The Wrestler |
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Un film di Darren Aronofsky.
Con Mickey Rourke, Marisa Tomei, Evan Rachel Wood, Mark Margolis, Todd Barry.
continua»
Drammatico,
durata 109 min.
- USA, Francia 2008.
- Lucky Red
uscita venerdì 6 marzo 2009.
MYMONETRO
The Wrestler
valutazione media:
3,78
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Si cosparge il volto di sanguedi TURIDURFeedback: 15 | altri commenti e recensioni di TURIDUR |
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martedì 24 marzo 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Effetto da reazione, in risposta a saturazione per logorante campagna pubblicitaria, vado a vedere il film in ritardo. Le aspettative sono comunque alte, lo scrivo perchè, solitamente, tendiamo, per un sentimento squisitamente narcisistico, a preservare un buon livello di necessaria autostima che impedisce frequentemente di esprimere un'idea chiara su i film, in conseguenza di tutto ciò che ci gira intorno, del quale i "pochi" minuti in sala costituiscono in definitiva una parte, che vorremmo fosse la più importante ma che spesso non lo è. Fatta premessa pallosa, diciamo tranquillamente che il film è bello, non semplicemente guardabile, ma bello, nel senso pieno del termine e contro gli arcigogolati e rischiosi periodi dei peggiori critici, che il miglior Moretti fustigava direttamente a letto. Il film è bello, ma non ha nulla del capolavoro, e dello straordinario, inarrivabile poi men che meno. Gli attori, e il protagonista soprattutto, sono bravissimi, ma come sappiamo tutti questo non fa un capolavoro, tant'è che troppo spesso negli ultimi tempi ci ritroviamo a cantarci sempre la solita storia degli attori bravissimi in copioni o sceneggiature che non reggono. Importa poco la trasformazione camaleontica o patologica (entrambe!) che va da nove settimane e mezzo al lottatore, e importa poco anche del romantico parallelismo fra la vita reale dell'attore e quella del protagonista. In un film, bello, interessanti, a mio avviso, sono però due cose, entrambe scollegate da generali cosmologie sulla vita, tanto quanto dagli anni di Reagan, dalla discesa di Obama, e dal copione logoro, per altro già inarrivabile nel primo Balboa, del combattente vero che fa della sfida estrema il suo riscatto o comunque l'ascesa morale. Uno: il lottatore non sa fare altro che quello, prova con straordinario impegno ad alienarsi nella vita normale - la nostra - piccolo (piccolo!) borghese del banconiere da supermercato, ma quella vita non è la sua e d'altrocanto egli non l'ha mai scelta, perchè ne è fuori. Lui è uno che da spettacolo, spettacolo di se e del suo corpo. Non a caso, penso che la scena più forte del film sia quella del pugno dato sull'affettatrice, il sangue esce, e lui, cosa fa? Da spettacolo, si mostra - perchè è un mostro, nel senso etimologico del termine - se ne cosparge la faccia imprecando per poi sorridere quasi, come in una specie di crisi isterica. Pensate se andassimo a comprare la mortadella e trovassimo uno con la faccia coperta di sangue? Due: il gioco, ben più complesso, della realtà/finzione, finzione/realtà, e non nel senso intuitivo di come si intende e si conosce il wrestling, dove, sapevamo già, tutto viene organizzato a posteriori e non c'è vero incontro, ma ci sono vera fatica, vero sudore, vere botte, vere cadute e vero malessere, oltre che una preparazione tecnica difficilissima e faticosa. Ma una realtà che noi sappiamo razionalmente finta e che invece risulta vera. Per la serie le domande importanti, come facciamo ad essere sicuri di riuscire sempre a scindere la realtà dalla finzione? ma soprattutto, esiste una realtà completamente vera o una finzione totalmente finta? Sembrerebbe di no. Quindi? Ciò che sappiamo razionalmente finto è in realta vero, ed è, inoltre, possibile il fastidioso viceversa? Come le famose battute scherzose, per dire quello che pensiamo in realtà (appunto!), o come la parte che recitiamo ogni giorno. Come nei film, dove tutto è finto e tutto è vero, quasi meta-cinema! Ma forse è troppo.
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