Anno | 2008 |
Genere | Commedia |
Produzione | Italia |
Regia di | Ambrogio Lo Giudice |
Attori | Lucrezia Lante Della Rovere, Fabio Sartor, François Montagut, Emanuele Bosi, Richard Low Ploy Jindachot, Jimmy Taenaka. |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Barbara, maestra d'asilo, quarantenne separata, si precipita a Bangkok alla notizia che suo figlio Marco, ventenne, lì per volontariato, è stato arrestato per detenzione di sostanze stupefacenti. Il film è stato premiato a Roma Fiction Fest,
CONSIGLIATO SÌ
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Film tv italiano, co-prodotto con una società di Singapore, principale location delle riprese del film; trasmesso dalla RAI, per la regia di Ambrogio Lo Giudice (talentoso regista di pubblicità e videoclip), ha il precipuo intento di far conoscere al pubblico paesaggi orientali, attraverso un'intricata storia di rapporti umani e traffici illeciti.
Partita da Orvieto, Barbara, maestra d'asilo, quarantenne separata, si precipita a Bangkok alla notizia che suo figlio Marco, ventenne, lì per volontariato, è stato arrestato per detenzione di sostanze stupefacenti. In realtà, il figlio è colpevole di essersi innamorato di Pui, ragazza tailandese di cui è "padrone" un boss della malavita. Ma se Marco, per le autorità, è il responsabile, Barbara farà del tutto per dimostrare la sua innocenza, provando ad abbattere l'omertà della bella ragazza.
Affiancata da un sensibile avvocato del posto, Chin, afflitto da un dolore del passato, e dal suo ex marito, Alberto, un brillante manager, che dovrà fare i conti con il suo modo di pensare di sempre, Barbara invocherà l'innocenza di Marco anche grazie a Juan, ex reporter amico del figlio, suo compagno alla ricerca delle prove.
La madre in questione è Lucrezia Lante della Rovere, che riesce a comunicare disperazione e sentimento con tutto il suo corpo. Lotterà fin dall'inizio perché a vincere sia la fiducia che lei ha sempre nutrito in Marco, l'attore Emanuele Bosi (Distretto di polizia 8, Incantesimo 9) e a combattere la cecità di suo marito, Fabio Sartor (Fuori dal mondo, Bakhita), che suo figlio non lo ha mai saputo capire, ma soprattutto ascoltare. La fiducia è la chiave di tutto e il film predica proprio questo: credere nell'altro, fino alla fine, cercando la verità ovunque essa sia. Anche un film d'amore: di quello falso, come il legame di Pui, sensuale cantante in un locale notturno di Bangkok, legata al suo uomo dal denaro perché lui l'ha comprata sottraendola ai suoi genitori. Commerci sessuali, di cui la Thailandia purtroppo è famosa, anche se stavolta non si parla solo di prostituzione, ma la denuncia è alla giustizia, alle carceri, alla polizia dall'atteggiamento disumano.
Una storia, inoltre, d'amore vero: quella tra Marco e Pui, ma anche quella che potrebbe nascere tra Barbara e l'amico francese Juan, in cui la fiducia nell'altro, il lasciarsi andare, è il primo ingrediente. Il film ha il merito di far conoscere nuovi luoghi, paesaggi insoliti. Un viaggio nel cuore dell'Oriente, risalendo i fiumi, fino a giungere in Birmania: palafitte, mercati fluviali, tanta vegetazione e il caos di una metropoli popolatissima.
Il film, anche ben sceneggiato e ben interpretato, soprattutto dalla Lante della Rovere e dalla discreta regia, forse troppo misurata, ha la capacità di far appassionare e commuovere, grazie ad una buona fotografia dagli intensi colori. E se l'epilogo, rispetto al resto, appare di facile realizzazione, con una scena "alla Carramba", Ovunque tu sia salva i sentimenti, i buoni intenti, la ricerca del dialogo, anche grazie ad una bella canzone che porta il titolo del film. Alberto imparerà a conoscere suo figlio, Barbara continuerà a raccontare, ai suoi piccoli alunni, storie di orchi a lieto fine e chi rimarrà in quelle terre proverà a fare del bene, anche se quella società è ancora afflitta da troppi problemi. Un viaggio per capire che i buoni sentimenti trionfano ovunque.