The Wrestler |
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Un film di Darren Aronofsky.
Con Mickey Rourke, Marisa Tomei, Evan Rachel Wood, Mark Margolis, Todd Barry.
continua»
Drammatico,
durata 109 min.
- USA, Francia 2008.
- Lucky Red
uscita venerdì 6 marzo 2009.
MYMONETRO
The Wrestler
valutazione media:
3,78
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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una vita meravigliosamente sprecatadi /bizzarrevisioni.iobloggo.comFeedback: 0 | altri commenti e recensioni di /bizzarrevisioni.iobloggo.com |
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martedì 14 aprile 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Passati i fasti degli anni 80, l’ex re del wrestling Randy the Ram, continua a sbarcare il lunario tra incontri di quart’ordine, steroidi per mantenersi tonico e centri solari. Tutto sembra procedere come sempre fino al giorno in cui un arresto cardiaco, a seguito di un incontro particolarmente violento, lo costringe a uno stop. Stretto alle corde da una “carriera” che sembra essere finita, Randy si guarda alle spalle e tira le somme di un’esistenza non proprio lusinghiera: un furgone come casa, una figlia che non vede da anni e una spogliarellista come unica amica-amante, sempre in bilico tra rapporto affettivo e clientelare. Inizia una nuova lotta, un incontro assai più arduo, quello con se stesso e con i propri fallimenti. Non è certo la trama a colpire in questo film, bensì la sua fisicità, interamente cucito com’è sul corpo tumefatto e ormai irriconoscibile di Rourke. Senza di lui questo film non avrebbe avuto senso e probabilmente non sarebbe stato realizzato. Aronofsky, quasi fosse il suo angelo custode, non lo lascia solo un attimo e inquadratura dopo inquadratura, con una macchina da presa che traballa come la camminata zoppicante di Randy, segue la via crucis di lacrime e sangue di un Cristo ammaccato, che sembra trovare la redenzione solo attraverso il martirio del corpo, offerto al pubblico urlante di palestre polverose. Il dolore messo in scena e quello reale di Rourke si mescolano indissolubilmente e dietro la finzione del circo del Wrestling si cela un film autentico come non mai. La storia di un uomo che ha guardato in faccia i propri demoni, di una vita meravigliosamente sprecata, di un teorema: “combatto, dunque esisto”. Leone d’oro a Venezia, anche se la coppa volpi, che per regolamento non può essere assegnata al film vincitore della Mostra, sarebbe stata più idonea a suggellare il riscatto dell’uomo-attore. Le stesse scuse di Sean Penn, al momento del ritiro dell’oscar come migliore attore protagonista, ne sono la testimonianza. Il testamento, piuttosto che l’inizio di una seconda vita artistica, di una delle figure più controverse del firmamento hollywoodiano.
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