Natale a Beverly Hills

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Un film di Neri Parenti. Con Christian De Sica, Massimo Ghini, Sabrina Ferilli, Paolo Conticini, Vittorio Emanuele Propizio.
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Commedia, - Italia, USA 2009. - Filmauro uscita venerdì 18 dicembre 2009. MYMONETRO Natale a Beverly Hills * 1/2 - - - valutazione media: 1,85 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

I cinepanettoni continuano ad uscire senza sosta. Valutazione 1 stelle su cinque

di Great Steven


Feedback: 70018 | altri commenti e recensioni di Great Steven
mercoledì 14 gennaio 2015

NATALE A BEVERLY HILLS (IT, 2009) diretto da NERI PARENTI. Interpretato da CHRISTIAN DE SICA, SABRINA FERILLI, MASSIMO GHINI, GIANMARCO TOGNAZZI, MICHELLE HUNZIKER, ALESSANDRO GASSMAN, PAOLO CONTICINI, MICHELA QUATTROCIOCCHE, EMANUELE PROPIZIO
Questo ha l’onore di essere il ventiseiesimo cinepanettone targato De Laurentiis/De Sica, e tutto il suo intrinseco valore consiste nel rappresentare una commediaccia di livello priapico-pelvico-anale, impregnata del primitivo e ineliminabile rifiuto di una logica narrativa, con personaggi ordinariamente stupidi o mascalzoni che vantano nomi di questo tipo: Passera, Della Fregna (con g dura), Della Mona, De la Fesse, Della Fava. Come sempre, il film natalizio immancabile nel periodo delle feste spaccia una suddivisione in due episodi, ma in realtà sono le consuete due linee che s’intersecano. Da una parte c’è De Sica, mantenuto da una ricca e vecchia plutocrate, che è costretto a fingersi fratello della donna (Ferilli) con cui ha avuto un figlio illegittimo per poi abbandonarla, e ora lei è accompagnata, oltre che dal ragazzo ormai cresciuto, da un blasonato nobiluomo (Ghini) che gli fa da padre putativo. Dall’altro lato, la coppia Hunziker/Gassman (lei bagnina, lui proprietario di un ristorante italiano) che sta per sposarsi, ma all’ultimo momento Tognazzi decide di impegnarsi per seminare la discordia fra i due futuri sposi affinché il matrimonio vada a monte. Nella solita gara di cialtroneria recitativa, De Sica, come d’abitudine, batte tutti. Si cerca di far recitar male, e ci si riesce (purtroppo!), attori pur validi e preparati del calibro di Conticini, la cui parte è stata ritagliata in un cantuccio espressivo minuscolo e veramente ridicolo, come del resto i ruoli adolescenziali della Quattrociocche e di Propizio: inadeguati, beceri e puntualmente deludenti. Il trio Gassman-Hunziker-Tognazzi potrebbe anche funzionar a dovere, se solo la sceneggiatura non distruggesse con la precisione di un cecchino imbestialito le buone occasioni di comicità liquidandole in luoghi comuni vecchi come il cucco e situazioni al limite della volgarità intellettuale (ingrediente indispensabile per condire l’insalata imbarazzante di un qualunque cinepanettone che si rispetti). D’altro canto, in questo ennesimo capitolo delle avventure natalizie esportate all’esterno, il Natale nemmeno si vede, escluso qualche addobbo posticcio e una ragazza vestita da Santa Claus. Ma il meccanismo dell’incasso, unito a quello dell’incremento sproporzionato dei conti bancari, deve poter correre a gambe levate e tagliare ogni anno il doveroso traguardo, ed ecco che un filmaccio parolacciaro intriso fin sopra i capelli di caciara e cretineria sopraffina spunta come dal nulla nelle sale al solo scopo di far divertire quegli spettatori che adorano la comicità puramente italiana al suo livello più scadente. Le scene di grana grossa si riscontrano a iosa, durante l’ora e cinquanta di proiezione, e non è stato fatto nulla neanche per ridurre, fosse solo di un pochino, la caparbietà nella raffigurazione farsesca: non solo si vedono Ghini e De Sica entrare in un locale a luci rosse o fermarsi su una ferrovia su cui viene scaricata della merda da un treno in corsa, ma assistiamo perfino ad una voglia pelosa sotto il braccio a forma di organo riproduttivo femminile, a un incastramento a testa in giù dentro un’automobile decappottata, ad uno scontro in macchina con un gregge di maiali e a una spruzzata di elio sul balcone di una pizzeria che fa venire la voce stridula e petulante (trucco stravecchio e abusato come non mai). Parenti vale più dei film che fa, ma anche se cambiasse parrocchia e si desse una rinnovata coi fiocchi, nessuno se ne avrebbe a male. Giudicato da una commissione governativa della destra berlusconiana “film d’essai di interesse culturale”, con relativi benefici. Chi vuole intendere, intenda: del resto, la televisione di Mediaset non è certo propensa a proporre pellicole di qualità superiore a quello qui recensito.      

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