rochthecasbah
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domenica 13 maggio 2012
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fino all'ultimo sbadiglio
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Dopo le due grandi delusioni, l’enfatico Invictus e il paranormale Hereafter, ero decisa a far riscattare Clint Eastwood ai miei occhi. Andando a vedere J. Edgar le aspettative erano alte, se non per il regista, almeno per l’interprete, Leonardo Di Caprio, che da qualche anno non sbaglia un colpo! La storia in questione è quella di John Edgar Hoover, per 48 anni a capo dell’FBI, fu lui a introdurre alcuni dei sistemi ancora in uso per le indagini (archiviazione delle impronte digitali, laboratori scientifici per la comparazione delle prove) e a catturare alcuni dei criminali più spietati di tutta l’America. Data l’impostazione della narrazione, ilparagone con un altro film, Milk di Gus Van Sant, viene spontaneo.
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Dopo le due grandi delusioni, l’enfatico Invictus e il paranormale Hereafter, ero decisa a far riscattare Clint Eastwood ai miei occhi. Andando a vedere J. Edgar le aspettative erano alte, se non per il regista, almeno per l’interprete, Leonardo Di Caprio, che da qualche anno non sbaglia un colpo! La storia in questione è quella di John Edgar Hoover, per 48 anni a capo dell’FBI, fu lui a introdurre alcuni dei sistemi ancora in uso per le indagini (archiviazione delle impronte digitali, laboratori scientifici per la comparazione delle prove) e a catturare alcuni dei criminali più spietati di tutta l’America. Data l’impostazione della narrazione, ilparagone con un altro film, Milk di Gus Van Sant, viene spontaneo. Entrambi i film trattano storie di personaggi celebri realmente esistiti attraverso lunghi flashback. J. Edgar detta la sua storia a dei sottoposti, Harvey Milk la registra nella solitudine della sua casa, in ambedue i casi poco prima di morire. Insomma, modalità diverse, stessa finalità. Purtroppo però il paragone non regge se si confronta il geniale ritmo incalzante con cui Gus Van Sant sviluppa la sua storia e la pedante lentezza della narrazione eastwoodiana. Il tono è cupo, il film lento, Eastwood, per altro, calca molto la mano su quella che in realtà è solo una supposizione, ovvero l’omosessualità del personaggio. In effetti, J.Edgar Hoover non si sposò mai ed ebbe uno stretto rapporto con il suo braccio destro, Clyde Tolson (egregiamente interpretato da Armie Hammer che avevamo già visto nel 2010 nei panni dei gemelli Winklevoss in The Social Network). Una storia potenzialmente interessante, dunque, che sembra sempre sul punto di carburare ma che non riesce mai a dare quell’accelerata che fa entrare lo spettatore nel vivo dell’azione.
A onor del vero,ci sono anche degli episodi narrativi piacevoli, uno in particolare lo ritroviamo al momento della morte della madre di Edgar, della quale, secondo la versione riportata dal regista, il figlio era sempre stato succube (anche e soprattutto nell’ambito del suo orientamento sessuale). La donna glielo fa chiaramente capire: “Non voglio un figlio gardenia”, gli dice, alludendo al soprannome di un amico di Edgar che da bambino, scoperto vestito da donna e pubblicamente umiliato, si era suicidato dopo poco.
Ebbene, dicevo, in questo momento drammatico, abbiamo un Di Caprio che si lascia finalmente andare, indossa un abito della madre e crolla in lacrime sul pavimento, per la prima volta dall’inizio del film, spettinato.
Personalmente tendo ad attribuire il merito di questi rari sprazzi lirici all’interpretazione di Di Caprio che ce la mette davvero tutta per sopperire alle carenze di una narrazione fin troppo narcolettica.
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robypisanu89
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mercoledì 9 maggio 2012
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buonissimo film
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Buonissimo film con un Leonardo Di Caprio calato totalmente nella parte e che dimostra ancora una volta tutto il suo talento. Bellissima storia godibilissima dall'inizio alla fine
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mr magoo
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lunedì 30 aprile 2012
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un capolavoro!
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questo è un capolavoro punto e basta!!!ed è uno scandalo che agli oscar non abbia vinto nulla!!!
un di caprio veramente eccezionale e il solito magistrale eastwood...un ritratto di un America che tanti dimenticano o vogliono dimenticare...la figura di Hoover vista sotto tutti i punti di vista: la devozione e la precisione maniacale sul lavoro, l'amore e il rispetto verso la madre e il lato nascosto con la presunta omosessualità..una intepretazione senza dubbio ottimale su una delle figure + potenti dell'America degli ultimi 50 anni...
non capisco proprio come si faccia a criticare un film del genere...
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randy
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venerdì 6 aprile 2012
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buona biografia di un innovatore
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Un validissimo lungometraggio sulla storia di uno dei più grandi personaggi del XX secolo, J. Edgar Hoover. Il film rende benissimo le caratteristiche di quest'uomo, mettendo in evidenza la sua testardaggine e i suoi pensieri troppo innovativi. Credo però che Eastwood si sia dilungato troppo in alcune scene, soprattutto quelle finali, che inevitabilmente portano lo spettatore alla noia.
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puzzailsignorvincenzo
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giovedì 5 aprile 2012
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rigoroso
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Film bello, un pò lento ma rigoroso, preciso, quasi rigoroso se si eccettua qualche concessione sentimentalistica sul finire. Ormai è la griffe di Eastwood.
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edwood87
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giovedì 29 marzo 2012
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137 minuti di moralità americana!
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J. Edgar non è un film sulla vita di J. Edgar, bensì sulla vita che avrebbe voluto avere. Quest'opera targata Clint Eastwood si accosta alla precedente pellicola del maestro hollywoodiano (Hereafter) il quale cerca, invano, di tornare su quei passi che l'hanno reso celebre dietro la macchina da presa. Siamo, infatti, lontani anni luce dai capolavori di Mystic River e Million Dollar Baby.
La storia narra le vicende di J. Edgar Hoover (interpretato da uno straordinario Leonardo DiCaprio), il quale viene nominato capo dell'FBI dal presidente Coolidge e, da questo momento in poi, resterà al servizio di ben otto presidenti americani.
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J. Edgar non è un film sulla vita di J. Edgar, bensì sulla vita che avrebbe voluto avere. Quest'opera targata Clint Eastwood si accosta alla precedente pellicola del maestro hollywoodiano (Hereafter) il quale cerca, invano, di tornare su quei passi che l'hanno reso celebre dietro la macchina da presa. Siamo, infatti, lontani anni luce dai capolavori di Mystic River e Million Dollar Baby.
La storia narra le vicende di J. Edgar Hoover (interpretato da uno straordinario Leonardo DiCaprio), il quale viene nominato capo dell'FBI dal presidente Coolidge e, da questo momento in poi, resterà al servizio di ben otto presidenti americani. Edgar vive con la sua affezionatissima madre, la quale non accetterebbe mai l'omosessualità di suo figlio. La scalata al successo di J. Edgar Hoover viene raccontata in 137 minuti, menzogna dopo menzogna, elementi troppo poco soddisfacenti per reggere un'opera di un regista dal calibro di Clint Eastwood.
Troppi presidenti quindi, troppa la durata di un film che non conduce da nessuna parte. L'unico risvolto drammatico dell'opera riguarda il suo non rapporto d'amore con il fedele Clyde Tolson. Altra nota storta è rappresentata da un DiCaprio (ma non solo lui) invecchiato male con la voce che sembra rimanere costante nel tempo, quasi rappresentasse la parodia di se stesso.
La mano dell'autore c'è e viene apprezzata per tutta la durata della pellicola, attraverso un ottima scelta stilistica, i salti temporali sono rappresentati in maniera impeccabile attraverso l'utilizzo di raccordi impercettibili, il film è pieno di riferimenti cinematografici (vedi la citazione a Nemico Pubblico), anche le interpretazioni di tutto il cast sono di alto livello.
L'elemento che non convince (probabilmente quello più importante) è la scelta di un soggetto (la storia di J. Edgar) interessante si, ma non per questo pronto per il grande schermo. Eastwood questa volta non ha pensato a come l'Europa intera e non solo (anche parte dell'America stessa) si sia potuta annoiare a vedere un'opera prettamente americana, specie se viene trasfigurata del tutto, come in questo caso.
Rimandato, quindi, l'appuntamento con un nuovo capolavoro di uno dei maestri contemporanei del cinema, il quale continua a decorare le sue opere di moralità; forse Clint dovrebbe sospendere lo sventolamento della sua bandiera e dedicare il suo talento ad altre storie che potrebbero toccare il mondo intero più da vicino: dopotutto noi abbiamo bisogno di lui, dei suoi soggetti più avvincenti, noi abbiamo bisogno di un milione di dollari, baby!
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owlofminerva
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venerdì 9 marzo 2012
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un titano del 900 in un limbo di sentimenti
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La biografia di un titano del Novecento rallentata dalla tenerezza dei sentimenti che si scontra con le azioni poco ortodosse del creatore e primo direttore dell’Fbi, J. Edgar Hoover. Eastwood racconta i cinquant’anni di storia di Hoover all’Fbi in due ore e un quarto ed è attento a delineare un personaggio forte ma vulnerabile, ne mette a nudo l’umanità insistendo sulla difficoltà del rapporto omosessuale con il suo vice Clyde Tolson e sul legame forte con la madre, donna autoritaria e proibizionista che lo ingabbia alle apparenze di una società conservatrice. Il rapporto intimo tra Hoover e Tolson e la fedeltà della segretaria Helen Gandy devota a lui, costituiscono un limbo di sentimenti raggelati che stride con le azioni poliziesche a confine tra legalità e illegalità.
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La biografia di un titano del Novecento rallentata dalla tenerezza dei sentimenti che si scontra con le azioni poco ortodosse del creatore e primo direttore dell’Fbi, J. Edgar Hoover. Eastwood racconta i cinquant’anni di storia di Hoover all’Fbi in due ore e un quarto ed è attento a delineare un personaggio forte ma vulnerabile, ne mette a nudo l’umanità insistendo sulla difficoltà del rapporto omosessuale con il suo vice Clyde Tolson e sul legame forte con la madre, donna autoritaria e proibizionista che lo ingabbia alle apparenze di una società conservatrice. Il rapporto intimo tra Hoover e Tolson e la fedeltà della segretaria Helen Gandy devota a lui, costituiscono un limbo di sentimenti raggelati che stride con le azioni poliziesche a confine tra legalità e illegalità.
Se non fosse per il trucco di gomma che toglie espressività ai volti invecchiati e avvicina Clyde a quello sfoggiato da Francesco Mandelli ne I soliti idioti il film sarebbe più godibile di quello che riesce ad essere.
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ultimoinquisitore
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giovedì 9 febbraio 2012
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forza e coraggio!
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Chi è Edgar?Per noi italiani, chi è costui? Basta vedere il film e lo si scopre. Perchè l'america è culturalmente, artisticamente, politicamente, fisicamente e storicamente troppo diversa da noi. J.Edgar Hoover è tutto ciò che sono stati gli eroi americani: giovane, coraggioso, determinato, ambizioso, sfacciato, provocatorio, ma anche bugiardo, sleale, egoista e razzista (politicamente parlando). Di Caprio è formidabile, sta cercando l'Oscar da dieci anni e quest'opera dovrebbe consacrarlo. Gli altri personaggi invece non gli stanno dietro (una scelta di Eastwood per lasciare il protagonista a combattere da solo?), il compagno che gli resterà accanto per tutta la vita non è indispensabile, ma solo capriccioso.
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Chi è Edgar?Per noi italiani, chi è costui? Basta vedere il film e lo si scopre. Perchè l'america è culturalmente, artisticamente, politicamente, fisicamente e storicamente troppo diversa da noi. J.Edgar Hoover è tutto ciò che sono stati gli eroi americani: giovane, coraggioso, determinato, ambizioso, sfacciato, provocatorio, ma anche bugiardo, sleale, egoista e razzista (politicamente parlando). Di Caprio è formidabile, sta cercando l'Oscar da dieci anni e quest'opera dovrebbe consacrarlo. Gli altri personaggi invece non gli stanno dietro (una scelta di Eastwood per lasciare il protagonista a combattere da solo?), il compagno che gli resterà accanto per tutta la vita non è indispensabile, ma solo capriccioso. Riesce a svelare (quasi) la natura di Edgar, ma sembra più un intralcio che una spalla.
Eastwood è magico a trionfare con la scelta fotografica e con il ritmo necessariamente dosato pesantemente, come il Silenzio suonate al funerale di un grande valore, che in questa pellicola è la fiducia nel "quarto potere" (quello vero).
Il cinema classico trionfa ancora. Il regista da ancora una volta una lezione di regia e di impostazione generale da capomastro, riuscendo a contrapporre nel finale l'ascesa di un mostro presidenziale, quale Richard Nixon, e la salvezza (la distruzione) dei segreti dell'FBI. Ma come andarono in seguito le cose gli americani lo sanno benissimo. Un amaro finale, apprezzabile da tutti, anche se Eastwood non ha mai nascosto per tutta la pellicola il suo schieramento sullo stesso lato politico di Hoover e nel condividerne pregi e debolezze. Ma questo non è nuovo nelle sue pellicole.
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hotbrain
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giovedì 9 febbraio 2012
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delusione totale
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Scialbo, praticamente irriconoscibile... probabilmente Eastwood avrebbe fatto meglio a mollare dopo Gran Torino (capolavoro assoluto), visto il livello mediocre di tutta la produzione successiva... ma qui si tocca davvero il fondo... da suo estimatore sin da tempi insospettabili (anni '70, quando quegli stessi critici che ora lo idolatrano, facevano a gara a stroncarlo...), non riesco davvero a trovare un suo film di livello inferiore. Eppure il film comincia bene: ritmo, stile asciutto, un discreto Di Caprio, almeno sino a quando non arriva il suo "vice"; qui Eastwood non si limita ad abbracciare il pettegolezzo della loro relazione sentimentale (che ci poteva anche stare), ma letteralmente soffoca il film dietro la loro relazione, arrivando a livelli di melodramma da telenovela brasiliana.
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Scialbo, praticamente irriconoscibile... probabilmente Eastwood avrebbe fatto meglio a mollare dopo Gran Torino (capolavoro assoluto), visto il livello mediocre di tutta la produzione successiva... ma qui si tocca davvero il fondo... da suo estimatore sin da tempi insospettabili (anni '70, quando quegli stessi critici che ora lo idolatrano, facevano a gara a stroncarlo...), non riesco davvero a trovare un suo film di livello inferiore. Eppure il film comincia bene: ritmo, stile asciutto, un discreto Di Caprio, almeno sino a quando non arriva il suo "vice"; qui Eastwood non si limita ad abbracciare il pettegolezzo della loro relazione sentimentale (che ci poteva anche stare), ma letteralmente soffoca il film dietro la loro relazione, arrivando a livelli di melodramma da telenovela brasiliana... cìè poco da fare: Eastwood con l'omosessualità (perchè questo è il tema del film, il resto è solo contorno... eppure si parla dell'americano più potente da Roosvelt ai Kennedy!) c'entra come i cavoli a merenda: è un tema che non sta nelle sue corde e si vede... Imbarazzante, peraltro visto con due amici, di cui uno gay, a sua volta disgustato dalla pochezza del film...
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taxidriver
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mercoledì 8 febbraio 2012
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anche i cattivi amano? sì, però...
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Non amo particolarmente i film biografici. E questo J. Edgar non fa eccezione. Un film quasi perfetto, vero cinema. Zio Clint ormai è un maestro, e ci mette tutto il mestiere necessario, in questa pellicola. Non sbaglia un'inquadratura. Tutto compatto, scorrevole, insomma molto vicino alla perfezione. Quello che non mi è piaciuto (ma qui andiamo sul soggettivo) è il personaggio, o almeno la sua rappresentazione. Certo, anche Hitler scriveva dolcissime lettere d'amore alla sua Eva Brown, ma qui mi sembra che questo signore, che non era proprio uno stinco di santo, sia visto esageratamente con le lenti del sentimentalismo. Insomma, nel complesso, mi è sembrato essere rappresentato come un uomo tutto sommato buono.
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Non amo particolarmente i film biografici. E questo J. Edgar non fa eccezione. Un film quasi perfetto, vero cinema. Zio Clint ormai è un maestro, e ci mette tutto il mestiere necessario, in questa pellicola. Non sbaglia un'inquadratura. Tutto compatto, scorrevole, insomma molto vicino alla perfezione. Quello che non mi è piaciuto (ma qui andiamo sul soggettivo) è il personaggio, o almeno la sua rappresentazione. Certo, anche Hitler scriveva dolcissime lettere d'amore alla sua Eva Brown, ma qui mi sembra che questo signore, che non era proprio uno stinco di santo, sia visto esageratamente con le lenti del sentimentalismo. Insomma, nel complesso, mi è sembrato essere rappresentato come un uomo tutto sommato buono. Con i propri grandi difetti, certo, che erano propri del personaggio. Va bene che zio Clint è un conservatore, ma mi aspettavo una critica più decisa, un punto di vista più chiaro, una presa di posizione più netta. Ed invece, ci viene mostrata soprattutto (a mio avviso) l'umanità del personaggio, i suoi sentimenti d'amore. Che, per carità, non è sbagliato farlo, ma qui, alla fine, prendono il sopravvento. Clint, perchè? Io considero il signor Edgar Hoover un rappresentante del Male, questa è la verità. E per questo, faccio questo affondo e lancio questa provocazione. Amo Clint Eastwood e lo considero un grandissimo regista ed anche un uomo degno del massimo rispetto. Ma questa volta mi ha un pò deluso. Per la prima volta.
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