claudio s.
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giovedì 12 marzo 2015
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fantastico abbinamento tra commedia e musica.
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Capita spesso di attendere l'uscita di una pellicola così tanto che se il film non rispetta le tue aspettative esci dal cinema con l'amaro in bocca. Capita meno spesso di vedere un'anteprima quasi per caso, senza sapere nulla di quello che sta per essere proiettato.
Con questo stato d'animo ho visto l'anteprima de “La famiglia Bèlier” che mi ha lasciato piacevolmente sorpreso, divertito ed entusiasta.
Questa commedia francese affronta con la giusta ironia tematiche quali il sordomutismo e la musica. Detto così verrebbe da chiedersi come possono coesistere insieme questi due argomenti e lungi dal voler fare dello “spoiler” posso dire che “La famiglia Bèlier” parla di adolescenza, della vita in provincia, di responsabilità, di musica e amore per la famiglia e lo fa in maniera frizzante .
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Capita spesso di attendere l'uscita di una pellicola così tanto che se il film non rispetta le tue aspettative esci dal cinema con l'amaro in bocca. Capita meno spesso di vedere un'anteprima quasi per caso, senza sapere nulla di quello che sta per essere proiettato.
Con questo stato d'animo ho visto l'anteprima de “La famiglia Bèlier” che mi ha lasciato piacevolmente sorpreso, divertito ed entusiasta.
Questa commedia francese affronta con la giusta ironia tematiche quali il sordomutismo e la musica. Detto così verrebbe da chiedersi come possono coesistere insieme questi due argomenti e lungi dal voler fare dello “spoiler” posso dire che “La famiglia Bèlier” parla di adolescenza, della vita in provincia, di responsabilità, di musica e amore per la famiglia e lo fa in maniera frizzante . Senza aspettarmi nulla mi sono accorto di aver passato quasi due ore a ridere, commuovermi e senza volerlo, a riflettere.
Una commedia per gli amanti della musica, del canto corale, delle politiche sociali e di quelle giovanili.
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maurizio meres
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domenica 29 marzo 2015
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il valore della famiglia
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Bella commedia francese dove emerge soprattutto la voglia di vivere di affrontare il mondo attraverso i gesti gli sguardi i comportamenti e il pensiero e i sogni di un adolescente nel periodo più importante della sua vita ,il passaggio alla maturità come concetto di donna .La bella Louane una bella sorpresa quando una persona giovanissima recita con gli occhi al suo primo film e con una bellissima voce....spero che sarà sempre un crescendo,dal punto di vista professionale.
Tutti i personaggi recitano perfettamente dove ognuno occupa uno spazio ben preciso merito di una sceneggiatura semplice ma curata nei minimi particolari,perfetta simbiosi tra comicità ,sentimento e drammaticità di quello che la vita riserva ai splenditi genitori,ma senza mai cadere nel patetico.
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Bella commedia francese dove emerge soprattutto la voglia di vivere di affrontare il mondo attraverso i gesti gli sguardi i comportamenti e il pensiero e i sogni di un adolescente nel periodo più importante della sua vita ,il passaggio alla maturità come concetto di donna .La bella Louane una bella sorpresa quando una persona giovanissima recita con gli occhi al suo primo film e con una bellissima voce....spero che sarà sempre un crescendo,dal punto di vista professionale.
Tutti i personaggi recitano perfettamente dove ognuno occupa uno spazio ben preciso merito di una sceneggiatura semplice ma curata nei minimi particolari,perfetta simbiosi tra comicità ,sentimento e drammaticità di quello che la vita riserva ai splenditi genitori,ma senza mai cadere nel patetico.
La famiglia è al centro della vicenda dove valori sempre più sconosciuti nel mondo di oggi riemergono in tutta la loro importanza un esempio che dovrebbe far riflettere.
Film strutturato perfettamente cambi scena perfetti ,dialoghi fatti anche con gli occhi,espressioni vere ,la dolcezza dei gesti completa il quadro della vita.
Ambientazione vera gioiosa campagnola in classico stile francese.
Il regista ,Eric Lartigau forse al suo primo vero successo avendo come regista pochissimi lavori,spero che sia un buon inizio .
Da vedere senza nessun dubbio.
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storie di cinema
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lunedì 30 marzo 2015
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una percezione di leggerezza troppo evidente
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Certo, la famiglia Bélier è proprio strana. Tutti sordomuti, tranne Paula, la maggiore di due figli. Quella dei Bélier è comunque una famiglia che appare tutt'altro che disagiata: lavora, si mantiene dignitosamente, cresce i figli al meglio, legge, si informa e si esprime in maniera moderna. Gestiscono una fattoria in un villaggio francese e producono f[+]
Certo, la famiglia Bélier è proprio strana. Tutti sordomuti, tranne Paula, la maggiore di due figli. Quella dei Bélier è comunque una famiglia che appare tutt'altro che disagiata: lavora, si mantiene dignitosamente, cresce i figli al meglio, legge, si informa e si esprime in maniera moderna. Gestiscono una fattoria in un villaggio francese e producono formaggio. Paula dà anima e corpo per agevolare l'attività di famiglia: si occupa del bestiame, parla con i fornitori, accompagna i genitori dal medico, studia con ottimi risultati. Fin quando un giorno, mossa da una cotta, scoprirà un talento che ignorava di avere: beffa del destino, una meravigliosa voce. La famiglia Bélier è un film che parla della diversità, e lo fa con uno spiccato senso dell'umorismo e con un tono semiserio che, nel suo insieme, risulta assai piacevole. Ma, nella fattoria felice dei Bèlier, c'è anche altro; ovvero il voler raccontare uno spaccato diretto e sincero dei piccoli drammi adolescenziali che hanno il compito non facile di traghettarci verso una dimensione più adulta. I presupposti della commedia impegnata ci sono tutti: temi forti, società, politica. E nella sua idea centrale, quella cioè che tocca l'umanità di chi vive un handicap, lo subisce e prova a crescere, tutto l'impianto funziona. Infatti c'è una certa grazia stilistica nel conferire ai Bèlier un' aura di perfetta sintonia tra se stessi e il mondo, il quale gli ricorda ogni giorno la loro condizione, ma, quantomeno, non sembra indifferente o, in un certo senso, infierire più di tanto ostentando menefreghismo, e i pregiudizi, dove appaiono, sembrano essere piuttosto velati. Un aspetto originale quindi, che punta più all'ilarità e alla sdrammatizzazione che alla denuncia concreta. Di una certa sensibilità risultano anche i momenti legati a Paula, ai suoi primi fermenti amorosi e al fratello Gabriel– unico protagonista realmente sordomuto del film -, tipici di un'età di transizione, ma non completamente in balia dei cliché del genere – meravigliosa la scena in cui Gabriel seduce a dovere l'amica di Paula e scopre, proprio quando arriva il bello, di essere allergico al lattice. Ma sotto la corteccia di questo film che sembra intenzionato a mostrare il lato più profondo di un racconto atipico, si nasconde un qualcosa che sfuma e inibisce le virtuose premesse di base. I lati meno narrativi, quelli che in certo senso hanno il compito di definire e arricchire tutto il progetto filmico, lasciano, in più di un'occasione, una percezione di leggerezza fin troppo evidente. Perché spingere l'acceleratore dei sentimenti, innalzare il lato emotivo parlando dei classici affetti familiari – una madre che, piangendo, fa un'isterica autocritica e si chiede dove ha sbagliato con la figlia, risulta un passaggio assolutamente evitabile -, di abbracci, di piccoli litigi e l' immagine di una campagna limitante rispetto alla città vista ancora come simbolo eterno di distanza e grandi opportunità, sono di certo piccoli escamotage mirati e, forse, meno riusciti. Come meno riuscita è la parentesi politica, in cui Rodolphe Bélier tenta di candidarsi per sconfiggere alle elezioni il sindaco affarista che vuole sottrarre terreni a favore di grandi strutture. Sequenze minori, che danno tutta l'aria di essere un riempitivo contestualmente forzato, sviluppato in maniera frettolosa e scontata, atto a racimolare facili consensi e a lisciare il pelo al pensiero buonista del politicamente corretto, dilatando in maniera impropria il tema della diversità e aggiungendo dosi d'inverosimile e velleitario senso comune. E tra le pause di tanta musica melodica e spiccatamente poetica, cha fa da colonna sonora, da richiamo d'amore e da esercizio di bel canto, stona non poco perfino l' interpretazione dei coniugi Bélier (Karin Viard e François Damiens), evidentemente sopra le righe nel mostrare il loro linguaggio dei segni, tanto da spingerli spesso sotto la soglia di credibilità interpretativa. Bene invece Louane Emera che, reduce dal talent The Voice, assolve dignitosamente il compito di trasmettere i disagi, i dubbi e le paure tipiche della sua età. Quindi, quella dei Bélier è una storia divertente che si spinge oltre il consueto e va alla ricerca di sentimenti positivi, oltre che puntare l 'attenzione alla valorizzazione del talento e alla consolidazione di certi valori universali legati alla famiglia. Il risultato, seppur altalenante, allieta e, comunque, non dispiace in toto. Certo che quando si parla di una commedia portatrice di straordinari effetti benefici, sorprendente, quando si evoca la virtù di un film evento destinato a lasciare il segno, di un autentico caso cinematografico si fa evidentemente riferimento più alla premesse che al risultato finale – successo al botteghino a parte. Il paragone con Quasi amici, per esempio, non sembra neanche proponibile. Perché il ripetersi in maniera quasi ossessiva di motivi soavi, qualche buona trovata umanamente toccante e coinvolgente – il papà che appoggia la mano sulla gola della figlia per percepire le vibrazioni del canto, ad esempio - e un'ironia positiva dispensata per l'intera pellicola non riescono a celare fino in fondo un cuore leggero e convenzionale che caratterizza assai troppo le trame di questa moderna commedia francese. Campione d'incassi in Francia con oltre sette milioni di spettatori.
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[+] *** stelle?
(di mericol)
[ - ] *** stelle?
[+] ..mi piace leggere chi scrive bene..
(di sir gient )
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alex2044
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lunedì 30 marzo 2015
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buone notizie : 7.260.281 spettatori
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7.260.281 spettatori in Francia . Questo numero stratosferico dimostra che il cinema francese è in piena salute e lo dimostra con un film medio che riesce ad intrattenere ed a divertire senza strafare . Gli attori sono bravi , in particolare la giovane protagonista e la madre , veramente simpatica . Il film non ha pause e si ride spesso ma anche aiuta a pensare ,senza patetismi ,alla diversità . Tornando ai numeri , bravo il regista , bravi gli attori , curiosa la storia ma complimenti anche al pubblico pagante che con il suo sostegno massiccio aiuta in modo determinante il cinema non solo a sopavvivere ma anche a prosperare e forse ad aiutare anche un cinema più impegnato ma meno remunerativo .
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7.260.281 spettatori in Francia . Questo numero stratosferico dimostra che il cinema francese è in piena salute e lo dimostra con un film medio che riesce ad intrattenere ed a divertire senza strafare . Gli attori sono bravi , in particolare la giovane protagonista e la madre , veramente simpatica . Il film non ha pause e si ride spesso ma anche aiuta a pensare ,senza patetismi ,alla diversità . Tornando ai numeri , bravo il regista , bravi gli attori , curiosa la storia ma complimenti anche al pubblico pagante che con il suo sostegno massiccio aiuta in modo determinante il cinema non solo a sopavvivere ma anche a prosperare e forse ad aiutare anche un cinema più impegnato ma meno remunerativo . E tutto ciò con un film esente da volgarità che non fa mai male .
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sir gient
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martedì 14 aprile 2015
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... alla fine volano tutti....
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...Ti ritrovi in casa la domenica sera e un sms di un amico ti invita a cinema...."andiamo a vedere la famiglia Belier ?"... un film francese... hmmm "..ma è una commedia ?" gli rispondo....e lui "Si"... "Ok ...va bene"....
Questo è quanto... la serata comincia così... mi piacciono le commedie francesi hanno un non so che di diverso da tutte le commedie di cinema nazionale e internazionale... e sono spesso di ispirazione.
Sapete quando si parla di imprinting genetico... beh, ogni nazione ha il suo modo di fare commedia e quella francese ha un tocco in più, ha una certa classe, alla fine è come se ti accarezzasse l'anima.
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...Ti ritrovi in casa la domenica sera e un sms di un amico ti invita a cinema...."andiamo a vedere la famiglia Belier ?"... un film francese... hmmm "..ma è una commedia ?" gli rispondo....e lui "Si"... "Ok ...va bene"....
Questo è quanto... la serata comincia così... mi piacciono le commedie francesi hanno un non so che di diverso da tutte le commedie di cinema nazionale e internazionale... e sono spesso di ispirazione.
Sapete quando si parla di imprinting genetico... beh, ogni nazione ha il suo modo di fare commedia e quella francese ha un tocco in più, ha una certa classe, alla fine è come se ti accarezzasse l'anima...
Inaspettatamente c'è anche un'amica... piacevole sorpresa.... il tre è il numero perfetto.
Il film comincia in modo sommesso... con una scena da mulino bianco ma con un'uscita di campo della protagonista degna di un nano arrabbiato a cui hanno appena detto che non crescerà mai....E' allora che capisci tutto del film, della sua impostazione dei suoi dialoghi dei suoi protagonisti....
La ragazzina in fase adolescenziale è più matura del nostro primo ministro e gestisce la sua vita sociale e quella economica dei genitori che vivono in un mondo ovattato, dove i suoni della musica della vita sono Pompati da un woofer nel cofano della loro auto, in modo deciso, impeccabile, come una provetta donna di affari... solo che ha solo 16 anni....
La vita che ci si aspetta è diversa a quell'età... i primi amori, le prime cotte, le prime delusioni, lo scontro generazionale con una famiglia a cui hai fatto da traghettatore con il mondo fatto di sonorità.
Alla fine... è questo che inevitabilmente occorre, nel senso di necessità, uno scontro, attraverso cui, in ultimo, prevale l'amore per la vita e allora le incomprensioni di chi non riesce a capire i reciproci mondi svaniscono con un volo fatto di gesti e parole disegnate con le mani... Alla fine... si vola tutti perchè ci si sente tutti un pò più leggeri nel cuore e nell'anima... e quando esci dalla sala hai solo voglia di correre incontro al domani....è questo il bello che ti resta dentro.
....semplicemente credere nella mia vita
vedere ciò che ho promesso a me stessa....
... io volo.....
(Sardou-Billon)
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xcacel
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lunedì 6 aprile 2015
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un film che non ti lascia indifferente
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Un film molto bello, che ti fa sorridere e commuovere. Seguendo alla lontana il filone di "quasi amici" il regista ci parla di una storia "scomoda" con garbo e leggerezza. I genitori e il fratello di Paula sono contadini sordomuti, e lei si occupa di loro con la naturalezza di una adulta. Ma, proprio quando capisce di essere adulta, si rende conto di avere anche delle ambizioni personali, che vengono ostacolate dalla famiglia, attaccata a lei quasi morbosamente. Ci sono mille spunti di riflessione dietro ad una storia solo apparentemente banale. Il tema della sordità è affrontato senza perbenismo e superficialità, i genitori di Paula sono quello che sono, con i loro pregi e i loro difetti.
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Un film molto bello, che ti fa sorridere e commuovere. Seguendo alla lontana il filone di "quasi amici" il regista ci parla di una storia "scomoda" con garbo e leggerezza. I genitori e il fratello di Paula sono contadini sordomuti, e lei si occupa di loro con la naturalezza di una adulta. Ma, proprio quando capisce di essere adulta, si rende conto di avere anche delle ambizioni personali, che vengono ostacolate dalla famiglia, attaccata a lei quasi morbosamente. Ci sono mille spunti di riflessione dietro ad una storia solo apparentemente banale. Il tema della sordità è affrontato senza perbenismo e superficialità, i genitori di Paula sono quello che sono, con i loro pregi e i loro difetti. Ci sono almeno due o tre scene di grande impatto, come il duetto in teatro (così come vissuto dai genitori di Paula), il provino alla "flashdance" e l'ultima scena, nella quale è difficile trattenere le lacrime. Ancora una volta il cinema francese riesce a ad arrivare con una semplicità quasi disarmante ad una profondità spesso sconosciuta ai nostri registi che amano complicarsi la vita.
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fede slevin
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martedì 12 maggio 2015
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quando il cuore "ascolta" meglio delle orecchie
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Paula è una sedicenne come tante, goffa ed insicura, alla scoperta del proprio corpo e delle propie qualità di cui anch'ella è ancora all'oscuro ma ha già la maturità di una donna consapevole di essere faro ed unico ponte col mondo, di una famiglia di contadini della Normandia di cui è l'unica (s)fortunata a non essere sordomuta. Tra la normale vita di liceo e l'atipica condizione di lavoratrice e manager familiare, scopre di avere un incredibile talento per il canto, tanto da attirare l'interesse del suo disilluso professore di musica che, ignaro della condizione domestica della ragazza, la spronerà a partecipare ad un importante concorso musicale a Parigi. Per Paula si presenterà una scelta difficile.
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Paula è una sedicenne come tante, goffa ed insicura, alla scoperta del proprio corpo e delle propie qualità di cui anch'ella è ancora all'oscuro ma ha già la maturità di una donna consapevole di essere faro ed unico ponte col mondo, di una famiglia di contadini della Normandia di cui è l'unica (s)fortunata a non essere sordomuta. Tra la normale vita di liceo e l'atipica condizione di lavoratrice e manager familiare, scopre di avere un incredibile talento per il canto, tanto da attirare l'interesse del suo disilluso professore di musica che, ignaro della condizione domestica della ragazza, la spronerà a partecipare ad un importante concorso musicale a Parigi. Per Paula si presenterà una scelta difficile..
Quando un regista mescola bene le sue carte e crea il giusto mix tra comicità, riflessione e qualche trovata sopra le righe (vedi la forte aspettativa creata intorno al "grande duetto" sfumata poi nel disagio percepito dai geitori di Paula, spettatori passivi della performance), ecco che esce fuori "La famiglia Beliér". Questo fortunato prodotto d'oltralpe si basa tutto su un esplicito ribaltamento: Paula, unica voce della famiglia, si sente schiacciata dal macigno di questa "diversità" che, se da un lato le procura un ruolo fondamentale nel piccolo mondo protetto della fattoria di proprietà, dall'altro, costituisce l'unico vero handicap della narrazione. E' infatti a causa di questa bivalenza che Paula vive momenti di forte conflitto interiore, arrivando persino a scatenare una piccola guerra silenziosa con dei genitori inizialmente incomprensivi. Su questo ambito è pregevole la regia che, partendo da una rappresentazione di colazioni raggianti, sorrisi smaglianti e tavola imbandita, quasi ci si aspettasse da un momento all'altro la vista di Banderas intento a preparare biscotti, si passa a notare le prime lacrime, musi lunghi e tavola a malapena apparecchiata con briciole sparse qua e là. D'altronde, per i genitori, non è facile abbandonarsi a un futuro nuovo non più protetto dalla mediazione della giovane figlia, proprio per colpa di quell'unica qualità che non potranno mai apprezzare fino in fondo; ma qui, altra trovata di classe di Lartigau (anche se più prevedibile), ecco che viene fuori tutta l'umanità di Paula, quando il gesto d'amore di un padre comprensivo e ormai consapevole viene restituito, se non amplificato, nell'atto di tradurre, in linguaggio dei segni, la canzone che la porterà a vincere il concorso, così che anche genitori e fratellino possano "ascoltare" e sapere che, come recita il testo, ella non se ne andrà mai, volando per chilometri col cuore, fino a casa. Un film, dunque, che con una trovata narrativa che permette di riavvicinarsi al cinema muto americano, con le sue movenze e la sua comica espressività, abbraccia forte il valore della famiglia, delle origini, perchè lei è "Paula Beliér, Beliér come montone", come tende spesso a precisare, ma che cerca anche di lanciare un messaggio politico a tutta la Francia con l'idea della candidatura a sindaco del padre della protagonista, mettendo in guardia tutti i cittadini, quelli veri, che i fatti contano più di mille parole. Ennesima chicca del cinema francese degli ultimi tempi, che mette su schermo un prodotto poetico, sano, piacevole e senza grosse aspettative ed è proprio per questo, a mio avviso, che funziona così bene, ponendosi come un film per tutti, di pregevole fattura e dalla narrazione che scorre agile senza incappare mai nel banale.
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flaw54
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lunedì 6 aprile 2015
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il trailer inganna
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Mi sono avvicinato con grandi dubbi a questo film credendo che fosse una commedia con gag sui sordomuti e l'inizio faceva pensare a questo. Poi tutto ha preso un'altra drezione con sentimenti, musica, fallimenti e soddisfazioni, sempre accompagnati da una certa ironia di fondo. Mi sono emozionato nelle scene di canto ( l'ascolto senza voce del duetto dei giicani e la scena conclusiva con la protagonista che mima le parole della canzone per la sua famiglia) e sono usvito piacevolnente soddisfatto dalla sala. Brava la protagonista, impacciato e legnoso il giovane, divertente e in parte il maestro di musica. Caricaturali, ma volutamente i componenti sordomuti della famiglia Belier.
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Mi sono avvicinato con grandi dubbi a questo film credendo che fosse una commedia con gag sui sordomuti e l'inizio faceva pensare a questo. Poi tutto ha preso un'altra drezione con sentimenti, musica, fallimenti e soddisfazioni, sempre accompagnati da una certa ironia di fondo. Mi sono emozionato nelle scene di canto ( l'ascolto senza voce del duetto dei giicani e la scena conclusiva con la protagonista che mima le parole della canzone per la sua famiglia) e sono usvito piacevolnente soddisfatto dalla sala. Brava la protagonista, impacciato e legnoso il giovane, divertente e in parte il maestro di musica. Caricaturali, ma volutamente i componenti sordomuti della famiglia Belier. È' un film semlice, ma denso di emozioni che mi spinge ad una riflessione: perchè il cinema italiano non è più in grado di offrire opere di questo tipo?
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fabriziog
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lunedì 6 aprile 2015
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bellezza estetica e bellezza etica
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La dimostrazione che si possa fare un film esteticamente pregevole e contenutisticamente di valore è l’ultima fatica cinematografica del regista francese Eric Lartigau “La famiglia Bélier”, commedia gradevolissima, che oltre ad essere piacevole conduce lo spettatore verso pensieri eticamente positivi: la famiglia, i sentimenti profondi e veri fra marito e moglie, genitori e figli e tra fratelli.
Saper parlare in una famiglia composta da padre, madre e fratello sordomuti.
Non solo saper parlare ma saper cantare, perché Paula ha un dono nella voce: ha una pepita d’oro nell’ugola.
Dover limitare questo dono, anzi, quasi vergognarsene, perché Paula è il perno di quella famiglia, e quella famiglia non può comunicare all’esterno senza di lei e ha bisogno di lei per il lavoro al mercato e nella fattoria, specie adesso che il padre si è messo in testa di concorrere come sindaco alle imminenti elezioni comunali.
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La dimostrazione che si possa fare un film esteticamente pregevole e contenutisticamente di valore è l’ultima fatica cinematografica del regista francese Eric Lartigau “La famiglia Bélier”, commedia gradevolissima, che oltre ad essere piacevole conduce lo spettatore verso pensieri eticamente positivi: la famiglia, i sentimenti profondi e veri fra marito e moglie, genitori e figli e tra fratelli.
Saper parlare in una famiglia composta da padre, madre e fratello sordomuti.
Non solo saper parlare ma saper cantare, perché Paula ha un dono nella voce: ha una pepita d’oro nell’ugola.
Dover limitare questo dono, anzi, quasi vergognarsene, perché Paula è il perno di quella famiglia, e quella famiglia non può comunicare all’esterno senza di lei e ha bisogno di lei per il lavoro al mercato e nella fattoria, specie adesso che il padre si è messo in testa di concorrere come sindaco alle imminenti elezioni comunali.
Splendida l’abilità del regista di passare dall’angolo prospettico di chi è in grado di sentire a quello del sordo.
Tre immagini raccontano in maniera emozionale questa navette: i genitori che comprendono per la prima volta le capacità della figlia e la bellezza della sua voce, durante una sua esibizione, guardando il volto estasiato e rigato di lacrime degli altri uditori, mentre il sonoro diventa un solo, continuo suono atono; il padre che, mettendo il palmo della grande mano intorno il collo di Paula mentre ella canta, tramite le vibrazioni del gorgheggio ne coglie lo splendore; il canto lento e melodioso della figlia all’audizione accompagnato dal linguaggio dei segni per trasmettere ai familiari presenti cosa diceva il suo cuore: io non vado via, io non fuggo via, io volerò!
E l’afflato artistico finale che si trasforma il un lungo, intenso, struggente abbraccio che è un adieu!
Fabrizio Giulimondi
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amgiad
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mercoledì 1 aprile 2015
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e bravi questi francesi
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Da un po' di tempo i francesi realizzano delle simpatiche commedie. Un' idea originale, degli interpreti credibili, una sceneggiatura ben ritmata, una regia non invadente e, oplà, le jeux sont fait. Ci si appassiona, si ride, qualcuno piange, alle vicende della famiglia di sordomuti in cui l' unica figlia "normale" è addirittura (nemesi?) una promettente cantante. La storia gira intorno a questa importante opportunità consentendo di introdurre molti altri temi: la famiglia, il lavoro, la scuola, l' amicizia, l' amore e, soprattutto, le scelte che, nella vita, occorre prendere. C' è tutto, con molto garbo. Qualcosa anche in eccesso o rappresentato in modo un po' macchiettistico.
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Da un po' di tempo i francesi realizzano delle simpatiche commedie. Un' idea originale, degli interpreti credibili, una sceneggiatura ben ritmata, una regia non invadente e, oplà, le jeux sont fait. Ci si appassiona, si ride, qualcuno piange, alle vicende della famiglia di sordomuti in cui l' unica figlia "normale" è addirittura (nemesi?) una promettente cantante. La storia gira intorno a questa importante opportunità consentendo di introdurre molti altri temi: la famiglia, il lavoro, la scuola, l' amicizia, l' amore e, soprattutto, le scelte che, nella vita, occorre prendere. C' è tutto, con molto garbo. Qualcosa anche in eccesso o rappresentato in modo un po' macchiettistico. In questo senso, personalmente non mi è molto piaciuto come è stato disegnato il personaggio del maestro di musica. Ho molto apprezzato la recitazione degli attori che interpretavano il padre e la madre, il cui studio della mimica delle persone sordomute è veramente notevole. Precisa anche la sceneggiatura nei punti in cui ha evidenziato situazioni che non sono di immediata comprensione per noi udenti. Mi ha fatto riflettere sentire i forti rumori in cucina a colazione (sbattere di padelle, di piatti,di posate) oppure le rumorose "effusioni" d' amore. Noi udenti siamo abituati ad associare alla prima situazione un' atmosfera di lite e alla seconda una sfrenata libido (con effetti comici). Invece se per un attimo immaginiamo di non sentire comprendiamo che sono solo situazioni normali. Infine c' è una piccola nota dolente, anzi due. Nelle canzoni siamo rimasti ancora ai poètes maudits con testi molto, troppo, esistenzialisti, pregnanti di significati fino allo sfinimento; nei titoli di coda si poteva evitare l' uso, alla americana, di immagini gratificanti che mostrano come tutto è andato per il meglio (la politica, la carriera canora, l' amore, ecc.). Un po' troppo miele.
Se interessa Louane (nome d' arte) ha inciso il primo disco, grande successo in Francia, ma non ne consiglio l' acquisto.
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