The Wrestler |
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Un film di Darren Aronofsky.
Con Mickey Rourke, Marisa Tomei, Evan Rachel Wood, Mark Margolis, Todd Barry.
continua»
Drammatico,
durata 109 min.
- USA, Francia 2008.
- Lucky Red
uscita venerdì 6 marzo 2009.
MYMONETRO
The Wrestler
valutazione media:
3,78
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Sconfitto dal proprio successo, rinascedi ciccio capozziFeedback: 0 |
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sabato 14 marzo 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
“THE WRESTLER” di DARREN ARONOFSKI; USA, 08. Randy è un vecchio combattente del Wrestling che ha avuto il suo momento: ora, solo, imbolsito, malato, impoverito è un vecchio elefante che combatticchia per sopravvivere. A Venezia 08 Leone d’Oro, ha visto letteralmente la rinascita di Mickey Rourke come attore: vincitore del Golden Globe e candidato all’Oscar. Anzi, si può dire che il film era impostato su di lui, sulla sua storia, sulla sua solitudine di sconfitto, come dice il regista,”dal suo stesso successo, che non ha saputo sostenere”. Da star di grande fascino, ma anche buon attore, quale era nei suoi primi folgoranti successi, era divenuto un arnese che si dava via, non riuscendo ad avere disciplina di lavoro, ostinandosi a confrontarsi con esperienze, come la boxe, da cui è stato fisicamente distrutto. Qui è tornato, con umiltà, ma con grande concentrazione e determinazione, a lavorare sotto la guida di in regista considerato intellettuale: che ha saputo trovare, proprio attraverso la scelta di Rourke, il giusto ritmo narrativo, senza presunzione, senza supponenze. E’ stata una miscela perfetta. Perché da un parte c’è stata la piena aderenza fisica al personaggio (anche se Rourke è dovuto ingrassare 12 kg e imparare il wrestling); dall’altra, il regista ha lasciato che l’attore scavasse in se stesso, nei suoi meandri di esistenza, per trovare quella tonalità psicologica che ha reso il suo fare di un’intensità gestuale-emotiva unica, come nei rapporti mancati con la figlia, così strazianti in quella condizione di solitudine cui si condannano, facendolo quasi improvvisare, e lasciando che alcuni suoi interventi fossero recepiti in sceneggiatura. Però anche così delicati e basati solo su lievi cenni fisici, come nei rapporti con la spogliarellista, così ricchi di sfumature e di non detto. Che solo grandi attori potevano produrre: non a caso Marisa Tomei è stata candidata come miglior attrice non protagonista sia ai Golden Globe che agli Oscar Però, nel film, nonostante le apparenze di sfigato, egli affronta l’esistenza con grande dignità. Vive ai margini di questo strano sport-spettacolo; come tanti ne accetta le vicissitudini, e le conseguenze, che possono essere anche devastanti. Egli si costruisce u muro di carne, poderoso, ma fragile, che è anche il suo destino. Il film accompagna, quasi con lo scrupolo di un attento e rigoroso documentarista i movimenti e le scelte di questa persona, ma con opzioni sofisticate d’inquadrature e di montaggio. Evita di dare spiegazioni: resta la complessità e il suo mistero. Randy, proprio nell’accomiatarsi da noi, a dispetto di tutto, mostra il desiderio di esprimersi volando. Di lancinante bellezza la canzone del Boss a lui dedicata.
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