joan holden
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domenica 30 settembre 2012
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una sceneggiatura ingenua e inconcludente
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A più di trent'anni da Alien, Ridley Scott torna a esplorare lo spazio e a porci le eterne domande che da secoli spingono gli uomini ad alzare gli occhi al cielo: da dove veniamo e perchè siamo al mondo?
Non aspettatevi però di trovare risposte nel film, complice la penna di Damon Lindelof, autore di Lost, che pone tanti (troppi) interrogativi ma a pochi si degna di dar risposta. Soluzione congeniale per un telefilm forse, assai meno per il cinema, con lo spettatore che esce dalla sala con una frustrante sensazione di innapagato.
La storia si dipana tra le più classiche convenzioni sci-fi, con musica classica diffusa nelle cabine dell'astronave che echeggia odissee spaziali, per virare verso tinte decisamente horror, a suon di calamari giganti, mostri carnivori e una scena madre che è già cult (l'aborto fai-da-te di Noomi Rapace).
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A più di trent'anni da Alien, Ridley Scott torna a esplorare lo spazio e a porci le eterne domande che da secoli spingono gli uomini ad alzare gli occhi al cielo: da dove veniamo e perchè siamo al mondo?
Non aspettatevi però di trovare risposte nel film, complice la penna di Damon Lindelof, autore di Lost, che pone tanti (troppi) interrogativi ma a pochi si degna di dar risposta. Soluzione congeniale per un telefilm forse, assai meno per il cinema, con lo spettatore che esce dalla sala con una frustrante sensazione di innapagato.
La storia si dipana tra le più classiche convenzioni sci-fi, con musica classica diffusa nelle cabine dell'astronave che echeggia odissee spaziali, per virare verso tinte decisamente horror, a suon di calamari giganti, mostri carnivori e una scena madre che è già cult (l'aborto fai-da-te di Noomi Rapace).
Il tutto è calato in un'atmosfera cupa perfettamente calzante: Prometheus, a dispetto dei vasti paesaggi che accompagnano i titoli d'apertura e dello spazio infinito in cui si avventura l'astronave, è infatti un film fortemente claustrofobico, con l'azione rinchiusa in spazi sotterranei (l'astronave aliena) o limitati (il Prometheus). Senza dimenticare la cabina medica teatro dell' aborto e le "bare" criogeniche che prefigurano macabramente l'esito della spedizione.
Dominano la scena i lanciatissimi Noomi Rapace e, soprattutto, Michael Fassbender.
La prima nei panni di un personaggio che ricalca quello che fu di Sigourney Weaver, forte della sua fede e del suo istinto di sopravvivenza; l'altro che dà le fattezze all'androide David in un'ottima interpretazione di un personaggio straordinariamente ambiguo. Scimmiotta Lawrence D'Arabia ma al contempo mantiene le distanze dagli umani che guarda dall'alto al basso, quasi andasse fiero della propria natura diversa, esibendo una freddezza che lo allontana dai romantici androidi di Blade Runner. Privo d'anima e sentimenti in teoria, eppure capace di provare rancore nei confronti degli esseri umani e curiosità e meraviglia per le scoperte sul nuovo pianeta.
Decisamente meno riuscito il personaggio di Charlize Theron, algido capitano ferita nell'intimo per l'indifferenza del padre che le preferisce l'androide, schiacciata metaforicamente e non da una missione in cui non ha mai creduto.
Troppe sbavature in una sceneggiatura a tratti ingenua e inconcludente ridimensionano notevolmente il potenziale del film. Un film che più che indagare la nascita alla fine punta a domandarsi sulla distruzione. Il quesito di Holloway "Perchè ci hanno creato?" alla fine si trasforma in quello ben più amaro della consorte "Perchè volevano distruggerci?".
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idolhorse
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sabato 27 ottobre 2012
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un ottima ambientazione non redime questo film.
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Nel 2089 due scienziati Elizabeth Shaw e Charlie Holloway coronano il sogno di una vita scoprendo, attraverso delle mappe sparse in molti luoghi del mondo, un sistema planetario in cui dovrebbe essere racchiuso il segreto dei creatori della terra e dell'uomo.
Grazie ai fondi di un miliardario in fin di vita, Peter Wayland, che finanzia la costruzione della nave spaziale da ricerca Prometheus i due scienziati accompagnati da un altro team di esperti si recano sul pianeta dei precursori dell'umanità, i cosidetti ingegneri, e una volta atterrati iniziano le loro ricerche dentro un ampia struttura che poi si rivelerà essere l'astronave dei precursori.
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Nel 2089 due scienziati Elizabeth Shaw e Charlie Holloway coronano il sogno di una vita scoprendo, attraverso delle mappe sparse in molti luoghi del mondo, un sistema planetario in cui dovrebbe essere racchiuso il segreto dei creatori della terra e dell'uomo.
Grazie ai fondi di un miliardario in fin di vita, Peter Wayland, che finanzia la costruzione della nave spaziale da ricerca Prometheus i due scienziati accompagnati da un altro team di esperti si recano sul pianeta dei precursori dell'umanità, i cosidetti ingegneri, e una volta atterrati iniziano le loro ricerche dentro un ampia struttura che poi si rivelerà essere l'astronave dei precursori.
Da questo momento in poi la trama, che sembrerebbe promettere bene, affronta invece una serie di tematiche senza arrivare alla conclusione di nulla.
Il presunto team di esperti sembra un gruppo di bambini curiosi che tocca e maneggia gli artefatti alieni come se si trattasse di giocattoli, dando alla trama una tonalità ridicola e inverosimile.
Il cyborg presente nel Prometheus, David, raccoglie addirittura un cilindro secernente una collosa sostanza nera che decide, senza un apparente motivo reale di far ingerire a Charlie condannandolo a morte, tale liquido nero si rivela essere un arma biologica che genera mostruosità tentacolari delle quali gli ingegneri hanno perso il controllo.
In seguito la sceneggiatura inconcludente e al limite del ridicolo propone un colpo di scena che lascia allo spettatore qualche speranza di una conclusione sensata del film: Peter Wayland, il miliardario finanziatore dell'opera è vivo ed è sul Prometheus e nel momento in cui i ricercatori scoprono che uno dei precursori è ancora vivo, benchè in stasi, decide seguito da Vikers (l'autorità di controllo della spedizione) , sua figlia, di recarsi da questo per un motivo che appare insensato e banale: chiedere al precursore la chiave per salvargli la vita dalla morte imminente.
Per tutta risposta questo decapita David, il cyborg, e uccide Wayland con il resto della squadra, e torna alla missione che presumibilmente stava per compiere secoli fa prima che l'arma biologica, creata appunto dagli ingegneri gli si rivoltasse contro, ovvero distruggere la terra.
Per quale motivo tutto ciò non ci è dato saperlo.
Elizabeth che aveva assistito alla morte di Wayland avverte il capitano del Prometheus, Janek , rimasto sulla nave, che il precursore rimasto stava per decollare con la sua nave per raggiungere e distruggere la terra, l'eroico capitano decolla e si schianta contro il vascello dell'ingengere abbattendolo e salvando così la terra.
Il finale si conclude con una mostruosa creatura che esce dal petto dell'ingegnere,tale creatura rassomiglia molto alla specie nota come Alien.
Prometheus è un film decisamente insufficiente che lascia lo spettatore allibito soprattutto di fronte alla seconda parte dell'opera che dovrebbe sciogliere i nodi e arrivare alle conclusioni che la prima parte mette in gioco.
Gli effetti sepciali e l'ambientazione di primissimo livello non riesco a redimere questo film terribilmente carente al livello contenutistico.
Da non vedere.
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doc.tao
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sabato 5 gennaio 2013
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un film da non demonizzare..
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Di per se l' aspettativa creata durante la promozione del film é stata superata solo dall' attesa per la sua uscita, per quanto mi riguarda. Tuttavia é davvero difficile riuscire a soddisfare un' aspettativa simile a conti fatti, poiché chiunque abbia ammirato i capitoli "precedenti" li prenderà sicuramente come termine di paragone, finendo per rimanerne influenzato a priori. Per tanto non ci si può aspettare una persistente presenza del celebre xenomorfo, ormai emblema della saga, per tutta la durata del film; diversamente si sarebbe andato a girare e distribuire un "Alien 4", "Alien - Genesis" o qualcosa di simile ( e il mancare le aspettative per un tale film sarebbe stato ben più grave).
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Di per se l' aspettativa creata durante la promozione del film é stata superata solo dall' attesa per la sua uscita, per quanto mi riguarda. Tuttavia é davvero difficile riuscire a soddisfare un' aspettativa simile a conti fatti, poiché chiunque abbia ammirato i capitoli "precedenti" li prenderà sicuramente come termine di paragone, finendo per rimanerne influenzato a priori. Per tanto non ci si può aspettare una persistente presenza del celebre xenomorfo, ormai emblema della saga, per tutta la durata del film; diversamente si sarebbe andato a girare e distribuire un "Alien 4", "Alien - Genesis" o qualcosa di simile ( e il mancare le aspettative per un tale film sarebbe stato ben più grave).
Rispetto ai precedenti film indubbiamente la coppiata Scott/ Nolan ha puntato su una fotografia eccezionale a fasti titanici: Di per se si sono voluti rifare sicuramente a tutti quegli interrogativi accademicamente irrisolti che ruotano attorno a quei complessi di stampo megalitico che ancora oggi possiamo ammirare sul nostro pianeta e alle teorie che li congiungono ad eventuali "dei/ visitatori alieni del passato", abbandonando in parte i tetri scenari presentati nei già citati predecessori. Ma in fin dei conti, già dal titolo, "Prometheus" vuole semplicemente svelare quanto di arcano rimaneva a lascito delle vecchie pellicole: vuole portare alla luce le radici evolutive alla base degli xenomorfi.. Anche se in ció si discosta indubbiamente dagli spin-off Alien vs Predator 1 e 2; film lacunosi, comunque a prescindere, in molti dei loro punti riguardo tale argomento. Tornando quindi a xenomorfi e ambienti bui e sinistri: non v'è mostro orripilante dal quale scappare o col quale fronteggiarsi perché semplicemente ancora non esiste.. La trama ho visto che viene spesso osteggiata, ma a ben pensare é piuttosto difficile non cadere nei soliti cliché nel campo del fanta/horror. Per quanto riguarda la scelta degli attori e la relativa recitazione vale quanto appena detto: la migliore interpretazione va al signor Fassbender, un androide (o sintetico, per meglio dire), mosso da carattere assolutamente razionale, privo di scrupoli in nome della conoscenza o di anima ed emozioni ( rivaleggiato nel ruolo forse solo dalla bellezza e freddezza della Theron) ; e questo e tutto dire. Lungi quindi dalle monumentali interpretazioni della Weaver. In ultimo quindi bisogna vedere questo film per ció che é, un prequel sicuramente da considerare in separata sede dal resto della serie poiché con presupposti di base differenti, e che lascia indubbiamente la base ( per quanto macroscopica) ad un sequel.
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jacopo b98
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lunedì 22 luglio 2013
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il gran ritorno di scott.
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2093 d.C. L’astronave Prometheus fa rotta verso una luna lontana anni luce dalla Terra su cui, secondo sue scienziati (Rapace e Marshall-Green) è possibile trovare delle risposte alle domande fondamentali dell’umanità. Ma quando l’equipe di scienziati raggiunge il pianeta coloro che avrebbero dovuto dare delle risposte si rivelano delle creature intenzionate a distruggere l’umanità e fanno strage del gruppo. Dopo anni di kolossal storici e polizieschi veloci più o meno riusciti (dipende dai casi), Ridley Scott torna al genere che lo ha portato al successo con questo prequel di Alien. Il risultato? Dunque, i critici di mezzo mondo lo hanno bastonato per le sue ambizioni filosofiche mal sviluppate dalla indegna sceneggiatura di Jon Spaihts e Damon Lindelof, ma in realtà molte delle critiche sono sbagliate e, in generale, a Scott si può dire ben poco, dato che la eccezionale messa in scena è tutta merito suo e, se Prometheus è uno degli sci-fi più spettacolari di sempre è merito suo, a fronte di un budget elevato, ma non straordinario rispetto a tanti altri (“solo” centotrenta milioni di dollari).
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2093 d.C. L’astronave Prometheus fa rotta verso una luna lontana anni luce dalla Terra su cui, secondo sue scienziati (Rapace e Marshall-Green) è possibile trovare delle risposte alle domande fondamentali dell’umanità. Ma quando l’equipe di scienziati raggiunge il pianeta coloro che avrebbero dovuto dare delle risposte si rivelano delle creature intenzionate a distruggere l’umanità e fanno strage del gruppo. Dopo anni di kolossal storici e polizieschi veloci più o meno riusciti (dipende dai casi), Ridley Scott torna al genere che lo ha portato al successo con questo prequel di Alien. Il risultato? Dunque, i critici di mezzo mondo lo hanno bastonato per le sue ambizioni filosofiche mal sviluppate dalla indegna sceneggiatura di Jon Spaihts e Damon Lindelof, ma in realtà molte delle critiche sono sbagliate e, in generale, a Scott si può dire ben poco, dato che la eccezionale messa in scena è tutta merito suo e, se Prometheus è uno degli sci-fi più spettacolari di sempre è merito suo, a fronte di un budget elevato, ma non straordinario rispetto a tanti altri (“solo” centotrenta milioni di dollari). Ma cos’ha di diverso questo film da Alien? Innanzitutto manca Sigourney Weaver e, nonostante la Rapace si confermi un’attrice brava e carismatica, la differenza tra le due è abissale; inoltre la formula, seppur simile nella costruzione: l’androide cattivo, i personaggi che si dividono e cadono vittima dei mostri nelle caverne del pianeta…, ma se nel capolavoro del ’79 Scott realizzava un modello di fantascienza innovativa, qui deve trovare materiale per reggere un prequel intero di oltre due ore e sceglie la filosofia. Ammettendo che non è il massimo come filosofo, non bisogna negare che questa scelta dia spessore al film e lo renda interessante ed avvincente per tutta la sua durata. E se i due sceneggiatori provenienti dalla TV al film non hanno certo fatto bene, Scott ha saputo mettere del suo nel film così che esso possa essere riletto filosoficamente. È carico di vita e mortePrometheus: il regista parte dalla nascita della vita (la prima inquadratura del film è uguale a quella di 2001: odissea nello spazio), un alieno si sacrifica per fecondare la Terra, e continua a riempire il suo film di vita, la scena della fecondazione dell’ingegnere da parte del mostro con i tentacoli che darà alla luce l’Alieno è violente, repellente, eppur estremamente commovente, una vita (l’Alieno) nasce dalla morte (dei due mostri), e se alla fine del film David (Fassbender) dice a Weiland (Pearce): “Faccia buon viaggio signore.”, il viaggio a cui allude l’androide è un tragitto attraverso la morte per raggiungere la vita. E qui il messaggio da filosofico diventa religioso, ma non cattolico: gli ingegneri arrivano dal Paradiso, sono degli agenti divini, ma Scott non vede l’aldilà come un luogo cristiano, ma come un luogo per tutte le religioni, seppur l’essere cristiana di Elisabeth possa sviare lo spettatore a credere che il film abbia un messaggio profondamente cattolico, cosa errata, come dimostra la scena in cui David guarda i sogni di Elisabeth e vede lei che dialoga sulla morte con il padre. Perciò la morte che nel film è dappertutto, è vista come un espediente per raggiungere la vita (eterna?). Tutto bene quindi? No, il film è obbiettivamente un po’ confuso nella seconda parte specialmente. Ricorrente il tema del viaggio (odissea come in 2001, più volte citato da Scott, vedi Peter Weiland, brutta coppia del David Bowman invecchiato nel capolavoro di Kubrik), che è un tragitto verso la morte (ovvero la vita: i due concetti nel film si equivalgono) dell’umanità. Non manca la componente epica: il capitano (Elba) che si sacrifica per salvare la Terra. Tutti gli attori sono bravi e funzionali (con la già spiegata riserva sulla Rapace), con una citazione speciale per Fassbender, qui androide, sempre bravissimo. Oltre quattrocento milioni di incasso al botteghino mondiale. Lascia la porta aperta ad uno o più sequel non forzati. Ottimo 3D.
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rdn75
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mercoledì 7 novembre 2012
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un prequel ..che aspetta un seguito
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Idea di creare un prequel alla serie Alien, era nalla testa del regista da molti anni..e l'operazione e in parte riuscita. Paga idea di nn mettere nel titolo dell'opera il riferimento alla serie, ma riempiere intero film di continui riferimenti è stata una ottima scelta.
Spicca il personaggio del androide, dottore, un po filo rosso per tutto il film, e guida per tutti il resto dei personaggi..
La storia si intreccia bene, partendo dalla ricerca da parte di un gruppo di scienziati multi specializzati nelle ricerca dell'origine dell'uomo, e la scoperta dell'ALIEN...che si vede in realtà solo nella ultima scena...
Particolari i riferimenti alla saga come la gestazione della creatura nel corpo umano ed incubazione della creautura.
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Idea di creare un prequel alla serie Alien, era nalla testa del regista da molti anni..e l'operazione e in parte riuscita. Paga idea di nn mettere nel titolo dell'opera il riferimento alla serie, ma riempiere intero film di continui riferimenti è stata una ottima scelta.
Spicca il personaggio del androide, dottore, un po filo rosso per tutto il film, e guida per tutti il resto dei personaggi..
La storia si intreccia bene, partendo dalla ricerca da parte di un gruppo di scienziati multi specializzati nelle ricerca dell'origine dell'uomo, e la scoperta dell'ALIEN...che si vede in realtà solo nella ultima scena...
Particolari i riferimenti alla saga come la gestazione della creatura nel corpo umano ed incubazione della creautura..
Per gli estimatori e culturori della saga, anche il satellite dove si svolge il film fa parte del sistema del pianeta dove si svolge il primo ALIEN
La mano di Giger, padre di Alien si vede in tutto e per tutto
Ora aspettiamo il sequel...verso il Paradiso..per conoscere l'origine del genere umano
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gianleo67
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lunedì 26 novembre 2012
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un titano... con i piedi d'argilla
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Una coppia di archeologi scopre le tracce di un'origine aliena' della vita sulla Terra da reperti di epoche e civiltà diverse, rintracciando una mappa celeste che ne specifica il Pianeta d'origine. Poco tempo dopo sono imbarcati,insieme ad una equipe composita, su di una nave spaziale (la Pometheus del titolo) che un magnate mette a disposizione con finalità apparentemente scientifiche, alla ricerca di questi 'ingegneri' spaziali. La realtà che li aspetta riserverà loro gli insospettabili scopi che muovono tanto i 'cugini' delle stelle quanto i loro subdoli compagni di viaggio. Megaproduzione iper-digitalizzata tra risibili velleità filosofeggianti e il consunto canovaccio di un soggetto esile e stiracchiato che mostra, sin dalle prime scene, il fiato corto di una pretestuosa banalità narrativa.
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Una coppia di archeologi scopre le tracce di un'origine aliena' della vita sulla Terra da reperti di epoche e civiltà diverse, rintracciando una mappa celeste che ne specifica il Pianeta d'origine. Poco tempo dopo sono imbarcati,insieme ad una equipe composita, su di una nave spaziale (la Pometheus del titolo) che un magnate mette a disposizione con finalità apparentemente scientifiche, alla ricerca di questi 'ingegneri' spaziali. La realtà che li aspetta riserverà loro gli insospettabili scopi che muovono tanto i 'cugini' delle stelle quanto i loro subdoli compagni di viaggio. Megaproduzione iper-digitalizzata tra risibili velleità filosofeggianti e il consunto canovaccio di un soggetto esile e stiracchiato che mostra, sin dalle prime scene, il fiato corto di una pretestuosa banalità narrativa.
Il linguaggio di Scott è ormai pura maniera, ricalcando lo stereotipo preconfezionato della produzione spettacolare che mira a colpire i sensi più esteriori della fruizione cinematografica (vista e udito), evitando accuratamente di stimolare una qualsivoglia partecipazione emotiva e cognitiva, dettando le rigide regole di una linearità espositiva che poco o nulla lascia all'immaginazione od alla libera interpretazione dello spettatore. Tra tutti i passaggi a vuoto, il più evidente risiede proprio nelle incongruenze logiche dell'operato di questi esseri creatori della razza umana (sono ovviamente antropomorfi) e nelle consuguenze di una teoria creazionista che ignorerebbe del tutto la brulicande varietà della vita sulla Terra (il perchè poi questa modalità di origine dovrebbe contraddire le teorie evoluzionistiche resta un mistero che ci fa dubitare della bontà delle consulenze scientifiche allo script); ciò al solo scopo di giustificare un finale aperto che non ci risparmierà l'ennesima saga a base di viaggi interstellari entro lo spazio angusto e periglioso di un'astronave mal frequentata. Unica nota di rilievo (a parte l'idea non molto orginale del preludio di Chopin e la citazione da Lowrence d'Arabia) resta la pasticciata ricerca di una suspence da 'Dieci Piccoli indiani' che sembra animare le dinamiche relazionali tra i membri dell'equipaggio, anche questa tuttavia vanificata dagli esiti rozzi e maldestri di un finale che precipita nel vuoto pneumatico della solita retorica yankee sulla fine del mondo (qui gli eroi kamikaze si immolano quasi allegramente come nella più becera parodia dei B-movie SF degli anni '50). Fassbender, nel ruolo del freddo e cinico 'replicante' misantropo sembra l'ultima tappa di un processo evolutivo votato all'autodistruzione e finisce per contraddire se stesso in un finale e conclusivo 'gioco delle parti' in cui sembra riscattare (con l'inganno) le sue subdole malefatte. Le eroine femminili annoverano da un lato una algida e vagamente inespressiva Theron, quasi prosciugata della sua naturale sensualità, dall'altro una Rapace con la' faccia un po così' di bambolona androgina che fa rimpiangere (e non poco) il vigore mascolino di Sigourney Weaver. Finale molto aperto e decisamente scontato che denuncia una endemica mancanza di idee dalle parti di Hollywood, alimentando il sospetto di un processo involutivo del cinema americano che sostitusce la qualità dei pochi (ma buoni) sceneggiatori con la pletora di tecnici e maghi della post produzione debitamente accreditati nei titoli di coda. Alienante.
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giu/da(g)
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domenica 9 novembre 2014
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poco riuscito
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Un'astronave, il Prometheus, parte alla ricerca di un pianeta individuato su mappe stellari trovate in vari siti archeologici della Terra. Scopo della missione è trovare degli antichi "ingegneri" che avrebbero creato l'uomo o che ne avrebbero influenzato la civiltà. Ridley Scott torna alla fantascienza rimestando l'universo di Alien, rinvigorendolo però con la teoria degli antichi astronauti (affascinante solo da un punto di vista fantascientifico), il rapporto creatura - creatore o, spingendosi un po' più in là, il rapporto dell'uomo con Dio. Con queste premesse Prometheus sembrerebbe dover essere un piccolo capolavoro, invece è un prodotto riuscito a metà, ambizioso, ma forse troppo.
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Un'astronave, il Prometheus, parte alla ricerca di un pianeta individuato su mappe stellari trovate in vari siti archeologici della Terra. Scopo della missione è trovare degli antichi "ingegneri" che avrebbero creato l'uomo o che ne avrebbero influenzato la civiltà. Ridley Scott torna alla fantascienza rimestando l'universo di Alien, rinvigorendolo però con la teoria degli antichi astronauti (affascinante solo da un punto di vista fantascientifico), il rapporto creatura - creatore o, spingendosi un po' più in là, il rapporto dell'uomo con Dio. Con queste premesse Prometheus sembrerebbe dover essere un piccolo capolavoro, invece è un prodotto riuscito a metà, ambizioso, ma forse troppo. Infatti tutti questi aspetti, invece di armonizzarsi e completarsi a vicenda in una buona scrittura coerente, finiscono spesso per stridere l'uno con l'altro dando vita a situazioni strane o bizzarre, dove gli stessi personaggi ci sembrano un po' spaesati. Infatti uno dei vizi del film è proprio quello di costruire situazioni indubbiamente suggestive, ma senza spiegarle adeguatamente costruisce misteri ogni dieci minuti, il che può essere buono per una serie tv, ma per una pellicola rischia di diventare irritante. Gli stessi personaggi si muovono in maniera troppo ambigua o fredda, vengono imboccati con frasi molto profonde, però finiscono per creare un'ulteriore mistero sui loro comportamenti. Detto questo però il film riserva anche molte buone sorprese, delle scene veramente topiche, una tecnologia molto raffinata ed il ritorno di quell'universo "sessualmente perverso" di Giger, forse un po' stemperato rispetto ad Alien, ma ancora molto efficace. Concludiamo con un ultimo mistero: perché per fare la parte del vecchio Peter Weyland non si è preso un attore anziano invece di truccarne visibilmente uno giovane?
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huli1983
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lunedì 24 settembre 2012
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un film troppo sottovalutato...
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Che lo amiate o che lo odiate Prometheus ha diviso la platea con potenza incredibile... Sui fori online sono flames a non finire, almeno per quanto riguarda quelli in lingua inglese ed italiana.
Prometheus è da 0 o da 10? Ognuno dice la sua, così mi appresto a fare io, motivando là dove posso le mie parole.
Prometheus non è un capolavoro, sia perchè mi aspetto ancora di piú da Scott, sia perchè su un film di questo genere il giudizio di "capolavoro" lo puó solo dare la stagionatura in botte, ops, in pellicola.
Prometheus è spettacolare? Sì! Senza dubbio! Potente negli effetti e tutta potenza ben impiegata nella creazione di un'ambientazione gigeriana ed epica.
Si puó dire il contrario ma le immagini parlano da sole, innegabile.
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Che lo amiate o che lo odiate Prometheus ha diviso la platea con potenza incredibile... Sui fori online sono flames a non finire, almeno per quanto riguarda quelli in lingua inglese ed italiana.
Prometheus è da 0 o da 10? Ognuno dice la sua, così mi appresto a fare io, motivando là dove posso le mie parole.
Prometheus non è un capolavoro, sia perchè mi aspetto ancora di piú da Scott, sia perchè su un film di questo genere il giudizio di "capolavoro" lo puó solo dare la stagionatura in botte, ops, in pellicola.
Prometheus è spettacolare? Sì! Senza dubbio! Potente negli effetti e tutta potenza ben impiegata nella creazione di un'ambientazione gigeriana ed epica.
Si puó dire il contrario ma le immagini parlano da sole, innegabile.
Ed eccoci alle note "dolenti": la trama e il cast.
Unanime il giudizio sulla bontà di Fassbender, della Theron e della terribile performance della Rapace, lapidari i commenti su un finto vecchio interpretato da Guy Pearce etc etc... Unanime il voto su un pessimo Lindelof, ma... Sono le motivazioni che mi lasciano a desiderare.
Rapace pessima? E perché? L'unica risposta che ho trovato fra me e me è che NON è la Weaver, ormai su un Olimpo che rende blasfemo ogni confronto.
L' interpretazione della Rapace è drammatica al punto giusto e la sola argomentazione tecnica che ho trovato contro di lei, al momento, è il suo accento troppo londinese che mi è un po' "sfuggito" nel doppiaggio italiano. Quindi direi cast promosso a pieni voti, compreso Pearce che incarna un vecchio fantascientificamente artefatto al punto giusto, in un'ipertecnologica società di fine secolo, una Theron in forma, un Fassbender incredibile e un Logan Marshall-Green che ho già più che apprezzato in Devil.
Lindelof? Lindelof la tira troppo per le lunghe, ha fra le mani vere "bombe", ma non sempre le fa brillare a dovere.
Come un David che, dotato del dono che Weyland agogna, essere immortale, con sano egoismo si "cala le braghe" di fronte a una ipotetica solitudine millenaria, esprimendo alla Shaw, che nemmeno lo comprende, una più che autentica paura..
Come questi alieni "creatori", cloni militarizzati, che si dimostrano meschini e violenti, alla stregua delle lore stesse creature.
Come lo slittamento della creazione: loro hanno creato noi, ma... Chi ha creato loro? Che rende inalienabile il tema della fede.
Tutti incredibili spunti narrativi relegati a pennellate presenti ma difficili da intercettare perse in un ritmo un po' frenetico e caotico che pervade la seconda metà del film, dove troppi avvenimento risultano compressi in uno spazio non adeguato.
Poi si possono lanciare strali contro un biologo da documentario che non troppo irrealisticamente, comunque, abbandona ogni prudenza di fronte ad una "biscia" mai vista prima o un Fitfield cannabinoide che dimentica la strada.
Per il resto: fan services agli alienofili. Alcuni catturati, alcuni disgustati.. Io ho trovato i rimandi alla saga piú che gradevoli cosí come lo scoprire che una razza di "uomini" giganti (eh, dato il loro genoma, chiamiamoli così) ha creato lo xenomorfo oltre ai terrestri che conosciamo, uno xenomorfo fratello dell'umanità, terribile e perfino venerato, dai fans e dagli "ingegneri" stessi, come i loro murales mostrano.
L'unico che sembra immune dalla xenomorfo-mania è proprio Scott, che dimostra di non aver paura di andare a toccare un personaggio salito nell'iperuranio collettivo dell'intoccabilità, mettendosi in gioco, alla grande, ancora una volta.
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etabeta
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martedì 25 settembre 2012
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discreto
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Il film è in generale un film discreto e godibile, ma purtroppo "di cassetta" anche se di grande impatto visivo.
Non so se l'intenzione di Ridley Scott era quella di ricreare o meno le atmosfere e i ritmi lenti e affascinanti del primo Alien e di una fantascienza che purtroppo non esiste più.
In ogni caso a mio giudizio si è solo avvicinato a questa idea, ma nulla di più.
L'unico difetto evidente che si poteva omettere che ha reso il film un pochettino insulso, è il solito sacrificio di prodi astronauti che col sorriso sulla bocca vanno incontro alla morte, consci di aver salvato l'umanità.
Questo tratto comune del film USA (ad es. visto in Armagheddon), credo purtroppo non tramonterà mai.
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hidalgo
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domenica 30 settembre 2012
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prima di alien... poco o niente
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Alla ricerca dell'origine della vita. E' questa la motivazione che spinge due scienziati ad imbarcarsi a bordo di una nave spaziale diretta su un pianeta sconosciuto. Difficile invece trovare la motivazione che ha spinto Ridley Scott a partorire il prequel del "suo" Alien. Un'operazione commerciale sontuosa che frutterà bei soldoni alla 20th Century Fox, ma che non aggiunge niente alla carriera del profilico regista britannico. Prometheus è un film poco coinvolgente che punta praticamente tutto sugli effetti speciali (notevoli) e sulla potenza visiva tipica delle opere di Scott, ma che purtroppo inciampa spesso nelle buche lasciate da una sceneggiatura approssimativa e non sempre chiara e con alcune trovate francamente ridicole (vedi l'assurdo parto cesareo della protagonista).
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Alla ricerca dell'origine della vita. E' questa la motivazione che spinge due scienziati ad imbarcarsi a bordo di una nave spaziale diretta su un pianeta sconosciuto. Difficile invece trovare la motivazione che ha spinto Ridley Scott a partorire il prequel del "suo" Alien. Un'operazione commerciale sontuosa che frutterà bei soldoni alla 20th Century Fox, ma che non aggiunge niente alla carriera del profilico regista britannico. Prometheus è un film poco coinvolgente che punta praticamente tutto sugli effetti speciali (notevoli) e sulla potenza visiva tipica delle opere di Scott, ma che purtroppo inciampa spesso nelle buche lasciate da una sceneggiatura approssimativa e non sempre chiara e con alcune trovate francamente ridicole (vedi l'assurdo parto cesareo della protagonista). Sul film aleggia un "clima" di dèjà vu che in alcune occasione fa sembrare questo Prometheus troppo simile ad Alien in quello che alla fine possiamo definire un prequel tutto sommato inutile ed evitabile. Le scene degne di nota si contano sulle dita di una mano, la suspance è passeggera e Noomi Rapace non convince del tutto nel ruolo "parallelo" a quello di Sigourney Weaver. Ingiudicabile Charlize Theron, quasi una comparsa. Bene Fassbender, uno dei migliori attori attualmente in circolazone. Ridley Scott il meglio di se l'ha già dato; non ci sorprenderà più con film come Blade Runner, Il Gladiatore e appunto Alien, ma almeno, pur con tutti i suoi attuali limiti, riesce a salvare il salvabile con una regia di mestiere, poco ispirata ma comunque inconfondibile e robusta. Speriamo solo non gli venga in mente di fare un sequel di un prequel...
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