La questione nucleare

Film 2009 | Documentario 75 min.

Anno2009
GenereDocumentario
ProduzioneItalia
Durata75 minuti
Regia diUgo Fabrizio Giordani
MYmonetro 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Ugo Fabrizio Giordani. Un film Genere Documentario - Italia, 2009, durata 75 minuti. - MYmonetro 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 19 ottobre 2009

Consigliato sì!
3,00/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,00
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Il documentario che aiuta a riflettere.
Recensione di Alessandra Giannelli
lunedì 19 ottobre 2009
Recensione di Alessandra Giannelli
lunedì 19 ottobre 2009

Un tema molto importante di cui Ugo Fabrizio Giordani si è occupato con un docu-film sull'argomento, una raccolta di molteplici testimonianze. Prodotto da Gianluca Cerasola per Rai Cinema, Rai Teche e la Cecchi Gori Home video, quello del film è un altro sguardo sul mondo al festival del cinema di Roma. L'approccio all'argomento prende le mosse dalla storia di una laureanda, interpretata da Erica Banchi, cui viene assegnata una tesi sul nucleare, sebbene lei non sia una futura fisica, bensì una studentessa di Scienze della comunicazione. Tema di nuovo alla ribalta dopo che, nel maggio del 2008, Berlusconi ha parlato della ripresa del piano nucleare, prevedendo l'inizio dei lavori di una centrale entro il 2013. Da quel momento inizia la sua ricerca e la sua peregrinazione di consulti, una carrellata di personalità e personaggi, ognuno con la sua teoria e con la sua opinione in merito. Chi sono coloro a favore del nucleare in Italia? L'elenco è presto fatto: si va dal docente di Fisica Carlo Bernardini, all'ingegnere Livio Vido dell'Enel (società che vanta la compartecipazione al lavoro di centrali in Francia e Slovacchia), fino all'ambientalista Chicco Testa, che al referendum aveva votato contro il mantenimento delle quattro centrali esistenti in Italia, quando ancora il problema dell'effetto serra non era così rilevante. Spiegano che l'Italia deve adeguarsi ai cambiamenti, che lo sfruttamento dei fossili si sta esaurendo ed è altamente inquinante, stimolano gli italiani a modernizzarsi e a prendere esempio dai cugini francesi che di centrali nucleari ne hanno in abbondanza. Lo stesso Vido, infatti, parla con entusiasmo di quella di Flamanville, sempre oltralpe, che è considerata di terza generazione; la Francia è seconda solo agli Stati Uniti e il nucleare rappresenta l'80% dell'energia nazionale. Impavida, la nostra protagonista, oltre ad interloquire con i luminari del settore, si avventura in una centrale vera e propria, si tratta di quella di Chinon, sempre in Francia. Fa domande, s'interroga su alcuni aspetti e interpella gli abitanti della zona, fierissimi di avere come vicino di casa un enorme reattore nucleare. Poi c'è la fazione dei contrari: da Giorgio Parisi, altro docente di Fisica, a Dario Fo, che ne spiega l'enorme costo, fino all'astronauta Umberto Guidoni, che parla di un'energia, quella nucleare, buona ai tempi della Guerra fredda, ma che ha fallito, tanto da doverci incoraggiare a sfruttarne altre come quella eolica e solare. Da La Sapienza, alla Bocconi, ma anche nei bar per interpellare la gente comune, fino ai consulti medici. Si rinviene un'intervista in cui il ministro Ferruccio Fazio ha parlato di soli 28 morti e 250 "feriti" dopo Chernobyl, mentre, e lo sappiamo anche in Italia, i decessi per tumore negli anni dopo sono stati moltissimi. Stime preoccupanti che, a detta di Veronesi, creano in lui perplessità sul ripristino delle centrali. Tra la gente c'è chi, alla sola parola, si spaventa; chi pensa a Chernobyl ed è contrario, chi invece trova che non siamo secondi a nessuno e potremmo riprovarci. Insomma, la nostra laureanda non demorde nella sua ricerca, che poi è l'essenza di una qualsiasi evoluzione, soprattutto per conoscere i rischi. Interessante per i suoi contributi, questo docu-film, lo avremmo preferito in un girato meno dilettantesco, che lo fa somigliare a un reportage televisivo, ed anche più curato nella scenografia, anche se poi stimola alla riflessione ed è veramente ricco di nozioni (anche di ordine scientifico, fisico e tecnologico). L'Italia dovrebbe tornare al nucleare, come ha detto sempre nel documentario il ministro Claudio Scajola, perché non può continuare a pagare l'energia agli altri paesi e, certamente, questo è un aspetto che grava sulla nostra economia. Di due cose, però, non si tiene conto: la prima è il territorio italiano, altamente sismico, di fronte al quale non possiamo far finta di niente; il secondo è che nel 1987 c'è stato un referendum in cui un popolo si è espresso, ma di ciò nessuno tiene più conto. Perché non ci impegniamo di più a capire in che modo è possibile investire nelle cosiddette energie alternative? A fronte di studiosi, ministri e premi Nobel, l'intervento di Guidoni appare il più umano, il più intelligente, responsabile e coraggioso, anche perché lui la terra, forse, la conosce meglio degli altri.

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