La famiglia Bélier |
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Un film di Eric Lartigau.
Con Karin Viard, François Damiens, Eric Elmosnino, Louane Emera.
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Titolo originale La famille Bélier.
Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 100 min.
- Francia 2014.
- Bim Distribuzione
uscita giovedì 26 marzo 2015.
MYMONETRO
La famiglia Bélier
valutazione media:
3,13
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Quando il cuore "ascolta" meglio delle orecchiedi Fede SlevinFeedback: 1608 | altri commenti e recensioni di Fede Slevin |
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martedì 12 maggio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Paula è una sedicenne come tante, goffa ed insicura, alla scoperta del proprio corpo e delle propie qualità di cui anch'ella è ancora all'oscuro ma ha già la maturità di una donna consapevole di essere faro ed unico ponte col mondo, di una famiglia di contadini della Normandia di cui è l'unica (s)fortunata a non essere sordomuta. Tra la normale vita di liceo e l'atipica condizione di lavoratrice e manager familiare, scopre di avere un incredibile talento per il canto, tanto da attirare l'interesse del suo disilluso professore di musica che, ignaro della condizione domestica della ragazza, la spronerà a partecipare ad un importante concorso musicale a Parigi. Per Paula si presenterà una scelta difficile.. Quando un regista mescola bene le sue carte e crea il giusto mix tra comicità, riflessione e qualche trovata sopra le righe (vedi la forte aspettativa creata intorno al "grande duetto" sfumata poi nel disagio percepito dai geitori di Paula, spettatori passivi della performance), ecco che esce fuori "La famiglia Beliér". Questo fortunato prodotto d'oltralpe si basa tutto su un esplicito ribaltamento: Paula, unica voce della famiglia, si sente schiacciata dal macigno di questa "diversità" che, se da un lato le procura un ruolo fondamentale nel piccolo mondo protetto della fattoria di proprietà, dall'altro, costituisce l'unico vero handicap della narrazione. E' infatti a causa di questa bivalenza che Paula vive momenti di forte conflitto interiore, arrivando persino a scatenare una piccola guerra silenziosa con dei genitori inizialmente incomprensivi. Su questo ambito è pregevole la regia che, partendo da una rappresentazione di colazioni raggianti, sorrisi smaglianti e tavola imbandita, quasi ci si aspettasse da un momento all'altro la vista di Banderas intento a preparare biscotti, si passa a notare le prime lacrime, musi lunghi e tavola a malapena apparecchiata con briciole sparse qua e là. D'altronde, per i genitori, non è facile abbandonarsi a un futuro nuovo non più protetto dalla mediazione della giovane figlia, proprio per colpa di quell'unica qualità che non potranno mai apprezzare fino in fondo; ma qui, altra trovata di classe di Lartigau (anche se più prevedibile), ecco che viene fuori tutta l'umanità di Paula, quando il gesto d'amore di un padre comprensivo e ormai consapevole viene restituito, se non amplificato, nell'atto di tradurre, in linguaggio dei segni, la canzone che la porterà a vincere il concorso, così che anche genitori e fratellino possano "ascoltare" e sapere che, come recita il testo, ella non se ne andrà mai, volando per chilometri col cuore, fino a casa. Un film, dunque, che con una trovata narrativa che permette di riavvicinarsi al cinema muto americano, con le sue movenze e la sua comica espressività, abbraccia forte il valore della famiglia, delle origini, perchè lei è "Paula Beliér, Beliér come montone", come tende spesso a precisare, ma che cerca anche di lanciare un messaggio politico a tutta la Francia con l'idea della candidatura a sindaco del padre della protagonista, mettendo in guardia tutti i cittadini, quelli veri, che i fatti contano più di mille parole. Ennesima chicca del cinema francese degli ultimi tempi, che mette su schermo un prodotto poetico, sano, piacevole e senza grosse aspettative ed è proprio per questo, a mio avviso, che funziona così bene, ponendosi come un film per tutti, di pregevole fattura e dalla narrazione che scorre agile senza incappare mai nel banale.
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