Le tre scimmie

Spiazzante parabola sulle colpe nascoste

Premiato a Cannes per la migliore regia, Le tre scimmie è un film straordinariamente ricco di stile. Fin dalla prima scena, dove comprendiamo quel che è avvenuto (un incidente stradale) pur restando "spostati" rispetto all'evento. Il responsabile del sinistro, uomo politico in attesa delle elezioni, convince il suo autista a scontare la pena per lui, in cambio di danaro che l'uomo destinerà alla famiglia. L'accordo innesca una serie di conseguenze a catena, inclusi l'adulterio e l'omicidio. Se gli eventi drammatici sono degni di un melodramma, il turco Ceylan adotta una messa in scena raffreddata e distante, attentissima alla composizione dell'immagine. Contro le convenzioni del mélo, ad esempio, che catapultano lo spettatore al centro dell'azione, la scena tra una donna lasciata e l'amante è ripresa in campo lunghissimo. Tutt'altro che puro formalismo, però: come da titolo (le scimmiette della favola cinese: una non vede, un'altra non parla, la terza non sente), quel che preme al regista è mostrare la fuga delle persone di fronte a responsabilità troppo dure da sopportare, e i guai che ne derivano. Lo sottolinea, con la forza di una parabola, la spiazzante soluzione finale.
Da La Repubblica, 12 settembre 2008


di Roberto Nepoti, 12 settembre 2008