jaylee
|
domenica 22 gennaio 2012
|
la solitudine del potere
|
|
|
|
Qualche anno fa Robert DeNiro ci presentò il creatore della CIA ne L’Ombra del Potere, stavolta tocca a Clint Eastwood regalarci il biopic del creatore del FBI, John Edgar Hoover.
Hoover è stata una figura controversa nel panorama storico e politico USA: personaggio con una concezione moderna della polizia, che innovò profondamente il modo in cui l’informazione veniva centralizzata (laddove prima di lui ogni stato dell’Unione agiva per conto proprio) ed indagata ed analizzata in modo scientifico (l’uso delle impronte digitali e la ricreazione in laboratorio della causalità del reato sono sue intuizioni), non fu però immune a molte derivazioni liberticide dello stesso ruolo (come nei rapporti con il movimento di M.
[+]
Qualche anno fa Robert DeNiro ci presentò il creatore della CIA ne L’Ombra del Potere, stavolta tocca a Clint Eastwood regalarci il biopic del creatore del FBI, John Edgar Hoover.
Hoover è stata una figura controversa nel panorama storico e politico USA: personaggio con una concezione moderna della polizia, che innovò profondamente il modo in cui l’informazione veniva centralizzata (laddove prima di lui ogni stato dell’Unione agiva per conto proprio) ed indagata ed analizzata in modo scientifico (l’uso delle impronte digitali e la ricreazione in laboratorio della causalità del reato sono sue intuizioni), non fu però immune a molte derivazioni liberticide dello stesso ruolo (come nei rapporti con il movimento di M.L. King), all’uso strumentale di prove raccolte illecitamente (sue le raccolte di dossier sui personaggi politici e pubblici e le prime intercettazioni “ad orologeria” da usare come forma di ricatto), nonché all’uso a fini coercitivi del potere di polizia.
Eastwood racconta dunque la parabola del fondatore del FBI, da giovane tenace e volitivo, a neo-direttore entusiasta ed energico che cattura Dillinger e vari gangster negli anni ruggenti, a consolidato e solitario padrone del suo potente giocattolo per quasi 50 anni, fino al 1972, anno della sua morte. Pur delineando bene questa parabola di uomo di potere, Eastwood concentra però il proprio obiettivo sulla vita personale di J. Edgar, facendo raffigurare a Leonardo Di Caprio (ottimo, ma sarà sufficiente per l’oscar?) un uomo maniacale, astuto, fragile, tormentato e dai difficili rapporti interpersonali: una madre (Judi Dench, strepitosa) di contro forte ed altamente influente, che amava e lo amava in modo assoluto, che lo aiuta a superare la balbuzie, lo sostiene nei momenti di dubbio, tuttavia ne soffoca l’omosessualità fino a renderlo un infelice; un’assistente leale (Naomi Watts, sempre molto intensa), unica amica ed unica donna con cui si sentisse a proprio agio, e che seppellirà con lui il suo famigerato archivio, quando arriverà il momento; ed il fedele amico e braccio destro Tolson (Armie Hammer), legato a lui da un affetto che va al di là dell’amicizia, ma che non sarà mai reso pubblico, e relegato in una specie di limbo privato, in cui Hoover e Tolson vivranno per più di cinquant’anni.
Il film si presenta ricco di aneddoti e sfaccettature, come il vero motivo per cui John Hoover divenne J.Edgar Hoover, la passione per i film polizieschi, l’avversione per il ballo, ed il desiderio di essere amato dal Paese che lui amava così tanto da sacrificare la propria vita personale… l’immagine ricorrente di lui che si affaccia dal proprio ufficio di Washington DC alle parate di insediamento dei vari Presidenti (ne vedrà ben sette), una specie di Papa laico che benedice il nuovo Cesare, ma senza esser corrisposto da nessuna folla di fedeli, almeno non suoi, ne è forse l’immagine iconica.
Eastwood, in un film che non passerà alla storia per il suo migliore, ci consegna dunque l’immagine di un uomo solo ed assoluto, preferendo indagarne luci ed ombre personali, rispetto all’aspetto storico, che pur ben fatto, risulta un po’ troppo lineare e tutto sommato prevedibile. Nota di merito per la musica, come sempre un punto di forza nei film del buon Clint, un po’ meno il trucco un po’ posticcio per invecchiare i personaggi principali (soprattutto Armie Hammer). In definitiva: Clint è sempre Clint, ma forse era lecito aspettarsi qualcosa di più (www.versionekowalski.it).
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jaylee »
[ - ] lascia un commento a jaylee »
|
|
d'accordo? |
|
elenadigi
|
domenica 22 gennaio 2012
|
film non a paro dei precedenti di clint eastwood
|
|
|
|
Penso basticono poche parole per descriverlo: pesante, lento e noioso. Posso ancora credere negli Oscar e sulla loro importanza ringraziandoli per non averlo dato a Di Caprio. Ci tengo a precisare che ho scelto di vedere questo film perchè mi piace Clint Eastwood come regista ed adoro Di Caprio come attore ma non mi è mai preso sonno come nella visione di questo film...in poco parole sono rimasta delusa.
|
|
[+] lascia un commento a elenadigi »
[ - ] lascia un commento a elenadigi »
|
|
d'accordo? |
|
elenadigi
|
domenica 22 gennaio 2012
|
film non a paro dei precedenti di clint eastwood
|
|
|
|
Penso basticono poche parole per descriverlo: pesante, lento e noioso. Posso ancora credere negli Oscar e sulla loro importanza ringraziandoli per non averlo dato a Di Caprio. Ci tengo a precisare che ho scelto di vedere questo film perchè mi piace Clint Eastwood come regista ed adoro Di Caprio come attore ma non mi è mai preso sonno come nella visione di questo film...in poco parole sono rimasta delusa.
|
|
[+] lascia un commento a elenadigi »
[ - ] lascia un commento a elenadigi »
|
|
d'accordo? |
|
lulu1967
|
domenica 22 gennaio 2012
|
di caprio da oscar!
|
|
|
|
Non conoscevo la biografia di questo grande personaggio americano che il meraviglioso Leonardo Di Caprio ha saputo rendere al meglio!
|
|
[+] lascia un commento a lulu1967 »
[ - ] lascia un commento a lulu1967 »
|
|
d'accordo? |
|
fabio2
|
domenica 22 gennaio 2012
|
biografico
|
|
|
|
Per giudicare obbiettivamente questo film, bisogna dimenticare che Clint, ha diretto Gran Torino ed altri capolavori. Il film è bello, ma manca di qualcosa che lo renda a "5 stelle". Di Caprio, in alcuni tratti non sembra a proprio agio e non perchè sia costretto a vestire, ad un certo punto i panni della madre, ottimamente interpretata da Judy Dench, infatti la recitazione talvolta manca di naturalezza. Bravissima Naomi Watts, mentre meriterebbe la nomination come attore non protagonista Armie Hammer che mostra grande talento. La resa storica comunque è attinente ai fatti e ci fa riflettere su come un uomo così potente, possa comunque celare, segreti, debolezze, insicurezze...... chissà quanti uomini o donne di potere, si sono rivisti in questa pellicola.
[+]
Per giudicare obbiettivamente questo film, bisogna dimenticare che Clint, ha diretto Gran Torino ed altri capolavori. Il film è bello, ma manca di qualcosa che lo renda a "5 stelle". Di Caprio, in alcuni tratti non sembra a proprio agio e non perchè sia costretto a vestire, ad un certo punto i panni della madre, ottimamente interpretata da Judy Dench, infatti la recitazione talvolta manca di naturalezza. Bravissima Naomi Watts, mentre meriterebbe la nomination come attore non protagonista Armie Hammer che mostra grande talento. La resa storica comunque è attinente ai fatti e ci fa riflettere su come un uomo così potente, possa comunque celare, segreti, debolezze, insicurezze...... chissà quanti uomini o donne di potere, si sono rivisti in questa pellicola.... Infine, gli Stati Uniti, hanno ancora un grosso debito di chiarezza verso il proprio popolo
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fabio2 »
[ - ] lascia un commento a fabio2 »
|
|
d'accordo? |
|
anamorfo
|
domenica 22 gennaio 2012
|
anche i maestri sbagliano!
|
|
|
|
Non si leggono stroncature eppure se le meriterebbe. Basta sfogliare il libro di Marc Dugain "J. Edgar" per capire quanto lontano questo film sia dalle possibilità del Maestro Clint Eastwood. Straordinario Di Caprio e altrettanto si deve dire di Naomi Watts. E non si tratta di reparto trucco che anzi ho trovato eccessivo, specie su Armie Hammer. Quello che a questa pellicola non si può perdonare sono sicuramente le omissioni. Le omissioni non il punto di vista. Che quello di Eastwood sia il punto di vista di un Repubblicano convinto non mi scandalizza affatto. Al contrario, mi sarei aspettato la difesa di un eroe nazionale. Eroe che una parte del popolo americano considera invece una vergogna! Difenderlo riducendo tutto ad un eccesso di personalità non funziona.
[+]
Non si leggono stroncature eppure se le meriterebbe. Basta sfogliare il libro di Marc Dugain "J. Edgar" per capire quanto lontano questo film sia dalle possibilità del Maestro Clint Eastwood. Straordinario Di Caprio e altrettanto si deve dire di Naomi Watts. E non si tratta di reparto trucco che anzi ho trovato eccessivo, specie su Armie Hammer. Quello che a questa pellicola non si può perdonare sono sicuramente le omissioni. Le omissioni non il punto di vista. Che quello di Eastwood sia il punto di vista di un Repubblicano convinto non mi scandalizza affatto. Al contrario, mi sarei aspettato la difesa di un eroe nazionale. Eroe che una parte del popolo americano considera invece una vergogna! Difenderlo riducendo tutto ad un eccesso di personalità non funziona. Come si può passare sopra la Commissione Mc Carthy e l'omicidio di J.F. Kennedy? Complice l'evidente interesse a mettere in risalto la storia sentimentale di un omosessuale dello sceneggiatore Dustin Lance Black che rischia di rinchiudersi in un recinto dorato avendo sinora firmato solo film su storie gay, quali Milk, Pedro e The Journey of Jared Price. Terribile che il film dia spazio a questo sviluppo proprio quando ci si avvicina alle vicende storiche più delicate. Lo stesso libro di Marc Dugain sembra offrire la soluzione scartata. Anche il libro si offre come biografia di invenzione. Questa volta non quella di Hoover ma proprio del vicepresidente Clyde Tolson. E' forse il momento migliore del film quello in cui l'amante svela all'amato tutte le sue inutile menzogne. Un meccanismo narrativo che poteva essere articolato con maestria da Eastwood ma mancato anch'esso. Nulla ci convince di questo film ed è doloroso ammetterlo dopo tanti capolavori a cui ci aveva abituato forse un po' troppo Eastwood. Peccato che sia scivolato su un film politico come questo. Intanto quanti un tempo gli davano del fascista ora tacciono per paura forse di sembrare partigiani.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a anamorfo »
[ - ] lascia un commento a anamorfo »
|
|
d'accordo? |
|
giammarco quaglietta
|
venerdì 20 gennaio 2012
|
j. edgar: storia di due amori, anzi tre.
|
|
|
|
Il due volte vincitore del Premio Oscar per la miglior regia in questa prova non convince fino in fondo. L’intento del maestro Eastwood è raccontare l’intimità di uno degli uomini più potenti d’America John Edgar Hoover, l’uomo che per oltre mezzo secolo è stato a capo dell’FBI. Ma se il motto del Federal Bureau è “Fedeltà, Coraggio, Integrità”, tutt’altro è la vita di Edgar, succube di una madre autoritaria che vede nella carriera del figlio il riscatto dalla mediocrità e turbato dall’amore per il collega Clyde Tolson che per l'educazione conservatrice dell’epoca altro non può essere che una menzogna da raccontare a se stesso.
[+]
Il due volte vincitore del Premio Oscar per la miglior regia in questa prova non convince fino in fondo. L’intento del maestro Eastwood è raccontare l’intimità di uno degli uomini più potenti d’America John Edgar Hoover, l’uomo che per oltre mezzo secolo è stato a capo dell’FBI. Ma se il motto del Federal Bureau è “Fedeltà, Coraggio, Integrità”, tutt’altro è la vita di Edgar, succube di una madre autoritaria che vede nella carriera del figlio il riscatto dalla mediocrità e turbato dall’amore per il collega Clyde Tolson che per l'educazione conservatrice dell’epoca altro non può essere che una menzogna da raccontare a se stesso. Il film alla fine si racchiude in due frasi, quella di Anne Marie Hoover “"Ringrazio Dio che nessuno di voi bambini è malato di quella cosa lì. Preferirei avere un figlio morto che un figlio gerbera" e la risposta del giovane Edgar “Si mamma”. Nonostante l’ottima interpretazione del poliedrico Di Caprio, il fim sembra mancare di coerenza con la realtà, la fragilità e l’insicurezza di Edgar stonano con la storia, con quell’Hoover che ha “creato” le impronte digitali, i laboratori della scientifica, l’accademia per gli agenti speciali, con quell’Hoover che per cinquant’anni ha tenuto sotto scacco gli uomini politici più potenti d’America con gli archivi pieni di informazioni sui loro adulteri e orientamenti sessuali.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giammarco quaglietta »
[ - ] lascia un commento a giammarco quaglietta »
|
|
d'accordo? |
|
winckler
|
giovedì 19 gennaio 2012
|
brevemente.
|
|
|
|
Brevemente, perché perdere troppe parole su questo film rischierebbe di essere eccessivo.
Attirato dal nome del regista, non certo da quello dell'attore protagonista, ho comprato il biglietto.
Pessimo.
Sconsiglio la visione, anche se il cinema è il solo luogo caldo in una giornata d'inverno e grandine.
Ho tentato di trovare un senso a questo film fino alla morte del protagonista; pensavo faosse una parodia, uno scherzo.
Al coro delle voci bianche, ho tagliato la corda, cosa mai fatta dopo aver pagato il biglietto.
Vomitevole.
|
|
[+] lascia un commento a winckler »
[ - ] lascia un commento a winckler »
|
|
d'accordo? |
|
lunetta
|
giovedì 19 gennaio 2012
|
molto americano
|
|
|
|
due stelle solo per la competenza degli argomenti trattati. film noioso e molto americano. Più che altro un documentario
|
|
[+] lascia un commento a lunetta »
[ - ] lascia un commento a lunetta »
|
|
d'accordo? |
|
pepeverde
|
giovedì 19 gennaio 2012
|
senza trama e soporifero
|
|
|
|
Mentre la pellicola scorre davanti a te ti chiederai come mai hai scelto quel film ma, sopratutto, perchè clint Eastwood (lo stesso di Gran Torino e di altri capolavori) abbia scelto di raccontare e raccontarci la storia di questo Edgar Hoover e soprattutto perchè lo abbia fatto in modo così noioso. Assolutamente da evitare!
|
|
[+] lascia un commento a pepeverde »
[ - ] lascia un commento a pepeverde »
|
|
d'accordo? |
|
|