sebastiano_lor
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sabato 10 marzo 2012
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un dono catartico agli occhi del pubblico
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Ciò che si è sentito dire di The Artist fin dalla sua comparsa nelle sale sono sue due caratteristiche effettivamente poco usuali per il cinema contemporaneo, è in bianco e nero ed è muto. Sembra essere questo ad aver colpito irreversibilmente l’immaginario del pubblico, le obsolete tecniche cinematografiche, portandolo ad apprezzare la pellicola per quell’inesorabile fascino dei tempi andati. Eppure pare che nessuno si sia accorto di una componente essenziale di The Artist: è un film straordinariamente bello. Non esistono film muti. Se non sono le voci e gli effetti sonori a parlare, ci sarà altro a dar voce alla storia.
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Ciò che si è sentito dire di The Artist fin dalla sua comparsa nelle sale sono sue due caratteristiche effettivamente poco usuali per il cinema contemporaneo, è in bianco e nero ed è muto. Sembra essere questo ad aver colpito irreversibilmente l’immaginario del pubblico, le obsolete tecniche cinematografiche, portandolo ad apprezzare la pellicola per quell’inesorabile fascino dei tempi andati. Eppure pare che nessuno si sia accorto di una componente essenziale di The Artist: è un film straordinariamente bello. Non esistono film muti. Se non sono le voci e gli effetti sonori a parlare, ci sarà altro a dar voce alla storia. Neanche The Artist è muto, con una sconcertante espressività a parlare sono le musiche innanzitutto, selezionate con la stessa cura utilizzata nei primordi del cinema, e i volti. George Valentin non ha bisogno di voce, George Valentin dev’essere muto quand’è così assurdamente trascinato dalle situazioni e dalle vicende, dalle emozioni e dai brividi con gli occhi e l’andatura e le rughe scavate sul viso. Se George Valentin avesse avuto una voce, il pubblico avrebbe continuato ad ascoltare i suoi occhi e i suoi gesti. E intorno a lui non fa che dispiegarsi un velo armonico di bellezza espressiva, un vortice inarrestabile di vite, le si leggono nei volti di tutti, le vite. Lo scintillante mondo dello spettacolo brilla negli occhi di tutti, se ne vede un bagliore anche in quelli di Valentin al termine della carriera. The Artist è un inno alla gioia visiva, un dono catartico agli occhi del pubblico che si affida anima e corpo alla bellezza e alle emozioni. The Artist sembra dunque ricordare a noi spettatori del ventunesimo secolo, drogati di effetti speciali e 3D, che “film muto” non significa “mancante di suoni”. Piuttosto “carico di bellezza”.
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trimegisto85
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venerdì 14 settembre 2012
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gli manca solo la parola
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Hazanavicius (il regista) ci racconta la storia di George Valentin (Dujardin), stella del film muto della Hollywood degli anni '20, che riscuote grandi successi proprio quando il cinema sta per cambiare, passando al sonoro. Proprio in uno di quei suoi ultimi muti incontrerà Peppy Miller (Bejo), la futura stella del nuovo che avanza.
Tra incomprensioni, incroci e scontri tra le due realtà, vedremo la storia di George scorrere con un film muto, fatto di musica e cartelloni con solo alcune delle battute.
Storia semplice, tecnica antica (ora siamo al 3D, altro che sonoro), ergo, film banale?
Tutt'altro.
Inizierò con nn cenno particolare per la musica, che accompagnia con armonia, scandisce il tempo e sottolinea magistralmente ogni sensazione che i protagonisti provano: si può intuire “l'umore” della scena stando ad occhi chiusi.
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Hazanavicius (il regista) ci racconta la storia di George Valentin (Dujardin), stella del film muto della Hollywood degli anni '20, che riscuote grandi successi proprio quando il cinema sta per cambiare, passando al sonoro. Proprio in uno di quei suoi ultimi muti incontrerà Peppy Miller (Bejo), la futura stella del nuovo che avanza.
Tra incomprensioni, incroci e scontri tra le due realtà, vedremo la storia di George scorrere con un film muto, fatto di musica e cartelloni con solo alcune delle battute.
Storia semplice, tecnica antica (ora siamo al 3D, altro che sonoro), ergo, film banale?
Tutt'altro.
Inizierò con nn cenno particolare per la musica, che accompagnia con armonia, scandisce il tempo e sottolinea magistralmente ogni sensazione che i protagonisti provano: si può intuire “l'umore” della scena stando ad occhi chiusi.
The Artist parla della crisi di identità, quella che tutti nella vita dobbiamo affrontare, quando il tempo, le relazioni e le idee vanno avanti più di quanto noi riusciamo a star loro dietro.
Ci pone delle riflessioni, perché George Valentin è un po' tutti noi: quanto siamo definiti da ciò che facciamo, dal nostro lavoro, la nostra casa e le persone che ci circondano? come reagire quando tutto questo passa? Sopravvivere e adattarsi, seguendo l'istinto di sopravvivenza, o semplicemente passare la mano?
La storia umana ci dice che siamo pronti a tutto per andare avanti, anche ai gesti più orribili, ma in ogni caso bisogna passare delle fasi intermedie, elaborare il lutto del nostro vecchio io, superare dei nuovi riti di iniziazione che lasciano il segno, a volte sulla pelle a volte nel profondo, dove fa più male.
Ed è proprio questo tormentato cammino che rende la scelta del film muto lo strumento che meglio sposa la sostanza del film: ci facilità la comprensione perché è stato un passaggio storico che tutti possiamo concretamente toccare e comprendere, come termine di paragone per le nostre esperienze; ma è allo stesso tempo lo strumento ideale per esaltare l'espressività dell'attore in questo travaglio. Tutti abbiamo sperimentato dei momenti in cui una faccia è la verità e, tra tante parole, solo alcune frasi trapassano il muro del silenzio che abbiamo eretto, mentre il tempo, saggio benevolo, rallenta, come se ci volesse dare uno spazio nostro in cui riflettere.
E allora, nel film, ecco miriadi di piccoli momenti in cui tutte queste parole si fondono in immagini e musica.
Le scene a fotogrammi rallentati: sottolineano quei momenti di riflessione interminabili.
Il gioco di Peppy con la giacca di George: quanto amore in quell'abbraccio immaginato.
L'incubo pressante, in cui tutti parlano e producono suoni e rumore, tranne te, incapace di cambiare e riconoscere un mondo che non ti appartiene più
Peppy e Geroge sulle scale: l'ansia e premura con cui Lei scrive il suo recapito, gli sguardi di Lui nel raccontarci un dialogo che non sentiremo mai ma ci sembra di conoscere, come vedere due, innamorati da sempre, che non si conoscono e comunque riconoscerli.
La fine di un matrimonio di Georeg: due persone che ormai non hanno più niente da dirsi con la colazione dei giorni che passano uguali, sempre insieme come marito e moglie ma mai nella stessa inquadratura, due mondi paralleli che occupano lo stesso spazio senza toccarsi.
L'intervista di Petty al ristorante: il vecchio e il nuovo separati da una colonna largo un'era, George non può far altro che alzarsi e fare posto, con rancore e riluttanza.
L'ultimo film muto di George: lui che decide (da regista) di sprofondare nelle sabbie mobili urlando ma non producendo alcun suono (film muto); è un riflesso della sua nuova vita?
Perché George è un uomo di poche parole, lo si vede nel rapporto con la moglie, nel licecnzaimento del suo amato autista , nelle poche battute con il suo produttore; ma è anche lo show man dalle tante risate e giochi e sketch messi in scena per il pubblico.
E' il tipo che In silenzio assiste alla svendita di ciò che più lo rappresentava, la sua casa e il suo autoritratto; un attore che è spettatore della vita.
Il finale?
Vi dico solo che la svolta si avrà con un trauma: George vede la sua ombra riflessa su uno schermo, anzi il suo alter ego da attore, mentre guarda i suoi vecchi film e finalmente affronta se stesso: ammette la propria stupidità ed arroganza ma non è ancora pronto alla decisione finale.
Una decisione maturata in due momenti: un lungo silenzio assordante e un gran rumore pacificatore.
E pensare che “gli manca solo la parola”.
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michela papavassiliou
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mercoledì 25 gennaio 2012
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the artist emozioni mute in black&white
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Il fim si apre con la scena di una tortura. Un uomo legato viene intimato a confessare ." Parla!!" si legge nei sottotitoli. George Valentin si sveglia di soprassalto. E' stato solo un incubo. Siamo ad Hollywood e' il 1927 e lui e' l' attore piu' amato del cinema muto, re indiscusso dei lungometraggi in bianco e nero. Con George una vanita' tutta da star e un simpatico cagnolino che lo segue ovunque come un'ombra. Habuna casa splendida, una moglie bella ed elegante con la quale vive un' esistenza agiata e senza parole. Silenzio la mattina per colazione silenzio la sera per cena.Splendida la scena in cui l' attore entra da una porta secondaria alla prima del suo film ed osserva da dietro il grande schermo i membri dello staff accanto a lui nel backstage, la proiezione di se stesso ed il pubblico in sala divertito.
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Il fim si apre con la scena di una tortura. Un uomo legato viene intimato a confessare ." Parla!!" si legge nei sottotitoli. George Valentin si sveglia di soprassalto. E' stato solo un incubo. Siamo ad Hollywood e' il 1927 e lui e' l' attore piu' amato del cinema muto, re indiscusso dei lungometraggi in bianco e nero. Con George una vanita' tutta da star e un simpatico cagnolino che lo segue ovunque come un'ombra. Habuna casa splendida, una moglie bella ed elegante con la quale vive un' esistenza agiata e senza parole. Silenzio la mattina per colazione silenzio la sera per cena.Splendida la scena in cui l' attore entra da una porta secondaria alla prima del suo film ed osserva da dietro il grande schermo i membri dello staff accanto a lui nel backstage, la proiezione di se stesso ed il pubblico in sala divertito. Quando poi Valentin esce sul palco a raccogliere gli applausi si da vita ad un nuovo piano d' azione. A noi spettatori la vista di questo gioco di riflessi . Peppy Miller compare dal nulla, tra la folla osannante il grande attore e per caso gettatagli accanto. Ne nasce uno scatto fotografico da prima pagina. Da quell' attimo inizia l' ascesa della giovane che ottiene una piccola parte da comparsa proprio nel film di Valantin. Il primo ciak vede l'attore fare qualche passo di danza con lei. La scena e' semplice ma quando l'uomo prende tra le braccia la ballerina dalle gambe strepitose e gli occhi da cerbiatto si perde, le battute non arrivano, il passo da grande seduttore si fa incerto e l' alto sopracciglio cade. Nasce un piccolo flirt ma le loro strade presto si dividono. Il vecchio cinema sta per lasciare il passi all'arrivo del sonoro. George rifiuta il cambiamento in atto, appartiene al mondo senza suoni e questa riluttanza al nuovo crea in lui dei sintomi anomali. Sente voci e rumori ma non puo' parlare, appoggia un bicchiere sul tavolo e il suono e' assordante. Prova ad urlare e non emette una nota. Freschezza e nuovi volti vogliono i grandi Studios ed il pubblico. Senza piu' i riflettori addosso Valantin tenta di produrre un film ma la sua sala e' vuota mentre il botteghino impazza alle proiezioni della Miller. Presto diventa un reietto della societa', abbandonato dalla moglie e da tutti. Unico rimasto il fedele cagnolino che lo salvera' dall'incendio della camera dove rischiera' la vita nel tentativo di salvare la pellicola dell'unico film girato con Peppy. Finiranno di nuovo insieme lui e lei come richiede il lieto fine ed il George negli ultimi fotogrammi parlera'. Parlera' come non aveva fatto nel sogno iniziale, sotto il giogo questa volta di uno strappo col passato afono. Dalla sua bocca uscira' una sola battuta. La danza infine parlara' per lui e la vita riprendera' a scorrere grazie a lei ed alla accettazione consapevole dell'irreversibile cambiamento. The Artist e' un film delicato, da vedere.
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gianluca78
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venerdì 24 febbraio 2012
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la settima arte per eccellenza
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Scoprire,coNoscere e apprendere nuove realtà, nuovi mondi,o addirittura rivedere alcuni punti fermi,è l'ardua impresa dell'uomo attuale.
Questo gioiello inestimabile,che ci appare sotto forma di film,non è altro che una visione del mondo attuale,con occhi diversi,più ingenui,senza l'obbligo di dover a tutti i costi ascoltare,Hazanavicius ci appassiona con la dolcezza e la sensibilità,ad oggi sconosciuti,perchè prima degli occhi,la nostra anima è annebbiata dal dover essere e cogliere ciò che è in superficie.
Ma saper cogliere la vera essenza di questa opera, è la vera sfida, non cosi scontato traguardo.
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Scoprire,coNoscere e apprendere nuove realtà, nuovi mondi,o addirittura rivedere alcuni punti fermi,è l'ardua impresa dell'uomo attuale.
Questo gioiello inestimabile,che ci appare sotto forma di film,non è altro che una visione del mondo attuale,con occhi diversi,più ingenui,senza l'obbligo di dover a tutti i costi ascoltare,Hazanavicius ci appassiona con la dolcezza e la sensibilità,ad oggi sconosciuti,perchè prima degli occhi,la nostra anima è annebbiata dal dover essere e cogliere ciò che è in superficie.
Ma saper cogliere la vera essenza di questa opera, è la vera sfida, non cosi scontato traguardo.
Attori superbi,sceneggiatura da brividi,regia sublime,nessun difetto, ma solo tanta ammirazione per chi sa ancora regalarci attimi di vera gioia e passione pura con la semplicità del cinema muto, più comunicativo e loquace di tante parole strombazzate qua e là nella nostra quotidianità.
DA RIVEDERE.SEMPRE.
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control91
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lunedì 30 gennaio 2012
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riscoprendo le origini
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Vari film hanno trattato la crisi di un personaggio del cinema muto costretto a farsi da parte di fronte all' avvento del sonoro ma tutti questi erano film parlati che vedevano in questa innovazione un enorme passo avanti per la storia del cinema. Trovo coraggioso il fatto di averne realizzato uno nell' era del digitale e del 3d ma non penso che con questo Hazanavicius voglia buttar via tutto quello che che l'innovazione tecnologica ha portato nel cinema.The Artist vuole però essere un manifesto del fatto che si può realizzare un film emozionante,una storia che colpisce nel profondo delle persone anche senza tutti gli artifici tecnici sui quali velleitariamente si basano certi film odierni.
Bisogna essere al passo con i tempi certo ma non si può cancellare completamente il vecchio (George Valentin) bisogna adattarlo a quello che sarà il nuovo modo di fare cinema.
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Vari film hanno trattato la crisi di un personaggio del cinema muto costretto a farsi da parte di fronte all' avvento del sonoro ma tutti questi erano film parlati che vedevano in questa innovazione un enorme passo avanti per la storia del cinema. Trovo coraggioso il fatto di averne realizzato uno nell' era del digitale e del 3d ma non penso che con questo Hazanavicius voglia buttar via tutto quello che che l'innovazione tecnologica ha portato nel cinema.The Artist vuole però essere un manifesto del fatto che si può realizzare un film emozionante,una storia che colpisce nel profondo delle persone anche senza tutti gli artifici tecnici sui quali velleitariamente si basano certi film odierni.
Bisogna essere al passo con i tempi certo ma non si può cancellare completamente il vecchio (George Valentin) bisogna adattarlo a quello che sarà il nuovo modo di fare cinema.
Non ci si può dimenticare del cinema delle origini e degli anni venti visto che è proprio grazie a quello se siamo arrivati dove siamo ora.
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jayan
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giovedì 22 marzo 2012
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un film muto capolavoro bello e ben interpretato
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Il regista, creatore di questo bellissimo capolavoro del film muto, è riuscito a realizzare un film anche superiore a quello sonoro, un'opera eccelsa di cinematografia, regia, interpretazione, fotografia, sceneggiatura e tanto altro. A chi pensa che vedere un film muto sia vedere qualcosa di deprivato di un valore importante del cinema, io rispondo di no, almeno per quanto riguarda questo film. E' la storia di un attore di successo del cinema muto che, dopo aver lanciato una donna di talento, è costretto a lasciare il cinema con l'avvento del sonoro, dove lei invece eccelle... Sarà proprio lei a riportarlo sulla ribalta e infondergli di nuovo quell'entusiasmo che in lui si era spento.
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Il regista, creatore di questo bellissimo capolavoro del film muto, è riuscito a realizzare un film anche superiore a quello sonoro, un'opera eccelsa di cinematografia, regia, interpretazione, fotografia, sceneggiatura e tanto altro. A chi pensa che vedere un film muto sia vedere qualcosa di deprivato di un valore importante del cinema, io rispondo di no, almeno per quanto riguarda questo film. E' la storia di un attore di successo del cinema muto che, dopo aver lanciato una donna di talento, è costretto a lasciare il cinema con l'avvento del sonoro, dove lei invece eccelle... Sarà proprio lei a riportarlo sulla ribalta e infondergli di nuovo quell'entusiasmo che in lui si era spento. Un film, brillante, divertente e drammatico allo stesso tempo, commovente, una storia d'amore inserita nella storia del cinema. Vale tutti gli oscar ricevuti (5 principali). Un film da non perdere. Una perla della storia del cinema!
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1962thor
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domenica 3 giugno 2012
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muto, in bianco e nero ma è uno spettacolo !!!
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Sapere di andare a vedere un film muto e in bianco e predispone ad un pregiudizio che dimezza gli spettatori che vedranno questo film. Peccato !!!
Perderanno uno spettacolo di film !!! Una retrospettiva filologica dei tempi del muto che però non induce un grande Hazanavicius a perdersi nel tecnicicismo.
Una soria bella e semplice raccontata con delicatezza fa da sfondo a due grandi protagonisti , Dujardin e Bejo, sconosciuti finora al grande pubblico.
Intorno a loro si muovono con sobrietà ed autorevolezza le due spalle Goodman e Cromwell che imprezioscono un film che merita pienamente tutti i premi conquistati !!!
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hollyver07
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domenica 19 febbraio 2012
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lo considero un "blues and soul" cinematografico
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Ciao. Film drammatico, muto ed in bianco e nero il quale, nella sostanza, mi porta a considerarlo come una pellicola virata al "sentimentale" nei confronti del cinema stesso al quale accostare il blues ed il soul non mi pare così azzardato. Il film, in pratica, credo sia una particolare celebrazione dell'amore verso l'arte cinematografica, il suo mondo ed i suoi interpreti. A ben vedere, all'interno della vicenda narrata, mi è parso di scorgere anche i tratti melanconici che portarono un grande come Charlie Chaplin a dover abbandonare il suo noto alter ego (Charlot). Comunque sia, la pellicolla è davvero interessante e piacevole da gustare.
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Ciao. Film drammatico, muto ed in bianco e nero il quale, nella sostanza, mi porta a considerarlo come una pellicola virata al "sentimentale" nei confronti del cinema stesso al quale accostare il blues ed il soul non mi pare così azzardato. Il film, in pratica, credo sia una particolare celebrazione dell'amore verso l'arte cinematografica, il suo mondo ed i suoi interpreti. A ben vedere, all'interno della vicenda narrata, mi è parso di scorgere anche i tratti melanconici che portarono un grande come Charlie Chaplin a dover abbandonare il suo noto alter ego (Charlot). Comunque sia, la pellicolla è davvero interessante e piacevole da gustare. La storia è abbastanza semplice anche se è ben sceneggiata, scorre adeguatemente senza particolari incertezze e propone alcune "invenzioni" decisamente riuscite (Tipo l'ombra che scompare, suoni e voci che perseguitano il protagonista). Ottima l'interpretazione di Jean Dujardin che in un solo personaggio ricorda e racchiude numerosi attori degli anni 20, 30. Bravo davvero, non mi sorprenderebbe se avesse più di una chance per l'oscar. Molto brava anche Bérénice Bejo ed estremamente efficace il cast dei comprimari (compreso il cane - suo malgrado attore). Davvero un bel film da vedere. Saluti a tutti
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annalisarco
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martedì 28 febbraio 2012
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the artist: cinque oscar dal passato
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Bombardati da nuove tecnologie, da trame sempre più fantascientifiche e immagini che sembrano volerci trascinare dentro lo schermo con un 3D sempre più presente, The Artist segna il trionfo della semplicità. George Valentin è un grande attore del cinema muto del 1927, ma la sua carriera viene messa a dura prova dall'avvento del sonoro nel 1929. Testardo e orgoglioso, non ben disposto a un cambiamento importante come quello del sonoro, George cerca di mantenere viva la tradizione continuando a girare i suoi film muti. Ma si vede sorpassato dalla giovane e talentuosa Peppy Miller, nuova diva del cinema sonoro che proprio George ha aiutato a far emergere dalla massa. Unico suo amico, il cagnolino Jack Russel: che George rifiuti a tal punto l'esprimersi attraverso dialoghi da preferire la compagnia del suo amico a quattro zampe piuttosto che le chiacchiere banali della moglie? L'espressività, la comunicazione è qualcosa prima di tutto non verbale.
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Bombardati da nuove tecnologie, da trame sempre più fantascientifiche e immagini che sembrano volerci trascinare dentro lo schermo con un 3D sempre più presente, The Artist segna il trionfo della semplicità. George Valentin è un grande attore del cinema muto del 1927, ma la sua carriera viene messa a dura prova dall'avvento del sonoro nel 1929. Testardo e orgoglioso, non ben disposto a un cambiamento importante come quello del sonoro, George cerca di mantenere viva la tradizione continuando a girare i suoi film muti. Ma si vede sorpassato dalla giovane e talentuosa Peppy Miller, nuova diva del cinema sonoro che proprio George ha aiutato a far emergere dalla massa. Unico suo amico, il cagnolino Jack Russel: che George rifiuti a tal punto l'esprimersi attraverso dialoghi da preferire la compagnia del suo amico a quattro zampe piuttosto che le chiacchiere banali della moglie? L'espressività, la comunicazione è qualcosa prima di tutto non verbale. Un viso espressivo, un corpo che si muove,rendono le parole un "più". Forse George non ha poi tutti i torti ... ma è pur vero che la gente vuole vedere qualcosa di nuovo, evadere dalla routine quotidiana. Almeno per gli spettatori del 1929. ma nel 2012, The Artist segnala la voglia di un ritorno al passato voluto proprio da noi, dal pubblico, da gente che ha premiato con ben cinque statuette un film che è sicuramente ben lontano da cioè che il cinema ci propone da ormai molti anni. Miglior Film, Miglior Regia per Michel Hazanavicius, Miglior Attore Protagonista per Jean Dujardin, Miglior Colonna Sonora e Miglior Costumi. The Artist con la sua leggerezza nel racconto che non è mai pesante, con la bravura degli attori e la maestria del regista è riuscito a sbaragliare molti candidati e a regalarci un tocco di magia tralasciando il frastuono delle parole che sentiamo ogni giorno e facendoci riscoprire la bellezza della musica, del balletto, del silenzio, della semplicità e dell'essenzialità. Film che si conclude con il posto ritrovato da George nel mondo dello spettacolo, questa volta nel musical e che proprio nella scena finale interrompe il silenzio con il "CUT!" del regista e il mormorio della troupe che spezza la finzione di un film costruito con la volontà di raccontare il cinema attraverso il cinema, come se la vita di George fosse tutta in bianco e nero e con un sottofondo musicale. Ora l'incanto è finito, si svela la realtà della macchina da presa e si ricomincia a girare.
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knox7
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venerdì 24 agosto 2012
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un grande omaggio artistico al cinema!
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Un grande e romantico omaggio al "cinema di un tempo che fu", utilizzando i medesimi mezzi espressivi uniti a qualche dovuta contaminazione moderna.
Fin dalla prima volta che ne sentii parlare fui ansioso di immedesimarmi in un sognante spettatore dell'epoca in cui il cinema era soprattutto arte pura e magica...questo è stato per me un evento cinematografico di per sè "unico" e "commovente", data la possibilità di intraprendere un vero e proprio "viaggio" nel passato pur trovandomi in un cinema convenzionale che proietta un lungometraggio di recente uscita!
La scelta del regista Michel Hazanavicius è stata coraggiosa.
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Un grande e romantico omaggio al "cinema di un tempo che fu", utilizzando i medesimi mezzi espressivi uniti a qualche dovuta contaminazione moderna.
Fin dalla prima volta che ne sentii parlare fui ansioso di immedesimarmi in un sognante spettatore dell'epoca in cui il cinema era soprattutto arte pura e magica...questo è stato per me un evento cinematografico di per sè "unico" e "commovente", data la possibilità di intraprendere un vero e proprio "viaggio" nel passato pur trovandomi in un cinema convenzionale che proietta un lungometraggio di recente uscita!
La scelta del regista Michel Hazanavicius è stata coraggiosa...fuori dalle logiche di mercato, "The Artist" è un film d'arte, ma non per questo diretto solo ai cultori del cinema d'essai (anche se certamente non può essere considerato un film per tutti...per chi non avesse mai guardato un film muto sarebbe una esperienza inedita, ma essendo un omaggio il tutto perderebbe di valore), bensì in primo luogo a tutti gli amanti del cinema!
E' un film perfettamente riuscito sotto molti aspetti: dagli interpreti, perfetti sia i protagonisti che gli attori destinati ai ruoli secondari, alla sceneggiatura, fino al lato tecnico/registico per nulla scontato con più di una trovata ad effetto.
Anche la colonna sonora ci accompagna dall'inizio alla fine utilizzando sempre la musica giusta con qualche graditissima sorpresa!!! Infine le poche e semplici, ma significative, didascalie permettono una visione molto fluida anche per chi non avesse troppa voglia di leggere.
Senza voler entrare a fondo nella trama, il film ci mostra come sia difficile stare al passo con i tempi che cambiano e rinnovare/modificare il proprio "ruolo" pur di non cadere nel dimenticatoio divenendo parte estranea del presente.
Provando ad essere il più critico possibile credo che in alcune parti possa essere considerato un po' lento, e alla fine della proiezione ho percepito una durata sostanziosa nonostante essa consista in 100 minuti! Entrambe le sensazioni sono ovviamente attribuibili in parte all'assenza di dialoghi sonori...nonostante ciò non giudico questi dei difetti, ma solamente degli aspetti caratteristici. Ci tengo a menzionare la presenza di un piccolo cameo che mi ha fatto piacere, ma non voglio rovinare la sorpresa. C'è solo una cosa di cui ho sentito la mancanza nell'esperienza filmica in questione, vale a dire l'applauso finale da parte del pubblico in sala (che per fortuna non era poco)...lo trovavo meritato e naturale...ma questa è una mia opinione/sensazione.In conclusione consiglio "The Artist" principalmente a tutti coloro che amano sinceramente il cinema!
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