenza tale va condiviso con un grande cast di attori o per lo meno con lo straordinario protagonista David Oyelowo, di immensa bravura, capace di portare sullo schermo tutta la forza straordinaria del personaggio di Martin Luther King. Fotografia splendida di Bradford Young. Un trionfo, in tutti i sensi! Oscar alla miglior canzone originale (Glory, cantata da John Legend) quando il film era candidato anche in un’altra categoria: nientemeno che miglior film.
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no_data
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domenica 22 febbraio 2015
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da non perdere
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Ottimo film, da vedere assolutamente. Un po' lenta la prima parte, ma poi mette il turbo.
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brian77
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sabato 21 febbraio 2015
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insignificante
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L'ennesimo film che affronta un argomento nobile come fosse una lezioncina per studenti delle medie, senza mai un minimo di inventiva, senza mai porre una situazione drammaturgicamente interessante. Solo un esercizio retorico molle e fine a se stesso. Come film è semplicemente nullo, e per lunghi tratti anche prolisso e noioso.
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luigiuzza
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giovedì 19 febbraio 2015
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si e no
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E' una bellissima storia, importante, ma il film manca di pathos...
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enzo70
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giovedì 19 febbraio 2015
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un film necessario per la documentazione storica
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Selma è la cittadina dell’Alabama dove avvenne uno degli scontri che maggiormente aiutarono martin Luther King a portare a fondo la sua battaglia per i diritti civili degli americani di colore. La regista Ava Duvernay realizza, quindi, un quasi esordio (in pratica è il secondo film, dopo l’ottimo Middle of nowhere) con una ricostruzione storica di uno dei omenti più importanti del secolo scorso. Martin Luther King, interpretato da David Oyelowo, viene riportato ad una dimensione umana, con le sue insicurezze da uomo, facendo emergere ancora di più le sue capacità di leadership e la forza retorica che gli ha consentito di vincere una guerra durissima, con la non violenza. Negli Stati Uniti, un paese in cui la difesa dei diritti avviene spesso, oltre che a livello collettivo anche a livello individuale, attraverso le armi.
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Selma è la cittadina dell’Alabama dove avvenne uno degli scontri che maggiormente aiutarono martin Luther King a portare a fondo la sua battaglia per i diritti civili degli americani di colore. La regista Ava Duvernay realizza, quindi, un quasi esordio (in pratica è il secondo film, dopo l’ottimo Middle of nowhere) con una ricostruzione storica di uno dei omenti più importanti del secolo scorso. Martin Luther King, interpretato da David Oyelowo, viene riportato ad una dimensione umana, con le sue insicurezze da uomo, facendo emergere ancora di più le sue capacità di leadership e la forza retorica che gli ha consentito di vincere una guerra durissima, con la non violenza. Negli Stati Uniti, un paese in cui la difesa dei diritti avviene spesso, oltre che a livello collettivo anche a livello individuale, attraverso le armi. I discorsi di Luther King sono passati alla storia, I have a dream è da molti visto come una delle più belle poesie inneggianti la libertà. In un momento di crisi di valori e ideali, Selma esalta le battaglie di chi la politica la vive come mezzo per difendere le libertà e non come strumento individuale, invitando alla riflessione ed all’approfondimento. E’ un film che mette in evidenza le contraddizioni dell’America ma che, al contempo, esalta quel fuoco di libertà che ha il suo simbolo in una bella donna che da Ellis Island guarda new York. Le tante Americhe di Selma sono quelle delle suore, dei cittadini comuni e di una marcia colorata dove bianchi e neri camminano insieme per contrastare il razzismo del profondo sud. E la mediazione della politica di Lyndon Johnson, alla ricerca del consenso e dei necessari voti dei delegati al congresso per approvare la legge sui diritti civili testimonia l’importanza fondamentale del dialogo e la profonda visione del pensiero di martin Luther King che aveva da subito compreso che nella battaglia dei neri si dovevano coinvolgere le coscienze dei bianchi. Selma non è un capolavoro, ma è un film essenziale. Perché esiste l’arte ma anche il valore dei contenuti.
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