Cherry Tree Lane

Sempre crudo, più che mai sanguinolento e violento e domestico. E poi ancora l'ansia e la paura, sparse elegantemente ovunque, su divani e tappeti, dietro i letti, contro i muri delle camerette. La coppia della middle-class britannica, tutta silenzi e cene davanti alla tv a cristalli liquidi e con canali satellitari, incarnata da Rachael Blake e Tom Butcher si lasciano sequestrare da una gang formata da due adolescenti di colore e da un bianco, desiderosi di vendicare un torto subito da un quarto membro ora in carcere, proprio a causa della testimonianza del figlio della coppia. Uno di loro, il più manesco e prepotente, è affascinato dalla donna, con la quale si spingerà oltre i limiti. A parte la naturale abbondanza di brutalità di Jumayn Hunter (che è abituato a questi ruoli, avendo già recitato nel ben più terribile e agorafobico Eden Lake) e la bravura sottotraccia del pater familias Butcher, Paul Andrew Williams si rigira nei suoi consueti vezzi: minimo dramma da camera, crudezza delle immagini, splatter svuotato del suo elemento principale (il sangue), dialoghi quasi improvvisati e un po' troppo assenti e, poi quando meno te lo aspetti, la noia che va riempita con altra veemenza verso le vittime e con l'intervento di altri personaggi che si poteva anche fare a meno di inserire. Niente di memorabile nello stile di Williams (per chi lo conosce), sempre un po' troppo compiaciuto. Stavolta poi esagera davvero, soprattutto nell'incomprensibile finale. L'unica cosa certa è che, attorno a questa scheletrica trama, il regista ha orchestrato un bungle alla Tarantino e la scontata ricetta è fatta di urla, botte e soprusi più bassi. Sconcertante. 