elgatoloco
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domenica 2 luglio 2017
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askin sul crinale
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IL film di Askin, tratto da(e cosceneggiato)da Stephen King, "A Good Marriage"non è certo"Shining"di Kubrick(1980), forse "infedele"rispetto all'originale kinghiano ma asoslutamente geniale nella sua creatività giocata sulla schizofrenia dello scrittore-guardiano. Qui, la"schizoanalisi"del protagonista ottimo contabile/serial killer rimane incompleta, anzi solo vagamente abbozzata(per essere generosi, in realtà...), mentre dominano le fantasia della moglie quando scopre, invero abbastanza accidentalmente(questo è anche nell'originale letterario), chi è veramnete suo marito o meglio chi è"in un'alttra dimensione", ma la dimensione allucinatoria viene sostanzialmente negata allo spettatore, quasi si dovesse agire come in quelli che(un tempo, invero)si chiamavano"originali TV", dove si poteva spingere "la cosa"(id est l'orrore e quanto lo circonda)fino a un certo punto(ottimo esempio, in italia, rimane"Il segno del comando"del 1971 di D'Anza da un romanzo di Giuseppe D'Agata), una"regola non scritta"(almeno non esplicitamente)valida in parte ancora oggi.
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IL film di Askin, tratto da(e cosceneggiato)da Stephen King, "A Good Marriage"non è certo"Shining"di Kubrick(1980), forse "infedele"rispetto all'originale kinghiano ma asoslutamente geniale nella sua creatività giocata sulla schizofrenia dello scrittore-guardiano. Qui, la"schizoanalisi"del protagonista ottimo contabile/serial killer rimane incompleta, anzi solo vagamente abbozzata(per essere generosi, in realtà...), mentre dominano le fantasia della moglie quando scopre, invero abbastanza accidentalmente(questo è anche nell'originale letterario), chi è veramnete suo marito o meglio chi è"in un'alttra dimensione", ma la dimensione allucinatoria viene sostanzialmente negata allo spettatore, quasi si dovesse agire come in quelli che(un tempo, invero)si chiamavano"originali TV", dove si poteva spingere "la cosa"(id est l'orrore e quanto lo circonda)fino a un certo punto(ottimo esempio, in italia, rimane"Il segno del comando"del 1971 di D'Anza da un romanzo di Giuseppe D'Agata), una"regola non scritta"(almeno non esplicitamente)valida in parte ancora oggi. Ma"A Good Marriage"funziona anche per la bravura degli interpreti, tra Joan Allen, Anthony La Paglia, la Connolly. UN"trio"decisamente di valore, dove le rispettive professionalità si intrecciano e completano a vicenda. Da apprezzare comunque, senza troppo rimpiangere il compianto Kubrick, che è e rimane un'eccezione, un"Hapax"difficile o impossibile da iterare, anche solo da avvicinare, in realtà. Accontentiamoci, viene da dire, anche perché comunque il décalage tra il bravo contabile, impeccabilmente inserito nella società(sic!)e il"vilain"perfido senza neppure rendersene conto comunque emerge, senza che magari vi sianao ulteriori approfondimenti...SI sarebbe voluto e potuto avere altro, d'accordo, ma, sic rebus stantibus, accontentiamoci... El Gato
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elgatoloco
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mercoledì 28 settembre 2016
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forse un king più fedele, stavolta
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Come noto, molti romanzi e racconti di Stephen King, certo autore di bestsellers ma anche scrittore di notevole efficacia(pur se discontinuo)sono stati trasposti in film o serial TV. Al tempo stesso, King è poi quasi sempre scontento di tali trasposizioni(è anche un egotista, al punto che molti "antikinghiani"sono molto vicini alla sua cerchia familiare e di amici, se si pensa che anche il figlio, da anni scrittore come il padre e la madre Tabitha, se n'è parzialmente dissociato, tanto da assumere il nom de plume di Joe Hill); stavolta, avendo scritto egli stesso la sceneggiatura e(credo)seguito da vicino il lavoro sul set, le cose sono diverse. Molte scene sono "kinghiane", con i monologhi interiori della moglie, specie quando sospetta e poi si convince della"doppia personalità"del marito, con gli insulti alla TV quando non riesce a fare zapping per cambiare canale rispetto a un film horror(sic!), con .
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Come noto, molti romanzi e racconti di Stephen King, certo autore di bestsellers ma anche scrittore di notevole efficacia(pur se discontinuo)sono stati trasposti in film o serial TV. Al tempo stesso, King è poi quasi sempre scontento di tali trasposizioni(è anche un egotista, al punto che molti "antikinghiani"sono molto vicini alla sua cerchia familiare e di amici, se si pensa che anche il figlio, da anni scrittore come il padre e la madre Tabitha, se n'è parzialmente dissociato, tanto da assumere il nom de plume di Joe Hill); stavolta, avendo scritto egli stesso la sceneggiatura e(credo)seguito da vicino il lavoro sul set, le cose sono diverse. Molte scene sono "kinghiane", con i monologhi interiori della moglie, specie quando sospetta e poi si convince della"doppia personalità"del marito, con gli insulti alla TV quando non riesce a fare zapping per cambiare canale rispetto a un film horror(sic!), con ...altre situazioni in cui la"doppiezza"emerge, pur se larvatamente, da parte del marito e per riflesso anche della moglie. Film"intimista", paradossalmente, con poche sequenze realizzare al di fuori della"casa felice", pochi esterni, la misteriosa citazione del subfinale, che però è anche nell'avant.propos, dove"A good marriage", eufemismo augurale contraddetto dai fatti, è da intendersi ancora una volta in chiave"doppia", come augurio per il quarto di secolo dei coniugi, ma anche per il matrimonio(che si vede, che si svolge circa a metà film, forse un poco oltre)della figlia della coppia. Film che prende spunto da un racconto e non da un romanzo(cfr.quanto è scritto all'inizio), ma significativamente da un racconto importante di KIng(autore, appunto, anche di testi di minore rilievo), questo di Askin, oltre alla maggiore"fedeltà"al testo letterario di partenza(ma la semiologia e la semiotica, peraltro per nulla non da sole, anzi, ci insegnano che un testo letterario ha regole diverse da quelle proprie a un testo filmico), si basa su due interpreti straordinari(parlo dei protagonisti)come Joan Allen e Anthony LaPaglia, assolutamente efficaci nei rispettivi ruoli, proprio anche in virtù di un'interpretazione spesso"minimalista"e per questo molto più efficace...Da apprezzare, anche quando sembra che il ritmo sia lento, scandito con tempi teatrali invece che filmici; da vedere e rivedere per cogliere dettagli particolarmente emblematici. El Gato
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