La famiglia Bélier |
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Un film di Eric Lartigau.
Con Karin Viard, François Damiens, Eric Elmosnino, Louane Emera, Roxane Duran.
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Titolo originale La famille Bélier.
Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 100 min.
- Francia 2014.
- Bim Distribuzione
uscita giovedì 26 marzo 2015.
MYMONETRO
La famiglia Bélier
valutazione media:
3,13
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La famiglia Bélierdi catcarloFeedback: 13499 | altri commenti e recensioni di catcarlo |
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mercoledì 8 aprile 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
I film come questo corrono sovente su di un crinale sottile che separa la fregatura (dell’ignaro pagante) per insipienza o per grana grossa dalla commedia gentile che non inventa nulla, ma sa intrattenere. ‘La famiglia Bélier’ appartiene alla seconda categoria raccontando una storia simpatica che va esattamente come deve andare, lasciando lo spettatore con l’animo sollevato dai buoni sentimenti combinati a un susseguirsi di momenti divertenti anche grazie a un discreto numero di batture riuscite. Va perciò riconosciuta al regista e alla squadra di sceneggiatori la capacità di assemblare una serie di elementi abbastanza standard – la menomazione fisica, i turbamenti adolescenziali, il rapporto tra genitori e figli in un’età difficile, il racconto di autoaffermazione e anche la corruzione politica – costruendo un film per famiglie meno banale degli elementi che lo compongono e opportunamente non volgare anche se di momenti a rischio scivolata ce ne sono, visto che l’argomento sesso fa capolino spesso e volentieri. I Bélier sono una famiglia di intraprendenti sordomuti che conducono una fattoria producendo formaggi che poi vendono al mesrcato: madre, padre e figlio minore (Luca Gelberg, l’unico davvero sordomuto) non sentono e non parlano, mentre la primogenita Paula non ha problemi e funge da interprete con il resto del mondo. A un certo momento, il maestro di canto della scuola riconosce in lei una voce dotata (Louane Emera esce da un contest d’Oltralpe e interpreta in prima persona brani dello chansonnier Michel Sardou) e l’invita a iscriversi a un concorso a Parigi, il che scatena quanto ci si può attendere: la famiglia si mette di traverso, il belloccio della scuola va e viene, il maestro di canto è in cerca di affermazione per interposta persona, tutto pare crollare e poi ogni tessera va magicamente al suo posto in una conclusione che gronda opportuno pathos. Il lieto fine è generale, inclusa la stramba iniziativa di papà Bélier di correre per il posto di sindaco che serve a rimpolpare il racconto e strappare qualche sorriso in più: il risultato è un lavoro che non cambierà la (e neppure resterà nella) storia del cinema, ma ha comunque la capacità di rallegrare la giornata. Buona parte del merito ce l’ha l’istintiva simpatia dei personaggi che circondano la protagonista, a partire dal finto burbero professor Thomasson dello scarmigliato Eric Elmosnino per proseguire con la birichina Mathilde (Roxane Duran) amica di Paula e finire con la dinamica coppia costituita da Gigi e Rodolphe Bélier: Karin Viard, al netto di qualche mossetta di troppo, e François Damiens, che sfoggia un rustico barbone, fanno squadra disegnando con la sola mimica due personaggi senza parole che, quando sono in scena, accelerano il ritmo e l’efficacia del racconto. Meno importante risulta invece la messa in scena, almeno fino all’ultimo quarto di narrazione in cui i Bélier finalmente si sforzano di ‘sentire’ il canto della figlia e la ragazza fa di tutto per farli partecipare: qui Lartigau ha uno scarto di fantasia ed ecco allora Rodolphe che ‘ascolta’ la canzone sentendo le vibrazioni dal collo della figlia, il linguaggio dei segni con cui Paula reinterpreta il brano conclusivo.allora e, soprattutto, le emozioni colte dai genitori sui volti degli altri spettatori al saggio di canto della scuola, scena impreziosita dalla bella idea di portare lo spettatore al loro livello togliendo l’audio,
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