bilo1983
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giovedì 12 gennaio 2012
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grandi attori per un regista mediocre
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Visto il film con grande attesa per il ritorno di Di caprio,non avevo amato i film di Clint e questo non fa eccezione...Trama interessante attori davvero impressionanti,Di Caprio su tutti,ma il film non decolla lento,senza mordente che se non ci fosse stato un grande attore nemmeno sarebbe stato sufficiente.Personalmente la prima vera delusione del 2012.
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walentina74
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giovedì 12 gennaio 2012
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interpretazione eccellente!
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Il film sarebbe potuto essere "BELLO" se fosse stato meno lento e monotono...qualcuno si è addormentato!
Gli attori sono stati eccellenti, Di caprio sempre più bravo.
In sostanza la vita di J. Edgar Hoover non è stata emozionante, ma più che soddisfacente, visto la carriera ed i meriti che ha avuto. Alla fine del film non si capisce se Hoover fosse omosessuale o no, se fosse stato realmente partecipe a tutte le azioni di polizia o no, lo spettatore viene lasciato nel dubbio.
Considero quindi il film eccellente per l'interpretazione.
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dellimellow
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giovedì 12 gennaio 2012
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leonardo vs eastwood
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J.Edgar , fondamentalmente mi ha deluso , anche se ci sono stati alcuni elementi positivi che secondo me non lo fanno scendere sotto la sufficienza .
ELEMENTI NEGATIVI
1-Sian Gigg che è il make up artist di quasi tutti i film con Di caprio , forse qui alla prima esperienza da prosthetic makeup artist ,che non è stata pessima ma neanche eccellente , visto che cmq la maschera di Di Caprio invecchiato non si muove nella parte superiore ed anche il doppiaggio lo fa sembrare imbacuccato nella maschera .
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J.Edgar , fondamentalmente mi ha deluso , anche se ci sono stati alcuni elementi positivi che secondo me non lo fanno scendere sotto la sufficienza .
ELEMENTI NEGATIVI
1-Sian Gigg che è il make up artist di quasi tutti i film con Di caprio , forse qui alla prima esperienza da prosthetic makeup artist ,che non è stata pessima ma neanche eccellente , visto che cmq la maschera di Di Caprio invecchiato non si muove nella parte superiore ed anche il doppiaggio lo fa sembrare imbacuccato nella maschera . Ma ancora peggio è stato il prosthetic makeup di Armie Hammer che interpreta il fedele , e non solo , amico di J.Edgar che sembra un mascherone orribile senza espressività , ma è fatta così male che mi chiedo se sia lo stesso truccatore di Di Caprio e cosa si sia bevuto Eastwood per accettare una porcheria simile .
2-secondo elemento negativo il montaggio confusionario , mi è sembrato che ci fossero addirittura degli errori ,ma solo con la prima visione non ne sono sicuro , cmq rimane confuso.
3-elemento negativo sono le atmosfere (fotografia)vicine al bianco e nero che hanno ricordato changeling anche per la questione del bambino (il direttore della fotografia è lo stesso )
4- quella di narrare la vità di un personaggio , che prima del film mi era sconosciuto ,insieme ad una delle agenzie più famose al mondo è un ottima idea, solo che a mio parere ,causa struttura narrativa e montaggio caotico , non rende e confonde lo spettatore , avrei preferito un racconto lineare ( anche perchè così si sarebbero limitate le riprese con le maschere).
ELEMENTI POSITIVI
1- i costumi , molto azzeccati , anche in questo mi è sembrato molto simile a changeling , cmq perfetti come lo sono stati gli scenogravi che hanno procurato l'oggettistica e il materiale di scena ( questa è una cosa che curava leone e eastwood l'ha ripresa , un giorno vi racconterò un aneddoto )
2-gli attori , si tutti Judie Dench nei panni di una madre possessiva , egoista e bigotta e il superbo Di Caprio forte sul lavoro e fragile nei sentimenti e nei confronti della madre , con una sessualità repressa ed altri tipi di problemi , in alcune sfumature ha ricordato il personaggio interpretato in the avietor, è talmente superbo nella recitazione che neanche l'inespressiva maschera che lo invecchia riesce a ridimensionare la performance.
Il film è Leonardo Di Caprio, se Eastwood avesse scelto di nuovo Matt Demon sarebbe stato un fiasco totale .
solo per Leo gli do 6 ma sarebbe stato da 4
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[+] mmmm no bello mio
(di regi1991)
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pjmix
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giovedì 12 gennaio 2012
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film interessante e ben costruito, ma lento.
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Clint ormai ci ha abituati a film importanti, mai banali, sempre ben strutturati e con trame interessanti; a differenza di altri questo, però, si digerisce meno volentieri: il film è lungo (circa 2 ore e 30) e a tratti risulta abbastanza lento; manca il ritmo. Diciamo che trattandosi di una storia vera siamo davanti ad una pellicola storica e la storia, si sa, un tocco di pesantezza lo richiede. Quello che si apprezza di più di questo film è quindi la regia, che riesce a costruire una storia anche abbastanza complessa, in modo attinente e fedele; inutile parlare degli attori: per una volta che Clint non recita in un suo film, nomina un sostituto più che degno; ormai Di Caprio non ha bisogno di ulteriori complimenti.
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Clint ormai ci ha abituati a film importanti, mai banali, sempre ben strutturati e con trame interessanti; a differenza di altri questo, però, si digerisce meno volentieri: il film è lungo (circa 2 ore e 30) e a tratti risulta abbastanza lento; manca il ritmo. Diciamo che trattandosi di una storia vera siamo davanti ad una pellicola storica e la storia, si sa, un tocco di pesantezza lo richiede. Quello che si apprezza di più di questo film è quindi la regia, che riesce a costruire una storia anche abbastanza complessa, in modo attinente e fedele; inutile parlare degli attori: per una volta che Clint non recita in un suo film, nomina un sostituto più che degno; ormai Di Caprio non ha bisogno di ulteriori complimenti. Nel complesso si poteva fare meglio (ricordiamoci però che si può sempre fare meglio)per quanto riguarda la velocità e il ritmo del film, ma non si può dire che dietro la sua realizzazione ci sia un lavoro monumentale da parte della regia e degli attori. Da vedere: ma solo una volta.
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lalli
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giovedì 12 gennaio 2012
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una bella biografia
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interessante film con buoni attori. Nonostante la lunghezza e il tema affrontato nn l'ho trovato affatto noioso. Certo nn vi aspettate il solito ultimo Clint ma cmq da vedere e riflettere...
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debogno
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mercoledì 11 gennaio 2012
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un film con ottima storia e recitato bene
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un film molto interessante, racconta una storia che io personalmente non conoscevo e che raccontata con semplicità e comprensibile al pubblico. Recitazione ottima.
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fred ha buongusto
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mercoledì 11 gennaio 2012
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clint permaflex .
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Ragazzi un film così noioso era da tempo che non lo vedevo. Se penso che ho pagato 7 euro per sobbarcarmi la storia dell'FBI del dopoguerra in America mentre da noi in Europa si discuteva del tavolo della pace, del trattato di Versailles mi chiedo e mi rispondo, perchè devo sempre farmi gli affari degli Stati Uniti? Perchè il cinema, quello vero è a Hollywood e i registi seppur di grande blasone sono dei perfetti ignoranti. Clint guarda l'Europa e facci un film come si deve....al posto di Di Caprio prendi Castellitto e regalaci un capolavoro! Sconsigliatissimo...da vedere? Assolutamente no!
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irene
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mercoledì 11 gennaio 2012
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noioso e mal fatto
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Che peccato, che delusione dal vecchio Clint! Un film su un personaggio odioso, che il regista per primo sembra non amare affatto, che scopo ha? Fatto per un pubblico che della storia americana di quel periodo deve già sapere un bel po' di cose per riuscire a stare dietro alla storia, il film si perde dietro alla storia personale di Hoover, mostrandocelo come un bastardo fascista fanatico, al limite dello psicotico. Basta vedere il rapporto morboso con la madre, che ricorda in più di una scena, in maniera davvero bislacca e assurda, il Norman Bates di "Psycho".
Di Caprio è bravo? Màh, chi può dirlo? Come si può dire se un attore è bravo quando recita sotto un chilo di cerone, anche quando interpreta il suo personaggio da giovane? Trucco fra l'altro osceno per i due personaggi del compagno e della segretaria, un pochino meglio per Di Caprio, ma veramente di pessima qualità.
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Che peccato, che delusione dal vecchio Clint! Un film su un personaggio odioso, che il regista per primo sembra non amare affatto, che scopo ha? Fatto per un pubblico che della storia americana di quel periodo deve già sapere un bel po' di cose per riuscire a stare dietro alla storia, il film si perde dietro alla storia personale di Hoover, mostrandocelo come un bastardo fascista fanatico, al limite dello psicotico. Basta vedere il rapporto morboso con la madre, che ricorda in più di una scena, in maniera davvero bislacca e assurda, il Norman Bates di "Psycho".
Di Caprio è bravo? Màh, chi può dirlo? Come si può dire se un attore è bravo quando recita sotto un chilo di cerone, anche quando interpreta il suo personaggio da giovane? Trucco fra l'altro osceno per i due personaggi del compagno e della segretaria, un pochino meglio per Di Caprio, ma veramente di pessima qualità.
Non c'è niente che va bene, in questo film, forse le atmosfere, la ricostruzione degli anni passati. Troppo poco. Ah Clint, torna in te!!!
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monte.forte
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mercoledì 11 gennaio 2012
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j.edgar o il personaggio reticente
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J. EDGAR O IL PERSONAGGIO RETICENTE
“i primi piani di un quadro fanno sempre schifo, e l'arte vuole che quel che interessa in un quadro venga collocato sullo sfondo, nell'inafferrabile, là dove si rifugia la menzogna, questo sogno colto sul fatto, unico amore degli uomini” Louis Ferdinande Cèline
“Ciò che determina il retaggio di un uomo spesso è ciò che non si vede” John Edgar Hoover
Credo sia importante partire da ciò che viene esplicitamente dichiarato: -è importante dare un pò di mistero al nostro protagonista- questo è l’imperativo essenziale secondo un anziano direttore dell’ FBI nel mentre si accinge a far conoscere all‘opinione pubblica la “sua versione della storia”.
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J. EDGAR O IL PERSONAGGIO RETICENTE
“i primi piani di un quadro fanno sempre schifo, e l'arte vuole che quel che interessa in un quadro venga collocato sullo sfondo, nell'inafferrabile, là dove si rifugia la menzogna, questo sogno colto sul fatto, unico amore degli uomini” Louis Ferdinande Cèline
“Ciò che determina il retaggio di un uomo spesso è ciò che non si vede” John Edgar Hoover
Credo sia importante partire da ciò che viene esplicitamente dichiarato: -è importante dare un pò di mistero al nostro protagonista- questo è l’imperativo essenziale secondo un anziano direttore dell’ FBI nel mentre si accinge a far conoscere all‘opinione pubblica la “sua versione della storia”. Siamo nel 1972 e dopo oltre mezzo secolo trascorso all’interno del più grande servizio investigativo del mondo è intenzionato a dettare la propria autobiografia affinché venga mostrata la differenza tra l’infame e l’eroe.
La rimozione del fragile, bisognoso padre, la venerazione di una madre assunta a totem morale e politico assieme. Proprio lei che insinua riferendosi al marito “Edgar , non vorrai finire come lui?”. Edgar il fanatico dell’organizzazione a tal punto da condurre un’ uscita amorosa in un centro di catalogazione, Edgar il bambino che sogna di avere gli stessi sogni della madre in un’identificazione arcaico mitologica che sfocia in inquietanti, seppur compassionevolmente descritti, lasciti privati. Si dice avesse il vizio di travestirsi da donna, si dice avesse il vizio della formalità a tal punto da chiamare le persone, persino i suoi più stretti collaboratori, con nomi di volta in volta adatti alle situazioni e adattati al suo volerli gestire e catalogare. L’ossessione per il nome. John Edgar Hoover- J.E. Hoover- Edgar-fino a giungere, come se questo mantra da lui cosi amorevolmente recepito del farsi chiamare Edgar risultasse da un processo di iniziazione mai estinto e mai superato, a J. Edgar Hoover.
Il filmare cosi come il narrare porta con sé la responsabilità di curarsi dell’artificio, del progetto anche a volte delle psicosi trattando con rispetto altresì i particolari più biechi: balbettii, paranoie e paura di ballare. Il complesso edipico di un capo che opera nell’ombra ha rilievo maggiore su ciò che di nascosto può essere ri-narrato. Clint Eastwood prende la lente di ingrandimento e con sguardo complesso indaga, consapevole, citando di nuovo Cèline, che ”Tutto quello che è interessante accade nell'ombra. Non si sa nulla della vera storia degli uomini”. È da qui, con oraziano occhio limpido che l’ex cowboy disincantato Clint apre la matrioska delle rimozioni di questo eroe/antieroe contemporaneo, componendo una struttura narrativa ricca di flashback, completando cosi magistralmente J.Edgar, il personaggio reticente, che pur nell’autodescrizione delle sue imprese ha il riflesso condizionato di mentirsi addosso.
Tra un caso criminoso e l’altro(da John Dillinger all’omicidio del figlioletto di Charles Lindbergh, dagli anni venti del proibizionismo e dei bolscevichi, al preambolo del watergate nixoniano, gli antagonisti che si succedono in secondo piano sono numerosi e assai temibili. Tuttavia occorre passare dal macro al micro per cogliere il momento fatidico nella trama di una vita all’ apparenza cinica e fredda, e cogliere aldilà di questa la polifonica personalità hooveriana: lo scegliere una cravatta. Farlo, e qui sta la compromissione, facendosi consigliare, quasi imporre, da un ragazzo in cui, per intuito, si è colto uno spirito complementare . Dalla cravatta ( meglio quella “riservata” che quella “chiassosa”) alla firma (“ Io mi firmo sempre J.Edgar e non John Hoover”) il dado è tratto e Hoover è pronto per intraprendere una carriera di fatti e misfatti di idolatrie e false dichiarazioni, di sorveglianze segrete, il tutto per la sicurezza della propria madre-patria. Affianco, quel ragazzo, di nome Clyde Tolson, ne sarà angelicamente il consigliere e suo braccio destro, diabolicamente il demistificatore, in un rapporto che culminerà ,in una delle scene a mio avviso più emblematiche del cinema eastwoodiano, nel sublime pianto sul corpo dell’amico amato.
Dopo” Flags of our fathers” il regista ormai ultraottantenne ritorna all’epica umana e amara, tragica e lirica. Si conferma ancora una volta cantore distaccato e al tempo stesso prossimo, ora regista, ora scultore del tempo, ora caldo testimone. Contemporaneo, prima di tutto e nell’ accezione migliore possibile. L’Orazio dei giorni nostri, il poeta dell’ Imperium ormai destinato a cadere. L‘ asciuttezza di stile e l’aurea mediocritas, le immagini levigate e leggere e i lenti movimenti della camera confermano l’Eastwood autoriale degli ultimi tempi. Sempre dentro le storie e al contempo sempre con il cuore nella Storia criticata e criticabile, quasi con asciutto ascendente mistico alla contemplazione mitigata ma non domata dal suo a volte inesorabile a volte doverosamente accettabile destino.
Intento etico e attenzione alla forma all’interno di una stoica teoria delle vicende umane. L’ occhio chiaro si nota, eccome!, nella narrazione di una vicenda oscura. Quella di John Edgar Hoover sarebbe una vicenda da storici, da psicanalisti o da politici, l’analisi di un potere dietro i poteri. Rendendoci un’ oraziana satira con gli immancabili accenni moralistici che le si addicono, questa di J.Edgar rimane la storia, di tante storie, che solo un regista colmo di pietas come Clint Eastwood poteva prendersi a carico.
Francesco Monteforte
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skyrise
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mercoledì 11 gennaio 2012
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lo svantaggio di essere grandi
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Quando un film è firmato da un grande come Clint Eastwood, è da rimanere con un palmo di naso se la pellicola non convince. La storia potrebbe essere davvero interessante, ma la scintilla che accende l'attenzione e ti fa salire un brivido per la schiena non scocca mai... Tutto si svolge in tempi cinematografici troppo lunghi che risultano noiosi e allentano l'attenzione, sembra non finire mai. Sebbene non sia un "must see", è comunque di Eastwood e con un cast che ha come punta di diamante un lucido Leonardo DiCaprio (in un ruolo sicuramente non facile). Quello che veramente colpisce (in positivo questa volta) è l'estremo realismo con cui viene dipinto il protagonista e la realtà in generale: il regista non accenna a idealizzare e edulcorare John Hoover e nemmeno l'America, senza nascondere corruzione e illegalità.
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Quando un film è firmato da un grande come Clint Eastwood, è da rimanere con un palmo di naso se la pellicola non convince. La storia potrebbe essere davvero interessante, ma la scintilla che accende l'attenzione e ti fa salire un brivido per la schiena non scocca mai... Tutto si svolge in tempi cinematografici troppo lunghi che risultano noiosi e allentano l'attenzione, sembra non finire mai. Sebbene non sia un "must see", è comunque di Eastwood e con un cast che ha come punta di diamante un lucido Leonardo DiCaprio (in un ruolo sicuramente non facile). Quello che veramente colpisce (in positivo questa volta) è l'estremo realismo con cui viene dipinto il protagonista e la realtà in generale: il regista non accenna a idealizzare e edulcorare John Hoover e nemmeno l'America, senza nascondere corruzione e illegalità. In conclusione non è certamente un film da sabato sera, proprio per la sua noiosa prolissità, ma da vedere quando si è riposati con la mente fresca.
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