clodette77
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domenica 8 gennaio 2012
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bellissimo
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paola d. g. 81
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domenica 8 gennaio 2012
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deludente
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Dopo "Invictus" e "Hereafter", mi aspettavo molto di più. Il film è lento, pesante, Di Caprio sembra ingessato e a disagio nella parte. Soltanto l'approfondimento della relazione tra Hoover e il suo braccio destro restituisce bellezza al film, dimostrando la bravura di Clint Eastwood nel trattare con delicatezza e poesia le emozioni più profonde.
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bandy
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domenica 8 gennaio 2012
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j edgar
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Una grande delusione.
Film noioso e pesante....
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adri19
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domenica 8 gennaio 2012
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avrebbe potuto essere un film bellissimo
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invece, nonostante le buone intenzioni, è un opera pesantissima e grottesca, soprattutto nella parte finale......meno male che eravamo in gruppo, così ci siamo permessi anche due risate e abbiamo aspettato the end.......
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the lady on the hot tin roof
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domenica 8 gennaio 2012
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il film che consacrò leonardo di caprio.
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John Edgar Hoover è stato il Nosferatu della politica americana per mezzo secolo, dirigendo il Federal Bureau of Investigation dall'età del New Deal fino all'era Nixon. In questo film vengono ripercorsi, da un lato, tutti gli eventi cruciali che hanno trasformato l'FBI da mera articolazione amministrativa a burattinaio della politica interna e, dall'altro, i difficili rapporti personali che segnarono tutta la sua vita: quello con la madre possessiva, con la fedelissima segretaria Helen Gandy e con il tormentato confidente Clyde Tolson.
Clint Eastwood aveva già dimostrato di saper trattare alcuni degli episodi più bui della storia e della società americana con una sobrietà che va al di là della mera cronaca documentaristica, ma non aveva a sua disposizione prove d'attore così intense e memorabili come quelle a cui assistiamo in questa pellicola.
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John Edgar Hoover è stato il Nosferatu della politica americana per mezzo secolo, dirigendo il Federal Bureau of Investigation dall'età del New Deal fino all'era Nixon. In questo film vengono ripercorsi, da un lato, tutti gli eventi cruciali che hanno trasformato l'FBI da mera articolazione amministrativa a burattinaio della politica interna e, dall'altro, i difficili rapporti personali che segnarono tutta la sua vita: quello con la madre possessiva, con la fedelissima segretaria Helen Gandy e con il tormentato confidente Clyde Tolson.
Clint Eastwood aveva già dimostrato di saper trattare alcuni degli episodi più bui della storia e della società americana con una sobrietà che va al di là della mera cronaca documentaristica, ma non aveva a sua disposizione prove d'attore così intense e memorabili come quelle a cui assistiamo in questa pellicola. Leonardo Di Caprio, in quella che è la migliore interpretazione della sua carriera, dà anima e corpo a uno dei personaggi più controversi del Novecento statunitense con una prova che va ben oltre la mimica, ahinoi un tratto molto ricorrente nei film biografici più recenti ( e più sopravvalutati?), e coglie magistralmente il prisma impossibilmente complesso che era John Edgar Hoover. Armie Hammer, già noto per il doppio ruolo in "The Social Network", non si limita a fare da spalla a Di Caprio, bensì a tratti gli ruba la scena, interpretando un personaggio allo stesso tempo magneticamente fascinoso e teneramente leale, e il rapporto tra il suo personaggio, Clyde Tolson, e J. Edgar commuove per la delicatezza e la genuina empatia con la quale è trattato. Completa questo duetto un'inedita Naomi Watts, che, uscita dai consueti ruoli di bionda nevrotica, interpreta con notevole sobrietà un personaggio - la segretaria Helen Gandy - che rimane fortemente impresso per il silenzioso ma fervente senso etico e la fedeltà al suo direttore. Poco incisiva Judi Dench nel ruolo della madre di J. Edgar. La sceneggiatura è di Dustin Lance Black, già vincitore dell'Oscar per "Milk", il cui stile si riconosce nel procedere serrato della narrazione, nello spiegare poco e lasciare che siano i dialoghi a rendere edotto lo spettatore del contesto storico nel quale vivono i personaggi. Le sue sceneggiature non brillano per agilità, rischiando in effetti di risultare un po'"pesanti", ma, in questo caso, il fascino della storia e dell'uomo che ne è al centro sono elementi sufficienti a mantenere vivo l'interesse dello spettatore, anche grazie alla regia minimalista di Clint Eastwood. In definitiva, il film che consacra Leonardo Di Caprio, che merita di essere visto in lingua originale anche per assistere al notevole lavoro di dizione fatto dall'attore. Una menzione speciale va al trucco, il cui effetto è davvero strabiliante.
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marco petrarulo
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domenica 8 gennaio 2012
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un film amaro di eastwood
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Dopo aver visto "J. Edgar" mi sono chiesto: "Quando Leonardo Di Caprio si cimenterà in un ruolo diverso dal solito "ragazzino" indeciso, isterico, paranoico e a volte dotato di iper-romanticismo?" In questo film di Eastwood si travedono cambiamenti in positivo ma non è abbastanza: sarà una sceneggiatura che trasforma il personaggio di John Edgar Hoover in una figura piatta oppure semplicemente si tratta di una normale biografia che tende più a mostrare che coinvolgere. Questo film appena uscito in sala non è un capolavoro: oltre alla lunghezza e alla pesantezza, nel secondo tempo sembra non condurre in alcuna direzione; c'è sì una metamorfosi del personaggio, un conflitto interno ma avviene così improvvisamente che il pubblico non ne appare segnato.
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Dopo aver visto "J. Edgar" mi sono chiesto: "Quando Leonardo Di Caprio si cimenterà in un ruolo diverso dal solito "ragazzino" indeciso, isterico, paranoico e a volte dotato di iper-romanticismo?" In questo film di Eastwood si travedono cambiamenti in positivo ma non è abbastanza: sarà una sceneggiatura che trasforma il personaggio di John Edgar Hoover in una figura piatta oppure semplicemente si tratta di una normale biografia che tende più a mostrare che coinvolgere. Questo film appena uscito in sala non è un capolavoro: oltre alla lunghezza e alla pesantezza, nel secondo tempo sembra non condurre in alcuna direzione; c'è sì una metamorfosi del personaggio, un conflitto interno ma avviene così improvvisamente che il pubblico non ne appare segnato. Forse quei, seppur ben studiati, flashback creano disordine nella narrazione che comunque non sembra voler portare in nessun posto. "J. Edgar" può essere considerato un film interessante su molti aspetti (come le cause del suo comportamento debole ma allo stesso tempo aggressivo accennate lievemente), ma tuttavia risulta essere una serie di eventi collegati magari in maniera logica, ma caotica, spiegati solamente dalla voce di Di Caprio. Ma quando il passato diventa presente, l'opera manca di una guida sicura, aiutato fin dall'inizio da cambi di fotografia utili e sopratutto molto suggestivi. Finito il film, sono uscito dalla sala come prima, in me non era cambiato niente, ero la stessa persona che 137 minuti fa era entrato in sala. Non ho ricevuto niente, forse solo un po' di amarezza, perché non sono riuscito né a odiare, né ad affezionarmi a un personaggio controverso come J. Edgar Hoover.
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filippo catani
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domenica 8 gennaio 2012
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un uomo solo
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Il film narra le vicende professionali e personali di J.Edgar Hoover l'uomo che per 48 anni fondò e diede impulso all'FBI sotto ben otto presidenti a partire dal 1919. Non solo vengono mostrate le sue gesta ma soprattutto si punta l'attenzione alla sua personalità schiacciata tra la venerazione per la madre, la completa mancanza di amici e un rapporto "speciale" con il suo braccio destro.
Clint Eastwood continua a stupire e, dopo il non proprio entusiasmante Hereafter, ci regala questa splendida biografia di un personaggio si può dire controverso. Se da una parte sono innegabili i progressi fatti dal Boreau sotto la sua direzione in materia di conduzione delle indagini (repertazione dei casi e delle impronte digitali, analisi dei materiali) d'altra parte però c'è una lunga ombra buia che ne avvolge la personalità.
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Il film narra le vicende professionali e personali di J.Edgar Hoover l'uomo che per 48 anni fondò e diede impulso all'FBI sotto ben otto presidenti a partire dal 1919. Non solo vengono mostrate le sue gesta ma soprattutto si punta l'attenzione alla sua personalità schiacciata tra la venerazione per la madre, la completa mancanza di amici e un rapporto "speciale" con il suo braccio destro.
Clint Eastwood continua a stupire e, dopo il non proprio entusiasmante Hereafter, ci regala questa splendida biografia di un personaggio si può dire controverso. Se da una parte sono innegabili i progressi fatti dal Boreau sotto la sua direzione in materia di conduzione delle indagini (repertazione dei casi e delle impronte digitali, analisi dei materiali) d'altra parte però c'è una lunga ombra buia che ne avvolge la personalità. Ossessionato dalla lotta contro comunisti e radicali di ogni sorta, Hoover non esita a mettere in campo mezzi non proprio ortodossi e ad attribuirsi il merito di operazioni conodtte da altri agenti. Il problema principale sarà però quando Hoover deciderà di creare un suo personale archivio segreto nel quale conservare documenti e registrazioni in grado di potergli garantire un potere di ricatto nei confronti di uomini politici potentissimi e perfino presidenti (la moglie di Roosvelt ma soprattutto JFK). Lo stesso Nixon alla morte di Hoover cercherà invano di mettere le mani su quei documenti. E poi come se non bastasse a questo quadro si aggiunge la venerazione quasi morbosa per la madre che lo ha istruito secondo rigidi valori religiosi e il rapporto con il fido braccio destro che, per quanto si sforzi di nasconderlo, è un rapporto d'amore (la madre in proposito alla velata allusione di Hoover fa un commento agghiacciante). Venendo al cast, Leonardo di Caprio si candida fortemente alla statuetta come protagonista ma tra i non protagonisti attenzione a Harnie Hammer e Josh Lucas. Infine una menzione speciale per i truccatori che riescono letteralmente a tarsformare gli attori per quando devono recitare da anziani.
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weach
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domenica 8 gennaio 2012
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bravo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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dalla tua recensione"Uomo duro, ma anche fragile; succube della madre e innamorato segretamente del suo braccio destro Clyde; J. Edgar è costretto a propagandare la sua immagine, millantando imprese diverse dai fatti e versioni documentate. Con lui viene sconfitta la democrazia e la stessa giustizia che si voleva tutelare. Ma soprattutto, la verità. Nonostante il ruolo chiave di trasparenza, chiarezza e investigazione del suo lavoro, la verità finale sui fatti accaduti e sulla sua vita, resterà sommersa. E’ un film intimistico, curato ed elegante, che seppur non forte nella denuncia o potente emotivamente nella biografia, riesce comunque a interessare e coinvolgere.
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dalla tua recensione"Uomo duro, ma anche fragile; succube della madre e innamorato segretamente del suo braccio destro Clyde; J. Edgar è costretto a propagandare la sua immagine, millantando imprese diverse dai fatti e versioni documentate. Con lui viene sconfitta la democrazia e la stessa giustizia che si voleva tutelare. Ma soprattutto, la verità. Nonostante il ruolo chiave di trasparenza, chiarezza e investigazione del suo lavoro, la verità finale sui fatti accaduti e sulla sua vita, resterà sommersa. E’ un film intimistico, curato ed elegante, che seppur non forte nella denuncia o potente emotivamente nella biografia, riesce comunque a interessare e coinvolgere."ne apprezzo la sostanza , Eastwood, da moto è intimista, maliconico; il sogno americano non è rinnegato ma c'è dell'altro più importante in questo suo momento storico: la voglia di sentire le sofferenze, i richiami forti delle introspezioni maliconiche ; un poco una voglia di fare bilanci esistenziali analizzando magari le opportunità mancate.
complimentixxxxxxxxantonio
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[+] ...il saggio clint...
(di antonio montefalcone)
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astromelia
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domenica 8 gennaio 2012
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un racconto americano
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vabbè,la storia può essere interessante,però l'ho trovata senza mordente,dei fatti e misfatti della politica americana e i suoi annessi ormai ne sono pieni i libri,le biografie hanno il valore che gli si dà sullo schermo,in realtà solo noi stessi conosciamo come le cose sono veramente andate,il resto ce lo tramandano secondo le ricostruzioni personali e di utilità cinematografica,su tutto prevale il senso/non senso di vite vissute in apparenza falsata,l'uomo fragile ma che per tutta la vita indossa una corazza per poter sopravvivere,poi chi uno sia stato è solo una casualità mista ad opportunità incontrate,in questo film comunque si pecca nel trucco degli attori per farli invecchiare,quantomai artefatto e intonacato,sembrava avessero in faccia gesso che colava.
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vabbè,la storia può essere interessante,però l'ho trovata senza mordente,dei fatti e misfatti della politica americana e i suoi annessi ormai ne sono pieni i libri,le biografie hanno il valore che gli si dà sullo schermo,in realtà solo noi stessi conosciamo come le cose sono veramente andate,il resto ce lo tramandano secondo le ricostruzioni personali e di utilità cinematografica,su tutto prevale il senso/non senso di vite vissute in apparenza falsata,l'uomo fragile ma che per tutta la vita indossa una corazza per poter sopravvivere,poi chi uno sia stato è solo una casualità mista ad opportunità incontrate,in questo film comunque si pecca nel trucco degli attori per farli invecchiare,quantomai artefatto e intonacato,sembrava avessero in faccia gesso che colava...non parliamo di oscar a di caprio,io lo trovo sempre e nonostante impregnato della sua aria da eterno fanciullo anche sotto "mentite spoglie".
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riccardo t.
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sabato 7 gennaio 2012
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j.edgar
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dopo il dimenticabile Hereafter, Clint Eastwood torna alla regia e lo fa con un ottimo film.
J.Edgar; dedicato alla vita di J.E.Hoover direttore per 48 anni dell'FBI analizzando la sua vita e il suo personaggio nella sua dimensione pubblica e privata.
dal punto di vista tecnico-registico è un classico Eastwoodiano; montaggio lento, regia asciutta, stile pulito e delicato, attenzione ai dettagli e ottima ricostruzione storica, dalle scenografie a i costumi alle atmosfere d'epoca.
J.Edgar è un film molto umano e intimista che ci permette di entrare nella vita di un protoganista controverso,paranoico e sfaccettatissimo amante fino all'ossessione del suo paese, ambizioso e forse anche geloso, di chi ha potuto vivere meglio di lui.
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dopo il dimenticabile Hereafter, Clint Eastwood torna alla regia e lo fa con un ottimo film.
J.Edgar; dedicato alla vita di J.E.Hoover direttore per 48 anni dell'FBI analizzando la sua vita e il suo personaggio nella sua dimensione pubblica e privata.
dal punto di vista tecnico-registico è un classico Eastwoodiano; montaggio lento, regia asciutta, stile pulito e delicato, attenzione ai dettagli e ottima ricostruzione storica, dalle scenografie a i costumi alle atmosfere d'epoca.
J.Edgar è un film molto umano e intimista che ci permette di entrare nella vita di un protoganista controverso,paranoico e sfaccettatissimo amante fino all'ossessione del suo paese, ambizioso e forse anche geloso, di chi ha potuto vivere meglio di lui.
Perchè l'aspetto che di più mi ha colpito non è l'ovvia celebrazione dell'Hoover pubblico, innovatore e paladino anticrimine, ma quello vero, l'uomo omosessaule costretto ad una prigione sia professionale che relazionale, che lo porterà a nascondersi dietro una popolarità esteriore cercando di colmare una tristezza interiore.
Eastwood sceglie ottimamente di non dare giudizi positivi e negativi su Hoover, non gli interessa, gli interessa il ritratto umano di un uomo che non si è potuto godere la vita che avrebbe voluto e realizzare quella felicità che il popolo americano tanto sogna.
Chi aveva paura di un miscasting nessun problema, Di Caprio sia come l'ambizioso giovane o il rassegnato Hoover offre una performance di alto livello, e a mio avviso, annullandosi completamente al personaggio. stupendo anche il resto del cast.
se si vogliono trovare difetti forse il film risente di una certa lunghezza e di un ritmo troppo compassato che può portare ad annoiarsi se non si appassiona subito alla vicenda, ma resta un gran bel film.
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