Funny Games |
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Un film di Michael Haneke.
Con Naomi Watts, Tim Roth, Michael Pitt, Devon Gearhart.
continua»
Thriller,
durata 111 min.
- Gran Bretagna, USA, Francia, Austria, Germania, Italia 2007.
- Lucky Red
uscita venerdì 11 luglio 2008.
- VM 14 -
MYMONETRO
Funny Games
valutazione media:
3,41
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Guardare o usare il telecomando?di IuriVFeedback: 19621 | altri commenti e recensioni di IuriV |
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lunedì 9 aprile 2018 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Arancia Meccanica. Inevitabilmente la prima associazione che mi è venuta in mente guardando Funny Games è proprio con il capolavoro di Kubrik. Il perché è piuttosto semplice da spiegare: due ragazzi dai modi educati, candidi nei loro completi bianchi da golf e dall'aspetto pulito, che in realtà sono belve assetate di una violenza non motivata. Gente che sevizia per il semplice gusto della sofferenza. Sono molti gli aspetti estetici che accomunano le due opere, dalla luce naturale ad alcune scelte registiche piuttosto impattanti. Ma Hanneke, in realtà, utilizza un linguaggio simile a quello di Kubrik per parlarci di qualcosa di diverso. Se di la i drughi erano i protagonisti assoluti della vicenda, qui i due ragazzi paiono quasi spersonalizzati. Non hanno un passato, mentono sulle loro motivazioni e, in buona sostanza, non cercano scuse per le loro azioni. I dialoghi e gli ammiccamenti che Michael Pitt offre agli spettatori sembrano piuttosto suggerire quanto questi due personaggi siano l'emanazione di un certo desiderio torbido insito nel pubblico. Sensazione esaltata dal primo piano finale, nel quale l'espressione dell'attore pare dire che, finché si rimane li a guardare, lui andrà avanti con il suo folle piano, ripetendo all'infinito lo stesso schema. Un gioco, sostanzialmente. Nel quale ad avere il vero potere decisionale non sono ne le vittime ne i carnefici, ma solo chi, dall'altra parte dello schermo, osserva tutto quanto. Basta un telecomando e tutto finisce. Tutte queste scelte non rendono Funny Games un thriller-horror tradizionale. Hanneke sposta continuamente la telecamera dal fulcro nevralgico dell'azione, lasciando ai suoni il compito di far intuire cosa succede. Ne esce un film particolare, che i ritmi dilatati non aiutano a rendere frizzante, ma che comunque ha la forza per lasciare il segno. Un'opera intrigante che gioca con un certo modo di fare spettacolo, inchiodando lo spettatore alle proprie responsabilità da guardone della altrui sofferenza. Inutile consigliare di vederlo. Se sia un film da guardare o se sia meglio utilizzare il telecomando è il dubbio che incarna l'essenza stessa di Funny Games. Mai come in questo caso bisogna decidere da soli.
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