J. Edgar |
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Un film di Clint Eastwood.
Con Leonardo DiCaprio, Naomi Watts, Armie Hammer, Josh Lucas, Judi Dench.
continua»
Biografico,
durata 137 min.
- USA 2011.
- Warner Bros Italia
uscita mercoledì 4 gennaio 2012.
MYMONETRO
J. Edgar
valutazione media:
3,51
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La vita d'un rivoluzionario amante della giustiziadi Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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mercoledì 7 gennaio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
J. EDGAR (USA, 2012) diretto da CLINT EASTWOOD. Interpretato da LEONARDO DICAPRIO, NAOMI WATTS, ARMIE HAMMER, ED WESTWICK, JEFFREY DONOVAN, JUDI DENCH, JOSH LUCAS, LEA THOMPSON, DERMOT MULRONEY, STEPHEN ROOT, GEOFF STULTS, KEN HOWARD
Vita, opere e fulminante direzione del fondatore dell’FBI (Federal Bureau of Investigations) John Edgar Hoover (1896-1972), dagli attentati anarchici negli USA del 1919 fino alla morte, sotto la presidenza di Richard Nixon. Attratto ma anche disgustato dalle imprese criminose dei sovversivi americani, radicali e filo-bolscevichi, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, il giovane Edgar pensa che sarebbe molto più semplice rintracciare i malviventi se si potesse risalire alle loro impronte digitali e anche se si potesse schedarli in elenchi bibliotecari sempre ordinati e completi. Figlio di un padre vecchio e ammalato e di una madre severa e autoritaria (di cui è succube), Hoover è un uomo i cui obiettivi fondamentali sono la carriera e la difesa della patria da qualunque sorta di attacco, mettendo tutto il resto in secondo piano. Naturalmente è anche sottomesso da un’educazione rigida e conservatrice, alla quale però contravviene decidendo di non sposarsi: infatti Hoover non prese mai moglie, e questo fece supporre una sua presunta omosessualità. Suo braccio destro fu il collaboratore Clyde Tolson, che lo appoggiò e lo seguì in tutte le sue indagini, e nel film precisamente ne vengono approfondite tre: il caso del rapimento del figlio di Charles Lindbergh, celebre trasvolatore oceanico; la guerra dei gangster che sfidarono il proibizionismo, la quale minò alla radice la sicurezza pubblica del Paese; infine, la salvaguardia della sicurezza nazionale dagli scandali degli uomini di potere. Viene mostrato come Hoover fosse un perfezionista maniacale ma estremamente risoluto, convintissimo dell’importanza della scienza e della proficuità dei mezzi da impiegare a buon profitto nelle investigazioni. In conclusione, c’è spazio per la condizione effimera dell’uomo, il quale, anche se potente, è comunque destinato a morire, ed Edgar accettò malvolentieri la vecchiaia. Interessante anche il rapporto con Tolson, che suggerisce che tra i due ci sia qualcosa in più che una semplice amicizia, ma la relazione comunque non supera mai i limiti della reciproca fiducia. Numerosi i processi mostrati ai quali Hoover prese parte, distinguendosi per il suo brillantissimo eloquio e la sua divertente sagacia. Da sottolineare anche la fervida e duratura collaborazione con Helen Gandy, che Hoover inizialmente tentò di corteggiare ma che assunse poi come segretaria personale, la quale provvide anche a procurargli i candidati alla carica di agenti speciali dell’FBI. Appaiono quasi immediatamente due difetti non proprio salienti in quest’opera comunque ben fatta e ragionata del maestro Eastwood: una scarsa illuminazione delle scene, che conferisce una cupezza non sempre conveniente ai dialoghi e ai piani sequenza, e un L. DiCaprio probabilmente troppo androgino per incarnare il virile e possente direttore dell’organizzazione che rivoluzionò per sempre il modo statunitense di investigare. Ma per il resto questa pellicola è da ammirare con un’ampiezza straordinaria: le interpretazioni sono misurate ed eccelse come ci si aspetta dai professionisti teatrali più preparati e calibrati, la sceneggiatura è abbondantissima di spunti interessanti e discorsi mai troppo politicizzati o sociologicamente orientati, il montaggio e la scenografia fanno rivivere appieno l’atmosfera del secolo scorso con i vestiti, la mentalità, le convenzioni e anche i bigottismi che Edgar affrontò con la potenza di un profondo innovatore e la caparbietà di un sovvertitore che credeva nel progresso scientifico quanto nel pugno di ferro della giustizia. Eastwood non sbaglia un colpo, e anche questa volta non si smentisce: alza il tiro aggiungendoci la sua regia fenomenale e attentissima a tutti i particolari, e riesce a dirigere DiCaprio con una facilità espressiva che sorprende senza complimenti i suoi più affiatati estimatori. Le prestazioni sono incredibilmente sottili e suadenti (si delineano con maestria stupefacente il giovane A. Hammer e N. Watts, nonché J. Donovan nel ruolo di Robert Kennedy) e ricalcano in maniera fedele la realtà storica di un Paese scosso da cambiamenti socio-politici devastanti, di cui il fondatore e padrone primo dell’FBI fu testimone tutt’altro che passivo.
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