J. Edgar |
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Un film di Clint Eastwood.
Con Leonardo DiCaprio, Naomi Watts, Armie Hammer, Josh Lucas, Judi Dench.
continua»
Biografico,
durata 137 min.
- USA 2011.
- Warner Bros Italia
uscita mercoledì 4 gennaio 2012.
MYMONETRO
J. Edgar
valutazione media:
3,51
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Le ossessioni di un Machavelli americanodi pepito1948Feedback: 125 | altri commenti e recensioni di pepito1948 |
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martedì 10 gennaio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dopo Howard Hughs in The Aviator di Scorsese, DiCaprio viene chiamato da Clint Eastwood a dare vita ad un altro rappresentante di spicco del potere di seconda linea negli USA del 20° secolo, di quelli che seppero accumulare peso, carisma, notorietà e intraprendenza nel costituire imperi (imprenditoriali o politico-amministrativi), rivelando nel contempo anomalie della personalità, fino a giungere, nel caso di Hughs, alle soglie della follia. Edgar Hoover, il demiurgo dell'FBI e di innovativi (e vincenti) metodi di indagine, creò un sistema nel sistema, partendo da un piccolo ufficio con pochi agenti ad un mastodonte che dispone di migliaia di uomini dislocati ed infiltrati dappertutto, da lui diretto per 48 anni, finchè Nixon, dopo la sua morte, fissò la durata del mandato a 10 anni. Hoover si dedicò a combattere quelli che riteneva i nemici interni degli USA mettendo nel calderone di tutto, dai comunisti ai radicali, dal KKK alle Pantere Nere ed ai pacifisti di Martin. L.King, spinto da un'ossessione quasi paranoica per la difesa della sicurezza nazionale e da una cieca fede nelle proprie idee, che tuttavia non sfociarono mai in tentativi di scalata al potere primario. E se 8 Presidenti si avvalsero della sua opera per quasi mezzo secolo la sua capacità di gestione in un campo così delicato fu ampiamente riconosciuta ed apprezzata (o temuta). Eastwood ci descrive il personaggio mettendone in risalto le luci e le ombre che ne fecero un esempio di contraddittorietà: succube di una madre autoritaria, fu egli stesso rigido ed inflessibile con i suoi agenti, lontano da relazioni sentimentali o sessuali ma pronto a registrare quelle degli avversari per farne uso indebito, abile nell'inventare nuove tecniche investigative e nel risolvere casi criminali eclatanti (come l'identificazione del rapitore del figlio di Lindbergh) ma smpre incline ad usare il ricatto, la bugia e soprattutto gli imponenti archivi riservati per colpire o condizionare persone anche di alto rango, se ciò era funzionale agli obiettivi prefissati. Detto questo, se Eastwood fornisce un'esauriente conoscenza della poliedrica figura di Edgar -su cui non viene espresso un giudizio di merito, lasciato invece al libero orientamento degli spettatori- nonostante qualche forzatura come l'insistenza sulla relazione d'amore omosessuale con l'assistente Clyde, sembra non provata ma solo sospettata, il film non convince pienamente. Gli autori sono eccessivamente chiusi sul personaggio ed i riferimenti al contesto storico sono alquanto limitati: Hoover fu un fenomeno tipicamente americano e non si presta a raffronti in altre parti del mondo occidentale. L'attenzione pressochè totalitaria all'aspetto biografico tende a soffocare ogni intento metaforico del potere e della sua degenerazione, tema su cui altri film anche recenti sono risultati più efficaci. Nè si ricordano immagini o situazioni indimenticabili: l'alternanza temporale non basta ad evitare qua e là cali di tensione ed un certo distacco emotivo. Resta la straordinaria interpretazione di DiCaprio, stavolta pienamente in parte, a pieno agio soprattutto nel ruolo di Hoover anziano, aiutato da un trucco strabiliante. Ottima Naomi Watts, la fedele segretaria, anche lei abilissima nell'assecondare la progressiva trasformazione anagrafica operata dal truccatore. Insomma interessante ma non all'altezza delle aspettative, se si confronta con la migliore produzione registica del grande Clint.
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