gogolack
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mercoledì 8 febbraio 2012
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clint e l'america noir
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Fare un film su di un personaggio come J. Edgar Hoover non è cosa semplice, fare un buon film su J. Edgar Hoover ancora meno, ma il signor Eastwood è un regista a pieno titolo ormai. Un personaggio controverso, come l’Andreotti di Sorrentino era tirato in mezzo nei più controversi fatti di cronaca dell’Italia dal dopo guerra agli anni 90, anche l’Hoover di Eastwood è un grigio funzionario di giustizia, costretto a mettere da parte i sentimenti in favore del bene del suo paese e si, talvolta costretto a perpetrare il male per avere il bene. Un personaggio ottimamente interpretato da un Di Caprio in stato di grazia, ormai attore fatto e finito, ottimo anche sotto il trucco che lo invecchia e circondato da altrettanto bravi attori (da tenere d’occhio l’Hammer di The Social Network, che truccato però sembra veramente il De Ceglie)
Certo, se a scrivere questa recensione è un assiduo lettore di James Ellroy le incongruenze saranno molteplici, il film infatti si basa solo sulle prime imprese dell’agenzia federale e tralascia i più burrascosi anni 50 e 60 accennandoli appena, così come non si interessa ai rapporti tra i Kennedy e il protagonista, ma raccontare tutto in un solo film sarebbe stato impossibile, e le vicende narrate non sono comunque meno importanti o interessanti.
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Fare un film su di un personaggio come J. Edgar Hoover non è cosa semplice, fare un buon film su J. Edgar Hoover ancora meno, ma il signor Eastwood è un regista a pieno titolo ormai. Un personaggio controverso, come l’Andreotti di Sorrentino era tirato in mezzo nei più controversi fatti di cronaca dell’Italia dal dopo guerra agli anni 90, anche l’Hoover di Eastwood è un grigio funzionario di giustizia, costretto a mettere da parte i sentimenti in favore del bene del suo paese e si, talvolta costretto a perpetrare il male per avere il bene. Un personaggio ottimamente interpretato da un Di Caprio in stato di grazia, ormai attore fatto e finito, ottimo anche sotto il trucco che lo invecchia e circondato da altrettanto bravi attori (da tenere d’occhio l’Hammer di The Social Network, che truccato però sembra veramente il De Ceglie)
Certo, se a scrivere questa recensione è un assiduo lettore di James Ellroy le incongruenze saranno molteplici, il film infatti si basa solo sulle prime imprese dell’agenzia federale e tralascia i più burrascosi anni 50 e 60 accennandoli appena, così come non si interessa ai rapporti tra i Kennedy e il protagonista, ma raccontare tutto in un solo film sarebbe stato impossibile, e le vicende narrate non sono comunque meno importanti o interessanti. Quel che mi lascia dubbioso è l’omosessualità del protagonista data per certa e quel solito taglio americano che alla fine deve sempre far apparire come “il buono” il protagonista della storia edulcorando, a mio parere, alcuni fatti e alcune scelte del vero Hoover. C’è però da dire che è proprio l’omosessualità e il rapporto con il collega Tolson a dipingere la parte forse più interessante di tutto il film, magistralmente interpretata e magistralmente diretta senza mai un inciampo e senza mai annoiare vista la lentezza del film ,e dalla lentezza si arriva a l’unica vera pecca dell’opera, un montaggio inesistente. Lento all’inverosimile, poco incisivo, in alcuni punti proprio sbagliato tecnicamente, soporifero se non ti lasci prendere dalla storia o non sei interessato alla vicenda, eppure la storia ne ha di momenti più concitati, di passaggi che potevano essere più ritmati, malgrado questo però, non posso dire altro se non che sono uscito dalla sala soddisfatto, un buon film in piena regola. Se vi aspettate un film che analizzi le scorrettezze perpetrate dall’fbi e che racconti il vero Hoover, o quello dei romanzi di Ellroy, non mi sento di consigliarvelo, ma se vi aspettate un’opera che dalla realtà dei fatti prenda spunto in favore di una storia più cinematografica ma coinvolgente, assolutamente da vedere!
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greg2
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lunedì 6 febbraio 2012
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clint è sempre clint
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Il film ha probabilmente qualche pecca ma il marchio di Estwood si vede sempre.
Rtimo non incalzante ma non annoia mai, caratterizzazione dei personaggi eccellente, interpretazione di Dicaprio superlativa.
La trama ripercorre la storia di Edgar Hoover, storico capo dell'fbi..è più che altro un film bigrafico, non il miglior Clint di sempre ma sen'altro un opera di pregevole fattura
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osteriacinematografo
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lunedì 6 febbraio 2012
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eastwood delude
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Un eccesso di aspettative può sovente giocare brutti scherzi allo spettatore.
Lo sguardo gelido e distante di Eastwood (non dissimile dalla rappresentazione di Clooney ne “Le idi di marzo”) su di un personaggio altrettanto gelido e distante non coinvolge emotivamente, regala una visione critica ma asettica di John Edgar Hoover, una regia perfetta, troppo perfetta, e l’elettrocardiogramma si conserva piatto, e si finisce con la sensazione di aver assaggiato l’antipasto freddo di un pranzo che non c’è.
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Un eccesso di aspettative può sovente giocare brutti scherzi allo spettatore.
Lo sguardo gelido e distante di Eastwood (non dissimile dalla rappresentazione di Clooney ne “Le idi di marzo”) su di un personaggio altrettanto gelido e distante non coinvolge emotivamente, regala una visione critica ma asettica di John Edgar Hoover, una regia perfetta, troppo perfetta, e l’elettrocardiogramma si conserva piatto, e si finisce con la sensazione di aver assaggiato l’antipasto freddo di un pranzo che non c’è.
La critica è rivolta all’assenza di emozioni che accompagna tutto il percorso del film, che diviene quasi un documentario, un reportage, nonostante le ineccepibili prove attoriali di DiCaprio, Dench (sempre un gradino sopra gli altri), Watts e Hammer.
In “J.Edgar” emergono i lati sgradevoli di Hoover, le menzogne, le incoerenze dell’uomo che ha rivoluzionato l’FBI, presiedendola per un cinquantennio sotto l’egida di otto diversi capi di stato, ma non c’è trepidazione alcuna, non si freme nell’attesa di un evento, quasi fossimo lungo una highway americana, rettilinea e infinita (ma senza il contrappeso del paesaggio a indorare gli occhi di chi guida).
E allora ci si chiede se Hoover, personaggio legato profondamente alla storia americana del ‘900, ma rapito dai principi sulla sicurezza nazionale e dall’ossessione di una perfezione inattaccabile al punto di dimenticarsi di vivere, meritasse le attenzioni di un grande regista, quale Eastwood rimane.
Il cinema dovrebbe emozionare, sempre.
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giacomogabrielli
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giovedì 2 febbraio 2012
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eastwood pride ***
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Il regista di 'Gran Torino' torna e con lui anche un film che presenta un bravissimo Leo DiCaprio, nei panni dello storico fondatore dell'FBI, con i suoi vizi, capricci e non poche contraddizioni. Una sceneggiatura ben scritta e diretta, dai toni noir. Poca l'azione, anche se Di Caprio regge tutto e bene fino alla fine, tra torbidi affari, tanti nemici e amori indecisi. Armie Hammer è bravo come sempre, interpretando con spontaneità colui che fu prima braccio destro, poi compagno del protagonista. Ottima la scelta di non concentrarsi principalmente sul lato gay di Edgar, rendendolo sì presente, ma senza giudicare o volerlo far fare al pubblico in sala.
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Il regista di 'Gran Torino' torna e con lui anche un film che presenta un bravissimo Leo DiCaprio, nei panni dello storico fondatore dell'FBI, con i suoi vizi, capricci e non poche contraddizioni. Una sceneggiatura ben scritta e diretta, dai toni noir. Poca l'azione, anche se Di Caprio regge tutto e bene fino alla fine, tra torbidi affari, tanti nemici e amori indecisi. Armie Hammer è bravo come sempre, interpretando con spontaneità colui che fu prima braccio destro, poi compagno del protagonista. Ottima la scelta di non concentrarsi principalmente sul lato gay di Edgar, rendendolo sì presente, ma senza giudicare o volerlo far fare al pubblico in sala. Strepitoso il trucco dell'invecchiamento dei protagonisti, anche se quello di Naomi Watts è certamente il più riuscito. EASTWOOD PRIDE ***
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franco gallani
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mercoledì 1 febbraio 2012
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la noia di un personaggio paranoico
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Film dal quale, riservavo aspettative più alte:imperniato sulla figura di J.Edgar Hoover ,direttore federale dell'FBI,dalla personalità univoca,e per la verità non troppo interessante, si trascina per l'intera durata ricercando di suscitare l'interesse del pubblico, senza per altro riuscirvi.
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jetset
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sabato 28 gennaio 2012
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buono, ma troppo avulso.
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Bel film, però bisogna inserirlo nel periodo storico in cui Hoover si mosse, altrimenti, visto con gli occhi di uno spettatore del 2012 il personaggio sembra troppo cattivo e razzista. Gli Stati Uniti allora erano una democrazia ancora incompiuta, c'era violenza diffusa ed il terrore del comunismo dilagante (ricordiamo che la Russia cadde sotto il suo giogo nel '18), quindi ogni mezzo per preservare la libertà era lecito, anche a costo di colpire degli innocenti. Insomma un film che va visto e filtrato con una consapevolezza storica che non vedo sottolineata abbastanza. Ottima la recitazione dei personaggi e magnifico il doppiaggio.
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alessandro venier
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venerdì 27 gennaio 2012
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luci e ombre d'america
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Clint Eastwood ripercorre la storia di J. Edgar Hoover, direttore del Federal Bureau of Investigation dal 1924 al 1972 (anno della sua morte).
Il film pone l'attenzione sull'Edgar uomo, mostrando allo spettatore sia l'incredibile rigore lavorativo sia l'insicurezza nell'affrontare le relazioni affettive. La presunta omosessualità e il controverso rapporto con la madre sono i temi principali di un film che ha come sfondo i segreti più neri degli Stati Uniti nel '900.
Ad interpretare l'ambiguo J. Edgar Hoover un Di Caprio in forma smagliante, abile a muoversi attraverso le diverse età del proprio personaggio e non perdendo di smalto nonostante il pesante (e credibile) trucco.
Eastwood ritrova lo sguardo distaccato e freddo di "Changeling", riuscendo però a raggiungere il cuore dello spettatore con la delicatezza che contraddistingue la sua regia.
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Clint Eastwood ripercorre la storia di J. Edgar Hoover, direttore del Federal Bureau of Investigation dal 1924 al 1972 (anno della sua morte).
Il film pone l'attenzione sull'Edgar uomo, mostrando allo spettatore sia l'incredibile rigore lavorativo sia l'insicurezza nell'affrontare le relazioni affettive. La presunta omosessualità e il controverso rapporto con la madre sono i temi principali di un film che ha come sfondo i segreti più neri degli Stati Uniti nel '900.
Ad interpretare l'ambiguo J. Edgar Hoover un Di Caprio in forma smagliante, abile a muoversi attraverso le diverse età del proprio personaggio e non perdendo di smalto nonostante il pesante (e credibile) trucco.
Eastwood ritrova lo sguardo distaccato e freddo di "Changeling", riuscendo però a raggiungere il cuore dello spettatore con la delicatezza che contraddistingue la sua regia.
Non il suo miglior film, ma sicuramente da vedere.
Convince poco il doppiaggio.
(Tre Stelle e mezzo).
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desgi
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lunedì 23 gennaio 2012
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fbi apology
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Diciamo subito che il film è fatto molto bene e che si avvale di uno strepitoso DiCaprio. Diciamo pure che il tema trattato dal Clint Eastwood, la giustizia, è di quelli importanti, etici, destinati a far discutere. Ma qusto è un film che sconcerta. Da sempre Eastwood tratta questo argomento ed in ogni suo film emerge sempre più prepotente la sua visione giustizialista che coincide, troppo pericolosamente, con quella dell'americano medio che vuol farsi giustizia da se'. Il limite di questo film, che è anche ciò che lo rende inquietante, è esattamente il punto di vista da cui è inquadrata tutta la vicenda. Eastwood, su un tema così delicato, non lascia che sia il pubblico a farsi una propria opinione; al contrario, lo mette a tacere schiacciandolo con la più clamorosa apologia dell'FBI che sia mai stata rappresentata.
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Diciamo subito che il film è fatto molto bene e che si avvale di uno strepitoso DiCaprio. Diciamo pure che il tema trattato dal Clint Eastwood, la giustizia, è di quelli importanti, etici, destinati a far discutere. Ma qusto è un film che sconcerta. Da sempre Eastwood tratta questo argomento ed in ogni suo film emerge sempre più prepotente la sua visione giustizialista che coincide, troppo pericolosamente, con quella dell'americano medio che vuol farsi giustizia da se'. Il limite di questo film, che è anche ciò che lo rende inquietante, è esattamente il punto di vista da cui è inquadrata tutta la vicenda. Eastwood, su un tema così delicato, non lascia che sia il pubblico a farsi una propria opinione; al contrario, lo mette a tacere schiacciandolo con la più clamorosa apologia dell'FBI che sia mai stata rappresentata. Un punto di vista talmente destrorso, talmente in linea col conservatorismo repubblicano da far pensare, con non poca preoccupazione, che davvero i tempi siano cambiati. E' infatti un film di propaganda, su questo non c'è dubbio. Per il resto la pellicola ha anche dei meriti non indifferenti: l'ottima ricostruzione storica, la lente d'ingrandimento sul protagonista che riesce a svelare la sostanza non soltanto dello stesso Hoover, ma anche dell'Impero Americano. Qualsiasi nefandezza viene però perdonata, ritenuta ineluttabile. Clint Easwood assolve in nome di una Giustizia Superiore. Un clima di decadenza aleggia sulla storia e il tema tragico del rapporto amore passione e morte ne costituisce il logico leit-motiv che riesce sinceramente anche a commuovere. Tutto ciò non basta però a riscattare un film cui il regista affida un ambiguo messaggio di giustizia, molto vicino a quello dell'uomo della strada e molto lontano da quello del Diritto. La legge per Clint Eastwood è sempre quella del Far West.
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leonardo magnani
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lunedì 23 gennaio 2012
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un film ottimo e potente, con un grande dicaprio
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J. Edgar di Clint Eastwood è un ottimo film, complesso, difficile da capire (bisogna sapere un po' la storia dell'America di quel periodo per comprenderlo a pieno) e da realizzare. Il film parla della vita di J. Edgar Hoover, l'uomo che rivoluzionò l'FBI e che ne è stato il direttore per 37 lunghi anni, dal 1935 al 1972. Eastwood va oltre la storia dando per certa la sua omosessualità (in realtà solo presunta) e mostrando quindi contemporaneamente la grande potenza e le ancor più grandi debolezze di un uomo che lotta contro sé stesso, non potendo accettare la sua natura.
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J. Edgar di Clint Eastwood è un ottimo film, complesso, difficile da capire (bisogna sapere un po' la storia dell'America di quel periodo per comprenderlo a pieno) e da realizzare. Il film parla della vita di J. Edgar Hoover, l'uomo che rivoluzionò l'FBI e che ne è stato il direttore per 37 lunghi anni, dal 1935 al 1972. Eastwood va oltre la storia dando per certa la sua omosessualità (in realtà solo presunta) e mostrando quindi contemporaneamente la grande potenza e le ancor più grandi debolezze di un uomo che lotta contro sé stesso, non potendo accettare la sua natura. Un cast eccezionale, dal magistrale Leonardo Dicaprio (che si merita davvero il tanto agognato Oscar per questo film) al bravissimo Armie Hammer (peccato per il trucco, che lo fa sembrare il simpatico Ruggero De Ceglie de "I soliti idioti"). Insomma, un ottimo film che sa emozionare fino all'ultimo e che consiglio a tutti.
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anaizabel
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lunedì 23 gennaio 2012
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film da evitare assolutamente
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noioso.... molto noioso.... protagonista troppo patetico e monotono.... dopo ore di ascoltare racconto di edgar non si riusciva a sopportare la sua voce........ trucco oddioso... personaggi assomigliavano protagonisti di star trek.... tempo e soldi spreccati :-(
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