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brian77
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venerdì 6 gennaio 2012
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da anni non si riescono più a fare film così...
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Cinema allo stato puro. Su un personaggio così controverso, dove era facile cadere nell'urgenza ideologica, nella condanna inginata, nel pamphlet accusatorio (o chissà, all'opposto, nella difesa per assurdo), Clint riesce a mantenere uno sguardo complesso, compassionevole, umano, anche se tace poco (lo trovo renitente nel parlare dei rapporti con la mafia e dei ricatti plurimi che si dice ne subisse). E anche il quadro dell'America che ne viene fuori è straordinariamente complicato. Un'osservazione: da noi, per raccontare un personaggio per certi versi analogo come Andreotti si è trovata solo la chiave più facilmente astratta e grottesca del "Divo", in modo da non affrontare i problemi; Eastwood invece dimostra di avere una forza narrativa e di cinema veramente di un altro mondo, sceglie l'ottica di Hoover e riesce a metterla in prospettiva, ma al tempo stesso a farci classicamente sentire il personaggio.
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Cinema allo stato puro. Su un personaggio così controverso, dove era facile cadere nell'urgenza ideologica, nella condanna inginata, nel pamphlet accusatorio (o chissà, all'opposto, nella difesa per assurdo), Clint riesce a mantenere uno sguardo complesso, compassionevole, umano, anche se tace poco (lo trovo renitente nel parlare dei rapporti con la mafia e dei ricatti plurimi che si dice ne subisse). E anche il quadro dell'America che ne viene fuori è straordinariamente complicato. Un'osservazione: da noi, per raccontare un personaggio per certi versi analogo come Andreotti si è trovata solo la chiave più facilmente astratta e grottesca del "Divo", in modo da non affrontare i problemi; Eastwood invece dimostra di avere una forza narrativa e di cinema veramente di un altro mondo, sceglie l'ottica di Hoover e riesce a metterla in prospettiva, ma al tempo stesso a farci classicamente sentire il personaggio. Un grande.
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silvia63
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giovedì 5 gennaio 2012
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film da non perdere.
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J.Edgar e' un film molto bello. L'interpretazione di Leonardo Di Caprio e' magistrale! Molto bravo anche Armie Hammer nel ruolo di Clyde Tolson. Ritengo sia un film da non perdere.
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weach
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giovedì 5 gennaio 2012
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la prigione durante la recita della vita
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j.edgar
di Clint Eastwood,
nelle sale cinematografiche italiane oggi ,
visto con piacere anche perché mi riesce difficile rinunciare ad un appuntamento con l'amato Clint.
Un film nella continuità o nella discontinuità della regia ?Non si può non vedere una continuità anche perché il lavoro della regia è orami orientato verso l'essere, meno verso la materia arida ; tutto, ad un certo punto del lovoro cinematografico va in risonanza con vibrazioni minimaliste comunque piene di sentire. E' regista Eastwood che suscita dibattito; ti domandi sempre se quello che vedi è totalmente voluto, se magari ci sia stato una dimenticanza , oppure un secondo fine ;poi ti accorgi che tutto quadra o può quadrare se si accetta Eastwood per quello che è :un uomo che nella fase evolutiva della vita sente il bisogno di immergersi , magari con una qualche malinconia di troppo , nel senso delle nostre vite , nel caso di specie nel senso della vita intensamente vissuta di J.
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j.edgar
di Clint Eastwood,
nelle sale cinematografiche italiane oggi ,
visto con piacere anche perché mi riesce difficile rinunciare ad un appuntamento con l'amato Clint.
Un film nella continuità o nella discontinuità della regia ?Non si può non vedere una continuità anche perché il lavoro della regia è orami orientato verso l'essere, meno verso la materia arida ; tutto, ad un certo punto del lovoro cinematografico va in risonanza con vibrazioni minimaliste comunque piene di sentire. E' regista Eastwood che suscita dibattito; ti domandi sempre se quello che vedi è totalmente voluto, se magari ci sia stato una dimenticanza , oppure un secondo fine ;poi ti accorgi che tutto quadra o può quadrare se si accetta Eastwood per quello che è :un uomo che nella fase evolutiva della vita sente il bisogno di immergersi , magari con una qualche malinconia di troppo , nel senso delle nostre vite , nel caso di specie nel senso della vita intensamente vissuta di J.Edgar.
Non sono tanto i risvolti politici,centrali nell'impegno cinematografico quanto i contenuti esistenziali, le opportunità mancate , il senso di appartenenza come limite dell'essere ; si vede anche in questo film un Eastwood che osserva e che ama farlo con nostalgia, voglia sempre rinnovata di approcciare i contenuti umani.
Il doppiaggio in italiano è stato all'altezza?suggerisco la visone del film in lingua originale; purtroppo il doppiaggio non è apparso perfetto e ci ha sottratto qualcosa in particolare i piccoli trailer in inglese sono apparsi meno stereotipati, più intensi, piene di vibrazioni che un poco sono andate perse nel doppiaggio.
Il senso del film ? Rappresentare forse la prigionia dell' essere mentre recita il ruolo che la vita ci ha assegnato; il tutto con una lettura a tratti distaccata in altri attimi intensamente emotiva.
La rilevanza della politica per Clint Eastwood , come detto , oggi come sempre , non è mai centrale , ma occasione di osservazione ; permane il forte imprimatur dell'orgoglio americano che comunque mai viene disconosciuto dalla regia .
Una chioso speciale per Leonardo Dicaprio : inevitabile !!!!!Dicaprio supera in questo film decisamente se stesso : è duttile . sensibile , , dalle molteplici espressioni, camaleontico, maturo, grande.
Di J.Edgar. che dire alla fine ? Un buon film, assolutamente da vedere ; ho preferito Hereafter , ma forse è solo un mio capriccio.
buona visione
weach illuminati
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lestatdelioncourt
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giovedì 5 gennaio 2012
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i limiti di un ex visino d'angelo in documentario
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Premesso che non ho mai annoverato Leonardo DiCaprio tra i miei attori preferiti, sono entrato in sala cercando ti svuotare la mente da ogni pregiudizio personale sull'attore; (bravissimo per impegno tecnica ecc ecc) e stravedendo per il cinema di Eastwood ho intrapeso la visone speranzoso in questa nuova accoppiata hollywoodiana.
Piu' passavano i minuti, piu' la video biografia di tale J. Edgar si faceva pseudo documentario saltando lentamente tra gli anni J. giovani e J. anziani con fluidita' fin troppo mancante di mordente.
Gli anni, le vicende e i personaggi storici che ne hanno fatto parte vengono buttati con lieve accenno di colore, cosparsi in qua e in la non si percepisce l'ammontare (certamente per tempisca) del periodo storico americano vissuto dal protagonista.
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Premesso che non ho mai annoverato Leonardo DiCaprio tra i miei attori preferiti, sono entrato in sala cercando ti svuotare la mente da ogni pregiudizio personale sull'attore; (bravissimo per impegno tecnica ecc ecc) e stravedendo per il cinema di Eastwood ho intrapeso la visone speranzoso in questa nuova accoppiata hollywoodiana.
Piu' passavano i minuti, piu' la video biografia di tale J. Edgar si faceva pseudo documentario saltando lentamente tra gli anni J. giovani e J. anziani con fluidita' fin troppo mancante di mordente.
Gli anni, le vicende e i personaggi storici che ne hanno fatto parte vengono buttati con lieve accenno di colore, cosparsi in qua e in la non si percepisce l'ammontare (certamente per tempisca) del periodo storico americano vissuto dal protagonista.
Tra un Bob Kennedy dietro alla scrivania e una Shirley Temple ad una prima, ci si butta allora anima e cuore nel decifrare il J. DiCaprio; Uomo poco uomo che assume un potere, tanto agognato dalla madre Dench, quanto distruttivo per la sua struttura folle quasi ariana della societa'.
Ci si aspetta una lotta intestina, un tormentoso atto tra la recita di un uomo e la sua vera natura, ed invece si resta al primo atto; la biografia abbastanza asettica di un uomo.
La lotta con se stesso resta accennata in una scena poco sconvolgente di un ti amo e nella morte della " madre/padre/padrona- "causa " inevitabile dell' Edgar mondo.
E' qui che ci si domanda perche' non c'e' quello che manca?, di chi e' la colpa, della sceneggiatura? dell'attore? del regista?.
A mio parere DiCaprio non riesce quasi mai in ogni film ad essere perfettamente credibile, lo accompagna una struttura fisica uno sciassì che lo rende un eterno bambino, per quanto si sforzi con bravura e tenacia il cappello anni '30 resta una mascherata nelle movenze e nel colpire lo spettatore;
Il trucco nell'eta' anziana lo aiuta molto, ma siamo lontani dal John Nash magistralmente interpretato da Russel Crowe ad esempio; eppure, non mi sento di addossare la mancanza di cio' che cercavo nella visione tutta in DiCaprio, forse la storia documentata non rende onore all'Eastwood regista, o forse dopo capolavori come Mystic River e Millin Dollar Baby ci si aspetta sempre troppo abituandosi troppo all'idea che gia' sara' bellissimo.
Un ottima fotografia e quel dolce uso del pianoforte appena sfiorato nelle scene con musica ricordano allo spettatore, che nel frattempo si interroga sul significato di gerbera, che siamo al cospetto di un ottimo film di Clint Eastwood.
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antonio montefalcone
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giovedì 5 gennaio 2012
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si fa buio sulla luce! - recensione
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Le intenzioni di Eastwood e dello sceneggiatore Lance Black sono eloquenti sin dal titolo: solo J. Edgar, senza Hoover. Parlare più dell’uomo, della sua intimità, e non tanto del personaggio pubblico. Sarebbe stato troppo arduo: leggendario direttore dell’ FBI per quasi 50 anni, audace, intuitivo, ma anche represso e tormentato, Hoover attraversò la storia americana dagli anni ‘20 ai ’70 influenzandone percorsi ed esiti. Lo hanno temuto tutti, per la sua voglia di far luce sul buio, ma anche accusato per le sue ossessioni, paranoie e abusi di potere. Eppure il suo più gran nemico non era il Dillinger di turno o il politico corrotto, ma se stesso.
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Le intenzioni di Eastwood e dello sceneggiatore Lance Black sono eloquenti sin dal titolo: solo J. Edgar, senza Hoover. Parlare più dell’uomo, della sua intimità, e non tanto del personaggio pubblico. Sarebbe stato troppo arduo: leggendario direttore dell’ FBI per quasi 50 anni, audace, intuitivo, ma anche represso e tormentato, Hoover attraversò la storia americana dagli anni ‘20 ai ’70 influenzandone percorsi ed esiti. Lo hanno temuto tutti, per la sua voglia di far luce sul buio, ma anche accusato per le sue ossessioni, paranoie e abusi di potere. Eppure il suo più gran nemico non era il Dillinger di turno o il politico corrotto, ma se stesso. Il buio più oscuro e impenetrabile non era quello della sua società, ma quello nel suo animo. Eastwood lo ha preso a pretesto per continuare la sua angosciata riflessione sulla Storia e su un mondo cinico e corrotto. Se da “Gli Spietati”, “Un mondo perfetto”, “Mystic River”, iniziava a spogliare di romanticismo e idealizzazione un’America che si illudeva riguardo al passato, la propria anima e il proprio sogno; con i suoi ultimi film: da “Flags of our fathers” - “Changelling” a “J. Edgar”, giunge a descrivere con altrettanta amarezza, senso della sconfitta, disincanto e demistificazione, l’impossibilità di un futuro più etico e migliore: l’America non è più soltanto auto-ingannata dai propri ideali e miti, ma anche ingannata su costoro. Stavolta è tradita, prima di tutto e di altri, dagli stessi uomini che dovevano preservare miglioramento civile, fiducia e certezze. Hoover è simbolo di ombra e oscurità, menzogna ed ennesima falsificazione ai danni dell’opinione pubblica. L’atmosfera disturbante del film e l’affascinante chiaroscuro di una raffinata fotografia ne restituiscono l’allegoria. Il ritratto psicologico che ne viene fuori mira a rendere il protagonista specchio (a)morale e ambiguo della stessa anima della nazione. Uomo duro, ma anche fragile; succube della madre e innamorato segretamente del suo braccio destro Clyde; J. Edgar è costretto a propagandare la sua immagine, millantando imprese diverse dai fatti e versioni documentate. Con lui viene sconfitta la democrazia e la stessa giustizia che si voleva tutelare. Ma soprattutto, la verità. Nonostante il ruolo chiave di trasparenza, chiarezza e investigazione del suo lavoro, la verità finale sui fatti accaduti e sulla sua vita, resterà sommersa. E’ un film intimistico, curato ed elegante, che seppur non forte nella denuncia o potente emotivamente nella biografia, riesce comunque a interessare e coinvolgere. Attraverso l’ottima ricostruzione di epoche; una sceneggiatura articolata tra passato e futuro, che utilizza flashback e incastri di diversi punti di vista, tipo “Quarto Potere” o “Rashomon”; e l’acuta lettura di J. Edgar (efficacemente interpretato da Di Caprio, che a tratti ricorda il suo H. Hughes di “Aviator”) si riesce a ben rappresentare il disfacimento morale e psicologico di un uomo. Ma soprattutto a trasmettere alla fine quel senso di disfatta della sua opera: un meccanismo sociale repressivo troppo complesso del quale, in buona e in mala fede, sarà lui stesso vittima e con lui l’intera nazione. E attraverso questo, esprimere la caduta di molti miti, aspirazioni, esempi di lealtà e responsabilità, ma non di quell’(in)evitabile necessità di contraffazione sia individuale (Hoover negherà verità sentimentali a se stesso prima che all’ opinione pubblica) sia storica (l’illusione di una democrazia perfetta e un mondo più giusto).
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paapla
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giovedì 5 gennaio 2012
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una fotografia in b/n strepitosa
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Clint Eastwood è un grande romanziere, in questo lavoro c'è tutta l'esperienza de regista e produttore. Un lavoro certosino, una fotografia in B/N bellissima. Mirabile Leonardo Di Caprio, segna un punto pesante e mette un'ipoteca sulla più importante delle statuette.
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alex2044
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giovedì 5 gennaio 2012
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leonardo di caprio un fuoriclasse
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Il film è ottimo , i comprimari sono bravi, le due ore ed un quarto non si sentono, la storia è interessante e ci mostra gli Stati Uniti come erano e forse come sono ancora adesso. Ma su tutto si staglia l'interpretazione di Leonardo Di Caprio. Un gigante ,forse senza di lui il film non sarebbe stato così credibile. La maturità è raggiunta alla grande.Non so se vincerà l'Oscar ,la cosa non è così importante, certo con questa interpretazione Di Caprio ha dato una notevole sterzata alle sua già più che pregevole carriera.
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cleu93
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giovedì 5 gennaio 2012
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di caprio da oscar!
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Il film di Clint Eastwood non ha deluso le aspettative.
Attori straordinari con un Di Caprio da oscar.
Dialoghi e sceneggiature a dir poco perfette.
La perfezione non viene raggiunta per il fatto che la prima parte del film risulta a tratti difficile da seguire per la complessa terminologia adottata.
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peolo13
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giovedì 5 gennaio 2012
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sottotono
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Un film che ha tutte le potenzialità per esere un capolavoro risulta invece, a mio avviso, un film molto sottotono. Clint Eastwood, purtroppo, delude per la mancata capacità di trasmettere emozioni (cosa invece ben riuscita in Gran Torino e Million Dollar Baby, forse perché recitati da lui stesso). Spesso il film risulta finto sotto il punto di vista dei costumi, delle riprese (vedi le scene delle parate dei presidenti che sono realizzate al computer e sembrano da film di serie B) e della storia, infatti Eastwood non riesce a valorizzare il personaggio di J.Edgar che, anche se in alcune scene del film viene mostrato il suo lato sentimentale ed umano, non trasmette quella sensazione di uomo di potere e carisma.
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Un film che ha tutte le potenzialità per esere un capolavoro risulta invece, a mio avviso, un film molto sottotono. Clint Eastwood, purtroppo, delude per la mancata capacità di trasmettere emozioni (cosa invece ben riuscita in Gran Torino e Million Dollar Baby, forse perché recitati da lui stesso). Spesso il film risulta finto sotto il punto di vista dei costumi, delle riprese (vedi le scene delle parate dei presidenti che sono realizzate al computer e sembrano da film di serie B) e della storia, infatti Eastwood non riesce a valorizzare il personaggio di J.Edgar che, anche se in alcune scene del film viene mostrato il suo lato sentimentale ed umano, non trasmette quella sensazione di uomo di potere e carisma. Di Caprio invece si salva, a mio avviso, con una sufficenza ma purtroppo non va piú in la del 6. Non so se per colpa sua oppure del film ma non é lo stesso Leo carismatico e affascinante di film come Inception o The Aviator.
Insomma un film che non vorrei definire noioso, ma piuttosto piatto e paragonabile ad un compitino fatto con poca voglia e forse con pochi soldi(???).
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peolo13
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giovedì 5 gennaio 2012
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sottotono!!!
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Un film che ha tutte le potenzialità per esere un capolavoro risulta invece, a mio avviso, un film molto sottotono. Clint Eastwood, purtroppo, delude per la mancata capacità di trasmettere emozioni (cosa invece ben riuscita in Gran Torino e Million Dollar Baby, forse perché recitati da lui stesso). Spesso il film risulta finto sotto il punto di vista dei costumi, delle riprese (vedi le scene delle parate dei presidenti che sono realizzate al computer e sembrano da film di serie B) e della storia, infatti Eastwood non riesce a valorizzare il personaggio di J.Edgar che, anche se in alcune scene del film viene mostrato il suo lato sentimentale ed umano, non trasmette quella sensazione di uomo di potere e carisma.
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Un film che ha tutte le potenzialità per esere un capolavoro risulta invece, a mio avviso, un film molto sottotono. Clint Eastwood, purtroppo, delude per la mancata capacità di trasmettere emozioni (cosa invece ben riuscita in Gran Torino e Million Dollar Baby, forse perché recitati da lui stesso). Spesso il film risulta finto sotto il punto di vista dei costumi, delle riprese (vedi le scene delle parate dei presidenti che sono realizzate al computer e sembrano da film di serie B) e della storia, infatti Eastwood non riesce a valorizzare il personaggio di J.Edgar che, anche se in alcune scene del film viene mostrato il suo lato sentimentale ed umano, non trasmette quella sensazione di uomo di potere e carisma. Di Caprio invece si salva, a mio avviso, con una sufficenza ma purtroppo non va piú in la del 6. Non so se per colpa sua oppure del film ma non é lo stesso Leo carismatico e affascinante di film come Inception o The Aviator.
Insomma un film che non vorrei definire noioso, ma piuttosto piatto e paragonabile ad un compitino fatto con poca voglia e forse con pochi soldi(???).
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