zanzara
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lunedì 9 gennaio 2012
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delicatissimamente eastwood.
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Delicato ma chiaro e limpido questo film che non nasconde nulla dietro a un dito, che ti fa vedere nettamente le zone nere, bianche e grigie. Una storia raccontata benissimo al di sopra di tutti i pregiudizi e priva di un qualsiasi "orientamento coatto"; racconto che lascia lo spettatore LIBERO, ma veramente libero, di ragionare e di pensare con la propria testa riguardo alla politica, al potere, al razzismo, alla violenza, alla persecuzione, all'omosessualità e, perchè no, anche ai rapporti insani tra madri e figli. La scena che mi ha lascito veramente senza fiato è stata la "scenata di gelosia" tra i due protagonisti nella loro camera d'albergo. Mi è piaciuto sentire la forte carica erotica che si è sprigionata, mi sono piaciute la dolcezza, la determinazione e la risolutezza di Clyde.
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Delicato ma chiaro e limpido questo film che non nasconde nulla dietro a un dito, che ti fa vedere nettamente le zone nere, bianche e grigie. Una storia raccontata benissimo al di sopra di tutti i pregiudizi e priva di un qualsiasi "orientamento coatto"; racconto che lascia lo spettatore LIBERO, ma veramente libero, di ragionare e di pensare con la propria testa riguardo alla politica, al potere, al razzismo, alla violenza, alla persecuzione, all'omosessualità e, perchè no, anche ai rapporti insani tra madri e figli. La scena che mi ha lascito veramente senza fiato è stata la "scenata di gelosia" tra i due protagonisti nella loro camera d'albergo. Mi è piaciuto sentire la forte carica erotica che si è sprigionata, mi sono piaciute la dolcezza, la determinazione e la risolutezza di Clyde. Nessuna frase volgare o scena indecente solo "energia sensazionale" che mi ha rimescolato il sangue nelle vene. Quattro stelle e la voglia di rivederlo ancora.
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pensionoman
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lunedì 9 gennaio 2012
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j. edgar. figura tormentata dai suoi demoni.
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Ineccepibile la recensione della Gandolfi! Può un singolo uomo impersonare (x oltre 40 anni) contemporaneamente il progresso scinetifico investigativo della più importante istituzione di giustizia del mondo e il volto più becero, illegale, ingiusto e totalitario del sistema nei confronti dei singoli? La risposta nell'ultimo film di Eastwood su una delle figure più controverse della storia americana moderna: J. Edgar Hoover, capo (e creatore) dell'FBI x quasi mezzo secolo, responsabile dei tanti miglioramenti e progressi investigativi dell'attività giudiziaria (la catalogazione, repertatura e ricerca delle impronte digitali, l'analisi degli indizi sulla scena del crimine, l'esame scientifico dei reperti, etc.
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Ineccepibile la recensione della Gandolfi! Può un singolo uomo impersonare (x oltre 40 anni) contemporaneamente il progresso scinetifico investigativo della più importante istituzione di giustizia del mondo e il volto più becero, illegale, ingiusto e totalitario del sistema nei confronti dei singoli? La risposta nell'ultimo film di Eastwood su una delle figure più controverse della storia americana moderna: J. Edgar Hoover, capo (e creatore) dell'FBI x quasi mezzo secolo, responsabile dei tanti miglioramenti e progressi investigativi dell'attività giudiziaria (la catalogazione, repertatura e ricerca delle impronte digitali, l'analisi degli indizi sulla scena del crimine, l'esame scientifico dei reperti, etc.) e dei clamorosi successi dell'FBI (gli arresti dei gangster, del rapitore di Baby Lindsberg, etc), ma anche persona tormentata dai suoi demoni e colpevole delle molte attività illegali e ingiuste compiute contro i cittadini e le stesse autorità (persino contro diversi presidenti USA e senatori) in nome di una pretesa necessità di garantire la sicurezza dell'America contro i suoi "nemici"! Chi siano poi questi nemici è presto detto: attivisti per i diritti civili, dissidenti, comunisti e persino Martin Luther King! J. Edgar allora si commenta da solo, tormentato e contrariato da sè stesso, innanzitutto, per quella vita sociale e sessuale da sempre negatasi in nome dei suoi pretesi principi etici e morali, in nome dei quali giustificare qualsiasi nefandezza, pestaggio, sopruso, ricatto e intercettazione. Un'America che scende sullo stesso livello dei suoi avversari per contrastarli, il terrore e il controllo! La prevaricazione dei diritti dell'individuo che lei stessa aveva promesso di difendere prima di ogni altra cosa!
Se questo è il prezzo del progresso (investigativo e non), vien da chiedersi che differenza corra rispetto a paesi apertamente totalitari che pure hanno compiuto un enorme balzo in avanti sulla via del progresso scientifico e tecnologico. Ecco, questo il pregio di un film bello, che induce alla riflessione politica e umana, ma francamente noioso, mai decollato nel ritmo e nella tensione narrativa, che anzi si spegne a poco a poco lungo le oltre due (lunghe) ore del racconto. Assolutamente diversi certo, ma di gran lunga migliori i precedenti lavori del (grande) regista, Gran Torino e Hereafter, un pò calato in quest'ultima opera.
un saluto. sempre buona visione.
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[+] edgar l'anale
(di gpistoia39)
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vinlembo
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lunedì 9 gennaio 2012
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da non vedere
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veramente inguardabile, noioso e scontato
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hidalgo
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lunedì 9 gennaio 2012
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clint stavolta non fa centro
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Dopo la parentesi mistica di Hereafter, Clint Eastwood porta al cinema la biografia di J. Edgar Hoover in un film che, come il suo protagonista, ha tante ombre e poche luci. Clint racconta l'uomo J. Edgar, il tipico americano ossessionato dal comunismo, dalla sicurezza nzionale e da un senso di giustizia discutibile ed esagerato. Per Hoover, il fine giustifica sempre i mezzi; intimidazioni, ricatti, minacce, qualsiasi mezzo è lecito per assicurare il criminale - o presunto tale - alla legge. Un uomo con sconfinate manie di grandezze,ma anche una vittima, di se stesso e del suo rapporto con una madre-padrona onnipresente e incontrastabile. J. Edgar è un uomo solo, con le sue paranoie e i suoi fascicoli segreti, sopportato, amato, dal suo collaboratore Tolson e dalla sua fedele segretaria Helen Gandy.
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Dopo la parentesi mistica di Hereafter, Clint Eastwood porta al cinema la biografia di J. Edgar Hoover in un film che, come il suo protagonista, ha tante ombre e poche luci. Clint racconta l'uomo J. Edgar, il tipico americano ossessionato dal comunismo, dalla sicurezza nzionale e da un senso di giustizia discutibile ed esagerato. Per Hoover, il fine giustifica sempre i mezzi; intimidazioni, ricatti, minacce, qualsiasi mezzo è lecito per assicurare il criminale - o presunto tale - alla legge. Un uomo con sconfinate manie di grandezze,ma anche una vittima, di se stesso e del suo rapporto con una madre-padrona onnipresente e incontrastabile. J. Edgar è un uomo solo, con le sue paranoie e i suoi fascicoli segreti, sopportato, amato, dal suo collaboratore Tolson e dalla sua fedele segretaria Helen Gandy. Una scoperta, forse tardiva o forse no, di un sentmento forte e ben preciso e ricambiato per Tolson, che rimarrà al suo fianco fino alla fine nella buona e nella cattiva sorte. Eastwood sa come affrontare l'animo umano, ma stavolta si incarta incredibilmente in quello che dovrebbe essere il suo punto di forza; la narrazione. Terribilmente lento e non sempre coinvolgente, J. Edgar è un film che "poteva essere e non è stato", che non decolla mai, non cambia marcia e resta fermo allo stato di biografia fedele ma niente di più. Resta la strepitosa interpretazione di un Leo Di Caprio in stato di grazia, il tocco di Clint che comunque c'è e che limita in parte i danni fatti da una sceneggiatura macchinosa e pesante. Il film meno riuscito di Clint Eastwood dal 1994 (Gli spietati) ad oggi. Ma al vecchio leone di Hollywood si perdona senza problemi il passo falso e si continua ad amarlo. Ci mancherebbe. Alla prossima, Clint.
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monno
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lunedì 9 gennaio 2012
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una figura interessante per un film frettoloso
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Parto dal fatto che a me non è piaciuto,a parte alcuni momenti non sembra nemmeno un film di Eastwood.
Mi è parso un biopic che è inutile raccontare,per quel che ho letto questo famigerato J.Edgar era una specie di secondo presidente che lavorava sottobosco, invece nel film non appare nulla,Eastwood non ha osato per niente,tre quarti d'ora per il rapimento Linderbergh che si potevano pure evitare.
Bocciata assolutamente la sceneggiatura(Milk)e promossa la fotografia
Diciamo un film moscio,frettoloso che dopo aver visto non ti lascia nulla e ti chiedi...ce n'era veramente il bisogno?
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flyanto
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lunedì 9 gennaio 2012
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la storia di un uomo nell'america proibizionista
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Film sulla figura di J.E. Hoover, capo dell' FBI, interpretato da Leonardo di Caprio, qui molto bravo e giustamente candidato all'Oscar. Ben fatto, come tutti i films di Clint Eastwood, ma a diffrerenza che i suoi altri precedenti qui il film risulta essere solo una semplice ed accurata biografia, senza possedere però alcun tocco di originalità nell'esposizione dei fatti e delle tesi sostenute.
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enrimaso
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lunedì 9 gennaio 2012
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clint colpisce ancora! e leo è da oscar!
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Clint e l'America, quella di ieri e quella di oggi.
Uno sguardo al passato per rileggere gli Stati Uniti di oggi e cercare di capire come sono diventati così, con i loro pregi ed i loro difetti.
E la vita del mitico capo dell'FBI è la chiave perfetta per raccontare la Storia: quella con la "S" maiuscola, di 50 anni d' America e degli 8 presidenti che si sono avvicendati alla sua guida (ognuno di essi, però, dovendo fare i conti con l'occhio vigile, impietoso, a volte paranoico, di J. Edgar); e quella con la "s" minuscola, ovvero la storia privata di un uomo integerrimo e ossessionato dalla sua creatura (l'FBI, appunto) ma anche costrettosi a lasciar da parte la vita privata e gli affetti.
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Clint e l'America, quella di ieri e quella di oggi.
Uno sguardo al passato per rileggere gli Stati Uniti di oggi e cercare di capire come sono diventati così, con i loro pregi ed i loro difetti.
E la vita del mitico capo dell'FBI è la chiave perfetta per raccontare la Storia: quella con la "S" maiuscola, di 50 anni d' America e degli 8 presidenti che si sono avvicendati alla sua guida (ognuno di essi, però, dovendo fare i conti con l'occhio vigile, impietoso, a volte paranoico, di J. Edgar); e quella con la "s" minuscola, ovvero la storia privata di un uomo integerrimo e ossessionato dalla sua creatura (l'FBI, appunto) ma anche costrettosi a lasciar da parte la vita privata e gli affetti. Proprio su questo secondo versante, il film dà il meglio di sé: merito della consueta grazia registica di Clint e della memorabile interpretazione di Di Caprio, strepitoso soprattutto nelle scene che condivide con l’ingombrante figura materna (altra grande prova attoriale di Judi Dench) e con l’inseparabile braccio destro Clyde Tolson, forse l’amore di una vita, negato anch’esso dai doveri dell’Uomo Pubblico e dalle aspettative della madre.
Peccato che un’opera di così alto livello, ci presenti effetti di Trucco piuttosto imbarazzanti: l’invecchiamento dei personaggi risulta ben poco credibile (soprattutto quelli di Clyde Tolson e della segretaria storica di J. Edgar, interpretata da Naomi Watts); solo Leo, con la sua impressionante metamorfosi fisica, riesce a rendere sempre verosimile il suo personaggio, in tutti i 48 anni di vita narrati.
Comunque, Clint non tradisce nemmeno questa volta: quando hai visto un suo film, esci dalla sala con una gran voglia di vedere la sua prossima opera!
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[+] grande
(di regi1991)
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ilfreddo1983
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lunedì 9 gennaio 2012
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calma piatta...al cinema!!!
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Deluso...film lento,noioso e piatto non riesce a catturare neanche x un secondo lo spettatore che resta li in attesa di qualcosa che non arriverà mai,gli attori sono bravissimi ma non basta anzi Di Caprio che io ritengo uno dei migliori attori in circolazione sembra soffrire questo ruolo cosi monotono e statico.
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hollyver07
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lunedì 9 gennaio 2012
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un portrait cupo, desolante e senza remore
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Ciao. Inizio proponendo un'affermazione, ovvero... "J. Edgar" non è un film che ritengo possa piacere, o gradito, indistintamente a tutti i palati cinematografici, successivamente proverò a giustificarne le motivazioni. Volendo riassumere in maniera superficiale il film, la biografia del personaggio si sviluppa attraverso un consistente lasso temporale che abbraccia molti degli eventi storici più importanti che interessarono gli USA e non solo quelli. Eastwood, a mio avviso con malcelata durezza, ha proposto la figura di Hoover attraverso una visione quasi ipercritica di una persona volitiva, narcisista, determinata fino all'ossessione paranoide ed incapace di gestire, manifestare, le proprie emozioni in maniera aperta, spontanea e sincera.
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Ciao. Inizio proponendo un'affermazione, ovvero... "J. Edgar" non è un film che ritengo possa piacere, o gradito, indistintamente a tutti i palati cinematografici, successivamente proverò a giustificarne le motivazioni. Volendo riassumere in maniera superficiale il film, la biografia del personaggio si sviluppa attraverso un consistente lasso temporale che abbraccia molti degli eventi storici più importanti che interessarono gli USA e non solo quelli. Eastwood, a mio avviso con malcelata durezza, ha proposto la figura di Hoover attraverso una visione quasi ipercritica di una persona volitiva, narcisista, determinata fino all'ossessione paranoide ed incapace di gestire, manifestare, le proprie emozioni in maniera aperta, spontanea e sincera. Il ritratto che ne consegue è quello di un uomo guidato da ferrei precetti e preconcetti con i quali arrivò ad amplificare e gestire le azioni di un potentissimo apparato governativo (il Federal Bureau of Investigation) per un periodo di quasi mezzo secolo. Il fatto che Eastwood abbia (chiaramente) calcato la mano sulle "presunte" caratteristiche socio-comportamentali di Hoover è probabilmente legato al fatto che il nostro è un regista che ama "illuminare" e stigmatizzare le situazioni in chiaroscuro, oppure estremamente ambigue. A onor del vero, in questo caso, si potrebbero intendere tinte cinematografiche che partono dal grigio scuro sino ad una notte nera e plumbea. In una simile connotazione d'ambiente, assai "dark", la figura materna appare all'origine dei tratti comportamentali di Hoover, altresì diventando l'unica fonte di chiara ed identificabile giustificazione dell'io profondo di Edgar. Altro elemento d'interesse da notare... è la ridotta incidenza (nella trama) dei fatti inerenti la determinazione con la quale Hoover aggredì e perseguitò il mondo dello spettacolo, in particolare quello del cinema hollywodiano. E' un fatto curioso, probabilmente lo si può ricollegare al tentativo di non voler far apparire il film come un'esplicita "vendetta morale" di Hollywood nei confronti di una persona la quale, in maniera quasi estremistica, fu base e supporto vitale del "Maccartismo" e del "red scare". Altrettanto interessante è la non velata critica al mondo di Hollywood (a volte vittima... a volte carnefice) che prima esaltava le gesta dei malavitosi (per esempio James Cagney in "Public enemy") per poi votarsi a personaggi più ossequiosi dei dictat del sistema (tanto per... sempre James Cagney in ""G" men") seguiti da personaggi ("giusti") che ammorbidivano la legge al proprio criterio di giustizia (guarda un pò... sempre J. Cagney in "Pugno di ferro"). In sostanza... Eastwood ne ha per tutti, non solo per Hoover. In merito al film, in senso stretto, c'è da apprezzare l'ottima e convincente prova di Di Caprio e stigmatizzare l'eccellente performance di una Judy Dench capace di rendere estremamente efficace il cipiglio espressivo inteso a riflettere il ruolo di una madre-padrona. Ben interpretati, forse non sufficientemente caratterizzati, i ruoli di Clyde Tolson (Armie Hammer) ed Helen Gandy (Naomi Watts). Regìa efficace che chiaramente mostra di prediligere le scene d'interno, ottimamente assencondata da una fotografia in toni da noir dell'anima. Sceneggiatura con poche concessioni agli aspetti dinamici degli eventi e qui è chiara l'intenzione di agganciarsi quasi esclusivamente all'intima figura del personaggio piuttosto che alla storia americana del quale è stato attivo fautore. Rientrando sul tema del gradimento della pellicola, è una storia completamente Yankee (pensandoci bene... certe distorte "personalità" le abbiam sofferte un pò tutti...) il voluto lento ed alternato incedere di trama ed eventi, la costante "lettura" ed "esibizione" della personalità di Hoover e lo sfumato scorrere degli eventi storici (fatta eccezione per il rapimento di Baby Lindberg che divenne fondamentale per il riconoscimento federale del Bureau) non credo rendano appetibile il film a "tutto tondo". Personalmente... l'ho trovato estremamente interessante e lo considero un ottimo film. E' inerente elementi della storia di un personaggio a dir poco controverso del quale ho comunque una ridotta nozione personale e per l'ottica proposta nei confronti del potere dei singoli e di ciò che esso può significare. Buona visione, saluti a tutti
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