aristoteles
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martedì 15 dicembre 2015
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buon ozpetek.
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Un buon film sugli affetti più cari.
Al centro della pellicola una appassionante storia d'amore e drammi famigliari che purtroppo possono capitare a chiunque, come la notizia di avere il cancro.
Il regista fa un buon lavoro, la pellicola risulta molto delicata e in alcuni momenti tocca il cuore.
Bravi tutti gli attori,forse il film ,a tratti, nonostante alterni momenti divertenti alla tragedia,risulta comunque abbastanza "pesantuccio" da digerire.
Comunque un prodotto più che valido,che voglio premiare con tre stelle,nonostante non sia un capolavoro assoluto.
Il buon Ozptek porta a casa la "pagnotta",forse,da lui,potevamo aspettarci qualcosa in più ma va bene anche così.
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Un buon film sugli affetti più cari.
Al centro della pellicola una appassionante storia d'amore e drammi famigliari che purtroppo possono capitare a chiunque, come la notizia di avere il cancro.
Il regista fa un buon lavoro, la pellicola risulta molto delicata e in alcuni momenti tocca il cuore.
Bravi tutti gli attori,forse il film ,a tratti, nonostante alterni momenti divertenti alla tragedia,risulta comunque abbastanza "pesantuccio" da digerire.
Comunque un prodotto più che valido,che voglio premiare con tre stelle,nonostante non sia un capolavoro assoluto.
Il buon Ozptek porta a casa la "pagnotta",forse,da lui,potevamo aspettarci qualcosa in più ma va bene anche così.
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rita branca
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lunedì 10 marzo 2014
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in un viaggio con incognite di rita branca
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Allacciate le cinture (2014) film di Ferzan Ozpetec con Kasia Smutniak, Paola Minaccioni, Luisa Ranieri, Carolina Crescentini, Francesco Arca, Filippo Scicchitano, Francesco Scianna, Elena Sofia Ricci, Carla Signoris, Giulia MIchelini
Un’altra bellissima opera del grande Ozpetec che comincia in sordina, dopo l’iniziale pugno allo stomaco che denuncia un caso comune di maleducazione e razzismo, a tal punto che si stenta a riconoscerne la mano nei primi venti minuti, ma l’atmosfera diventa subito leggera con l’esposizione delle vite un po’ frivole dei personaggi: situazioni goliardiche di giovani come tanti, coinvolti in relazioni superficiali, per lo più di tipo solo sessuale… ma attenzione… in questo mondo dove nessuno sembra prendere nulla sul serio… è bene allacciare le cinture e prepararsi allo schianto perché la curva mortale è proprio dietro l’angolo.
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Allacciate le cinture (2014) film di Ferzan Ozpetec con Kasia Smutniak, Paola Minaccioni, Luisa Ranieri, Carolina Crescentini, Francesco Arca, Filippo Scicchitano, Francesco Scianna, Elena Sofia Ricci, Carla Signoris, Giulia MIchelini
Un’altra bellissima opera del grande Ozpetec che comincia in sordina, dopo l’iniziale pugno allo stomaco che denuncia un caso comune di maleducazione e razzismo, a tal punto che si stenta a riconoscerne la mano nei primi venti minuti, ma l’atmosfera diventa subito leggera con l’esposizione delle vite un po’ frivole dei personaggi: situazioni goliardiche di giovani come tanti, coinvolti in relazioni superficiali, per lo più di tipo solo sessuale… ma attenzione… in questo mondo dove nessuno sembra prendere nulla sul serio… è bene allacciare le cinture e prepararsi allo schianto perché la curva mortale è proprio dietro l’angolo. Quando le vite di Elena, interpretata dalla bellissima e brava Kasia Smutniak, di Fabio, Silvia, Antonio e Giorgio sembrano aver raggiunto pieno equilibrio, Elena scopre di essere affetta da cancro al seno e la tragedia della malattia colpisce tutta la famiglia e gli amici che non la lasciano un attimo sola, nella stanza d’ospedale che condivide con Egle, interpretata dalla straordinaria Paola Minaccioni, che aveva già dato prova di grandi doti interpretative in “Mine vaganti”. Da questo momento in poi il film suscita una valanga di forti emozioni che fanno scaturire lacrime e risate sfrenate.
Apprezzabile l’uso del flashback attraverso il quale, verso la conclusione, si svelano dettagli della relazione in fase nascente fra Elena e Antonio e delle metafore paesagistiche: scorcio di mare calmo e in tempesta.
Il tema della tragedia umana e del dolore che provoca è trattato con grande sensibilità ed efficacia e, come di consueto nei film di Ozpetec, presenti anche quelli dell’omosessualità e della bizzarria in cui è maestra interpretativa la sempre simpaticissima Elena Sofia Ricci.
Magnifiche la fotografia e la colonna musicale. Particolarmente apprezzate la canzone turca o araba nella scena della corsa in moto e quella finale “A mano a mano” di Rino Gaetano.
Applausi!
Rita Branca
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[+] si d'accordissimo con lei.
(di pascale marie)
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[+] mi ha levato le parole di bocca
(di pixidixi)
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jaimesommers
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venerdì 14 marzo 2014
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quando si allacciano le cinture?
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..le allacciamo al decollo e all'atterraggio! Splendido. Infatti, metaforicamente, i protagonisti allacciano le cinture proprio nelle due fasi del film: all'inizio e alla fine. E' proprio nelle fasi di vulnerabilità che paradossalmente sentono di essere vivi, protetti e di avere coraggio: al decollo di una storia d'amore, tra incertezze del futuro e la sicurezza di una passione da vivere; e all'atterraggio, tra la certezza della malattia e la protezione offerta dalla proprie radici, dagli affetti sinceri, dalla famiglia. Credo non sia casuale il buco temporale di 13 anni...può rappresentare una fase di crociera, l'assenza di problemi, la vita che scorre, tra turbolenze, alti-bassi, ma quasi.
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..le allacciamo al decollo e all'atterraggio! Splendido. Infatti, metaforicamente, i protagonisti allacciano le cinture proprio nelle due fasi del film: all'inizio e alla fine. E' proprio nelle fasi di vulnerabilità che paradossalmente sentono di essere vivi, protetti e di avere coraggio: al decollo di una storia d'amore, tra incertezze del futuro e la sicurezza di una passione da vivere; e all'atterraggio, tra la certezza della malattia e la protezione offerta dalla proprie radici, dagli affetti sinceri, dalla famiglia. Credo non sia casuale il buco temporale di 13 anni...può rappresentare una fase di crociera, l'assenza di problemi, la vita che scorre, tra turbolenze, alti-bassi, ma quasi.. banalmente! Un'esistenza che non merita riflettori, può essere ignorata, non raccontata, ognuno se la immagini come vuole perchè quello che più ci tocchi l'anima sia l'ombra delle passioni passate e l'ombra della morte futura.
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rosalba bilotta
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venerdì 21 marzo 2014
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allacciate le cinture, in arrivo turbolenze
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Sulle note della canzone “A mano[+]
Sulle note della canzone “A mano a mano” di Rino Gaetano, si snodano le scene dell’ultimo film di Ferzan Ozpetec: “Allacciate le cinture”.
I protagonisti del film si cercano, si riconoscono fra tanta gente, pur essendo distanti caratterialmente, scelgono di vivere intensamente la propria vita e di rischiare per realizzare progetti importanti.
Le riflessioni sulla vita e sulla morte, sulla giovinezza e sulla vecchiaia, sulla verità e sulla menzogna, si alternano nel corso del film “Allacciate le cinture”.
Le anime di chi ha amato ed è stato amato, riescono ad andare oltre i corpi, alla ricerca di un’estasi eterna.
Perché chi ha amato davvero, non ha perso, ma ha vissuto un sentimento che, per quanto sbiadito, deturpato, sgualcito dal tempo, tradito, ha segnato una tappa importante, di avvio, di rinascita, di maggiore conoscenza di sé e di ciò che il cuore può provare, anche se l’essere umano non sempre ha la capacità di proteggere un dono che arriva.
Solo pochi imparano a cogliere tale dono, a riconoscerlo e a non lasciarlo andar via.
“Fai tutto quello che non hai mai avuto il coraggio di fare”, per non cedere più ai vincoli della società e dei ruoli assegnati, per avere e lasciare un ricordo, per orientarsi nella vita che può rilevare, anche inaspettatamente, turbolenze.
Per questo motivo, “Allacciate le cinture”.
Rosalba Bilotta
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buxter
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martedì 1 aprile 2014
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pura vita
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Film bellissimo, forse il migliore in assoluto di Ozpetek.
La storia fluisce con un ritmo assolutamente reale, naturale.
Non v'è nulla di forzato, di "attoriale".
I momenti felici si alternano a quelli tragici, magari anche nell'arco della stessa giornata, esattamente come è la vita.
Chi non riso anche solo per un attimo al funerale di una persona carissima, pur avendo la morte nel cuore?
L'esistenza di tutti noi è così, e non è ipocrisia.
Gli attori restano nel ruolo perfettamente grazie alla loro intelligenza ma anche grazie alla mano invisibile del regista, che conduce la danza della trama con soavità, anche nei passaggi più drammatici.
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buxter
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martedì 1 aprile 2014
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pura vita
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La grande bellezza, La migliore offerta, Allacciate le cinture: 3 ottimi film in poco meno di un anno per l'acciaccato cinema italiano, niente male.
Il film di Ozpetek m'è piaciuto moltissimo (sono un Ozpefan lo ammetto), all'altezza dei suoi migliori tipo Le fate e Saturno.
Amore e dolore sconfinato, riso e pianto scorrono con grande fluidità in questa storia normale, felice e tragica, come quella di milioni di noi.
Chi di noi non ha riso anche solo per un istante nel giorno del funerale di un carissimo amico pur avendo la morte nel cuore?
Non è ipocrisia, è semplicemente normale.
Gli attori si muovono benissimo e non debordano mai nella ricerca del protagonismo fuori luogo, guidati dalla felicissima mano invisibile del regista.
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La grande bellezza, La migliore offerta, Allacciate le cinture: 3 ottimi film in poco meno di un anno per l'acciaccato cinema italiano, niente male.
Il film di Ozpetek m'è piaciuto moltissimo (sono un Ozpefan lo ammetto), all'altezza dei suoi migliori tipo Le fate e Saturno.
Amore e dolore sconfinato, riso e pianto scorrono con grande fluidità in questa storia normale, felice e tragica, come quella di milioni di noi.
Chi di noi non ha riso anche solo per un istante nel giorno del funerale di un carissimo amico pur avendo la morte nel cuore?
Non è ipocrisia, è semplicemente normale.
Gli attori si muovono benissimo e non debordano mai nella ricerca del protagonismo fuori luogo, guidati dalla felicissima mano invisibile del regista.
Tra tutti il personaggio di Antonio il "burino", quello meno allineato, l'innamorato folle, infedele ma sincero.
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paola bis
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giovedì 10 aprile 2014
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allacciamo le cinture per non partire mai
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Piazzetta Carducci, il barocco pugliese alle luci della notte, giovani aitanti e una zia stravagante. Ozpetek ritorna a Lecce dove le mine, questa volta, decidono di allacciare le cinture prima di buttarsi nel vortice della vita. Così, dopo una statica presentazione dei protagonisti, estranei ed incattiviti (banalmente gli unici degni di nota sotto una pensilina), lentamente la vicenda inizia attorno a un bar dove, tra progetti e risate, il regista prova a raccontare la piccola Italia che sognava e ragazzi ancora capaci di odiarsi e innamorarsi, pur nell’estrema diversità. Elena (Kasia Smutniak) e Antonio (Francesco Arca), bellezza delicata e corpo possente, si respingono e si intrecciano, si detestano ma si cercano, fino a quando la condivisione della debolezza di lui (una presunta dislessia) fa crollare ogni fragile difesa di lei.
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Piazzetta Carducci, il barocco pugliese alle luci della notte, giovani aitanti e una zia stravagante. Ozpetek ritorna a Lecce dove le mine, questa volta, decidono di allacciare le cinture prima di buttarsi nel vortice della vita. Così, dopo una statica presentazione dei protagonisti, estranei ed incattiviti (banalmente gli unici degni di nota sotto una pensilina), lentamente la vicenda inizia attorno a un bar dove, tra progetti e risate, il regista prova a raccontare la piccola Italia che sognava e ragazzi ancora capaci di odiarsi e innamorarsi, pur nell’estrema diversità. Elena (Kasia Smutniak) e Antonio (Francesco Arca), bellezza delicata e corpo possente, si respingono e si intrecciano, si detestano ma si cercano, fino a quando la condivisione della debolezza di lui (una presunta dislessia) fa crollare ogni fragile difesa di lei.
Trascorrono 13 anni, tempo scandito dal taglio dei capelli della Smutniak e da un nuovo bar alla moda, gli amici di sempre e l’amore che si è sgretolato sotto il peso di responsabilità e rancori.
Un prima e un dopo. Ingredienti da melodramma e stereotipi cari al regista sono le uniche rassicurazioni per chi osserva un film dove lo scorrere del tempo non implica un reale sviluppo narrativo. Un film che cerca (e forse trova) l’empatia con lo spettatore solo attraverso il calvario della malattia, mentre il tema chiave dell’incomunicabilità rimane solo evocato e perisce inesorabilmente per i colpi inferti da una sceneggiatura debole, priva di attesa e di coinvolgimento.
Ogni tentativo di raccontare il passaggio da un amore muto e carnale ad un amore che si da le spalle, che trova una chance solo nel dolore, fallisce. Ozpetek, esitando di fronte all’incombere del male (fisico e mentale), scade troppo spesso nel siparietto comino o indugia sui corpi nudi senza riuscire a toccare il dramma di un corpo violato dalla malattia, di un cuore che non sente risposte. Un seno, una mano, un volto raccontano solo se stessi non riuscendo a rimandare ad altro, a un dialogo sopito da anni e che ora cerca una strada per ripartire.
Forse, inconsciamente consapevole dell’impossibilità a chiudere un film così incerto, il regista nel finale si rifugia in un flashback dove a far sperare è la voce di Rino Gaetano che, chiudendo gli occhi, è l’unica capace di farci immaginare il lento ritorno di un amore che “il vento crudele ti aveva rubato”.
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fabio
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giovedì 16 agosto 2018
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vale il biglietto ma si può perdere al cinema
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Gli elementi li conosciamo già: allacciate le cinture signori, questa è la vita che decolla e non sai come si atterra.
Ozpetek da buon dj combina e scombina gli elementi che più lo affascinano e alla fine ci consegna questo film niente male anche se sono certo a molti non sarà piaciuto.
Ma del resto quelli che lo apprezzano lo seguiranno comunque e quelli a cui non piace il suo stile non potranno che rimanere nuovamente delusi.
Non sono convinto che la scelta della canzone di Rino Gaetano sia la più azzeccata, invece da apprezzare la bella interpretazione della Smutniak.
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jonnylogan
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martedì 30 luglio 2024
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ritratto di famiglia
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Nel 2013 Ferzan Özpetek offriva al pubblico un ritratto di famiglia e amicizia avvolti nel dolore, due fra gli argomenti che maggiormente riguardano da sempre il suo cinema. Un dolore che se in Saturno contro (id.; 2007) era rappresentato da una scomparsa improvvisa, in questa rivisitazione più recente è invece anestetizzato dall’arrivo di una malattia inattesa che fa rivivere gli ultimi dieci anni di vita dei protagonisti in un continuo flashback fra presente e passato. Facendo riaffiorare i ricordi di quando il massimo dei problemi da affrontare erano il desiderio di cambiare fidanzato o vita.
Nel cast, impreziosito da numerosi attori della meglio gioventù di casa nostra, fra i quali Paola Minaccioni, Elena Sofia Ricci e Luisa Ranieri, inclusi alcuni degli attori feticcio del regista turco, meritano una menzione i tre protagonisti: Kasia Smutniak, nel ruolo di Elena, Filippo Scicchitano, in quello di Fabio; perfettamente calati nei rispettivi personaggi.
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Nel 2013 Ferzan Özpetek offriva al pubblico un ritratto di famiglia e amicizia avvolti nel dolore, due fra gli argomenti che maggiormente riguardano da sempre il suo cinema. Un dolore che se in Saturno contro (id.; 2007) era rappresentato da una scomparsa improvvisa, in questa rivisitazione più recente è invece anestetizzato dall’arrivo di una malattia inattesa che fa rivivere gli ultimi dieci anni di vita dei protagonisti in un continuo flashback fra presente e passato. Facendo riaffiorare i ricordi di quando il massimo dei problemi da affrontare erano il desiderio di cambiare fidanzato o vita.
Nel cast, impreziosito da numerosi attori della meglio gioventù di casa nostra, fra i quali Paola Minaccioni, Elena Sofia Ricci e Luisa Ranieri, inclusi alcuni degli attori feticcio del regista turco, meritano una menzione i tre protagonisti: Kasia Smutniak, nel ruolo di Elena, Filippo Scicchitano, in quello di Fabio; perfettamente calati nei rispettivi personaggi. L’una inizialmente ragazza giovane e successivamente madre e donna avvolta nel dolore di una malattia inaspettata. E l’altro che per la prima volta riesce ad allontanarsi dalla sindrome di Scialla (Scialla! (Stai sereno); 2011), compiendo quel primo passo verso una maturazione artistica che già all’epoca andava ben al di la dell’essere una semplice promessa. Per finire con Carolina Crescentini nella parte di Silvia. Ai tre si aggiunge il razzista Antonio; interpretato da Francesco Arca, successivamente diventato famoso quale attore di fiction, e che qui caratterizza il proprio personaggio purtroppo in maniera decisamente poco espressiva.
Mano a mano che i ricordi si faranno sempre più chiari, nitidi precisi il colpo di scena di una malattia inaspettata farà improvvisamente riavvicinare un gruppo di persone che invece si stava forse per allontanare definitivamente. Dal possibile naufragio del matrimonio quasi fallito fra Elena e Antonio; nascerà invece un colpo di coda che da sempre è, ed è ben rappresentato, dal cinema di Özpetek, fatto di legami e relazioni. Di una fotografia estremamente curata, esattamente come ogni minimo particolare sentimentale e per questo capace di far invidia sia a una qualunque seduta psicoanalitica, sia a qualunque pellicola straniera, preferibilmente di matrice USA, che si spacci come soluzione a buona parte dei problemi affettivo esistenziali.
Da vedere perché il regista di origine Turca, come sempre, riesce da una trama ingarbugliata a ricavare uno spaccato credibile della vita di un manipolo di sconosciuti grazie ai quali non solo riesce a narrare una storia avvincente, e già questo non sarebbe poco, ma spingendo anche delle riflessioni nello spettatore.
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marezia
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domenica 9 marzo 2014
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film corale ma senza il perno principale
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Film che non deluderà di certo i fans di Ozpetek desiderosi di sentimento e un pizzico di realtà ma che in chi abbia un minimo di amore per la recitazione non può che suscitare più di una perplessità e mi riferisco AL COME più che AL COSA. Idea tutto sommato buona, ambiziosa ma buona: un melò in cui mescolare passione e malattia, cruda realtà e sogni da realizzare ma, mi chedo, come è stato possibile NON RENDERSI CONTO DELLA SENSAZIONE DI VUOTO del personaggio interpretato da Arca? Si tratta di un esordiente, per carità, di belle speranza ma ORA COME ORA INCAPACE DI ESPRIMERE QUALUNQUE SFUMATURA e questo doveva essere un film di sfumature, o no? In molti, TROPPI passaggi io non l'ho visto CREDIBILE, né per intonazione, né per mimica facciale.
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Film che non deluderà di certo i fans di Ozpetek desiderosi di sentimento e un pizzico di realtà ma che in chi abbia un minimo di amore per la recitazione non può che suscitare più di una perplessità e mi riferisco AL COME più che AL COSA. Idea tutto sommato buona, ambiziosa ma buona: un melò in cui mescolare passione e malattia, cruda realtà e sogni da realizzare ma, mi chedo, come è stato possibile NON RENDERSI CONTO DELLA SENSAZIONE DI VUOTO del personaggio interpretato da Arca? Si tratta di un esordiente, per carità, di belle speranza ma ORA COME ORA INCAPACE DI ESPRIMERE QUALUNQUE SFUMATURA e questo doveva essere un film di sfumature, o no? In molti, TROPPI passaggi io non l'ho visto CREDIBILE, né per intonazione, né per mimica facciale. Mi ricordo solo la sua fisicità ma non un bagliore, non un guizzo, non uno sprazzo di NATURALEZZA consona a quello che la battuta richiedeva nel suo profondo significato ed è un peccato. Dato in mano ad un Argentero esordiente (perché sto parlando di carisma innato, non di mestiere), Antonio sarebbe stato un uomo come Ozpetek ce lo fa immaginare nelle sue interviste, così invece è un cartonato.Troppo poco anche per un regista furbo come lui.
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(di marezia)
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