Funny Games |
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Un film di Michael Haneke.
Con Naomi Watts, Tim Roth, Michael Pitt, Devon Gearhart.
continua»
Thriller,
durata 111 min.
- Gran Bretagna, USA, Francia, Austria, Germania, Italia 2007.
- Lucky Red
uscita venerdì 11 luglio 2008.
- VM 14 -
MYMONETRO
Funny Games
valutazione media:
3,41
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Pretenzioso, equivoco, autocelebrativo
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| martedì 10 marzo 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Una famiglia tranquilla. Una vacanza al lago. Due giovani vestiti da golfisti. Una noia mortale. Un promettente primo quarto d'ora lascia spazio ad una trama sconclusionata (nel senso letterale ed etimologico del termine), ad un montaggio di grado "salviamo il salvabile", ad un finale tanto scontato quanto inutile. Cosa si fa quando un'opera riesce così male? Si gioca la carta jolly della "critica sociale": "in questo modo il pubblico non avrà da ridire". Ennesimo film mediocre. Ennesimo tentativo autocelebrativo, peggio che fallito, di fare critica. Un film che finisce per risultare autoreferenziale, facendo uso di quella violenza da performance che tanto si sforza di criticare. L'estetica generale, seppur curata nel dettaglio, appare goffa e pretenziosa. Una malriuscita volontà di parodiare il genere thriller nella sua interezza, che però si dimostra incapace di far riflettere lo spettatore, lasciandolo annoiato e a tratti confuso da espedienti narrativi più patetici che retorici (come la svogliate e superflue rotture della quarta parete, oltre che dalla penosa scena del simbolico "rewind" telecomandato). Nonostante il professionale cast che funge da "tappabuchi", la sceneggiatura risulta carente e spesso priva di focus. Eccetto poche particolari immagini, la fotografia non riesce a star dietro i vaneggianti tentativi registici dagli accenti velatamente ironici, oltre che alla interminabile serie di citazioni cinematografiche traboccanti di falsa modestia. L'impianto filosofico di cui l'opera vuole fregiare le sue intenzioni risulta così, alla radice, contraddetto dal film stesso, che mette in scena situazioni ai limiti della sopportabilità persino in uno spettatore abituato alla sperimentazione critica di matrice Bunueliana e al cinema "statico" di Andersson. Non è tanto la mancanza di una morale a segnare la visione, quanto l'esplosione di nonsenso che neppure il peggiore dei cloni malriusciti di Scary Movie riesce a rendere tanto indigeribile. Se non altro, che quest'opera sia da monito all'industria e alla critica cinematografica: questo film riassume esattamente, passo dopo passo, scena dopo scena, tutto ciò che NON deve fare un buon lungometraggio di critica. Deludente come ben pochi film sono stati in grado di essere. Consigliatissimo a chi avesse voglia di sprecare il proprio tempo, anziché dedicarlo alla più utile e decisamente più critica visione di un documentario muto sulla vita sessuale dei dugonghi. Voto finale: 1.5/5
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